Il mondo chiede pace
Nel primo anniversario dell’invasione delle truppe russe, i vescovi dell’Ucraina hanno chiesto ai fedeli cattolici di pregare Dio per la pace con la preghiera e praticando penitenza e digiuno in quaresima, come hanno scritto i vescovi ucraini nel messaggio quaresimale; “Il cammino per riportare la pace in Ucraina, e nei nostri cuori, non sarà facile, ma sarà salvifico per tutti noi”.
I vescovi hanno ricordato anche che venerdì 24 febbraio è ricorso un anno dall’invasione delle truppe russe in Ucraina, e proprio quella giornata hanno fatto una giornata di preghiera e digiuno per la pace, celebrando una messa nel Santuario di Nostra Signora di Berdychiv, presieduta dal Nunzio Apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas.
L’episcopato ucraino ha incoraggiato le persone a intraprendere un digiuno rigoroso non solo il mercoledì delle ceneri: “Vi incoraggiamo a osservare lo stesso digiuno rigoroso tutti i mercoledì e i venerdì durante la Quaresima. Crediamo che il nostro Padre celeste ascolterà la preghiera sincera che offriamo con perseveranza”. Eppoi hanno anche ricordato la consacrazione della Russia e dell’Ucraina da parte di papa Francesco al Cuore Immacolato di Maria il 25 marzo 2022.
Anche l’arcivescovo Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, ha invitato alla preghiera nel primo anniversario della guerra in Ucraina e al sostegno materiale per le persone colpite: “Per questo faccio appello ai Vescovi, ai sacerdoti, alle persone di vita consacrata e a tutti i fedeli laici, chiedendo loro di organizzare una colletta al termine di ogni Santa Messa di venerdì 24 e domenica 26 febbraio per aiutare le vittime della guerra, Attraverso Caritas Polonia, il denaro sarà destinato ad aiutare le vittime della guerra”.
Mentre dall’arcidiocesi di Milano mons. Mario Delpini ha invitato a vivere la Quaresima a sostegno della popolazione ucraina aderendo ad un appello, in cui si chiede la pace: “In questo tempo di Quaresima mi impegnerò per una preghiera costante e per pratiche di penitenza. Noi vogliamo la pace. I popoli vogliono la pace. I poveri vogliono la pace. I cristiani vogliono la pace. I fedeli di ogni religione vogliono la pace. E la pace non c’è.
E coloro che decidono le sorti dei popoli decidono la guerra, causano la guerra. E dopo averla causata non sanno più come fare per porre fine alla guerra. Non possono dichiararsi sconfitti. Non possono vincere annientando gli altri.
In queste vie senza uscita che tormentano tanti Paesi del mondo, umiliano la giustizia e distruggono in molti modi le civiltà, le famiglie, le persone e gli ambienti, che cosa possiamo fare? Dichiariamo la nostra impotenza, ma non possiamo lasciarci convincere alla rassegnazione.
Noi crediamo che Dio è Padre di tutti, come Gesù ci ha rivelato. Crediamo che Dio manda il suo Santo Spirito per seminare nei cuori e nelle menti di tutti, compresi i potenti della terra, pensieri e sentimenti di pace e il desiderio struggente della giustizia”.
E’ una proposta per vivere il tempo di Quaresima: “Per questo propongo che nella Diocesi di Milano si viva la Quaresima come tempo di invocazione, di pensiero, di opere di penitenza e di preghiera per la pace. Coltiviamo la convinzione che solo un risveglio delle coscienze, della ragione, dello spirito può sostenere i popoli, i governanti e gli organismi internazionali nel costruire la pace”.
L’appello dell’arcivescovo è quello di essere artigiani di pace: “Penso che questo tempo ci chieda di essere artigiani della pace, uomini e donne che amano la gente e la vita, che hanno una fiducia tenace, intelligente e lieta, che soffrono per le sofferenze degli altri. Uomini e donne che apprezzano la sapienza e l’informazione intelligente, che hanno fede e sono sempre in cammino e che, perciò, pregano e invocano Gesù, il principe della pace.
Gente che ha stima di sé e degli altri, anche di quelli che credono in principi opposti con l’audacia di volerli avvicinare, magari pagando caro il presentarsi inermi a chi è armato. Provo gioia nel pensare che la schiera degli operatori di pace continuamente si rinnovi e che ne esistano dappertutto”.
L’appello dell’arcivescovo può essere un azzardo: “L’azzardo di credere alla pace, nonostante il vocabolario ordinario sia oggi aggressivo e depressivo, è l’impegno che noi prendiamo. Voglio invitare la Diocesi e tutti a vivere questa Quaresima con una particolare intenzione di conversione, di penitenza, di preghiera per la pace.
La guerra si risolve con la continua determinazione di operatori che, dal basso, credono che sia possibile la riabilitazione dell’umanità e che sia possibile essere felici. E’ il pensiero che vogliamo seminare perché produca frutto”.
Inoltre sabato 18 febbraio a Bologna si sono ritrovati i rappresentati delle organizzazioni cattoliche e dei movimenti ecumenici e nonviolenti su base spirituale che hanno firmato l’appello per chiedere l’adesione dell’Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari, a cui è intervenuto l’arcivescovo della città, card. Matteo Zuppi in un momento di dialogo e confronto per ribadire la messa al bando delle armi nucleari:
“La pace non è un fatto dei cattolici. Dobbiamo rilanciare il dibattito pubblico, in questo momento storico in cui ci stiamo avvicinando al baratro della guerra totale. Portiamo nei dibattiti e ricordiamo al Governo le conseguenze che l’uso delle armi atomiche potrebbe avere in particolar modo sulle città…
Alle persone che legittimamente chiedono protezione e difesa non possiamo stancarci di proporre soluzioni alternative all’accentuarsi dei conflitti. Sosteniamo la campagna #ItaliaRipensaci, per chiedere al nostro Paese la firma del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari. Non possiamo accettare nemmeno il riferimento ad armi nucleari ‘tattiche’, quasi fossero un male minore. La riflessione del presidente della CEI Matteo Maria Zuppi, che rilancia gli interventi di papa Francesco, va portata dai cristiani nelle diocesi e in tutte le parrocchie. L’Italia deve avere un ruolo guida sulla politica del disarmo e della costruzione della pace”.
Nel dialogo il card. Zuppi ha sottolineato che la pace va difesa: “Se c’è il diritto ad una legittima difesa, va anche considerato legittimo il diritto alla difesa della pace. Per questo Papa Francesco per la prima volta ha condannato moralmente il possesso delle armi nucleari, definendolo immorale. Senza la pace davvero è tutto perduto; la guerra è la madre di tutte la povertà”.
Per la pace si devono coniugare politica e profezia: “Politica e profezia: servono entrambe. Essere nella profezia serve per spingere la politica ad essere all’altezza. Vi ringrazio perché molte delle vostre realtà stanno sul campo. La pace può sembrare da ingenui. Non siamo così stupidi: penso che al contrario anche parlare di disarmo e indicare un grande futuro ci aiuti a misurarci sul contingente.
Ad un anno dall’inizio della guerra non dimentichiamo che c’è una vittima e un occupante; non facciamo finta che sia tutto uguale. Ma bisogna cercare disperatamente le vie della pace. Bisogna fare uno sforzo gigantesco, contemporaneo alla legittima difesa. Le realtà sovranazionali come l’Onu costituiscono vie per la democrazia e la pace”.
(Foto: arcidiocesi di Bologna)