225° giorno del #ArtsakhBlockade. 120.000 Armeni tra cui 30.000 bambini sotto assedio, per colpa dell’Azerbajgian, ma a causa dell’inerzia della comunità internazionale
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.07.2023 – Vik van Brantegem] – L’Artsakh è sotto assedio da parte dell’Azerbajgian e questo orrore non finirà, finché la comunità internazionale non interverrà. Ricordiamo le colpe dell’Azerbajgian quotidianamente dal 27 settembre 2020, primo giorno della guerra dei 44 giorni dell’Azerbajgian contro l’Artsakh, continuando in modo più intensivo dal 12 dicembre 2022, prima giorno del blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) e dal 15 giugno 2023, prima giorno del blocco totale dell’Artsakh. Ma la causa del disastro nel Caucaso meridionale sono le parole senza azioni della comunità internazionale.
Il blocco azero del Corridoio di Berdzor (Lachin), l’unica strada che collega l’Artsakh con l’Armenia e il resto del mondo, costituisce una grave violazione:
- dell’accordo trilaterale di cessate il fuoco del Nagorno-Karabakh del 9 novembre 2020, che stabilisce che il corridoio, largo 5 km, fosse sotto il controllo delle forze di mantenimento della pace russe e l’Azerbajgian avesse l’obbligo di garantire il libero movimento;
- dell’ordine del 22 febbraio 2023 della più alta corte delle Nazioni Unite, la Corte Internazionale di Giustizia, all’Azerbajgian di “prendere tutte le misure a sua disposizione” per garantire il movimento senza ostacoli di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin in entrambe le direzioni (non solo l’Azerbajgian ha ignorato l’ordine della Corte Internazionale di Giustizia, ma ha poi installato illegalmente un posto di blocco presso il ponte sul fiume Hakari).
Il blocco ha portato alla carenza in Artsakh di prodotti essenziali come cibo e farmaci. L’Azerbajgian ha anche interrotto l’approvvigionamento di gas ed elettricità dall’Armenia al Nagorno-Karabakh. Poi, tutto il resto, che abbiamo già ricordato innumerevole volte.
Oggi iniziamo la cronaca quotidiana, nel 225° giorno del #ArtsakhBlockade, con la visita del Presidente dell’Armenia a Roma, anche per un motivo personale.
La visita di lavoro in Italia del Presidente della Repubblica di Armenia, S.E. Vahagn Khachaturyan – 1
Il Presidente della Repubblica di Armenia, Vahagn Khachaturyan, è a Roma da domenica 23 a mercoledì 26 luglio 2023. In agenda, l’incontro con il Presidente Sergio Mattarella, i Presidenti di Camera e Senato, il Sindaco di Roma. Ma anche l’intervento al summit + 2 Stocktaking Moment del Food Systems delle Nazioni Unite e all’Ecam Council, piattaforma di confronto sulla sicurezza alimentare e sanitaria organizzata da Ambrosetti. «È una visita per noi molto importante – spiega Khachaturyan in un’intervista con Marta Serafini per il Corriere della Sera La guerra ha destabilizzato l’intero Caucaso. Ora l’Armenia vuole la pace» -, soprattutto alla luce di quanto sta capitando con il nostro vicino, l’Azerbajgian». Khachaturyan ha detto: «La minaccia di una nuova aggressione azera contro il nostro territorio è estremamente elevata e non vediamo reazioni dalla comunità internazionale. Il rischio di una nuova guerra tra Armenia e Azerbajgian mette in pericolo la pace in tutto il Caucaso meridionale».
Con l’occasione della visita del Presidente armeno a Roma, l’Ambasciatore dell’Armenia, Tsovinar Hambardzumyan ha organizzato un incontro stasera alle ore 18.00 presso la Chiesa di San Nicola da Tolentino.
Questa mattina alle ore 11.45 presso l’Ambasciate della Repubblica di Armenia in Italia, il Presidente Khachaturyan mi ha consegnato personalmente la Medaglia di gratitudine della Repubblica di Armenia, che mi aveva conferito con decreto del 21 luglio 2023, per il mio «significativo contributo al rafforzamento e allo sviluppo delle relazioni di amicizia tra Armenia e Italia e alla difesa dei valori universali».
Intervista a Vahagn Khachaturyan
Corriere della Sera, 23 luglio 2023
Lei si riferisce al Corridoio di Lachin, che è l’unico collegamento tra l’Armenia e il Nagorno-Karabakh. Da mesi denunciate il blocco della regione…
«Sì, nel 2023 non possiamo tollerare che 120 mila persone soffrano la fame. Non possiamo portare cibo perché l’Azerbajgian sta bloccando il corridoio. Dopo la seconda guerra del 2020, il nostro vicino non solo gode dell’impunità, ma crede fermamente di poter raggiungere ulteriormente i suoi obiettivi attraverso azioni militari».
A che punto sono i negoziati? E quale è il ruolo dell’Unione Europea?
«L’ultimo negoziato si è tenuto a Brussel il 15 di luglio con la partecipazione del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. Ma ci sono stati incontri con i rappresentanti russi e statunitensi, oltre ai colloqui bilaterali tra i Ministri degli Esteri armeno e azero. C’è una bozza di accordo di pace sul tavolo. Uno dei punti è ovviamente il riconoscimento reciproco della propria integrità territoriale. Il Primo Ministro armeno ha ufficialmente dichiarato che riconosce l’integrità territoriale dell’Azerbajgian. Noi ci auguriamo che loro facciano lo stesso».
Però ieri il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha dichiarato che una nuova guerra tra Armenia e Azerbajgian è «molto probabile»…
«Purtroppo è una realtà. La situazione nella regione rimane esplosiva poiché la minaccia di una nuova aggressione militare contro il nostro territorio sovrano è estremamente elevata. Baku sta ignorando la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 firmata dal Primo Ministro dell’Armenia, dal Presidente dell’Azerbajgian e dal Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. E la continua aggressione dell’Azerbajgian sta assumendo anche nuove forme. Siamo testimoni di bombardamenti regolari limitrofi al confine. E purtroppo non vediamo una reazione adeguata e dura della comunità internazionale».
In teoria Mosca dovrebbe essere un vostro alleato ma la guerra in Ucraina ha sicuramente distolto l’attenzione del Cremlino e l’avete accusata di non fare abbastanza. A che punto stanno i vostri rapporti con la Russia?
«Continuiamo ad avere una relazione con la Russia molto stretta: è il nostro primo partner commerciale. E facciamo parte dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (il CSTO, di cui il Cremlino è leader, ndr), Putin ha inviato una missione di peacekeeping per proteggere la popolazione armena del Nagorno-Karabakh. In più molti Armeni vivono in Russia. Dall’inizio della guerra ci sono però anche molti Russi che hanno deciso di trasferirsi nel nostro Paese e che non hanno intenzione di andarsene fino a quando non sarà finita. Dunque, i legami restano. Ma è chiaro come la guerra abbia destabilizzato la regione soprattutto dal punto di vista economico. E se non ci fosse potremmo avere un altro tipo di relazione sia con la Russia che con l’Ucraina».
[Continua]
«Il Global Media Forum organizzato dall’Azerbajgian [QUI] si conclude senza progressi per la stampa azera. Spiegazione: media e giornalisti indipendenti sono stati tenuti lontani dall’evento. Reporters sans frontières denuncia l’ipocrisia illimitata del regime di Ilham Aliyev» (Reporters sans frontières – Twitter, 24 luglio 2024).
«Che tipo di mancanza di rispetto di sé potrebbe avere un “giornalista” per assistere a questo tipo di spettacolo di cortina fumogena, anche se il viaggio è interamente pagato dal regime dispotico di Aliyev, che fa morire di fame oltre 120.000 persone innocenti sotto assedio totale» (Tigran Balayan, Ambasciatore dell’Armenia nei Paesi Bassi – Twitter, 24 luglio 2024).
Il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, ha spazzato via ogni parvenza di pluralismo in Azerbajgian e dal 2014 ha cercato spietatamente di mettere a tacere qualsiasi critica rimanente.
Il 24 luglio 1923 Il Trattato di Losanna sostituiva il Trattato di Sèvres, che confermato il potere di Mustafa Kemal e ha approvato il completamento della pulizia etnica degli Armeni in Turchia. 100 anni dopo, le democrazie occidentali chiudono gli occhi sulla pulizia etnica in corso, portata avanti dall’Azerbajgian nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, e sulle minacce all’Armenia. Gli interessi geopolitici ed economici sacrificano la democrazia e i diritti umani e si inchinano alle dittature dell’Azerbajgian e della Turchia, costruendo il futuro sui cadaveri di altre decine di migliaia di Armeni. Sono passati 100 anni e nulla cambia. I popoli piccoli vengono sempre saccheggiati. L’etica democratica è vera solo nei libri di storia.
Oggi 24 luglio 2023 intorno alle ore 11:20, le forze armate azere hanno aperto il fuoco dalle loro posizioni di combattimento vicine utilizzando vari tipi di armi leggere contro un trattore di un residente della comunità di Gishi, che svolgeva lavori agricoli nel distretto amministrativo del villaggio di Shosh. Il blocco di 225 giorni si unisce al terrore agricolo quotidiano, privando molte persone dell’Artsakh della loro unica fonte di reddito, oltre a ostacolare la produzione locale che ora è l’unico modo per nutrire 120.000 persone dell’Artsakh.
«Immagina se ogni negozio nella tua città fosse così e nessun grande media al mondo lo coprisse. Immagina che tuo figlio abbia fame, ma non c’è niente da cucinare sugli scaffali di casa tua e non puoi dare neanche un tè dolce al posto del cioccolato» (Irina Mkrtchyan, giornalista della TV pubblica armena).
«Dal 25 luglio, le scarse riserve di carburante nell’Artsakh saranno completamente esaurite e il funzionamento del trasporto pubblico nell’intero territorio dell’Artsakh sarà completamente interrotto» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).
«Nonostante che hanno affrontato le difficoltà della guerra, siano diventate sfollate dalla città armena attualmente occupata di Hadrut e ora vivano in un ostello a Stepanakert, le sei sorelle, inclusa la più giovane nata durante il #ArtsakhBlockade, abbracciano la vita con sorrisi e speranza» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).
La gente continua a raccogliere aiuti umanitari davanti all’edificio dell’Ufficio delle Nazioni Unite in Armenia a Yerevan e chiede di consegnarli all’Artsakh.
Invece, il troll armenofobo turco-azero, che conosciamo già per il suo frenetico postare in modo ossessivo-compulsivo su Twitter, ha postato la foto sopra, con il commento: «Sotto il “blocco”, alla maniera armena. Quando mangi cibo gustoso nei ristoranti e vai nei club a ballare la sera. Più tardi accedi a Twitter e ti lamenti dei “cattivi Turchi”, che ti hanno “bloccato” e di come stai morendo di fame» (Asāsīyūn),
Poi, prosegue l’oscena campagna a favore del “aiuto umanitario” offerto all’Artsakh dall’Azerbajgian, per una crisi umanitaria che non esisterebbe se l’Azerbajgian non avesso bloccato il Corridoio di Berdzor (Lachin),,, ah sì, gli Azeri non hanno bloccato niente, sono questi Armeni masochisti, che si sono auto-bloccati: «Separatisti sostenuti dalla Russia, auto-proclamandosi illegalmente autorità della regione del Karabakh dell’Azerbajgian, bloccano la consegna di merci e aiuti umanitari attraverso la strada di Aghdam, che dista 5 km. Ciò è fatto per lo scopo della falsa “#ArtsakhBlockade” propaganda» (un post su Twitter di Диана, profilo con le bandiere dell’Ucraina e dell’Azerbajgian @4nevereveragain [permaimaipiù]).
«Importantissima notizia dall’Azerbaigian» (Lindsey Snell).
«Il recente discorso di Aliyev dalla città occupata di Shushi è stato ancora una volta pieno di retorica aggressiva e odio anti-armeno. Mentre i partecipanti, che si considerano giornalisti, lodavano il Capo dello Stato autocratico e lo definivano “un vincitore”, a pochi chilometri di distanza, 120mila Armeni soffrivano non solo per la mancanza di cibo e delle condizioni di vita basilari, ma anche moralmente e psicologicamente [QUI].
Aliyev ha reso evidente che non ha alcun interesse a perseguire una vera pace con gli Armeni. La sua visione della pace esclude gli Armeni che vivono nella loro patria. Questo discorso fornisce ai partner internazionali numerosi fatti su come Aliyev propaga l’odio anti-armeno e su come prepara il popolo azero per un’altra guerra.
Se non riuscite a riconoscere le realtà sul campo e continuate a lavorare sulla facciata della pace, sempre più persone soffriranno a causa del conflitto irrisolto e dell’aggressione» (Ruben Vardanyan).
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, tempo fa, aveva risposto «è da vigliacchi» a Domenico De Masi, intellettuale di riferimento del Movimento 5 Stelle, che voleva che ritiri il sostegno all’Ucraina, perché è “meglio vivere in una dittatura che morire”. È la stessa risposta che attendiamo a coloro che vogliono che lei continua con il sostegno all’Azerbajgian perché, secondo loro è per l’Artsakh “meglio accettare l’aiuto umanitario dall’Azerbajgian [che ha creato il disastro umanitario, chiudendo il Corridoio di Berdzor (Lachin)] che morire di fame sotto le bombe”.
Il rispetto dell’ordine vincolante della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite deve essere un prerequisito per qualsiasi cooperazione tra l’Unione Europea e l’Azerbajgian
Il membro del Parlamento Europeo, Martin Sonneborn (Germania – Die PARTEI) ha affermato che il “blocco totale” del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian è “intollerabile” e che Baku sta “terrorizzando” la popolazione civile come parte del suo programma di pulizia etnica degli Armeni dalla regione: «L’Azerbajgian ha messo sotto blocco totale l’unica strada che collega il Nagorno-Karabakh con l’Armenia. La situazione è intollerabile. Vediamo video di scaffali vuoti nei supermercati e sentiamo le notizie sulla mancanza di carburante per le ambulanze. Le persone stanno morendo. L’Azerbajgian sta terrorizzando la popolazione civile come parte del suo programma di pulizia etnica degli armeni dalla regione», ha detto l’Eurodeputato Sonneborn alla corrispondente di Armenpress, Lilit Gasparyan, a Brussel.
Ha osservato che l’Azerbajgian sta ignorando gli appelli della comunità internazionale ad aprire la strada e sta rafforzando il blocco: «Sebbene il Parlamento Europeo, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e numerosi governi abbiano chiesto all’Azerbajgian di aprire il Corridoio di Lachin, l’Azerbajgian continua a rafforzare il blocco e non consente nemmeno al Comitato Internazionale della Croce Rossa di fornire aiuti umanitari. Il più alto organo giudiziario delle Nazioni Unite, la Corte Internazionale di Giustizia, ha dichiarato in un’ordinanza legalmente vincolante che l’Azerbajgian deve facilitare il trasporto senza ostacoli di merci e persone lungo il Corridoio di Lachin. Mentre il Parlamento Europeo ha chiesto sanzioni per i funzionari del governo azero nel caso in cui non rispettino l’ordine del Tribunale, il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha recentemente accolto con favore una proposta azera per fornire aiuti umanitari da parte loro. Questo è un segnale disastroso poiché premia ancora una volta l’Azerbajgian per il suo mancato rispetto del diritto internazionale. Il rispetto dell’ordinanza vincolante della Corte internazionale di giustizia deve essere una condizione preliminare per qualsiasi cooperazione Unione Europea-Azerbajgian. Poiché l’Unione Europea non esercita pressioni in merito all’ordine del Tribunale, è complice dell’agenda disumana dell’Azerbajgian».
Il più grande ostacolo alla pace sono le azioni aggressive e illegali dell’Azerbajgian, ha scritto il Primo Ministro dell’Armenia su Le Monde
L’Armenia ha dimostrato che il suo governo e il suo popolo hanno una reale volontà di stabilire una pace stabile nella regione. Il governo armeno è convinto che una pace sostenibile nel Caucaso meridionale possa portare significativi benefici globali. Lo ha scritto il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, nel suo articolo pubblicato sul quotidiano francese Le Monde, riferendosi all’incontro con il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, lo scorso 15 luglio a Brussel, che è il più recente della serie di incontri con il Presidente dell’Azerbajgian in diversi formati e in diverse capitali negli ultimi quattro mesi.
Sebbene i contorni di un accordo di pace stiano prendendo forma, ci sono ancora ostacoli significativi per trasformarlo in realtà . Il superamento di questi ostacoli decennali sarà possibile solo con il forte sostegno di partner che credono veramente nella pace nel Caucaso meridionale, ha scritto Pashinyan, affermando che il più grande ostacolo alla pace al momento sono le azioni aggressive e illegali dell’Azerbajgian intorno al Nagorno-Karabakh, in particolare nel Corridoio di Lachin e anche ai confini dell’Armenia.
«Bloccando l’ingresso di persone e veicoli, l’Azerbajgian sta deliberatamente interrompendo la fornitura di gas ed elettricità al Nagorno-Karabakh. Queste azioni hanno coinciso con retorica sempre più aggressiva, propaganda e persino spari da parte delle forze azere contro i contadini locali. L’obiettivo è semplice: rendere la vita il più difficile possibile alla popolazione del Nagorno-Karabakh e alla fine costringerla a lasciare le proprie case. È un esempio da manuale di pulizia etnica. Se la comunità internazionale non reagisce, sarà un altro fallimento dell’umanità», ha scritto Pashiyan.
La comunità internazionale deve compiere passi coraggiosi per porre fine all’assedio in stile Sarajevo del Nagorno-Karabakh, ha affermato Pashinyan. Il blocco è una violazione degli obblighi legalmente stabiliti dall’Azerbajgian e, cosa più importante, è una violazione di molte decisioni simili a quella della Corte Internazionale di Giustizia. Tuttavia, sono passati cinque mesi e la situazione è peggiorata. L’Unione Europea ha chiarito che le azioni dell’Azerbajgian sono inaccettabili. L’Unione Europea deve ora usare la sua influenza come partner energetico per fare pressione su Baku, per attuare la sentenza vincolante della Corte Internazionale di Giustizia. Il Parlamento Europeo e i vari parlamenti nazionali degli Stati membri dell’Unione Europea hanno adottato risoluzioni che incoraggiano l’Unione Europea a fare proprio questo.
«L’attuale crisi evidenzia perché garantire i diritti e la sicurezza dei 120.000 Armeni del Nagorno-Karabakh nel Caucaso meridionale è fondamentale per raggiungere una pace sostenibile. L’Unione Europea e altri partner internazionali hanno un ruolo fondamentale da svolgere. Dovrebbe esserci un dialogo ufficiale tra Baku e le autorità democraticamente elette di Stepanakert, la capitale del Nagorno-Karabakh, la cui efficacia richiede la creazione di un meccanismo internazionale e garanzie da parte dei partner internazionali per garantire la sicurezza e l’adempimento degli obblighi», ha affermato il Primo Ministro dell’Armenia.
Pashinyan ha sottolineato, che i diritti e la sicurezza delle persone che vivono nel Nagorno-Karabakh sono una questione chiave che deve essere risolta per raggiungere una pace dignitosa e duratura nella regione. Anche altri problemi dovrebbero essere risolti. L’Azerbajgian rifiuta ancora di riconoscere i confini accettati a livello internazionale, occupa una parte del territorio sovrano della Repubblica di Armenia e tiene i non rilascia i prigionieri di guerra, secondo l’obbligo del 2020. Questo non dovrebbe essere tollerato. il costante siluramento del processo di pace deve avere delle conseguenze. Altrimenti, le forze azere che hanno assediato il Nagorno-Karabakh crederanno di poter agire impunemente.
L’Armenia apprezza profondamente gli sforzi di mediazione e di sostegno dell’Unione Europea, ha affermato Pashinyan, in particolare l’istituzione della missione dell’Unione Europea in Armenia. Queto per Pashinyan è una questione vitale per monitorare il confine internazionale dell’Armenia con l’Azerbajgian, aumentare la stabilità sul terreno e rafforzare la fiducia con coloro che vivono nelle regioni di confine. Questi sono principi che sono fondamentali per l’identità dell’Armenia. Il governo e il popolo armeno hanno perseguito consapevolmente riforme politiche e istituzionali per proteggere i diritti umani, rafforzare lo stato di diritto, la libertà dei media e combattere la corruzione. I progressi dell’Armenia nelle classifiche internazionali riflettono i risultati e la determinazione dell’Armenia, e il sostegno dell’Unione Europea in questi processi è molto apprezzato, ha sottolineato Pashinyan.
«Questo impegno incrollabile per un futuro democratico ha aiutato il popolo armeno a superare tempi difficili. Continueremo questo impegno mentre cerchiamo una pace duratura nella regione. In questo momento c’è una finestra di opportunità per raggiungere un tale accordo. Il governo armeno è impegnato in questo processo e ha compiuto passi significativi per realizzarlo. Ora abbiamo bisogno del sostegno dell’Europa e dei partner di tutto il mondo per garantire che anche l’Azerbajgian adempia ai suoi obblighi. Se ci riusciremo, allora un accordo di pace stabile può davvero portare benefici globali», ha concluso il Primo Ministro dell’Armenia,
Cosa vuole la Russia invitando a Mosca i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian? Cosa ci si aspetta?
«Ararat Mirzoyan e Jeyhun Bayramov si incontreranno il 25 luglio, con la mediazione di Sergey Lavrov. Negli ultimi mesi i negoziati armeno-azerbaigiani si sono svolti principalmente a Washington e Brussel. La Russia sembrava essere relegata in secondo piano. La Russia sta cercando di togliere l’iniziativa agli USA e all’Unione Europea.
In questo incontro, il Cremlino intende discutere la preparazione e l’accordo del trattato di pace, che sarà seguito da un vertice russo-azerbajgiano-armeno a Mosca per firmare il documento di pace Armenia-Azerbajgian. Questo è il piano della Russia. La Russia intende di diventare lo Stato sotto i cui auspici Yerevan e Baku firmeranno un trattato di pace.
Questo è l’unico modo per la Russia di evitare di essere allontanata dal Caucaso meridionale. La Russia vuole mantenere la sua influenza su Armenia e Azerbajgian, nonché continuare ad avere un contingente di mantenimento della pace in Nagorno-Karabakh.
Prima dell’incontro di Mosca, Yerevan e Baku mantengono divergenze sulle principali questioni di conflitto. Prima dell’incontro del 25 luglio, Aliyev ha annunciato in diretta alla compagnia televisiva cinese che, secondo lui, non ci sono conflitti etnici in Azerbajgian e gli Armeni del Karabakh possono vivere secondo la Costituzione dell’Azerbajgian. Ovviamente, questa non è una garanzia sufficiente per l’Armenia al momento.
Funzionari armeni a livello di Ministro degli Esteri e Primo Ministro continuano a insistere sul fatto che non si può firmare un accordo di pace senza discutere i diritti e la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh con Baku attraverso un meccanismo internazionale. Non c’è accordo qui, ed è improbabile che Mosca riesca a riconciliare le parti. La Russia vede il futuro del Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbajgian, senza altra pretesa.
Dopo l’annuncio del 9 novembre 2020, Vladimir #Putin ha affermato due volte che “il Nagorno-Karabakh è il territorio dell’Azerbajgian secondo le norme del diritto internazionale”. E il 20 marzo, il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha rivelato in una conferenza stampa con Ararat Mirzoyan a Mosca che, secondo la Russia, il Nagorno-Karabakh dovrebbe proseguire come parte dell’Azerbajgian seguendo un modello simile alla minoranza serba in Kosovo o russa nel Donbass.
Lavrov ha affermato di ritenere che i modelli saranno accettabili per il popolo del Karabakh. È così che vede il futuro degli Armeni del Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbajgian: “Se vuoi sapere la mia opinione, ci sono esempi recenti. Ad esempio, il diritto alla lingua madre, il diritto a fornire istruzione ai bambini in quella lingua, il diritto a vivere e lavorare usando quella lingua, preservare la propria cultura e religione, il diritto all’autogoverno locale, legami economici speciali con l’Armenia”.
La domanda principale è se Sergey Lavrov riuscirà a convincere Jeyhun Bayramov all’incontro di Mosca che l’Azerbajgian dovrebbe concedere diritti speciali al Nagorno-Karabakh, simili al modello della minoranza serba in Kosovo o quella russa nel Donbass. Oggi la Russia non ha una vera influenza per costringere l’Azerbajgian a fare qualcosa.
La Russia ritiene che garanzie affidabili e chiare dei diritti e della sicurezza degli Armeni del Karabakh dovrebbero diventare parte integrante del trattato di pace. Naturalmente, dicendo “garanzie affidabili e chiare della sicurezza degli Armeni del Karabakh”, il Cremlino immagina la presenza a lungo termine delle forze di mantenimento della pace russe in Karabakh. Ma la Russia ha delle complicazioni qui perché, oltre a Azerbajgian, anche Erdoğan dice che la Russia dovrebbe lasciare il Nagorno-Karabakh nel 2025.
Nell’autunno del 2022, a Sochi, Putin non è riuscito a convincere Aliyev a prolungare la permanenza delle forze di mantenimento della pace russe in Karabakh. Inoltre, Putin non è riuscito a convincere Aliyev a rinviare la questione dello status del Nagorno-Karabakh. Penso che Lavrov non sarà in grado di ottenere risultati con queste due domande nella riunione del 25 luglio.
La Russia afferma inoltre di partecipare alle questioni relative allo sblocco delle comunicazioni di trasporto nella regione, demarcazione del confine armeno-azerbajgiano. Secondo le nostre informazioni, la Russia afferma di schierare truppe russe sul confine armeno-azerbajgiano se l’Armenia e l’Azerbajgian ritirano le loro truppe usando il metodo del “ritiro speculare” prima del processo di demarcazione.
Tuttavia, l’Armenia ha affermato in precedenza che nel caso del processo di “ritiro speculare” nella sezione Sotk-Khoznavar del confine armeno-azerbajgiano, la guardia di frontiera sarà offerta alle unità di guardia di frontiera del Servizio di sicurezza nazionale dell’Armenia. E l’Azerbajgian ha espresso opposizione al ritiro delle proprie forze armate dai confini.
Inoltre, l’Azerbajgian si rifiuta di utilizzare la mappa del 1975 come base per la delimitazione e ha offerto più di 50 commenti. Baku propone di effettuare la demarcazione sulla base di varie mappe e documenti. In altre parole, Baku si rifiuta di riconoscere l’integrità territoriale dell’Armenia sulla base della mappa del 1975.
Pochi giorni fa, i Vice Primo Ministri dell’Armenia e dell’Azerbajgian si sono incontrati e hanno discusso questioni di confine. Ulteriori incontri si terranno su diverse parti del confine. Si spera che l’Armenia e l’Azerbajgian abbiano abbastanza saggezza da non consentire la presenza militare della Russia sul confine armeno-azerbajgiano nell’ambito del processo di demarcazione.
La Russia e l’Azerbajgian affermano di voler ottenere il “Corridoio di Zangezur” dall’Armenia, che in realtà è una rivendicazione territoriale. La Russia cerca di avere una presenza militare sulla strada Nakhichevan-Azerbajgian che passa attraverso l’Armenia, nonché una presenza ai punti doganali del confine armeno-azerbajgiano per controllare il movimento di persone e merci. Questa è una delle questioni difficili che l’Armenia deve affrontare in questo incontro di Mosca e non rinunciare alla sovranità dell’Armenia durante l’apertura delle comunicazioni regionali.
Penso che la Russia non abbia l’autorità e il potere di organizzare un vertice russo-azerbajgiano-armeno dopo l’incontro dei Ministri degli Esteri a Mosca e che Aliyev e Pashinyan firmino un trattato di pace. Oggi la Russia non è in grado di costringere l’Azerbajgian ad abbandonare il suo posizionamento decostruttivo. Probabilmente il Cremlino non vuole nemmeno firmare il trattato. L’eterno conflitto armeno-azerbajgiano significa continue guerre armeno-azerbajgiane, spargimento di sangue, che è un ambiente favorevole per la Russia per mantenere la sua influenza su Armenia e Azerbajgian e non lasciare il Caucaso meridionale» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Di seguito riportiamo un articolo pubblicato dall’agenzia di stampa statale dell’Azerbajgian Azernews del 10 dicembre 2022, due giorni prima che l’Azerbajgian iniziasse con finti “eco-attivisti” il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin), oggi entrato nel 225° giorni, da quasi 8 mesi, «nel caso si volessi sapere perché la CNN pubblica annunci che mostrano chiese armene rubate e le dichiara come “patrimonio culturale dell’Azerbajgian”, rimanendo assolutamente in silenzio sul genocidio #ArtsakhBlockade in corso da parte del despota azero. #DenaroInsanguinato» (Nara Matinyan).
La CNN saluta la collaborazione con il Ministero della Cultura per la promozione della cultura nazionale azera
di Laman Ismayilova
Azernews, 10 dicembre 2022
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Il Ministro della Cultura dell’Azerbajgian, Anar Karimov, ha ricevuto il rappresentante regionale della CNN TV per l’Africa e la Comunità degli Stati Indipendenti, Imran Ahmad, e il Direttore del canale, Zara Driss.
Durante l’incontro, i rappresentanti della CNN hanno elogiato l’attuale stato di collaborazione con il Ministero e l’implementazione di nuovi progetti in questo senso.
Le parti hanno osservato che il Ministero della Cultura dell’Azerbajgian e la CNN TV sono in stretta collaborazione per promuovere i valori storici e culturali dell’Azerbajgian in tutto il mondo. Nell’ambito di questa collaborazione, quest’anno la CNN ha trasmesso una serie di reportage video che mettono in risalto l’arte mugham e i tappeti dell’Azerbajgian.
Anar Karimov ha espresso la sua gratitudine alla CNN per il contributo del canale alla promozione della cultura azera. Ha ricordato che la città di Shusha è stata dichiarata capitale culturale del mondo turco per il 2023 durante la riunione del Consiglio permanente dei Ministri della Cultura degli Stati membri dell’Organizzazione Internazionale della Cultura Turca (TURKSOY). Intervenendo all’incontro, ha sottolineato l’importanza di una più ampia diffusione delle informazioni su Chovgan, l’antico gioco equestre tradizionale azero del Karabakh che è stato iscritto nell’elenco UNESCO del patrimonio culturale immateriale che necessita di urgente salvaguardia.
Le parti hanno anche discusso della promozione della cultura azera nei prossimi anni.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]