Giornata per il Creato: camminare insieme verso la transizione
Camminare in una vita nuova attraverso la transizione ecologica per la cura della vita: è questo il cuore del messaggio della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo per la 16° Giornata Nazionale per la Custodia del Creato che si è celebrata ieri.
La Giornata apre la riflessione che affronterà anche la Settimana Sociale dei Cattolici: “La 16ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato vede la Chiesa che è in Italia in cammino verso la 49ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, che avrà per titolo ‘Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso’.
La strada che conduce a Taranto richiede a tutti un supplemento di coinvolgimento perché sia un percorso di Chiesa che intende camminare insieme e con stile sinodale. La speranza che ci muove alla cura del bene comune si sposa, sottolinea l’Instrumentum Laboris, con un forte senso di urgenza: occorre contrastare, presto ed efficacemente, quel degrado socio-ambientale che si intreccia con i drammatici fenomeni pandemici di questi anni”.
Per i vescovi non occorre più indugiare e perdere tempo, come ha sottolineato il papa nell’enciclica ‘Laudato sì’: “Viviamo, dunque, un cambiamento d’epoca, se davvero sappiamo leggerne i segni dei tempi. Di qui l’invito a una transizione che trasformi in profondità la nostra forma di vita, per realizzare a molti livelli quella conversione ecologica cui invita il VI capitolo dell’Enciclica ‘Laudato sì’ di papa Francesco.
Si tratta di riprendere coraggiosamente il cammino, lasciandoci alle spalle una normalità con elementi contraddittori e insostenibili, per ricercare un diverso modo di essere, animato da amore per la terra e per le creature che la abitano. Con tale transizione diamo espressione alla cura per la casa comune e corrispondiamo così all’immagine del Dio che, come un Padre, si prende cura di ognuno/a”.
I vescovi sottolineano che la transizione è un processo graduale: “Proprio l’idea del cammino rimanda al paradigma biblico dell’esodo, che prevede sia il coraggio di abbandonare antiche logiche sbagliate, sia la capacità di affrontare le crisi nel deserto, sia il desiderio di alimentare la speranza di poter raggiungere la terra promessa. Fuori dalla metafora, appare chiaro che ogni percorso di conversione è sottoposto a momenti di prova”.
La transizione richiede un discernimento come è successo al popolo ebreo verso la libertà: “La transizione rimanda a una serie di passaggi e alla capacità di discernimento per capire quali scelte siano opportune. Come il popolo d’Israele nei quarant’anni di passaggio dalla schiavitù verso la terra promessa ci attende un periodo di importanti decisioni. C’è sempre il pericolo di rimpiangere il passato, di sfuggire alla stagione del cambiamento e di non guardare con fiducia all’avvenire che ci attende”.
Non è tempo di nostalgie, che hanno depredato il mondo, come aveva affermato papa Benedetto XVI nell’enciclica ‘Caritas in veritate’: “La ricchezza che ha generato sprechi e scarti non deve far nascere nostalgie. Tra mentalità vecchie, che mettono in contrapposizione salute, economia, lavoro, ambiente e cultura, e nuove possibilità di tenere connessi questi valori, come anche l’etica della vita e l’etica sociale, abitiamo la stagione della transizione”.
La transizione deve avvenire però con gradualità: “Ci attende una gradualità, che tuttavia necessita di scelte precise. La nostra preoccupazione è di avviare processi e non di occupare spazi o di fermarci a rimpiangere un passato pieno di contraddizioni e di ingiustizie. Ci impegniamo ad accompagnare e incoraggiare i cambiamenti necessari, a partire dal nostro sguardo contemplativo sulla creazione fino alle nostre scelte quotidiane di vita”.
La transizione ecologica è ispirata all’ecologia integrale e si realizza in alcune tappe: “Per realizzare tale transizione sono molti i piani su cui agire simultaneamente. Occorre, da un lato, approfondire l’ ‘educazione alla responsabilità’, per un ‘nuovo umanesimo che abbracci anche la cura della casa comune’, coinvolgendo i molti soggetti impegnati nella sfida educativa.
C’è innanzitutto da ripensare profondamente l’antropologia, superando forme di antropocentrismo esclusivo e autoreferenziale, per riscoprire quel senso di interconnessione che trova espressione nell’ecologia integrale, in cui sono unite l’ecologia umana con l’ecologia ambientale”.
Quindi occorre una ‘società resiliente’: “Questi passaggi complessi esigono di essere realizzati con attenzione per evitare di penalizzare, specie sul piano lavorativo, i soggetti che rischiano di subire più direttamente il cambiamento”.
Per questo è importante ‘mantenere viva quell’attenzione ecumenica’, avviata dal 1991: “Facciamo nostra tale preghiera, che già vent’anni fa sollecitò la Conferenza delle Chiese Europee (KEK) e il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) a firmare congiuntamente la Charta Oecumenica con l’impegno di istituire una Giornata ecumenica dedicata al Creato. Oggi sentiamo la necessità di rafforzare la natura ecumenica di questa Giornata del 1° settembre”.