Papa Francesco lancia la sfida di eliminare la fame nel mondo
Sabato 16 ottobre si è celebrata una data molto importante per chi affronta il tema del benessere, della salute collettiva e della prevenzione alle malattie cardiovascolari: la giornata mondiale dell’alimentazione. Questo appuntamento ha una funzione importante: sensibilizzare le persone verso un approccio virtuoso a quello che è un bisogno primario dell’uomo. Ma non solo dal punto di vista individuale, anzi.
La giornata mondiale dell’alimentazione è stata delineata nel novembre del 1979 ma affonda le sue radici nel 1945. Il 16 ottobre, nel Quebec, si riunirono diverse nazioni per formare la FAO, che si è definito intorno a un obiettivo chiaro: migliorare il sistema alimentare mondiale per limitare i problemi legati alla malnutrizione e alla fame.
Quindi, la giornata mondiale dell’alimentazione prende forma intorno a uno scopo virtuoso che cerca di limitare le differenze dei paesi quando si affronta il tema dell’alimentazione. Quest’anno, anche con l’avvento della pandemia causata dalla COVID-19, l’attenzione si è spostata ancora di più sui temi della sostenibilità e sulla necessità di creare un vero e proprio ecosistema dell’alimentazione globale. Coltivare, nutrire, preservare. Insieme: questo è il tema centrale.
Ed in occasione di questa giornata papa Francesco ha inviato un messaggio al segretario generale della FAO, partendo dal tema della giornata, ‘Le nostre azioni sono il nostro futuro. Una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore’:
“Il tema proposto quest’anno dalla Fao sottolinea il bisogno di un’azione congiunta affinché tutti abbiano accesso a un’alimentazione che garantisca la massima sostenibilità ambientale e che inoltre sia adeguata e a un prezzo accessibile…
Attualmente assistiamo a un autentico paradosso in quanto all’accesso al cibo: da un lato, più di 3.000.000.000 di persone non hanno accesso a una dieta nutriente, mentre, dall’altro, quasi 2.000.000.000 di persone sono in sovrappeso o affetti da obesità a causa di una cattiva alimentazione e di uno stile di vita sedentario.
Se non vogliamo mettere in pericolo la salute del nostro pianeta e di tutta la nostra popolazione, dobbiamo favorire la partecipazione attiva al cambiamento a tutti i livelli e riorganizzare i sistemi alimentari nel loro insieme”.
Ed ha chiesto un cambio di stile di vita: “I nostri stili di vita e le nostre pratiche di consumo quotidiane influiscono sulla dinamica globale e ambientale, ma se aspiriamo a un cambiamento reale, dobbiamo esortare produttori e consumatori a prendere decisioni etiche e sostenibili e sensibilizzare le generazioni più giovani sull’importante compito che svolgono per rendere realtà un mondo senza fame.
Ognuno di noi può offrire il suo contributo a questa nobile causa, iniziando dalla nostra vita quotidiana e dai gesti più semplici. Conoscere la nostra Casa Comune, proteggerla ed essere consapevoli della sua importanza è il primo passo per essere custodi e promotori dell’ambiente”.
E’ la pandemia ha costretto a pensare un superamento della logica di mercato: “La pandemia ci dà l’opportunità di cambiare rotta e investire in un sistema alimentare mondiale che possa far fronte con sensatezza e responsabilità a future crisi.
In tal senso, il prezioso contributo dei piccoli produttori è fondamentale; occorre facilitare il loro accesso all’innovazione che, applicata al settore agroalimentare, può rafforzare la resistenza al cambiamento climatico, aumentare la produzione di cibo e sostenere quanti lavorano nella catena di valore alimentare.
La lotta contro la fame esige di superare la fredda logica del mercato, incentrata avidamente sul mero beneficio economico e sulla riduzione del cibo a una merce come tante, e rafforzare la logica della solidarietà”.
Infatti sono 5.600.000 gli italiani in condizioni di povertà assoluta che non possono permettersi pasti adeguati a causa del peggioramento delle condizioni economiche aggravato dalla pandemia, secondo un’analisi della Coldiretti su dati Istat:
“A differenza di quanto si pensa il problema alimentare non riguarda solo il terzo mondo ma anche i Paesi più industrializzati dove le differenze sociali generano sacche di povertà ed emarginazione che si sono fatte più consistenti a causa della crisi legata all’emergenza sanitaria.
Fra i nuovi poveri ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid. Persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche”.
Però, nonostante una maggiore sensibilità sul tema, il problema dello spreco resta pesante. Nelle case italiane si gettano mediamente ogni anno circa 67 kg di cibo all’anno per abitante, per un totale di oltre 4.000.000 di tonnellate; ma se si guarda al dato mondiale, ogni anno viene sprecato quasi 1.000.000.000 di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto quello prodotto, con un impatto devastante sull’ambiente e sul clima, oltre che su un’economia già duramente colpita dall’emergenza Covid, come ha sottolineato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini:
“Un problema drammatico dal punto di vista etico oltre che economico contro il quale Coldiretti è impegnata da anni in un’opera di sensibilizzazione dei consumatori attraverso il progetto dei mercati di Campagna Amica per il contenimento degli sprechi con la più grande rete delle fattorie e dei mercati a chilometri zero che riduce le distanze ed i tempi di trasporto e garantisce maggiore freschezza e tempi più lunghi di conservazione degli alimenti”.
Mentre il giorno successivo si è celebrata Giornata mondiale di lotta contro la povertà, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 47/196 del 22 dicembre 1992. Ancora oggi, il cuore del messaggio della giornata è racchiuso in queste parole di padre Wresinski:
‘Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti dell’uomo sono violati. Unirsi per farli rispettare è un dovere sacro”. Ma a causa della pandemia la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente: molte attività economiche sono in crisi e molte persone rischiano di diventare povere per aver perso il lavoro.
Per combattere la povertà è necessario rafforzare la coesione sociale e prevenire e combattere l’esclusione sociale, Fabio Corradini, portavoce dell’Alleanza contro la povertà nelle Marche, ha sottolineato: “L’obiettivo dell’Alleanza contro la Povertà nelle Marche è proprio quello di mettere a punto specifiche misure per contrastare l’esclusione economica e sociale nella nostra regione e di costruire un sistema stabile di relazioni tra soggetti delle istituzioni pubbliche, Terzo settore e forze sociali, perché siamo convinti che nessuna risposta realmente efficace si potrà avere senza questa necessaria costruzione di una rete attiva sul territorio tra pubblico e privato sociale che insieme collaborino al reinserimento sociale delle famiglie in difficoltà in quanto sotto la soglia della povertà”.