Due bambini vedono un feto di dodici settimane: ecco cosa svelano i loro occhi innocenti
Qualche mese fa, una mia amica, che ha fondato un’associazione pro-vita in Germania, mi ha spedito delle statuine: delle riproduzioni fedeli di un feto a dodici settimane (età gestazionale in cui è ancora possibile abortire in quasi tutti i paesi). Mi ha detto che avrei potuto mostrarla a chi mi avesse negato che in pancia, in quella fase della gravidanza, si trova già effettivamente “un bambino”.
Questa mia amica è statunitense, i loro modi sono molto espliciti, direi sfacciati… in Italia siamo soliti affrontare questo tema con un’altra impostazione, siamo più ‘sensibili’ e usiamo mezzi più ‘delicati’ per argomentare nel dibattito pubblico. Non credevo che avrei mai regalato a nessuno una di quelle statuine.
Ad ogni modo, dopo averne fatta vedere una a mio marito, l’ho appoggiata sul comò, quasi dimenticandomene. Più tardi l’ha trovata mio figlio di tre anni e ha detto: ‘Il bimbo lo prendo io’.
Non avevo pronunciato nemmeno una parola su quell’oggetto, né tantomeno gli avevo spiegato che era un feto di dodici settimane, ovviamente. Nulla. Lui, solo guardando quella riproduzione, ha dato una definizione che brucia (sapendo ciò che può accadere a un feto reale di quelle dimensioni): ‘bimbo’.
La stessa cosa è accaduta quando questa statuina l’ha vista mia figlia, di due anni. ‘Un bimbo!’, ha esclamato (senza che io, il padre o il fratello proferissimo parola). I bambini: la bocca della verità.
Non rischiano il linciaggio mediatico se dicono qualcosa di politicamente scorretto: possono ancora permettersi di dire quello che vedono. Quanto invidio la loro libertà…
Un’attivista pro-choise mi ha detto che statuine simili sono fatte per portare avanti un’ ‘ideologia’, per ‘ingannare le donne’, facendo creder loro che stanno ‘eliminando un bambino’, mentre non sarebbe così. Eppure, si tratta di una riproduzione fedele, sulla quale nessun medico e nessun esperto di anatomia può fare obiezioni (siamo esattamente così a dodici settimane).
E’ una riproduzione veritiera, non falsa, nella quale i miei bambini, semplicemente vedendola, hanno riconosciuto un proprio simile. Ho raccontato questa storia a una donna animalista, ecologista, che non mangia carne e rispetta ogni forma di vita (pure l’erba) ma è fermamente pro-aborto. E lei mi ha risposto, o meglio ha troncato ogni discussione dicendo: ‘Io con i fanatici non ci parlo’.
Non mi ritengo fanatica, ma radicale sì, lo sono. Non mi aspetto che tutti la pensino come me, ma che siano coerenti sì: che prendano posizione rispetto allaverità delle cose, non a prescindere dalla verità. Comprendo (anche se non condivido) chi dice, come il dott. Segato, di cui abbiamo già parlato su Korazym: “So che uccido una vita umana, spesso già parzialmente formata, ma lo faccio per evitare che la donna vada ad abortire clandestinamente e muoia anche lei. Ne uccido uno per non perderne due”.
Posso capire senza condividere chi afferma: “è una vita umana, ma credo che la libertà della donna valga più di quella vita”. Non condivido la loro etica, ma nel seguire la loro etica sono coerenti. Invece chi nega l’evidenza… no, non lo capisco.
Non capisco l’assessora all’istruzione, alle pari opportunità, alla disabilità del mio paese, che si batte per i diritti di tutti, ma se le chiedo quando inizia ad avere valore la vita lei non risponde e si barrica dietro un generico: “Vuoi sapere se per me l’aborto è un omicidio? No, non lo è!”. Senza argomentare…
(Segue…)