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Papa Francesco al cimitero: trionfo della vita sulla morte

“Nella visita al camposanto, luogo di riposo dei nostri fratelli e sorelle defunti, rinnoviamo la fede nel Cristo morto, sepolto e risorto per la nostra salvezza. Anche i corpi mortali si risveglieranno nell’ultimo giorno e coloro che si sono addormentati nel Signore saranno associati a Lui nel trionfo sulla morte. Con questa certezza, eleviamo al Padre la nostra preghiera unanime di suffragio e di benedizione”: così oggi papa Francesco nella preghiera conclusiva della celebrazione eucaristica nel cimitero Laurentino di Roma.

Prima della messa papa Francesco ha pregato nel ‘Giardino degli Angeli’, dove ‘riposano’ i bambini non nati. Oggi ritorna a sostare davanti a quelle minuscole tombe, e non ha voluto telecamere o dirette per vivere quel momento, tanto che Vatican Media le ha mandate solo successivamente.

Nessuna omelia ma la preghiera della liturgia odierna: “Signore, solo un soffio è la nostra esistenza terrena, insegnaci a contare i nostri giorni, donaci la sapienza del cuore che riconosce nel momento della morte non la fine ma il passaggio della vita”.

Nella preghiera conclusiva papa Francesco ha affermato che la Resurrezione è una speranza certa: “Sii benedetto, o Dio, Padre del Signore Nostro Gesù Cristo, che nella tua grande misericordia ci hai rigenerati mediante la risurrezione di Gesù dai morti a una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe e non marcisce. Ascolta la preghiera che rivolgiamo a Te per tutti i nostri cari che hanno lasciato questo mondo. Apri le braccia della tua misericordia e ricevili nell’assemblea gloriosa della santa Gerusalemme”.

Ed ha chiesto conforto: “Conforta quanti sono nel dolore del distacco, con la certezza che i morti vivono in Te e che anche i corpi, affidati alla terra, saranno un giorno partecipi della vittoria pasquale del tuo Figlio. Tu, che sul cammino della Chiesa hai posto, quale segno luminoso, la Beata Vergine Maria, per sua intercessione sostieni la nostra fede, perché nessuno ostacolo ci faccia deviare dalla strada che porta a Te, che sei la gloria senza fine. Per Cristo Nostro Signore”.

(Fonte: Santa Sede)

Papa Francesco su guerra, donna ed aborto

Nel tardo pomeriggio di ieri, al suo ritorno dal viaggio apostolico in Lussemburgo e Belgio, papa Francesco si è recato nella basilica di santa Maria Maggiore, dove ha sostato in preghiera davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani. Quindi, al termine della visita, ha fatto rientro in Vaticano.

Le note di ‘John Brown’s Body’, con il ritornello ‘Glory Glory Alleluja’, intonate sulla pista della Base aerea di Melsbroek, hanno fatto da scorta e colonna sonora finale al congedo del papa dal Belgio, tappa finale del 46^ viaggio apostolico, avvenuto poco meno di un’ora dopo la conclusione della Messa celebrata davanti a quasi 40.000 persone nello stadio ‘Re Baldovino’ di Bruxelles.

La prima risposta del papa al viaggio apostolico in Lussemburgo e Belgio è stata di colore: “Grazie, quello del bar è una ragazzata. La prossima sarà la pizzeria. Il Lussemburgo davvero mi ha impressionato come una società ben equilibrata, con le leggi ben soppesate, anche un’altra cultura. Questo mi ha impressionato tanto, perché non lo conoscevo.

Il Belgio invece io lo conoscevo perché sono venuto parecchie volte. Ma il Lussemburgo è stata una sorpresa, per l’equilibro, l’accoglienza, è una cosa che mi ha sorpreso. Credo che forse il messaggio che può dare all’Europa, il Lussemburgo, è proprio questo”.

Però la prima domanda ‘giornalistica’ ha riguardato la visita alla tomba del re Baldovino, quindi aborto e ruolo della donna: “Sono tutte vite! Il re è stato un coraggioso perché davanti a una legge di morte, lui non ha firmato e si è dimesso. Ci vuole coraggio, no? Ci vuole un politico ‘con pantaloni’ per fare questo. Ci vuole coraggio. Anche lui con questo ha dato un messaggio e anche lui l’ha fatto perché era un santo. Quell’uomo è santo e il processo di beatificazione andrà avanti, perché mi ha dato prova di questo”.

Quindi h ribadito il diritto alla vita: “Le donne hanno diritto alla vita: alla vita loro, alla vita dei figli. Non dimentichiamo di dire questo: un aborto è un omicidio. La scienza ti dice che al mese del concepimento ci sono già tutti gli organi … Si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono, permettimi la parola, sicari. Sono dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita. Un’altra cosa sono i metodi anticoncezionali, questa è un’altra cosa. Non confondere. Io parlo adesso soltanto sull’aborto. E su questo non si può discutere”.

Eppoi sulle vittime di abusi, incontrate nei giorni della visita apostolica: “…io ho ascoltato gli abusati. Credo è un dovere. Alcuni dicono: le statistiche dicono che il 40-42-46% degli abusati sono in famiglia e nel quartiere, soltanto il 3% nella Chiesa. Non mi importa quello, io prendo quelli della Chiesa! Abbiamo la responsabilità di aiutare gli abusati e prenderci cura di loro. Alcuni hanno bisogno di un trattamento psicologico, bisogna aiutarli in questo.

Si parla anche di un indennizzo, perché nel diritto civile c’è. Nel diritto civile credo che sono € 50.000 in Belgio, è troppo basso. Non è una cosa che serve. La cifra credo che è quella ma non ne sono sicuro. Ma dobbiamo prenderci cura delle persone abusate e punire gli abusatori, perché l’abuso non è un peccato di oggi che domani forse non c’è… E’ una tendenza, è una malattia psichiatrica e per questo dobbiamo metterli in trattamento e controllarli così. Non si può lasciare un abusatore libero nella vita normale, con responsabilità nelle parrocchie e nelle scuole… La vergogna è coprire, questa sì è la vergogna”.

Poi ha risposto sulla guerra in Medio Oriente: “Tutti i giorni io telefono alla parrocchia di Gaza. Sono lì dentro, parrocchia e collegio, più di 600 persone e mi dicono le cose che succedono, anche le crudeltà che succedono lì. Quello che lei mi dice, non ho capito bene come sono state le cose. Ma la difesa deve essere sempre proporzionata all’attacco.

Quando c’è qualcosa di sproporzionato si fa vedere una tendenza dominatrice che va oltre la moralità. Un Paese che con le forze fa queste cose (parlo di qualsiasi Paese) che fa queste cose in un modo così ‘superlativo’, sono azioni immorali. Anche nella guerra c’è una moralità da custodire. La guerra è immorale, ma le regole di guerra implicano qualche moralità”.

Ed infine è arrivata anche la domanda sul comunicato dell’Università cattolica di Lovanio, riguardante le parole del papa sul ruolo della donna nella società: “Prima di tutto, questo comunicato è stato fatto nel momento in cui io parlavo. E’ stato pre-fatto e questo non è morale. Sulla donna io parlo sempre della dignità della donna e ho detto una cosa che non posso dire degli uomini: la Chiesa è donna, è la sposa di Gesù. Maschilizzare la Chiesa, maschilizzare le donne non è umano, non è cristiano. Il femminile ha la propria forza. Anzi, la donna (lo dico sempre) è più importante degli uomini, perché la Chiesa è donna, la Chiesa è sposa di Gesù…

La maternalità della Chiesa è una maternalità di donna. Il ministero è un ministero molto minore, dato per accompagnare i fedeli, sempre dentro la maternalità. Vari teologi hanno studiato questo. E dire questo è una cosa reale, non dico moderna, ma reale. Non è antiquato. Un femminismo esagerato, che vuol dire che la donna sia maschilista, non funziona. Una cosa è il maschilismo che non va, una cosa è il femminismo che non va. Quello che va è la Chiesa donna che è più grande del ministero sacerdotale. E questo non si pensa alle volte”.

Papa Francesco è rientrato a Roma: uccidere e respingere sono contro la vita

Il volo di rientro da Singapore ha fatto scalo all’aeroporto di Fiumicino alle ore 18.46 di ieri e subito, papa Francesco ha ringraziato la Vergine Maria nella basilica di santa Maria Maggiore per il viaggio apostolico appena concluso, come è stato scritto sul canale Telegram della Sala Stampa vaticana: “Papa Francesco si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove ha sostato in preghiera davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani. Quindi, al termine della visita, ha fatto rientro in Vaticano”.

Nella conferenza stampa ‘aerea’ papa Francesco ha ringraziato i giornalisti, prima di rispondere alle loro domande: “Prima di tutto voglio ringraziare tutti voi per questo lavoro, per questa compagnia nel viaggio, che per me è molto importante. Poi, io vorrei congratularmi con la ‘decana’, perché Valentina Alazraki fa il 160° viaggio, con questo! Io non le dirò che deve andare in pensione, ma che continui così!”

Molte sono state le domande ed anche molto complesse, tanto da richiedere più risposte, ma ad una domanda su aborto e deportazione di massa di migranti, il papa è stato molto chiaro, in quanto si tratta di due atti “contrari alla vita, sia quello che butta via i migranti, sia quello che uccide i bambini. Ambedue sono contro la vita. Sia chiaro, sia mandare via i migranti, sia non dare ai migranti capacità di lavorare, non dare ai migranti accoglienza è un peccato grave. Nell’Antico Testamento si parla dell’orfano, della vedova e dello straniero, cioè il migrante. Sono i tre che il popolo di Israele deve custodire. Chi non custodisce il migrante manca. La migrazione è un diritto, è un diritto che c’è nella Scrittura. nell’Antico Testamento c’era.

L’aborto è uccidere un essere umano. Ti piace la parola, non ti piace … ma è uccidere. La Chiesa non è chiusa perché non permette l’aborto. La Chiesa non permette l’aborto perché uccide. È un assassinio. E questo dobbiamo avere le idee chiare. Mandare via i migranti è una cosa brutta, è cattiveria lì. Mandare via un bambino dal seno della mamma è un assassinio perché c’è vita. In queste cose dobbiamo parlare chiaro. Nella morale politica, in genere, si dice che non votare è brutto, non è buono. Si deve votare. E si deve scegliere il male minore. Chi è il male minore, quella signora o quel signore? Non so, ognuno in coscienza pensi e faccia questo”.

Però le prime domande vertevano sul viaggio apostolico, specialmente a riguardo dell’ultima tappa a Singapore: “Prima di tutto, io non mi aspettavo di trovare Singapore così. Dicono che la chiamano la New York dell’Oriente: un Paese sviluppato, pulito, gente educata, la città con grattacieli grandi e anche una grande cultura interreligiosa. L’incontro interreligioso che ho avuto alla fine è stato un modello, un modello di fratellanza. Poi ho visto anche, già parlando dei migranti, i grattacieli per gli operai. I grattacieli lussuosi e gli altri sono ben fatti e puliti, e questo mi è piaciuto tanto.

Io non ho sentito che ci sia una discriminazione, non ho sentito. Mi ha colpito la cultura. Con gli studenti, per esempio, l’ultimo giorno: sono rimasto colpito dalla cultura. Il ruolo internazionale: ho visto che la prossima settimana c’è una ‘Formula Uno’, credo… Il ruolo internazionale è di una capitale che attira le culture e questo è importante. È una grande capitale. Io non mi aspettavo di trovare una cosa del genere”.

Eppoi un chiarimento  sulla presenza dei coccodrilli a Timor Est, se era un riferimento alle sette: “Ho preso l’immagine dei coccodrilli che vengono sulla spiaggia. Timor Est ha una cultura semplice, familiare, gioiosa e ha una cultura di vita, ha tanti bambini, tanti, e io, quando parlavo di coccodrilli, parlavo delle idee che possono venire da fuori per rovinare questa armonia che voi avete. Ti dico una cosa: io sono rimasto innamorato di Timor Est! Un’altra cosa?…

Può darsi. Io non parlo di questo, non posso, ma può darsi. Perché tutte le religioni vanno rispettate, ma si fa una distinzione tra religione e setta. La religione è universale, qualsiasi religione; la setta è restrittiva, è un gruppetto che sempre ha un’altra intenzione. Grazie, e complimenti per il tuo Paese”.

Ed ha raccontato anche della visita in Papua Nuova Guinea: “Mi è piaciuto il Paese, e ho visto un Paese in via di sviluppo forte. Poi ho voluto andare a Vanimo per trovare un gruppo di preti e suore argentini che lavorano lì, e ho visto un’organizzazione molto bella, molto bella! In tutti i Paesi l’arte è molto sviluppata: le danze, altre espressioni poetiche…

Ma in Papua Nuova Guinea è impressionante, e a Vanimo impressiona lo sviluppo dell’arte. Questo mi ha colpito molto. I missionari che ho visitato sono nella foresta, vanno dentro la foresta a lavorare. Mi è piaciuto Vanimo, e il Paese pure”.

Un’ulteriore domanda ha riguardato l’accordo tra la Santa Sede e la Cina: “Prendo l’ultima: io sono contento dei dialoghi con la Cina, il risultato è buono, anche per la nomina dei vescovi si lavora con buona volontà. E per questo ho sentito la Segreteria di Stato, su come vanno le cose: io sono contento. L’altra cosa è la Cina: la Cina per me è un desiderio, nel senso che io vorrei visitare la Cina, perché è un grande Paese; io ammiro la Cina, rispetto la Cina.

E’ un Paese con una cultura millenaria, una capacità di dialogo, di capirsi tra loro che va oltre i diversi sistemi di governo che ha avuto. Credo che la Cina sia una promessa e una speranza per la Chiesa. La collaborazione si può fare, e per i conflitti certamente. In questo momento, il card. Zuppi si muove in questo senso e ha rapporti anche con la Cina”.

E non ha dimenticato il Medio Oriente: “La Santa Sede lavora per questo. Vi dico una cosa: tutti i giorni chiamo a Gaza, tutti i giorni, la parrocchia di Gaza. Lì dentro, nella parrocchia e nel collegio, ci sono 600 persone: cristiani e musulmani, ma vivono come fratelli. Mi raccontano cose brutte, cose difficili. Io non posso qualificare se questa azione di guerra è troppo sanguinaria o no, ma per favore, quando si vedono i corpi di bambini uccisi, quando si vede che presumendo che ci siano lì alcuni dei guerriglieri, si bombarda una scuola: è brutto questo, è brutto! A volte si dice che è una guerra difensiva o no, ma alcune volte credo che sia una guerra troppo, troppo…

E, mi scuso di dire questo, ma non trovo che si facciano i passi per fare la pace. Per esempio, a Verona, ho avuto un’esperienza molto bella: un ebreo, a cui era morta la moglie sotto un bombardamento, e uno di Gaza, a cui era morta la figlia, ambedue hanno parlato della pace, si sono abbracciati e hanno dato una testimonianza di fratellanza. Io dirò questo: è più importante la fratellanza che l’uccisione del fratello. Fratellanza, darsi la mano. Alla fine, chi vince la guerra troverà una grande sconfitta. La guerra sempre è una sconfitta, sempre, senza eccezioni. E questo non dobbiamo dimenticarlo”.

(Foto: Vatican News)

I vescovi europei: l’aborto non è un diritto

“La promozione delle donne e dei loro diritti non è legata alla promozione dell’aborto. Lavoriamo per un’Europa in cui le donne possano vivere la loro maternità liberamente e come un dono per loro e per la società e in cui l’essere madre non sia in alcun modo una limitazione per la vita personale, sociale e professionale. Promuovere e facilitare l’aborto va nella direzione opposta alla reale promozione delle donne e dei loro diritti”: con questa nota del Comece, che è il coordinamento degli episcopati cattolici dei 27 Paesi membri Ue, arriva un ammonimento al Parlamento europeo per ribadire che l’aborto non è un diritto e non può essere inserito in qualsiasi Costituzione.

Riprendendo la dichiarazione ‘Dignitas infinita’ i vescovi europei hanno ribadito che la vita è un diritto fondamentale da tutelare: “L’aborto non potrà mai essere un diritto fondamentale. Il diritto alla vita è il pilastro fondamentale di tutti gli altri diritti umani, in particolare il diritto alla vita delle persone più vulnerabili, fragili e indifese, come il bambino non ancora nato nel grembo della madre, il migrante, l’anziano, la persona con disabilità e il malato”.

Inoltre i vescovi della Comece ricordano un principio dell’Europa comunitaria, che consiste nella non imposizioni ideologiche sulla persona e sulla famiglia: “L’Unione europea deve rispettare le diverse culture e tradizioni degli Stati membri e le loro competenze nazionali. L’Unione europea non può imporre ad altri, all’interno e all’esterno dei suoi confini, posizioni ideologiche sulla persona umana, sulla sessualità e sul genere, sul matrimonio e sulla famiglia…”.

Quindi la nota si conclude con un monito al rispetto dei diritti scritti nelle Costituzioni dei singoli Stati: “La Carta dei diritti fondamentali dell’UE non può includere diritti che non sono riconosciuti da tutti e che sono divisivi. Non esiste un diritto riconosciuto all’aborto nel diritto europeo o internazionale e il modo in cui questo tema è trattato nelle Costituzioni e nelle leggi degli Stati membri varia notevolmente.

Come afferma il suo preambolo, la Carta deve rispettare la ‘diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli d’Europa’, nonché i diritti derivanti in particolare dalle tradizioni costituzionali e dagli obblighi internazionali comuni agli Stati membri”.

Giornata per la vita, la storia e l’impegno di Carlo Casini raccontato dalla figlia Marina

“La vita è sempre più minacciata a tutti i livelli: annientamento dei valori, violenza diffusa, guerre fratricide, povertà, sottosviluppo… Un buio sempre più fitto che avvolge persone, situazioni, la nostra società, il mondo intero; un buio che uccide la speranza nel cuore delle persone, che getta giovani, adulti, bambini e anziani nella paura, nel non senso di vivere. Per noi non deve essere così. Noi non ci possiamo adeguare, non ci possiamo arrendere! Credere alla vita è luce, luce che annulla il buio, luce che è Bellezza. Abbiamo la potenzialità immensa di essere luce perché siamo figli di Dio”:

Giornata  nazionale per la vita: i vescovi invitano a tutelarla contro i soprusi

Sono tante le vite che le società negano, alle quali viene impedita l’esistenza o viene strappata la dignità ad altri concessa, con cui la CEI apre il messaggio per la 46^ Giornata nazionale per la Vita, che si celebra oggi, intitolata ‘La forza della vita ci sorprende. Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero e perda la sua vita?’, elencando tutte le vite il cui valore non è riconosciuto:

Intorno ai femminicidi

Proseguendo la nostra disamina si sottolinea che il rapporto anomalo fra il maschio e la femmina di qualsiasi età si può evincere da vari sintomi (possessività, eccessivo controllo del partner, morbosità esasperante, lontananza dalla chiesa, pulsioni istintive malevoli, ecc.) e da diversi indizi (espressioni palesi o velate di gelosia, di invidia, di esuberante competizione, incomunicabilità con sé stesso, con Dio, con i genitori, con i sacerdoti, ecc.) che spesso purtroppo incidono sui propri comportamenti lesivi del prossimo (spesso contro le donne al medesimo vicine), cioè verso “reati contro le persone”, di cui si occupa anche mio figlio Riccardo, alto magistrato penale presso la Corte d’Appello (cfr. le norme sancite dal Titolo XII – Dei delitti contro la persona – LIBRO SECONDO Brocardi.it https://www.brocardi.it › codice-penale › titolo-xii omicidi, lesioni, percosse, sequestri, rapimenti, ecc.) tentati, consumati ed aggravati (https://www.avvocatopenalista.org/contenuto.php?id=20401&redirected=d2fc6c8fd2f733006 b019b325ccb7b00 ) commessi con dolo (intenzionalmente, cfr. https://www.njus.it/news/2799/premeditazione-e-preordinazione-del-delitto-di-omicidio/, o con colpa, cioè per negligenza o imprudenza od imperizia, cfr. Differenza tra dolo colpa e preterintenzione – DAS Difesa Legale) o con preterintenzione (p. e. si vuole dare un pugno, ma l’altro/a batte la testa e muore), con crudeltà, per motivi abietti ed anche con premeditazione (cfr. https://www.altalex.com/documents/2023/08/04/premeditazione-motivi-abietti-futilicrudelta-sentenza-maltesi) basati frequentemente sulla tramandata, patriarcale idea di presunta “inferiorità” della donna.

Sola in ospedale a partorire figlio morto: ‘il marito non può stare’, ma se il bimbo nasceva vivo sì. Perché?

Erano le 8.30 di mattina, quando la porta del reparto maternità si è chiusa dietro di me. Mio marito fuori, io sola in una stanza vuota, affianco le stanze delle neomamme, con i loro piccoli appena nati che piangevano. Il mio cuore era spezzato. Per la terza, avevo subito un aborto spontaneo. Non all’inizio della gravidanza, in questo caso, ma al quarto mese, quando il pericolo di abortività doveva essere molto minore.

45 anni dall’entrata in vigore della legge 194/1978: 45 anni di non ‘tutela sociale della maternità’

Oggi, 22 maggio, ricorrono 45 anni dall’entrata in vigore della legge 194/1978, che continuiamo a giudicare gravemente iniqua a partire dal piano culturale e antropologico. Comunque, in questa ricorrenza speriamo che in molti almeno riconoscano come sia certamente ingiusto che per decenni e decenni sia rimasta inattuata la prima parte di quella stessa legge, intitolata alla ‘tutela sociale della maternità’.

Il potere trasformante dell’amore materno: Linee Parallele

In Linee Parallele, un film del 2022 disponibile su Netflix si narra di Natalie, che è in procinto di laurearsi all’università di Houston e si sta organizzando per realizzare il suo sogno: andare a Los Angeles per diventare una creatrice di cartoni animati. All’università aveva fatto amicizia con Gabe che ha anche lui il suo sogno: diventare un batterista famoso.

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