‘Carlo Acutis mi ha cambiato la vita’: un educatore professionale si racconta
“Ma io sono veramente felice?”: questa è una domanda che ci siamo fatti tutti, qualche volta. Spesso i cambiamenti partono proprio da qui, dalla ricerca di “qualcosa di più”. È stato anche il caso di Davide Leonardi, educatore professionale, che ha spalancato il cuore a Dio e ha trovato una gioia piena anche grazie all’esempio di Carlo Acutis.
Felicità: i giovani hanno il coraggio di cercarla?
Proprio di recente mi è capitato di chiedere ad un adolescente se fosse felice. Da quest’ultimo ho ricevuto una risposta che mi ha fatto riflettere parecchio, ma soprattutto mi ha comunicato quanto lui avesse bisogno di un esempio concreto da poter scorgere come modello di vita autentica. Un esempio alla propria altezza e soprattutto a “misura di adolescente”. Per me questa figura, oggi, è Carlo Acutis. Personalmente, mi ha cambiato la vita e so che può cambiarla anche ad altri.
Come hai conosciuto Carlo?
Svolgo il mestiere di Educatore Professionale nell’ambito socio-sanitario. La prima volta che ho sentito nominare Carlo risale ad alcuni mesi fa, alla presenza proprio di quello stesso adolescente con il quale lavoro, mentre eravamo dentro una chiesa e una signora ci ha fatto il suo nome. Lì per lì non diedi molto peso alla cosa e restò là, silenziosa, fino alla vigilia di Pasqua, quando, dopo aver ricevuto il sacramento della riconciliazione, uscendo dalla chiesa, vidi sopra ad un tavolino dei libricini che attirarono la mia attenzione: “Beato Carlo Acutis – Non io ma Dio”.
Cosa ti è scattato, in quel momento?
In quel preciso momento, la memoria fece un salto nel passato e tornai al giorno lontano in cui mi fu fatto il suo nome. Quello che accadde l’indomani, ossia il giorno di Pasqua, quando finalmente mi divorai tutto il piccolo testo, è ciò che sto scrivendo: Carlo era entrato con forza e dolcezza nella mia vita per parlarmi profondamente. “Trova Dio e troverai il senso della tua vita”.
Non conoscevi ancora Dio?
La fede la davo quasi per scontata, invece stavolta – in quel preciso momento storico della mia vita (fatto di grandi trasformazioni) – l’invito di Carlo ad entrare in intimità con Dio è risuonato in modo completamente nuovo. Carlo mi ha parlato di Dio e mi ha suggerito di seguirlo per essere felice.
Ciò che più colpisce di Carlo è che lui è stato ed è un adolescente del 2000, non troppo lontano perciò dai giorni nostri. Se fosse ancora in vita sarebbe stato quasi mio coetaneo!
Cosa ti colpisce di Carlo?
Di lui colpisce anzitutto il suo essere, come anche la sua mamma Antonia tutt’oggi rivela, una persona dalla vita “normale”, un ragazzo come molti di oggi, impegnato nella scuola, nello sport, nell’amicizia e nel mondo informatico e dei videogiochi. Rispetto però a tanti altri, un giovane “felice” perché aveva impostato un quotidiano programma di vita improntato su di un modello: Gesù Cristo. Dio era al centro di ogni cosa ed è per questo “baricentro” che ha saputo mettere ogni cosa della vita secondo un corretto e calibrato equilibrio (scuola, amicizie, sport, computer e videogiochi). Ha compreso che “una vita è veramente bella solo se si arriva ad amare Dio sopra ogni cosa”.
Carlo aveva capito e sperimentato nella sua vita che “la tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio”. Ecco spiegato perciò il motivo della sofferenza odierna di tanti giovani ragazze e ragazzi. Ma la tristezza non ha per forza l’ultima parola.
In una parola, qual era il segreto della felicità di Carlo?
Carlo aveva scoperto, e ancora oggi ci fa scoprire, che esiste un’“autostrada per il Cielo” chiamata Eucaristia. Bisogna però prendere dimestichezza con il soprannaturale per ottenere il “telepass” che consente di far alzare la sbarra del casello autostradale. Anche la mamma di Carlo dice infatti che in questo caso è necessario l’aiuto della nostra anima, quella in grado di farci “andare oltre” ciò che è visibile. Come anche Antoine de Saint-Exupéry, nel celebre “Il piccolo principe”, scriveva: “L’essenziale è invisibile agli occhi”.
Carlo aveva ben presente che l’uomo è stato creato per l’infinito di Dio, come ricorda anche S. Agostino (“Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”), e scopriva così la strada per congiungersi alla gioia vera (eterna): “Se Dio possiederà il nostro cuore allora anche noi possiederemo l’Infinito”.
Come ti aiuta Carlo nel tuo lavoro di educatore?
Carlo Acutis oggi diventa per me Educatore Professionale un nuovo “strumento di lavoro”, perché è un ragazzo normale in grado di non dare ascolto alle sirene allettanti dei mass media, perché ha capito che “senza Gesù si prendono brutte strade”, le stesse alle quali si rivolge il mio mestiere di aiuto relazionale alle persone in stato di difficoltà sociale.
Carlo amava dire che ‘tutti nascono come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie’; ecco allora che trovano ancora più senso ed importanza le sue parole che ci ha lasciato: “Dio ha scritto per ognuno di noi una storia unica e irripetibile, ma ci ha lasciato la libertà di scriverne la fine”. A noi dunque la decisione!