Le associazioni contro le armi nucleari

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Durante la 74^ Assemblea generale della Cei i vescovi hanno ribadito l’importanza che l’Italia ratifichi il Trattato Onu di Proibizione delle Armi Nucleari, dopoché molte associazioni italiane avevano scritto un appello al governo ed ai parlamentari per sollecitare la ratifica.

 L’accordo internazionale, approvato nel 2017 alle Nazioni Unite da 122 stati tra cui la Santa Sede, è stato ostacolato e ignorato dall’Italia, alleato Nato di potenze nucleari occidentali e custode, ad Aviano (PN) e Ghedi (BS) di circa 40 bombe nucleari. Lo stesso status quo dell’Olanda, 16 bombe B61 nella base di Volkel , ma che non gli ha impedito di schierarsi per il Trattato.

A rilanciare l’appello nella scorsa settimana alcuni dei suoi firmatari, durante l’incontro online moderato da Carlo Cefaloni del Movimento dei Focolari, che ha visto gli interventi dei rappresentanti di Beati i costruttori di pace, Associazione teologica italiana, Associazione Papa Giovanni XXIII, Agesci, Pax Christi, Acli, Coordinamento teologhe italiane, Fuci, Focsiv, Azione Cattolica Italiana, Movimento cattolico mondiale per il clima, assieme alla parrocchia di Bozzolo di don Primo Mazzolari e al direttore di Avvenire Marco Tarquinio:

“Il 22 gennaio 2021, al termine dei 90 giorni previsti dopo la 50esima ratifica, il ‘Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari’ è diventato giuridicamente vincolante per tutti i Paesi che l’hanno firmato.

Questo Trattato, che era stato votato dall’Onu nel luglio 2017 da 122 Paesi, rende ora illegale, negli Stati che l’hanno sottoscritto, l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari”.

Inoltre le associazioni firmatarie sottolineano la presenza in Italia di testate nucleari: “In Italia, nelle basi di Aviano (Pordenone) e di Ghedi (Brescia), sono presenti una quarantina di ordigni nucleari (B61). E nella base di Ghedi si stanno ampliando le strutture per poter ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, ognuno dal costo di almeno € 155.000.000, in grado di trasportare nuovi ordigni atomici ancora più potenti (B61-12).

Il nostro Paese si è impegnato ad acquistare 90 cacciabombardieri F35 per una spesa complessiva di oltre € 14.000.000.000, cui vanno aggiunti i costi di manutenzione e quelli relativi alla loro operatività”.

Infine hanno ricordato le parole del papa pronunciate nella scorsa Pasqua, in cui affermava che le guerre non si sono fermate, nonostante la pandemia: “La pace non può essere raggiunta attraverso la minaccia dell’annientamento totale, bensì attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale”.

Lisa Clark, rappresentante italiana della Campagna Ican premiata col Nobel per la pace, e presidente di ‘Beati i costruttori di pace’, ha invitato l’Italia a sottoscrivere il trattato: “Nel 2016 l’Italia votò no alle Nazioni Unite anche all’ipotesi di discutere un trattato contro le armi nucleari.

Rimasi esterrefatta: non era un’azione degna della tradizione umanitaria del paese di cui io, nata negli Usa, ho scelto di appartenere per cittadinanza. Se oggi nel mondo cattolico siamo riusciti a mettere a fuoco questo obiettivo comune è grazie alla posizione di papa Francesco, che già nel 2014, ben prima dell’enciclica ‘Fratelli tutti’, parlò dell’immoralità del solo possesso, non dell’uso, delle armi nucleari”.

Per Paolo Ramonda, presidente dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, “l’appello si oppone al rischio di un suicidio dell’umanità provocato dalla deterrenza nucleare. E’ ora di affermare la forza del diritto contro il diritto della forza”.

Per Matteo Bracciali, a nome delle Acli, “l’Italia ci ha già ripensato, se oltre il 70% degli italiani è a favore del Trattato: le istituzioni sono molto in ritardo rispetto al sentire della gente”.

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