Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.01.2023 – Vik van Brantegem] – Mentre questa mattina alle ore 09.00 sono state aperte le Grotte Vaticane, dove è stato sepolto Sua Santità Papa Benedetto XVI nella tomba che fu originalmente di San Giovanni Paolo II, una lunga fila di fedeli si è formata nella Basilica di San Pietro per poter scendere nella grande cripta dove riposano le spoglie mortali dei Papi.

Vatican News racconta che tre ragazze pugliesi sono state le prime ad accedere e, quasi correndo, si sono recate all’inginocchiatoio per pregare dinanzi alla tomba affiancata da due vasi di fiori e una candela: “Era un Papa importante, abbiamo sentito il bisogno di essere qui oggi”, dicono al gruppo ristretto di giornalisti presenti nelle Grotte Vaticane. Tutti, come già davanti alla salma, sono rimasti in silenzio, a farsi il segno della croce o chinare il capo, pregando per colui che per otto anni è stato Papa regnante e per quasi dieci anni Papa emerito. Tra loro c’era un uomo di Varsavia che definisce Benedetto “uno dei Papi più importanti della storia”. Dietro di lui un gruppo di donne della provincia di Venezia, che hanno voluto esprimere la loro “vicinanza”: “Benedetto ci dà speranza”.

Sugli avvenimenti degli ultimi giorni in relazione con le esequie abbiamo scritto il 6 gennaio scorso nell’articolo L’addio a Benedetto XVI e la solitudine di Francesco [QUI]. Oggi, l’amico e collega Marco Tosatto su Stilum Curiae ci è ritornato, con una riflessione del Generale Piero Laporta – “considerazioni che certamente faranno discutere” – a seguito del suo articolo Il “Consummatum Est” di Benedetto XVI. Che parla ancora, più forte su Stilum Curiae del 6 gennaio 2023, che avevamo incluso nel nostro articolo sopracitato e quindi, riteniamo opportuno e importante di offrirla ai nostri attenti lettori.

La rinuncia di Benedetto è stata provvidenziale. E Francesco è Papa
di Piero Laporta
Stilum Curiae, 8 gennaio 2023


Sandro, un mio carissimo amico, della cui amicizia mi onoro, mi scrive: «Caro Piero, stamane di buon’ora ho letto attentamente il tuo intervento. Sai che ti stimo e penso di esserti amico e in quanto tale devo dirti che trovo poco cristiano, poco evangelico il tuo dire. Io ho visto e rivisto più volte il film “I due papi”. È straordinario, ritengo la narrazione assolutamente veritiera. Il magistero di Benedetto XVI è stato talmente elevato quanto inadeguato per la Chiesa di oggi. Ed è stato tanto inadeguato che ha dovuto lasciare! Il nuovo Papa ha portato una svolta. Segue il Vangelo molto più di quanto non abbiano fatto i predecessori e risulta naturalmente antipatico a chi vive di liturgia, paramenti vistosi ed effluvi di incenso. Infatti anche Gesù Cristo nel proclamare la buona novella stava antipatico a tutti e ha fatto la fine che ha fatto. Ogni Papa è una storia a sé, come i comandanti che si succedono nel comando. Francesco è il Papa PUNTO. Il resto non ci compete, non è al nostro livello. Possiamo ragionarci, interrogarci, ma condannare no, caro Piero, non ci compete, non ti compete»!

Sandro ha ragione su almeno due punti. Il primo. Il ritiro di Benedetto è stato provvidenziale. Basti immaginare che cosa sarebbe accaduto negli ultimi dieci anni se fosse rimasto al suo posto, nella stessa vasca coi Clinton, gli Obama, i Putin, i Rothschild, i Gates e l’ineffabile Biden, ma pure coi Monti, i Napolitano e i Draghi. È un mondo colmo di odio. Lo testimonia il blog Informazione Corretta, il più importante blog ebraico italiano: venerdì e sabato non riportava una sillaba sui funerali di giovedì. Ho chiesto il perché all’amministratore: silenzio. Non è un mondo facile quello nel quale vivono i pontefici. È colmo di lerciume, di rancori fondati solo sul proprio interesse. Credo che Francesco sia di gran lunga più adatto di Benedetto a fronteggiare questa realtà, a misurarvisi ogni giorno.

Il secondo punto. Sandro ha totalmente ragione sulla legittimità papale di Francesco. I cattolici che ora la mettono in dubbio, fanno male alla Chiesa. È più che mai indispensabile l’unità dei cattolici.

Sandro ha invece totalmente torto sull’artefatta narrativa del film “I due papi” ma non è importante. Distorcere la realtà per accreditare qualcuno è oramai consueto, legittimato nella prassi comunicativa, la quale ha tuttavia delle regole, solo in apparenza formali. A determinati livelli la forma è tuttavia sostanza, come Sandro sa bene.

Prima d’inoltrarci devo ricordare che Nostro Signore affidò la Sua Chiesa a san Pietro, ma per la Sua Santissima Madre si rivolse a san Giovanni. Non credo sia un fatto banale né casuale. In determinati momenti della storia la Chiesa ha necessità d’essere guidata da chi sia a suo agio con gente poco raccomandabile e abbia risorse per fronteggiarla. Uno dei pontefici più diffamati (specialmente dai britannici, vedremo perché) fu papa Borgia, Alessandro VI; guarda caso emanò la prima inequivocabile bolla contro lo schiavismo, istituzione fondante degli imperi, a cominciare da quello romano e passando da quello britannico; un percorso, come sappiamo, non ancora finito.

I tempi correnti non sono comparabili a quelli di Alessandro VI, il quale però non aveva né la tivvù, né il web né l’obbligo di condividere il potere con una cerchia ristretta; era un sovrano assoluto come i Pontefici non sono più, almeno da Porta Pia.

Torniamo alla comunicazione. Una cerimonia funebre deve trasmettere rispetto, prima ancora che doglianza. La cerimonia di giovedì fu sciatta, peggio: fu deliberatamente sciatta, un oltraggio premeditato; inaccettabile. Nessuno può osare oltraggiare un defunto pontefice del livello di Benedetto, mentre tu, caro Sandro, proprio tu lamenti un inesistente oltraggio al suo successore. Non si oltraggia un Papa che regnò ed ebbe molti innegabili meriti, a cominciare dalla straordinaria omelia, per i funerali del suo predecessore, san Giovanni Paolo II. Chi voglia, può leggersi i sette minuti di banalità dell’omelia di Francesco e compararli all’eccezionale omelia del cardinale Joseph Ratzinger, l’8 aprile 2005. Le due sono divise da un abisso formale e sostanziale. Non ci sono più nella Curia le penne necessarie per un’omelia che accompagni un pontefice nell’ultimo viaggio? È sciatto, è grottesco che ciò avvenga. Fu oltraggio premeditato, voluto e cercato, annunciato dalla traslazione della salma di Benedetto dalla residenza a San Pietro, neppure duecento metri, su un carro della polizia funebre, nottetempo. Lo si doveva portare a spalla, accompagnato dalle preghiere, non traslato come un corpo di reato, come una meretrice trovata morta in periferia. È un miserabile chi impartì tale disposizione. Non ha dunque stupito lo spettacolo dei dodici serventi, palesemente inadeguati e non addestrati, incapaci di tenere il passo sul sagrato, facendo grottescamente ondeggiare il feretro; la degna conclusione d’un oltraggio prepotente e volgare. È responsabilità di Bergoglio? No, se rimuove il responsabile.

Francesco ha ereditato una Chiesa palesemente tormentata da mille piaghe. Sorvolo sulla pedofilia. La tragedia di Emanuela Orlandi non è responsabilità del vescovo di Buenos Aires, mentre accanto a san Giovanni Paolo II vi fu un agente sovietico. Il ruolo di don Antonello Mennini nel caso Moro va chiarendosi, proprio perché Francesco impose al prelato di deporre, senza nascondersi dietro il passaporto vaticano. Le finanze saccheggiate originano col “papa buono”. Le calunnie contro S.S. Pio XII imperversano dal 1963 e solo Francesco ha elevato un argine, aprendo gli archivi. La lista potrebbe continuare a lungo.

Questi funerali possono essere un’occasione per Francesco per comprendere che cosa e chi lo circonda e, utilizzando la sua autorità, iniziare una necessaria e urgente pulizia. Al contrario, lasciando al loro posto i farabutti, accelera la propria rovina ma mai la Chiesa morirà, seppure ridotta a pochissimi fedeli, come profetizzò Benedetto. Cristo vince e il Vangelo, caro Sandro, la sua applicazione alle cose terrene passa pure per il rispetto per un grande e umile Pontefice, quantunque inadatto ai tempi in cui è vissuto. Inadatto ai nostri occhi, ma pur messo lì e guidato dallo Spirito Santo, sul Quale i dubbi dei farabutti non hanno presa. Non di meno molti sedicenti cattolici non credono in Dio e tanto meno nello Spirito Santo. Noi a costoro non ci associamo. Cristo vince.

Indice – La morte di Benedetto XVI [QUI]

Foto di copertina: la tomba di Sua Santità Benedetto XVI, con in lettere nere le iscrizioni “BENEDICTUS PP XVI” e il Chi Rho, il monogramma di Cristo, costituito dalla sovrapposizione delle prime due lettere del nome greco di Cristo, X (equivalente a “ch” nell’alfabeto latino) e P (che indica il suono “r”). Quello che manca – vergogna per chi ne è responsabile e sperando che si riveda – sono le date del pontificato: 19 IV 2005-28 II 2013.

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