L’addio a Benedetto XVI e la solitudine di Francesco

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 06.01.2023 – Vik van Brantegem] – Il Papa regnante concelebra fra dolore e smarrimento i funerali del Papa emerito, Sua Santità Benedetto XVI. Tuttavia, non cita una sola frase che abbia il conio inconfondibile del predecessore di venerata memoria. E mentre il Vaticano annega nelle formalità e nelle meschinità, il popolo fedele omaggia il “suo” Benedetto. L’omelia così fredda pronunciata da Bergoglio di fronte alla folla – che sta con Ratzinger e scandisce “santo subito!” – dice che ora è nudo.

Riportiamo di seguito quattro riflessioni sulle esequie di Sua Santità Benedetto XVI:

  • Presente eppure distante di Renato Farina su Libero Quotidiano del 6 gennaio 2023
  • L’addio a Papa Benedetto XVI e il cuore meschino di Papa Francesco su Caminante-Wanderer del 5 gennaio 2023
  • Il “Consummatum Est” di Benedetto XVI. Che parla ancora, più forte del Generale Piero Laporta su Stilum Curiae del 6 gennaio 2023
  • Dopo i funerali di Benedetto XVI. Il Papato vilipeso. Come la Liturgia di Aldo Maria Valli su Duc in altum del 6 gennaio 2023

Presente eppure distante
di Renato Farina
Libero Quotidiano, 6 gennaio 2023


Finalmente adesso Benedetto XVI riposa. Il corpo almeno. L’anima speriamo che invece si agiti per soccorrerci. Riparato dai marosi della vita e dai chiacchiericci curiali dalla matrioska di tre bare (la prima in legno chiaro di cipresso, indi la cassa di zinco, infine quella scura di rovere) se ne sta nel nascondimento delle Grotte Vaticane. Giace proprio Il, nell’angusto spazio di terra dove, prima di essere proclamato santo e traslato nella basilica soprastante, abitavano le spoglie del “fidato amico” Giovanni Paolo II.

Uniti in vita, fraternità assoluta, una comunione totale trasferitasi oltre le soglie della Casa del Padre. Si chiama santità, cielo, paradiso. Ne eravamo certi tutti ieri mattina, in Piazza San Pietro o davanti alla tivù, mentre la maestà della musica sacra avvolgeva il defunto e chi presto o tardi lo sarà. Papa Francesco così come Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, il sacrista della mia parrocchia e il cronista che qui firma. Ma allora perché? Perché sono state così diverse le esequie dei due colleghi! Da vivi indossarono entrambi le tonache bianche, infine i vecchi corpi sfiniti sono stati amorosamente rivestiti coi paramenti rossi dei Pontefici. La devozione ammirata e commossa della folla ai funerali di quel venerdì di aprile del 2005 era identica a quella manifestata questo giovedì del gennaio 2023. La differenza allora? Nella mescolanza di speranza e tristezza, 18 anni fa stravinse la prima, stavolta una nebbia di malinconia vibrava nell’aria. Percezione soggettiva? Non esiste un misuratore delle emozioni e della potenza dei sentimenti. Di sicuro si respirava insieme un dolore che aspetta ancora di essere composto e uno strano imbarazzo.

Dottrina e vigilanza

1- Il dolore è lancinante. Lo si avverte innanzitutto nello sguardo sperduto di Francesco. Ieri in quella piazza era presente ma distante, era in dialogo con qualcuno che non potrà più visitare nel monastero a cento metri dalla sua camera, e non gli risponde. Come il più piccolo dei fedeli, non ha ancora elaborato il lutto. Sulla barca in tempesta Pietro sapeva che se anche Gesù, come quella volta sul lago di Tiberiade, dormiva, però lì vicino vegliava quell’alter Christus, Benedetto-Joseph. Bisogna rendersi conto dell’accaduto: è venuto a mancare dopo 45 armi il difensore principale della Chiesa. Non tanto e non so- lo nel senso della dottrina, ma soprattutto della testimonianza, che è la traduzione in lingua italiana di martirio: versare tutto, sangue e anima, senza mettere via alcun risparmio per la pensione. In nessun modo ritenendosi indispensabile, rinunciando a posture eroiche, sempre desideroso di ritirarsi nella sua Baviera a pregare, studiare, suonare Mozart al pianoforte, accarezzare il gatto e bagnare i gerani, ma sempre accettando il no di Dio, Presenza misteriosa che parlava a lui con la voce dei Papi. Non ce ne siamo ancora resi ben conto di quale pezzo regale.

Certo lavora dal cielo. Ma intanto viene meno la missione intellettuale e la dolcezza personale dell’uomo che in diversi ruoli (cardinale, Papa, Papa emerito) ha vigilato sul sepolcro aperto di Cristo risorto, impedendo che da dentro le mura della Città di Dio facessero rotolare la pietra tombale per rinchiuderlo di nuovo. No, la gioia! L’amore! Adesso, Signore-ti-amo. Dal 1977, quando Paolo VI lo volle cardinale a Monaco e poi Giovanni Paolo II lo chiamò nel 1981 a Roma, dicendogli «la voglio accanto, Eminenza, fino al mio ultimo giorno»; eletto Papa nel 2005 per manifesta superiorità sulla concorrenza; finché rinunciò ma restò «nel recinto di Pietro», per obbedienza sempre.

C’è una frattura

Francesco sapeva di essere diverso da Benedetto, i nomi vogliono dire qualcosa. Ratzinger promise a chi sarebbe stato eletto dopo la sua rinuncia – sin dal 27 febbraio 2013 – «incondizionata riverenza e obbedienza». «Reverentia, riverenza è una parola latina che vuol dire temere, revereor. Perché il nostro non è un amore alla pari» (Don Luigi Giussani). Questa solitudine, forse, ha impregnato lo sguardo e ha schiacciato il tono dell’omelia di Papa Bergoglio. Sette minuti e sette secondi, che sono numeri biblici, ma pareva parlare di un milite ignoto della fede. Solo alla fine Francesco, nello sconcerto degli astanti, ha pronunciato il nome di Benedetto. Non ha citato un solo testo, una frase che avesse il conio inconfondibile del predecessore. Ha commentato, come raccomandano i manuali, il Vangelo, e lo ha fatto con fine qualità poetica. Ma è un po’ poco rinchiudere Benedetto, i suoi 95 armi di santità, nella «mitezza capace di capire, accogliere, sperare e scommettere al di là delle incomprensioni che ciò può suscitare».

2- Uno strano imbarazzo ha segnato la distanza tra i sentimenti caldi del popolo comune e la freddezza dell’apparato ecclesiastico. I fedeli, tra i quali inaspettatamente molti giovani, erano partecipi e commossi, desideravano esternare la certezza della santità di Benedetto, ma erano stati diffusi inviti precisi a esternare il minimo sindacale di affetto. Solo alla fine e di sguincio un piccolo striscione – e un coro poco gradito dalle autorità – ha scandito “Santo Subito”.

Si è consumata una frattura, che Francesco di sicuro troverà il modo di sanare, tra la “minoranza creativa” della base quotidiana di parrocchie e movimenti, e le élite di cicisbei della sacra cerchia. I primi – i fedeli da rosario in famiglia – speravano di essere confortati vedendo onorata senza reticenze la fede vittoriosa di Benedetto crocifisso dal mondo. I secondi presi dall’evidente sforzo di ridurre i meriti e di nascondere la specificità del magistero del Pontefice bavarese.

Sgarbi protocollari

L’apparato – credendo di interpretare i desideri di Francesco – ha manifestato i segni antipatici del timore abbastanza meschino che, dando a Benedetto quel che gli spettava, si desse corpo all’equivoco del doppio Pontificato, dei due Papi equipollenti, e in fondo avversari. Una stupidaggine mille volte fugata da Benedetto quand’era vivo, figuriamoci se è il tipo da avanzare pretese dall’aldilà. Fatto sta che il popolo presente e quello televisivo hanno capito che Benedetto deve essere considerato un Papa sì ma soprattutto emerito. Quasi che emerito equivalesse a demerito.

Che dire degli sgarbi protocollari di nessun significato salvo che quello dell’insensibilità. Rinunciare ostentatamente in quanto Città del Vaticano e Santa Sede (al contrario di Italia – brava Meloni! – , del Portogallo e di certi Land della Germania) al lutto, e ai suoi segni, è stato il classico ossequio alle regolette dei nani da giardino. Le Nunziature di tutto il mondo hanno ricevuto l’ordine di non esporre bandiere abbrunate.
Piccola consolazione: tutto questo farà certo sorridere il proprietario della salma. C’è bisogno che viva – come prediceva di sé Santa Teresa di Lisieux – «il suo Paradiso in terra».

L’addio a Papa Benedetto XVI e il cuore meschino di Papa Francesco
Caminante-Wanderer, 5 gennaio 2023

(Traduzione italiana dallo spagnolo a cura di Stilum Curiae)

I mediocri si circondano di persone più mediocri di loro per poterle gestire a piacimento e per nascondere la propria mediocrità. È quello che ha fatto Bergoglio appena salito al soglio pontificio. Ed è stato dimostrato per l’ennesima volta con la morte di Papa Benedetto XVI.

Riassumo qui alcuni avvenimenti degli ultimi giorni, per lo più aneddotici, ma che rivelano l’animo meschino e gretto di Papa Francesco. Alcuni sono pubblici; altri, invece, mi sono state affidati da fonti discrete che percorrono i corridoi del Sacro Palazzo.

– Prima ancora che si diffondesse la notizia della morte di Benedetto XVI, da Santa Marta erano già partiti gli ordini: il lavoro in Vaticano sarebbe continuato come sempre. In altre parole, “qui non è successo niente”. Coloro che lavorano nella Santa Sede – chierici e laici – hanno fatto sapere che se non avessero sospeso le loro attività per poter partecipare almeno alla messa funebre, avrebbero comunque preso il giorno di riposo. Santa Marta dovette allora scendere a un compromesso: avrebbero potuto partecipare alla Messa, ma solo fino alle 13.00. Poi sono dovuti tornare al lavoro.

– Non è stato dichiarato alcun lutto ufficiale nella Città del Vaticano, nelle sue sedi estere o nelle sue nunziature. Le campane non sono state suonate per i morti e le bandiere non sono state esposte a mezz’asta. Quest’ultimo dettaglio è stato una grande sorpresa. Ogni Paese ha questa misura di lutto quando muore una persona relativamente importante. Per il Vaticano e la corte di Papa Francesco, Papa Benedetto XVI non lo era. Curiosamente, lo Stato italiano e la Gran Bretagna ordinarono di esporre le loro bandiere a mezz’asta il 31 dicembre.

– Nei sacrosanti palazzi si ripeteva in continuazione che l’ordine era di continuare come se nulla fosse accaduto. Proprio per questo motivo, mercoledì, Papa Francesco ha tenuto l’udienza generale come di consueto, mentre a pochi metri di distanza giaceva il corpo insepolto del suo predecessore. E ha fatto appena un riferimento a lui, definendolo “un grande maestro della catechesi”.

Le spoglie di Benedetto XVI vengono deposte in un furgoncino.

– Molti cardinali e vescovi sono rimasti delusi per non aver potuto partecipare alla processione che ha portato le spoglie del defunto papa dal monastero Mater Ecclesiae alla Basilica di San Pietro. In qualsiasi Paese, in qualsiasi monarchia, questa processione ha una particolare e austera solennità, anche quando non si tratta della morte del monarca regnante (si ricordi il caso di Don Juan de Borbón, o della Regina Madre d’Inghilterra o del Principe Filippo di Edimburgo). Le spoglie di Benedetto XVI sono state trasportate in un furgone grigio. Né Francesco né il cardinale vicario hanno presieduto il corteo. Dietro il SUV c’erano semplicemente monsignor Georg Gänswein e le memores, le donne che lo hanno assistito negli ultimi anni. In curia la cosa è stata accolta molto male: “Non si fa così nemmeno con un vicino del più piccolo paese d’Italia”, dissero.

Il corteo funebre dal Monastero Mater Ecclesiae alla Porta della Preghiera della Basilica di San Pietro.

– Una delle cose che più ha colpito i membri della Casa Pontificia e degli altri uffici della Curia che si aggiravano intorno alla cappella funeraria è stato il numero di giovani sacerdoti – diverse centinaia – che sono venuti a dare l’addio a Papa Benedetto vestiti con l’abito talare. Uno di loro, a bassa voce, ha commentato: “Ho conosciuto Papa Benedetto quando ero seminarista, insieme al resto dei miei compagni di classe. Le parole che ci ha ripetuto più volte sono state: “Studiate molto e pregate molto”. Era impensabile che ci dicesse: “I sacerdoti sono uomini, e per questo molti di loro guardano la pornografia” (queste ultime parole sono i recenti commenti di Papa Francesco ai seminaristi dell’arcidiocesi di Barcellona).

– Allo stesso modo, ha colpito il numero di giovani e di famiglie con bambini che sono venuti a vedere Papa Benedetto fuori.

– Una delle cose che più ha infastidito i vescovi e i cardinali presenti è stato l’atteggiamento indolente del Cardinale Gambetti, Arciprete della Basilica di San Pietro. Il suo atteggiamento freddo e meccanico durante la celebrazione del primo responsorio (e la voce appena alzata che è stato sentito pronunciare) e la sua mancanza di previsione di molti dettagli non sono passati inosservati. Ripugnante è stata anche la presenza di Ettore Valzania, di professione meccanico odontotecnico, nominato dallo stesso cardinale Direttore della basilica, che durante i tre giorni ha passeggiato all’interno della basilica indossando jeans mentre riceveva cardinali e capi di Stato. Questo personaggio oscuro e volgare era responsabile, tra l’altro, di aver disposto che i fedeli potessero fermarsi per non più di due o tre secondi davanti al corpo esposto del Papa defunto, senza poter recitare una preghiera davanti a lui. Non sarebbe stato possibile, ad esempio, prolungare l’orario di apertura della Basilica di San Pietro?

– Papa Francesco era deciso a ritirarsi nel suo alloggio a Santa Marta non appena terminata la Messa funebre. Due dei suoi più stretti collaboratori hanno dovuto insistere molto per fargli capire l’inopportunità del gesto. Infine, ha accettato di vedere la bara di Papa Benedetto nell’atrio della Basilica di San Pietro, spogliata dei suoi paramenti pontificali. E si rifiutò categoricamente di accompagnare il corteo nella cripta e di celebrarvi i riti finali, che furono affidati al Cardinale Re, decano del Sacro Collegio.

– Molti dei vescovi e dei cardinali di tutto il mondo che sono venuti a salutare il Papa emerito sono rimasti stupiti – e lo hanno fatto sapere a chi era loro vicino – dall’indolenza dei gesti e delle parole di Papa Francesco nei confronti del suo predecessore. Uno di loro ha commentato: “Nutrire le anime e non le bocche, questa è la missione della Chiesa”.

– Non appena si è saputo della morte di Benedetto XVI, Santa Marta si è affrettata a dire che, per una dubbia volontà del defunto, avrebbero partecipato solo le delegazioni ufficiali di Italia e Germania. Il problema si è presentato mercoledì, quando la Segreteria di Stato ha scoperto con stupore che un numero molto elevato di delegazioni governative di vari Paesi avrebbe partecipato a titolo personale. La notizia era talmente inaspettata che solo in tarda serata il Governatorato ha dato ordine ai rispettivi funzionari di predisporre i parcheggi per i veicoli ufficiali che avrebbero trasportato i leader e i ministri.

– La Segreteria di Stato ha informato ufficialmente i Paesi che inviano delegazioni che i loro rappresentanti devono astenersi dall’indossare abiti formali. È stata una sorpresa, perché anche nel caso dei funerali dei cardinali si usa questo tipo di abito. Anche questi onori sono stati negati a Papa Ratzinger.

– Conosciamo la lana di cui sono fatti i giornalisti, ma alcuni conservano ancora un po’ di onestà. La vulgata che girava nelle redazioni di tutto il mondo, e nella stessa Sala Stampa della Santa Sede, era che Papa Benedetto fosse sempre un pontefice distante, odiato o indifferente al popolo cristiano. Molti di loro hanno tranquillamente riconosciuto il loro giudizio errato quando hanno visto l’enorme e sorprendente numero di persone che si sono recate nella Basilica di San Pietro negli ultimi giorni. In effetti, il numero di sedie che ha riempito Piazza San Pietro per la messa funebre è stato eguagliato solo dalla messa inaugurale del pontificato di Francesco, “quando nessuno lo conosceva”, ha aggiunto un vescovo malizioso.ù

Il volto di Papa Francesco durante la messa funebre, che illustra questo articolo, è sufficientemente eloquente dell’oscurità della sua anima: sembra che stia partecipando al suo stesso funerale.

Il “Consummatum Est” di Benedetto XVI. Che parla ancora, più forte
di Piero Laporta
Stilum Curiae, 6 gennaio 2023


In onda andò il “Consummatum Est” per S.S. Benedetto XVI, di venerata memoria. Le mani sul feretro in mondovisione sono telegeniche; è un canone ormai obbligato per i postmoderni consiglieri della comunicazione; effetto garantito d’altronde fin dai tempi di Cesare.

Quanti detengono il Potere o presumono di detenerlo, lo affermano, lo sbandierano, lo dichiarano imponendo le proprie mani sul morto. È lo ius tumulandi: annuncia la lapide, cui dovrebbe seguire il silenzio, poi l’oblio o quanto meno un ricordo addomesticato, come per Aldo Moro, rappresentato con l’Unità in tasca, nella sua città natia e nel mosaico del gesuita sporcaccione, artista a San Giovanni Rotondo e protetto a Roma.

Non hanno imparato nulla. Aldo Moro non tace, anzi con quel giornale urla agli assassini che lo dichiararono morto mentr’era ancora in vita.

Neppure S.S. Benedetto XVI di v.m. tace, anzi i Santi fanno più rumore dopo la morte e non s’arrendono al silenzio e all’oblio, come accadde, accade e accadrà a milioni e milioni di figli di Dio, malcapitati nei palmenti del Potere, ma non per questo da Lui dimenticati, nessuno di essi è dimenticato, come S.S. Benedetto XVI, di venerata memoria, ha insegnato e messo in pratica, rifiutandosi all’abbraccio iscariota di un assassino, proprio in nome dei milioni di assassinati.

Secondo Nicola Porro: «L’ultima sberla di Benedetto XVI: niente Biden ai funerali. Il Presidente Usa parla di impedimenti logistici. Ma la Casa Bianca conferma: espressa richiesta di Ratzinger». Osserva Porro: «Non era mai accaduto prima, nonostante che, al contrario di Biden, i Presidenti precedenti non fossero cattolici». Eh già, Don Peppino, da buon parroco, conosce le sue pecore, le sue capre e i demoniaci caproni, servendo ognuno come merita. Non c’è male come uscita di scena per uno accreditato quale timido e garbato.

Ha chiuso la porta a Biden nel silenzio e mentre si voleva far calare l’oblio. Sono, silenzio e oblio, i due esiti ambìti dai sicari quando la vittima è oramai trapassata. Silenzio e oblio rimangono tuttavia un sogno per la morte di questo Sommo Pontefice; dopo tutto non v’è alcuna vittima trapassata, bensì un vecchio consumato, deceduto a ben 95 anni, col cervello intatto e il “cuore spezzato”.

Quanto più le parole telegeniche s’affastellano, tanto più traspare il batticuore iscariota che questo santo sommo Pontefice parli più da morto che da vivo.

Il Potere tradisce il timore iscariota dando i numeri. Televideo: 50mila ai funerali di Benedetto XVI. La superficie coperta dalla folla era, ad essere molto ma molto prudenti, su un rettangolo pari almeno a 190 metri per 160 metri, cioè oltre 30mila metri quadri. Se vi fossero stati solo due fedeli per metro quadro, sarebbero stati 60mila. Basti osservare le foto della piazza, di via della Conciliazione e limitrofe per dedurre che erano almeno tre volte i 50 mila dichiarati dalla bugiarda Gendarmeria vaticana. Vergogna. Chi ordinò ai gendarmi di mentire, il furto meschino sul numero dei devoti, giunti da ogni dove, raccoltisi spontaneamente già durante la notte, intorno al loro piccolo e umile Papa? Chi è il prete, spretato nel cuore e nel cervello, a irrogare falsità, come uno degli innumerevoli servi di Satana?

Non è necessario maledire i menzogneri e gli ipocriti; essi si suicidano da soli, vocati da sé medesimi a una fine iscariota.

Cristo Vince, nonostante loro, anzi proprio e pure per loro.

Dopo i funerali di Benedetto XVI. Il Papato vilipeso. Come la Liturgia
di Aldo Maria Valli
Duc in altum, 6 gennaio 2023


Voi sapete che in questo blog parlo con grande franchezza, senza nascondermi. Lo faccio dunque anche oggi, dopo i funerali di Joseph Ratzinger, per dire che la confusione e l’ambiguità sono davvero al massimo grado in Vaticano.

Se si pensa che Joseph Ratzinger sia stato davvero il Papa emerito – e a quanto risulta è ciò che si pensa in Vaticano, a partire da Francesco – pare incomprensibile il trattamento riservato alle spoglie mortali di Benedetto XVI. Papa emerito vuol dire Papa; ma le spoglie mortali di questo Papa sono state condotte dalla sua residenza nella basilica di San Pietro quasi furtivamente, a bordo di un furgone che andrebbe bene, al più, per consegnare la posta. Al seguito del feretro c’era la sua famiglia pontificia, ma nessun rappresentante ufficiale della Santa Sede. E il Papa emerito (il che significa, lo ripeto, che stiamo parlando del Papa) è stato fatto entrare nella Basilica di San Pietro da un ingresso laterale.

Lo dirò in modo semplice: penso che chi ha impartito questi ordini dovrebbe vergognarsene.

Se invece si ritiene che Ratzinger non fosse più Papa, ma semplicemente il Cardinale Ratzinger, nulla avrebbe dovuto richiamare il suo ruolo passato. Quindi non lo avrebbero dovuto vestire da Papa e non lo avrebbero dovuto esporre in basilica.

La strada che è stata scelta è un ibrido mostruoso. È come se i vertici vaticani avessero detto: “Va bene, Ratzinger in un modo o nell’altro è ancora Papa, ma evitiamo di dargli troppa importanza, così che non si faccia ombra al Papa regnante”. Di qui anche la scelta di non chiudere per lutto gli uffici della curia. Come se non fosse successo nulla.

A manifestare apertamente e adeguatamente il lutto per la morte di Joseph Ratzinger hanno provveduto i fedeli, con il loro arrivo in massa; ma, anche in questo caso, quanta scortesia (a dir poco) da parte dell’organizzazione vaticana, con quegli addetti che spingono via i fedeli perché non si fermino neppure un istante davanti alle spoglie di Benedetto XVI. È stato come dire: “Va bene, vi lasciamo entrare a rendere quest’ultimo omaggio, perché non possiamo fare altrimenti. Ma, per favore, sbrigatevi”.

Naturalmente questa situazione incresciosa non è figlia soltanto delle scelte delle autorità vaticane. È figlia, in primo luogo, della rinuncia di Ratzinger e della sua sciagurata invenzione della figura di Papa emerito. Alla confusione e all’ambiguità attuali ha dunque contribuito in prima persona, purtroppo, lo stesso Ratzinger.

Si direbbe che a Benedetto XVI sia stato riservato lo stesso destino che è toccato alla Liturgia tradizionale: ammessa nel sacro recinto, ma senza concederle quegli onori che le spettano. Riconosciuta come “mai abolita”, ma trattata come una fastidiosa intrusa. Permessa ufficialmente, ma senza che chi la celebra e chi vi assiste sia trattato con gli stessi diritti di chi celebra e assiste al Novus Ordo. Il messaggio era chiaro anche allora: “Va bene, la Messa di San Pio V in un modo o nell’altro è ancora valida e legittima, ma evitiamo di darle troppa importanza, così che non si faccia ombra al rito ufficiale”.

La riflessione finale non può allora che essere improntata al massimo sconforto.

Davanti a questo quadro sguazzano le tue tifoserie, quella dei bergogliani e quella dei ratzingeriani, come si sono volute creare le tifoserie dei progressisti conciliari e dei conservatori preconciliari. Chi invece non appartiene a nessuna delle due, e cerca soltanto di analizzare la situazione, vede qualcosa di sconvolgente. Il Papato nella confusione, screditato e vilipeso. E non dall’esterno, ma dall’interno. D’altra parte, è quanto è accaduto per la Liturgia, anch’essa nella confusione, screditata e vilipesa da chi nella Chiesa dovrebbe custodirla, difenderla e promuoverla. In questo, possiamo scorgere la nemesi per una grande contraddizione, che vuole accontentare tutti e non scontentare nessuno, ricorrendo ad espedienti umani – la forma straordinaria, il Papato emerito – perché sostanzialmente incapace di riconoscere la realtà, ed ancor più ciò che va fatto e ciò che si deve evitare. Dobbiamo solo sperare e pregare che la sorte riservata da Francesco alla Messa antica non sarà la stessa del rito di commiato di Joseph Ratzinger.

Che il buon Dio ponga rimedio. E che qualche Prelato si svegli, prima che su quel furgone venga messo il cadavere di una chiesa umana (e quindi mortale), a cui la Curia Romana riconosce pubbliche esequie solo per accontentare i fedeli superstiti, senza indire nemmeno un giorno di lutto.

Indice – La morte di Benedetto XVI [QUI]

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