227° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Il “mai più” sta accadendo di nuovo

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.07.2023 – Vik van Brantegem] – Nel giorno 227 della pulizia etnica in Artsakh/Nagorno-Karabakh, c’è chi, finalmente rendendosi conto del disastro, comunque non riesce a capire il senso di trasformare la vita di migliaia di persone in un incubo. Il punto è semplice: fare in modo che le persone chiedano un corridoio “umanitario” attraverso l’Azerbajgian e lascino l’Artsakh per sempre. Ecco come l’Azerbajgian vede la “soluzione” per il Karabakh. Diagnosi sono state fatti già da molto tempo in abbondanza ed a sufficienza. Sono superflui. La domanda è: come obbligare il regime del terrore dell’Azerbajgian a fermare il #ArtsakhBlockade e ritirarsi dai territori occupati dell’Artsakh e dell’Armenia stessa. L’Artsakh è sempre stato e rimarrà per sempre parte integrante della patria armena. Nessuno in Armenia ha l’autorità costituzionale, morale e legale per cedere o consegnare l’Artsakh democratico all’Azerbajgian autocratico. L’Artsakh è sempre stato e rimarrà per sempre parte integrante della patria armena. Nessuno in Armenia ha l’autorità costituzionale, morale e legale per cedere o consegnare l’Artsakh democratico all’Azerbajgian autocratico.

“Aiuto umanitario al Nagorno Karabakh: cibo per la vita”

«Venti camion da Yerevan consegneranno oggi 400 tonnellate di aiuti umanitari a Kornidzor, e da lì attraverso le forze di mantenimento della pace russe ai residenti di Artsakh, ha detto il Vicecapo di Stato maggiore del Primo Ministro dell’Armenia, Taron Chakhoyan» (Artsakh Speaks – Twitter, 26 luglio 2023 ore 10.29).

«La corsa contro il tempo. Il convoglio umanitario armeno avanza coraggiosamente per fornire aiuti vitali, sfidando il blocco dell’Azerbajgian e portando speranza in Artsakh» (ACE – Twitter, 26 luglio 2023 ore 10.39).

I venti camion (ispezionato da diplomatici esteri in Armenia, con la partecipazione all’ispezione di un rappresentante dell’ambasciata russa in Armenia, Maxim Seleznev) – che stanno trasportando 60 quintali di zucchero, 40 quintali di olio vegetale, 100 quintali di farina, 80 quintali di pasta, 20 quintali di sale, 40 quintali di latte in polvere, 12 quintali di omogeneizzati e 9 quintali di medicinali da Yerevan a Kornidzor nella regione di Syunik, dove al ponte sul fiume Hakari inizia il Corridoio di Berdzor (Lachin) bloccato dalle forze armate azere – portano la palla nel campo russo… Poi, vedremo se gli Azeri permetteranno il passaggio del convoglio sotto scorta russa. Se non lo faranno, lo sporco gioco russo-azero sarà smascherato. “Una forte e stretta cooperazione tra Russia e Azerbajgian è uno degli elementi chiave della stabilità nel Caucaso meridionale”, ha affermato Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri russo. Ecco.

++++ AGGIORNAMENTO ORE 17.00 – “Aiuto umanitario al Nagorno Karabakh: cibo per la vita” – Le 400 tonnellate inviate dall’Armenia, che rappresentano cibo per 1-2 giorni, sono all’incirca la stessa quantità di aiuti umanitari che sono entrati in Artsakh su base giornaliera o bisettimanale con il contingente di mantenimento della pace russa, prima della completa chiusura del Corridoio di Berdzor (Lachin) da parte dell’Azerbajgian.
Nel pomeriggio i camion hanno Sisian e poi la zona di confine di Kornidzor. Secondo Vardan Sargsyan, Rappresentante del gruppo di lavoro statale per la gestione delle crisi umanitarie nell’Artsakh, sono stati stabiliti contatti con le forze di mantenimento della pace russe per quanto riguarda la consegna del carico.

L’Azerbajgian ha diffuso un comunicato in cui si afferma: “Secondo le informazioni ricevute, il 26 luglio l’Armenia sta pianificando un’altra azione provocatoria organizzando l’accumulo di vari veicoli all’ingresso del checkpoint del confine di stato di Lachin”.
Innanzitutto il checkpoint sul ponte Hakari è un posto di blocco illegale installata dalle forze armate azere sul territorio della Repubblica di Artsakh, sotto controllo del contingente di mantenimento della pace russo nel Corridoio di Berdzor (Lachin) illegalmente occupato della forze armate azere.
Inoltre, da notare che l’Azerbajgian considera una provocazione fornire aiuti umanitari a 120.000 Armeni affamati. Certo, Aliyev vuole vedere la loro morte. Ora ha la possibilità di dimostrare che non è così. I beni umanitari devono entrare nel Nagorno Karabakh. Certamente la comunità internazionale sta seguendo da vicino questo processo umanitario. ++++

++++ AGGIORNAMENTO ORE 18.45 – “Aiuto umanitario al Nagorno Karabakh: cibo per la vita” – Osservatori dell’Unione Europea monitorano il traffico sulla strada dall’Armenia al Corridoio di Lachin. “Con la nostra presenza, vogliamo dare visibilità pubblica a questo processo”, ha affermato Markus Ritter, Capo della Missione di osservazione dell’Unione Europea in Armenia: “Questa zona della Repubblica di Armenia adiacente al Corridoio di Lachin è nella nostra area di responsabilità. Siamo qui per osservare ciò che sta accadendo. Con la nostra presenza, vogliamo dare visibilità pubblica a questo processo. Non posso ancora dire nulla perché nulla sta accadendo. Come voi, stiamo osservando. Dall’inizio della nostra missione di osservazione, abbiamo effettuato osservazioni, pattugliamenti lungo il confine con l’Azerbajgian e la linea di contatto. Visitiamo anche i villaggi toccati dal conflitto e segnaliamo la situazione a Brussel. Con questi rapporti, contribuiamo al processo di pace tra Armenia e Azerbajgian, che è sostenuto dall’Unione Europea”, ha affermato Ritter.

Come si vede, la Missione di osservazione dell’Unione Europea in Armenia e il suo Capo, Markus Ritter, stanno seguendo da vicino la situazione all’ingresso del Corridioio di Lachin. Gli osservatori dell’UnioneEuropea ricevono informazioni verificate in prima persona. Non si sa ancora cosa accadrà con gli aiuti umanitari.

L’Azerbajgian insiste sull’integrazione della popolazione etnica armena dell’Artsakh e di utilizza la strada dall’Azerbajgian via Akna (Aghdam) (nel territorio della Repubblica di Artsakh occupata dalle forze armate azere) per rifornire il territorio bloccato, al contrario del Corridoio di Lachin. Quindi, il corridoio che secondo la narrazione di Baku è aperto e non bloccato non può essere usato per i rifornimenti. Quindi, è bloccato.
L’agenzia di stampa statale dell’Azerbajgian APA.az oggi scrive:
«Hikmet Hajiyev: l’Armenia dovrebbe porre fine alle sue rivendicazioni territoriali contro l’Azerbajgian, piuttosto che inviare camion al posto di frontiera di Lachin per motivi di dimostrazione.
I “capi” fantocci dei separatisti a Khankendi [il governo della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh] tengono in ostaggio la popolazione locale per le loro ambizioni politiche.
L’APA riferisce che Hikmet Hajiyev, Assistente del Presidente dell’Azerbaigian – Capo del Dipartimento di Politica Estera dell’Amministrazione Presidenziale, lo ha detto in un post su Twitter dopo l’incontro con la partecipazione dei Paesi dell’Unione Europea, nonché gli Ambasciatori della Turchia, il Stati Uniti e Svizzera.
“Invece di portare scene teatrali e camion al posto di blocco di Lachin per il bene della manifestazione, l’Armenia dovrebbe porre fine alle sue rivendicazioni territoriali contro l’Azerbajgian, ritirare elementi delle sue forze dalla regione del Karabakh dell’Azerbajgian [la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh] e smettere di finanziare il regime fantoccio illegale”, ha scritto Hikmet Hajiyev.
L’Assistente del Presidente ha anche osservato che dovrebbe essere garantito il disarmo di tutte le forze illegali in Karabakh.
“La comunità internazionale dovrebbe inviare un segnale chiaro riguardo all’uso della strada Agdam-Khankendi [Akna-Stepanakert]e alla reintegrazione dei residenti Armeni del Karabakh in Azerbajgian”, ha aggiunto Hikmat Hajiyev».
Leggendo questa – solita – fraseologia, come si può immaginare un eventuale “dialogo” tra Stepanakert e Baku? E a Baku poi, dove i rappresentanti dell’Artsakh (definiti “forze illegali”) sarebbero arrestati immediatamente, gettati nel carcere e buttata via la chiave.

Alle 21.30 ore locale (18.30 ora di Roma) il convoglio di camion che trasportano merci umanitarie verso l’Artsakh ha superato il posto di blocco armeno e si trova nella zona di confine del villaggio di Kornidzor, a 1 km del posto di blocco azero sul ponte Hakari.

Come si vede nelle foto, i camion che trasportano i beni umanitarie da Yerevan all’Artsakh sono nel villaggio di Kornidzor da dove inizia il Corridoio di Berdzor (Lachin), in attesa di una risposta dalle forze di mantenimento della pace russe. Vardan Sargsyan, rappresentante del gruppo di lavoro dell’Armenia per la gestione delle crisi umanitarie in Artsakh, ha affermato che è stato stabilito un contatto con il comando della missione di mantenimento della pace russa in Artsakh, e da loro ci si aspetta una risposta. L’Armenia ha fatto appello alle forze di mantenimento pace russe affinché i carichi umanitari possano essere trasportati in Artsakh attraverso il Corridoio di Lachin. “Considerando che questo processo richiede ulteriore comprensione, è necessario mostrare un atteggiamento paziente in questo caso. Al momento siamo in attesa di ulteriori chiarimenti. Non appena saranno disponibili, forniremo ulteriori informazioni”, ha affermato Vardan Sargsyan. Sono presenti anche gli osservatori dell’Unione Europea, guidati da Markus Ritter, e stanno monitorando la situazione nel corridoio. ++++

++++ AGGIORNAMENTO ORE 19.45 – Il regime autocratico dell’Azerbajgian rifiuta di consentire il trasporto di aiuti umanitari attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin). Le forze di mantenimento della pace russe sono in trattative da diverse ore con la parte azera, mentre i camion che trasportano gli aiuti umanitari restano al ponte di Hakari. L’Azerbajgian si rifiuta di consentire all’assistenza umanitaria di raggiungere i residenti di Artsakh attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin). Invece pretende che gli aiuti passino attraverso Akna (Aghdam) dall’Azerbajgian, in violazione dell’Accordo trilaterale del 9 novembre 2020. L’Azerbajgian afferma che durante l’incontro di Brussel è stato raggiunto un accordo per utilizzare la strada attraverso Akna (Aghdam) per rifornimenti all’Artsakh. Questa affermazione di Baku è stata smentita categoricamente dal Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, duranti la sua conferenza stampa di ieri, come abbiamo riferito. ++++

L’Azerbajgian sta facendo morire di fame 120.000 Armeni vietando al Comitato Internazionale della Croce Rossa di trasportare aiuti umanitari dall’Armenia all’Artsakh. Se l’obiettivo dell’Azerbaigian è raggiungere la pace, allora dovrebbe consentire l’importazione di aiuti umanitari dall’Armenia in Artsakh. Non sarà possibile forzare la conclusione di un trattato di pace con la forza e metodi violenti.

In questi giorni si stanno svolgendo grandi manifestazioni a Yerevan e a Stepankert per protestare contro il blocco dell’Azerbajgian del Corridoio di Berdzor (Lachin). La gente si è mobilitata all’unisono per protestare e opporsi al regime azero e mandare un messaggio al mondo: siamo qui e rimarremo qui indipendentemente dalla situazione. Le manifestazioni chiedano rispetto per il diritto dell’Artsakh all’autodeterminazione e affinché il mondo accettasse il desiderio dell’Artsakh di essere democratico, libero e indipendente.

Con la situazione sempre più grave, dobbiamo unirci sotto questa bandiera della verità e della giustizia, per aiutare a salvare i nostri fratelli e sorelle armeni dell’Artsakh dalla pulizia etnica. Dobbiamo chiedere ai nostri governi di agire contro il malvagio regime autocratico azero. Dobbiamo fare tutto quanto è necessario poiché nessuna delle nostre richieste è stata soddisfatta. Sono caduti tutti nel vuoto. Siamo stati ignorati per troppo tempo. Basta di essere messi da parte.

Dobbiamo mostrare la nostra volontà e forza in questo momento più terribile per l’Artsakh, perché nessuno di noi è diverso dai nostri fratelli e sorelle armeni dell’Artsakh. Loro, proprio come tutti gli Armeni e tutti gli esseri umani di questo mondo, hanno il diritto di vivere in pace e prosperità nella loro terra ancestrale.

«Pashinyan praticamente esclude l’intervento militare se Baku attacca l’Artsakh», hanno scritto Rima Grigoryan e Trdat Musheghyan ieri su Hetq Online [QUI] (pubblicato a Yerevan dalla ONG Associazione di Giornalisti Investigativi, sostenuta dalla Fondazione Calouste Gulbenkian): «Oggi il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha dato una risposta alquanto tortuosa quando gli è stato chiesto se le forze armate del Paese sarebbero intervenute in difesa dell’Artsakh se attaccate dall’Azerbajgian. Pashinyan, durante una conferenza stampa televisiva di oggi, ha affermato che l’esercito armeno è costituzionalmente obbligato a garantire l’integrità territoriale e la sicurezza del Paese. Pashinyan ha affermato che il Nagorno-Karabakh ha una propria forza di difesa data la continua aggressione dell’Azerbajgian, aggiungendo che i diritti e la sicurezza degli Armeni devono essere garantiti in un formato che considerano affidabile. Pashinyan ha chiesto colloqui diretti tra Stepanakert e Baku sotto la supervisione internazionale. Oggi i funzionari del governo dell’Artsakh hanno chiesto una presenza delle Nazioni Unite nella regione. Pashinyan ha evitato la domanda di un giornalista di Hetq se l’esercito armeno, prima e durante la guerra del 2020, ha partecipato attivamente alla difesa dell’Artsakh. “Non vogliamo una nuova guerra e dobbiamo fare di tutto per evitare una nuova guerra. Dobbiamo fare di tutto per ripristinare l’integrità territoriale dell’Armenia attraverso il processo di pace, nella logica della demarcazione e delimitazione”, ha risposto Pashinyan» (nostra traduzione dall’inglese).

«Nessun intervento è previsto dall’Armenia. L’Azerbajgian è libero di attaccare coloro che considera “suoi cittadini” e mantiene un blocco totale senza rifornimenti di cibo e medicine. Una storia così bella su come una lotta per i diritti umani e la libertà finisce con la minaccia della pulizia etnica» (Anush Ghavalyan).

«Il quattordicenne David di Stepanakert, Artsakh, ha fatto volontariato con gli amici, consegnando il pane a piedi negli ultimi quattro giorni. La carenza di carburante ha impedito ai panifici di consegnare il pane ai negozi» (Tatevik Hayrapetyan).

«Il Comitato Internazionale della Croce Rossa chiede all’Azerbajgian e Armenia di raggiungere un “consenso umanitario” per alleviare le sofferenze nel Nagorno-Karabakh. La Croce Rossa, in quanto organizzazione neutrale, ha accuratamente descritto la grave crisi umanitaria creatasi in Nagorno-Karabakh nel suo comunicato pubblicato tempo fa. Cito integralmente la dichiarazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa: “Nonostante gli sforzi persistenti, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) non è attualmente in grado di portare assistenza umanitaria alla popolazione civile attraverso il Corridoio di Lachin o attraverso qualsiasi altra via, inclusa Aghdam. L’organizzazione chiede ai responsabili delle decisioni competenti di consentire al CICR di riprendere le sue operazioni umanitarie essenziali nell’area. Decine di migliaia di persone fanno affidamento sugli aiuti umanitari che arrivano attraverso queste rotte. La popolazione civile sta ora affrontando la mancanza di farmaci salvavita e di beni essenziali come prodotti per l’igiene e latte artificiale. Frutta, verdura e pane sono sempre più scarsi e costosi, mentre alcuni altri prodotti alimentari come latticini, olio di semi di girasole, cereali, pesce e pollo non sono disponibili. L’ultima volta che al CICR è stato permesso di portare medicinali e generi alimentari essenziali nell’area è stato diverse settimane fa. I nostri convogli di aiuti umanitari sono un’ancora di salvezza per la popolazione di questa zona. Con questi convogli bloccati, la nostra preoccupazione è che la situazione umanitaria si deteriori ulteriormente. Siamo più preoccupati per coloro che non possono aiutare se stessi. I malati e le persone con malattie croniche sono particolarmente a rischio, così come gli anziani, gli infermi ei bambini. Per operare qui, abbiamo bisogno che le parti raggiungano un consenso umanitario. Questo è un lavoro salvavita e deve essere permesso di continuare “, ha affermato il direttore regionale del CICR per l’Eurasia, Ariane Bauer. In base al diritto umanitario internazionale, le parti devono consentire e facilitare il passaggio rapido e senza ostacoli degli aiuti umanitari per i civili bisognosi. Ciò include forniture mediche e cibo essenziale. Il lavoro del CICR è strettamente umanitario. Siamo incoraggiati dal fatto che il CICR sia stato in grado di evacuare 24 pazienti malati attraverso il Corridoio di Lachin negli ultimi giorni, assicurando che ricevessero le cure mediche di cui avevano bisogno. Complessivamente, dal dicembre 2022 l’organizzazione ha evacuato più di 600 persone con urgente bisogno di cure mediche. Il CIRC sta continuando il suo dialogo bilaterale con le parti ed è pronto a continuare il suo lavoro umanitario una volta trovato un tale consenso”» (Robert Ananyan).

«Accogliamo con favore l’allarme espresso dal CICR per il rapido aggravarsi della crisi umanitaria nell’Artsakh. Tuttavia, allo stesso tempo, chiediamo ed esortiamo il CICR a rimanere impegnato e a rispettare il diritto del popolo dell’Artsakh alla dignità umana, sancito in varie convenzioni internazionali, e a cessare i tentativi di legittimare le infondate offerte di aiuti umanitari dell’Azerbajgian al popolo dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh attraverso Akna (Aghdam). Inoltre, nel dato contesto, evitare intenzionalmente di utilizzare il nome di Artsakh/Nagorno-Karabakh nella comunicazione ufficiale del CICR, ferisce i sentimenti e la dignità del popolo dell’Artsakh» (Difensore per i Diritti Umani della Repubblica di Artsakh).

«Esortiamo l’Azerbajgian a consentire al CICR di fornire assistenza umanitaria vitale al Nagorno-Karabakh e ad adoperarsi immediatamente per garantire la libertà di movimento aprendo il Corridoio di Lachin, garantendo il movimento senza restrizioni di persone, veicoli e merci. Il deterioramento della situazione umanitaria nella regione ha privato i civili di farmaci salvavita e di beni essenziali. Esortiamo i governi democratici a esercitare pressioni sull’Azerbajgian, chiedendo la fine della deliberata fame di civili innocenti» (Freedom House).

Poi, negando l’evidenza dei fatti, prosegue l’oscena campagna a favore dell’aiuto “umanitario” offerto all’Artsakh dall’Azerbajgian, per una crisi umanitaria che non esisterebbe se l’Azerbajgian non avesso bloccato il Corridoio di Berdzor (Lachin)… ah sì, gli Azeri non hanno bloccato niente, sono questi Armeni masochisti, che si sono auto-bloccati e rifiutano l’aiuto “umanitario” offerto dall’Azerbajgian.

«Il blogger armeno Roman Baghdasaryan ha condiviso informazioni esclusive sulla reale situazione in Karabakh. Afferma che: la maggior parte dei problemi sono creati artificialmente dalle bande criminali, che guidano e governano il cosiddetto “Artsakh”» (Asāsīyūn).

È difficile sopravvalutare il significato della dichiarazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa riguardo alla realtà provata del blocco dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian:

1. Limitare il lavoro della Croce Rossa non è solo moralmente ripugnante, ma va contro più di un secolo di diritto umanitario internazionale consuetudinario.

2. L’esercito di troll finanziato dallo Stato dell’Azerbajgian è partito da non c’è blocco, è una protesta ecologica, potrebbe esserci qualcosa, ma come riescono a organizzare feste, a: mangeranno quello che diremo loro di mangiare e gli portiamo generosamente da Akna (Aghdam) e se non si fidano di noi li lasceremo morire di fame.

Nella conferenza stampa di ieri, Nikol Pashinyan ha afferma che all’incontro di Brussel con Michel e Aliyev si è rifiutato di discutere della proposta di Aliyev di forniture aiuti umanitari via Akna (Aghdam), perché non ne aveva un mandato. Ha affermato di aver discusso solo della riapertura del Corridoio di Lachin.

Ieri, al termine della riunione dei Ministri degli Esteri azero, armeno e russo a Mosca, tra notizie della situazione in rapido deterioramento nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, con segni e affermazioni che una nuova guerra potrebbe essere imminente, il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov si prepara per presentare la sua dichiarazione. Il suo assistente gli sussurra che “agli Azeri potrebbe non piacere la dicitura ‘ex Oblast autonomo Nagorno-Karabakh'”, dopodiché Lavrov spegne rapidamente il microfono. Nel suo intervento, Lavrov non ha usato il termine Nagorno-Karabakh.

«Sergey Lavrov ha fornito alcuni dettagli dell’incontro con i Ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian a Mosca. Certo, è necessario avvicinarsi con sospetto alle dichiarazioni del Ministro degli Esteri russo. In ogni caso, proviamo a estrarre qualche informazione dalla sua dichiarazione dopo l’incontro con i funzionari armeni e azeri. Evidenzio i punti principali.
La Russia si aspetta che la firma dell’accordo tra Yerevan e Baku rappresenti il culmine del grande processo negoziale. La Russia pretende di organizzare la firma dell’accordo a Mosca, al vertice dei leader dei tre Paesi.
È chiaro dalla dichiarazione di Lavrov che la Russia intende organizzare un vertice tra Nikol Pashinyan, Ilham Aliyev e Vladimir Putin. Lavrov ha affermato in incontri bilaterali sia con Ararat Mirzoyan che con Jeihun Bayramov che Mosca è pronta a fornire una piattaforma per la firma di un trattato di pace tra Baku e Yerevan.
Lavrov ha affermato che diversi documenti sono in preparazione per la discussione da parte dei leader di Armenia, Azerbajgian e Russia, oltre alle dichiarazioni firmate finora. In una dichiarazione rilasciata dopo l’incontro tripartito, Lavrov ha affermato che, secondo la Russia, che tipo di futuro dovrebbe avere il Nagorno-Karabakh a seguito di questi negoziati.
“Molti problemi complessi e importanti devono essere risolti. Il più delicato di essi era e rimane la questione della garanzia dei diritti e della sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh nel contesto dell’assicurazione dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian, cioè nel contesto della dichiarazione firmata dai leader delle ex repubbliche sovietiche ad Alma-Ata nel 1991. Di conseguenza, il lavoro verso l’accordo di pace è in costruzione”.
Infatti, secondo la Russia, i diritti e le questioni di sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh dovrebbero essere risolti nel quadro dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian. Quando Lavrov menziona la Dichiarazione di Alma-Ata sulla creazione dell’Organizzazione di Cooperazione degli Stati Indipendenti, con la quale l’Armenia e l’Azerbajgian hanno riconosciuto reciprocamente l’integrità territoriale, intende che il Karabakh dovrebbe far parte dell’Azerbajgian. Questo è anche il punto di vista della Russia.
Tuttavia, se durante il negoziato con la mediazione occidentale si è detto che Baku e Stepanakert dovrebbero negoziare con un meccanismo internazionale, oggi Lavrov non parla del meccanismo internazionale. Il Ministro degli Esteri russo afferma che la garanzia dei diritti degli Armeni del Nagorno-Karabakh dovrebbe avvenire in conformità con la legislazione dell’Azerbajgian e i suoi obblighi internazionali.
Il Ministro degli Esteri russo ha suggerito ai funzionari armeni di convincere gli Armeni del Nagorno-Karabakh ad incontrare i rappresentanti dell’Azerbajgian il prima possibile. Secondo la Russia, durante l’incontro Baku-Stepanakert, è necessario concordare i diritti derivanti dalla legislazione pertinente e gli obblighi internazionali dell’Azerbajgian, comprese numerose convenzioni per garantire i diritti delle minoranze nazionali.
Secondo Lavrov, la parte armena capisce che è necessario convincere gli Armeni del Nagorno-Karabakh a incontrarsi con l’Azerbajgian. Sergey Lavrov ha assicurato che la parte azera è pronta a fornire le stesse garanzie alle persone che vivono nel suo territorio su base reciproca. Lavrov ha affermato che gli Armeni sono pronti a fare lo stesso per quanto riguarda l’applicazione di tutte le convenzioni ai cittadini che vivono nella Repubblica di Armenia.
Lavrov non ha detto che stava parlando degli Azeri che vivevano in Armenia durante l’Unione Sovietica. Tuttavia, se ripete la narrativa azera sul ritorno degli Azeri in Armenia con garanzie internazionali, va sottolineato che Nikol Pashinyan ha parlato di questo argomento nella conferenza stampa di ieri, descrivendo la questione come una rivendicazione territoriale dell’Azerbajgian dall’Armenia.
Tuttavia, Nikol Pashinyan ha affermato nella sua conferenza stampa che la questione degli Azeri che vivono nel territorio dell’Armenia non ha nulla a che fare con la questione del Nagorno-Karabakh. Ha affermato che questo problema è equivalente al problema degli Armeni sfollati con la forza da Baku, Sumgait e altre città dell’Azerbajgian. Permettetemi di ricordarvi che almeno 500.000 Armeni sono stati sfollati con la forza dall’Azerbajgian.
E se Baku chiede che gli Azeri tornino in Armenia, allora è obbligata ad accettare mezzo milione di Armeni in Azerbajgian e dovrebbero essere fornite garanzie di sicurezza internazionale per loro. Pashinyan ha ricordato che gli Azeri che vivevano prima in Armenia se ne sono andati volontariamente, compresa la vendita delle loro case. Hanno ricevuto un risarcimento dal governo armeno.
Naturalmente, a Mosca si è discusso anche dei temi dello sblocco delle infrastrutture di trasporto, della situazione nel Corridoio di Lachin, della crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh e della delimitazione del confine armeno-azerbajgiano. Non sembrano esserci novità e accordi concreti su questi temi.
Sarà possibile comprendere la situazione completa quando Armenia e Azerbajgian faranno dichiarazioni e commenti sull’incontro» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

La realtà è che i colloqui a Mosca sono completamente falliti e l’Armenia non è stata d’accordo con tutto ciò che ha detto Lavrov. Mosca sta cercando di reinserirsi nel processo negoziale allineandosi con l’Azerbajgian, ammettendo praticamente di aver perso ogni credibilità con la parte armena.

Questo è come l’Azerbajgian concepisce i rispetto per gli Armeni ed intende garantire i loro diritti:

La visita di lavoro in Italia del Presidente della Repubblica di Armenia, S.E. Vahagn Khachaturyan – 3
[Continuazione dalla prima parte [QUI] e dalla seconda parte [QUI]]

Ieri il Presidente Vahagn Khachaturyan ha incontrato il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che salutando il Presidente ha detto: «È un grande onore per me riceverla a Roma. L’Armenia è un Paese che condivide tutta una storia antica con Roma, e oggi è una grande gioia avere l’opportunità di parlare con lei dello sviluppo delle nostre relazioni. L’Armenia è un Paese amico e la sua visita può diventare una buona opportunità per approfondire ulteriormente la nostra cooperazione». Esprimendo la sua gratitudine per l’accoglienza, il Presidente Khachaturyan ha detto: «Sono molto felice di essere oggi a Roma e di incontrarla. Ho un atteggiamento speciale nei confronti delle autorità locali e capisco molto bene la complessità e la responsabilità del suo lavoro. Sono anche sicuro che sia un grande onore per il signor sindaco essere a capo di una città come Roma. Lei ha una grande e responsabile missione di preservare, proteggere e tramandare alle generazioni il respiro e lo spirito di Roma».
Durante l’incontro è stato discusso un ulteriore approfondimento dei legami culturali armeno-italiano. Il Presidente Khachaturyan ha sottolineato che è molto importante per Yerevan e l’Armenia conoscere l’esperienza italiana e le migliori tradizioni di conservazione e restauro del patrimonio storico e culturale e dei valori archeologici, all’interno dei quali vi sono ampie opportunità di interazione. Durante la conversazione, sono state anche scambiate idee sulla possibilità di organizzare eventi e mostre culturali reciproci a Yerevan e Roma.

Il Presidente Khachaturyan ha avuto ieri un incontro con il Presidente del Senato, Ignazio La Russa. Nel dare il benvenuto al Presidente armeno, il Presidente del Senato ha affermato: «È un grande onore riceverla. Le relazioni tra i nostri Paesi risalgono a secoli fa, che è una condizione importante per lo sviluppo e l’espansione dei nostri attuali legami e una stretta cooperazione nella diplomazia parlamentare, nelle piattaforme economiche e culturali. Sono pronto a dirigere i miei sforzi per il continuo approfondimento di queste relazioni». Il Presidente Khachaturyan ha ringraziato per l’accoglienza e ha sottolineato l’importanza del continuo sviluppo delle relazioni amichevoli italo-armene.
Durante l’incontro sono state discusse le prospettive e le modalità di promozione della cooperazione tra Armenia e Italia in campo politico, economico, culturale e altro. Durante la conversazione si è fatto riferimento alle realtà generali e agli sviluppi attuali della regione del Caucaso meridionale. Il Presidente armeno ha presentato dettagli in merito alla difficile situazione umanitaria in Nagorno-Karabakh. Il Presidente del Senato ha evidenziato l’importanza della soluzione dei problemi umanitari, che può diventare anche una base per trovare soluzioni diplomatiche. Durante l’incontro, sono state scambiate idee sui modi per rafforzare ed espandere una cooperazione efficace su piattaforme sia bilaterali che internazionali.

Il Presidente Khachaturyan ha incontrato ieri il Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana. Dando il benvenuto al Presidente, Fontana ha detto: «È un grande onore per noi riceverla. I nostri Paesi intrattengono relazioni amichevoli storiche e culturali da molti anni e c’è il desiderio di avvicinarli. Io stesso sono Veneto e conosco molto bene i rapporti culturali italo-armeno. Anche a livello politico la nostra collaborazione ha buone tradizioni, e non a caso è stato riorganizzato il gruppo di amicizia parlamentare italo-armeno. Sappiamo bene che l’Armenia sta attraversando momenti difficili e siamo pronti a sostenere l’instaurazione di una pace stabile nella vostra regione». Esprimendo la sua gratitudine per l’accoglienza, il Presidente Khachaturyan ha detto: «Apprezziamo molto il lavoro svolto dalla commissione parlamentare di amicizia italo-armena. Stiamo attraversando un percorso difficile e purtroppo queste difficoltà non sono ancora state superate. Tuttavia, il nostro punto di partenza è che dovremmo vivere pacificamente con i nostri vicini e questa è la posizione dell’Armenia. Certo, molto dipende dai vicini per raggiungere la pace definitiva, ed è proprio in questa materia che Paesi come l’Italia possono sostenere l’instaurazione di una pace stabile e duratura nella nostra regione».
Nel corso dell’incontro sono state discusse le prospettive e le modalità di un continuo sviluppo della diplomazia parlamentare tra Armenia e Italia. Entrambe le parti hanno sottolineato l’importanza di espandere la stretta interazione esistente tra i parlamenti dei due Paesi. Durante il colloquio si è fatto riferimento alla situazione generale e agli sviluppi nella regione del Caucaso meridionale, nonché alla difficile situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh. Sono stati scambiati pensieri sull’importanza di promuovere gli sforzi volti alla supremazia delle riforme e dei valori democratici nel quadro della diplomazia parlamentare e sull’importanza di condividere le migliori pratiche nel processo di instaurazione della democrazia.

Foto di copertina: con la crisi idrica in Artsakh, i bambini prendono acqua da una fonte.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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