Madre Martinez beata per la cura delle madri e dei figli

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Domenica 25 giugno nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca è stata beatificata di madre Elisa Martinez, fondatrice dell’Istituto ‘Figlie di Santa Maria di Leuca’ con la celebrazione presieduta dal card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, alla presenza della bambina miracolata per intercessione della beata con i suoi genitori, originari di Loreto (Ancona): il miracolo della bambina è consistito nella sua guarigione quand’era ancora nel seno materno da ‘trombosi e occlusione completa calcificata dell’arteria ombelicale sinistra fetale con esteso infarto placentare e plurifocali alterazioni dei villi come da ipossiemia’.

Madre Martinez nacque a Galatina il 25 marzo 1905, spinta dalla carità di Cristo e dall’esempio di Maria di Nazaret nell’atto di soccorrere la cugina Elisabetta, dopo aver fondato nel 1938 a Miggiano, territorio della diocesi ugentina, l’Istituto delle Figlie di Santa Maria di Leuca, raggiunse nel tempo con le sue figlie le più svariate periferie esistenziali del mondo, prendendosi cura delle diverse categorie di tanti fratelli e sorelle, dal più piccolo al più grande. L’8 febbraio 1991 morì, lasciando 65 comunità religiose distribuite in 11 Paesi.

Nell’omelia il card. Semeraro ha sottolineato il significato della santità: “In un recente discorso il Santo Padre Francesco ha avuto modo di ricordare che Dio non fa i santi in laboratorio, ma ‘li costruisce in grandi cantieri, in cui il lavoro di tutti, sotto la guida dello Spirito Santo, contribuisce a scavare profondo, a porre solide fondamenta e a realizzare la costruzione, ponendo ogni cura perché cresca ordinata e perfetta, con Cristo come pietra angolare’. Con queste parole il Papa intendeva mettere in evidenza che la santità, se pure ha dall’Alto la sua chiamata, tuttavia ha normalmente le sue radici in habitat umani”.

E’ stato un invito alla popolazione locale: “Il medesimo invito lo faccio a voi, giunto qui a Santa Maria di Leuca per adempiere al mandato del papa di proclamare, in suo nome, la beatificazione di Madre Elisa Martinez. E’ la prima volta che una simile Liturgia è celebrata nella nostra terra e questo può diventare per tutti noi un segnale, un richiamo, un invito pressante a essere santi”.

Per la santità sono necessarie le virtù: “Proprio questo ha esaminato la Chiesa considerando la vita della nostra Beata. Le virtù. Quelle che le sono state riconosciute sono le virtù teologali (fede, speranza e carità), quelle cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), i consigli evangelici della castità, povertà e obbedienza, più quelle virtù che chiamiamo ‘annesse’, tra le quali un posto di primaria importanza è occupato dall’umiltà”.

E la virtù di madre Martinez è stata l’umiltà: “Alcune testimonianze nel processo per la beatificazione dicono che proprio l’umiltà è stata la sua caratteristica. Diremo che questa virtù è stata come il cemento col quale Madre Elisa ha costruito il suo edificio spirituale, di modo che ogni cosa la faceva con gioia senza aspettarsi compensi e apprezzamenti umani; accettando, anzi, quelle umiliazioni che lo stesso servizio del prossimo comporta”.

L’umiltà la spinse verso i poveri: “E’ stata peraltro proprio l’umiltà a spingere Madre Elisa preferenzialmente verso gli umili, i poveri,  i malati e i sofferenti… Questo mi fa ricordare un detto medievale, che dice: ‘Sono tre i gradini per i quali l’uomo sale al cielo: la povertà, l’umiltà e la carità’…

Questo fu detto per la Vergine Maria, ma vale pure per la nostra Beata. Amava i poveri, ma perché? Perché in essi scopriva più limpido il volto di Cristo… Durante la proclamazione della pagina del vangelo abbiamo ascoltato questa promessa: ‘Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati.

Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!’  Gesù non lo disse perché il buon Dio stia lì a contarci i capelli, commentava il Crisostomo, ma perché ‘non crediate che soffrite quello che soffrite perché siete abbandonati’.

Madre Elisa si è sentita proprio così: sempre custodita dalle mani di Dio, anche nei momenti dell’incomprensione, del sospetto e del rifiuto. Ella era ben consapevole che Dio ci accoglie in tutto quello che noi siamo e in tutto quanto ci accade”.

Ed ha ricordato che la santità è una testimonianza di pazienza: “Sulla base di tale solidità interiore, ci ricorda papa Francesco,, la testimonianza di santità, nel nostro mondo accelerato, volubile e aggressivo, è fatta di pazienza e costanza nel bene. E’ la fedeltà dell’amore, perché chi si appoggia su Dio (pistis) può anche essere fedele davanti ai fratelli (pistós)…

Il dono di questa ‘interiore solidità’ domandiamola anche per noi, oggi, mentre siamo qui a Leuca davanti al Santuario dedicato a Colei che, ‘umile et alta’, primeggia tra gli umili e i poveri del Signore; domandiamo per l’intercessione di Lei, che di cuore invochiamo Santa Madre di Dio, Madre della Chiesa. Intanto le diciamo: Madre nostra, prega per noi, adesso e nell’ora della nostra morte”.

(Foto: Vatican News)

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