Processo penale per Don Graziano Maccarone e Don Nicola De Luca. Imputati per condotte incompatibili col sacerdozio. La Diocesi è estranea al caso

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Don Graziano Maccarone, Segretario del Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Mons. Luigi Renzo e Don Nicola De Luca, Reggente della Chiesa Madonna del Rosario di Tropea, sono imputati a processo penale, per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sono state disposte ulteriori attività di indagine per il “caso nel caso”, riguardo a un fascicolo irreperibile. La famiglia Mazzocca – parte offesa – si è costituita parte civile. Gli imputati, mai sottoposti a provvedimento disciplinare, sono tuttora annoverati nel sito web della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea [QUI e QUI].

Nel 2014 Papa Francesco ha scomunicato l’Ndrangheta. Cosa è cambiato da allora nella Chiesa Cattolica Romana in Calabria? [QUI]. La Calabria, quella che a noi piace vedere [QUI].

Vibo Valentia – Dopo il rinvio a giudizio degli imputati, disposto il 21 gennaio u.s., si è tenuta – il 12 aprile 2021 – la prima udienza dibattimentale del processo penale, che vede al banco degli imputati due sacerdoti della Chiesa Cattolica Romana in terra calabrese. A rappresentare la pubblica accusa il pm Dott.ssa Irene Crea. Al temine dell’udienza, il giudice Dott.ssa Tiziana Macrì, ha rigettato l’istanza avanzata dai legali di parte civile, Avvocati Gigliotti e Scarfone, che avevano chiamato in causa la Curia vibonese.

Il 19 aprile 2021, dopo che la parte civile si è trovata costretta a costituirsi “ex novo”, il collegio giudicante, presieduto dal giudice Macrì, ha rigettato la precedente richiesta, avanzata dalla parte civile, al fine di accertare eventuali responsabilità della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea [QUI e QUI].

Nel corso dell’udienza è stato rilevato lo strano caso della scomparsa dal fascicolo del dibattimento, della costituzione di parte civile. Il Pm Crea ha fatto presente dell’irreperibilità della costituzione di parte civile depositata ufficialmente, ma allo stato introvabile. Per tale motivo è stato aperto un procedimento contro ignoti. Sono state avviate opportune indagini, per accertare se i documenti sono stati sottratti con dolo [QUI e QUI]. Il pm Crea ha fatto intendere che andrà a fondo alla questione dei documenti mancanti – che pare si siano inspiegabilmente volatilizzati – al fine di stabilire eventuali responsabilità.

Nonostante l’imprevisto, nel corso dell’udienza il collegio di parte civile ha prontamente presentato nuova istanza di costituzione. Istanza che è stata accolta per Roberto Mazzocca e per le due figlie, Francesca e Danila. Nel corso dell’udienza preliminare, non era stata ammessa la posizione di Danila.

Riguardo alle eventuali responsabilità della Diocesi, il 19 aprile scorso il collegio giudicante ha rigettato l’istanza presentata dalla parte civile, ritenendo che gli imputati avrebbero operato – secondo la tesi accusatoria – a titolo personale e non per conto della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. Nel caso di eventuale condanna degli imputati, alla Curia vibonese non sarà attribuito alcun addebito.

La prossima udienza avrà luogo il 12 maggio 2021, quando saranno sentiti i primi due testi: gli operatori di Polizia Giudiziaria che hanno svolto le indagini sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, guidata dal Dott. Nicola Gratteri [QUI e QUI].

Dagli esiti delle indagini emergono minacce e messaggi a sfondo sessuale a carico di un imputato. Soldi, sesso e ‘Ndrangheta – pare – siano al centro di questa vicenda torbida. Principale capo d’accusa, la presunta tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Vittime della presunta estorsione Roberto Mazzocca e le due figlie, Francesca e Danila.

In origine, Mazzocca si rivolge ai due sacerdoti al fine di evitare l’espropriazione dei beni pignorati a una delle figlie, a causa di un debito contratto con terzi. I due preti, in concorso tra di loro, hanno elargito un prestito a Mazzocca, pretendendo la restituzione di una somma maggiore a quella inizialmente prestata, perpetrando violenze e minacce allo stesso. Don Maccarone avrebbe fatto riferimento ad un ipotetico intervento del “clan Mancuso” di Limbadi in caso di mancata restituzione del denaro. Le condotte illecite sono state poste in essere per riscuotere circa 9mila euro dalla famiglia Mazzocca. Le ipotesi di reato contestate agli imputati riguardano fatti risalenti al 2012-2013.

Al quadro si aggiungono anche una serie di messaggi a sfondo sessuale che Don Maccarone ha inviato alla figlia invalida del debitore, Danila Mazzocca, affetta da epilessia parziale in trattamento, con crisi plurisettimanali e dichiarata invalida al 100%. In un primo momento Don Maccarone avrebbe tranquillizzato il debitore, concordando con lo stesso la restituzione del prestito in diverse rate. Contestualmente all’accordo, il prete avrebbe iniziato a inviare i messaggi a sfondo sessuale alla figlia disabile del debitore.

Gli investigatori avrebbero accertato oltre 3.000 contatti telematici per un periodo di tre mesi, tra la ragazza e Don Maccarone, che si sarebbe fatto inviare immagini compromettenti esplicite. Ma c’è di più. Tramite terzi, Don Maccarone, si sarebbe fatto mandare anche indumenti intimi della ragazza e con la stessa, avrebbero concordato un incontro in un albergo di Pizzo Calabro, che però non ha mai avuto luogo.

L’opera principale del demonio non è la possessione diabolica, ma è la tentazione per allontanare l’uomo da Dio [QUI].

Nella vicenda già torbida, si inserisce anche una pennetta hard. Nonostante la rassicurazione sui pagamenti dilazionati, nel dicembre 2012 Don Graziano Maccarone cambia atteggiamento – ricostruisce l’accusa – e chiede al debitore Mazzocca l’immediata restituzione delle somme di denaro, per sé e per Don Nicola De Luca. A seguito di un mancato pagamento i due sacerdoti chiedono di incontrare Mazzocca per chiarimenti. All’incontro è presente anche Danila Mazzocca, con la quale Don Maccarone aveva avuto lo scambio di messaggi, foto e indumenti intimi. “Vieni con tuo padre” – dice Don Maccarone alla ragazza – “perché io ho bisogno di dimostrare tutto… e vi dico tutto”. Il sacerdote afferma di avere allontanato la ragazza mesi prima, da Skype e infine di avere troncato anche con i messaggi. Don Maccarore afferma: “Allora voglio che tuo padre sappia che anche io ho dei messaggi da parte tua…”. Tutto lo scambio avvenuto in quei mesi, avverte Don Maccarone, era stato archiviato in una pennetta usb.

Nonostante, gli atteggiamenti discutibili, i due sacerdoti non riescono ad ottenere il denaro richiesto. Così avrebbero deciso – secondo l’accusa – di chiedere il doppio dell’importo prestato al Mazzocca e in aggiunta avrebbero minacciato il debitore di stare attento, perché avrebbe fatto “una brutta fine”.

Don Maccarone si sarebbe rivolto direttamente ai suoi cugini di Nicotera Marina. Il prete era intenzionato ad inviare i parenti per picchiare Mazzotta. Le persone alle quali si era rivolto però gli avrebbero risposto “non è il momento… perché ora il fuoco è troppo alto e ci bruciamo tutti”. Poi lo avrebbero invitato a cercare “un compromesso per temporeggiare… e poi interveniamo”.

Don Maccarone si rivolge a Mazzocca con queste parole: “Il cugino mio… Luigi è quello che è uscito adesso a luglio il capo dei capi”. A Mazzocca viene ricordato che deve restituire ai due preti – circa 9000 euro – rispettivamente 6.700 euro a Don Maccarone e 2.050 euro a Don De Luca.

Nel corso di un incontro tra i due sacerdoti e Mazzocca, avvenuto a febbraio 2013, Don Maccarone fa presente la sua parentela con i Mancuso, affermando che i soldi prestati gli erano stati consegnati “dai cugini di Nicotera Marina… non vi dico il cognome… già lo avete capito… sono cugini miei”. Don Maccarone a conferma della parentela chiama Don De Luca: “Digli tu chi sono i miei cugini… così capisce… adesso ci capiamo tutti e due… diglielo”. Don De Luca risponde: “I Mancuso”. Don Graziano Maccarone, tiene anche a specificare, grado e linea di parentela: “Parenti di Luigi… Eh… siamo nella combriccola… Il cugino mio… Luigi è quello che è uscito adesso a luglio il capo dei capi… no Luni… Luni ormai è quello che era… ma Luigi…”.

Nel corso dell’udienza dibattimentale, Don De Luca si è sottoposto a interrogato per oltre un’ora, mentre Don Maccarone ha reso spontanee dichiarazioni, evitando l’interrogatorio. Nella sua deposizione spontanea, Don Maccarone ha negato la parentela che millantava con Luigi Mancuso, considerato a capo della criminalità vibonese.

Mazzocca e sua figlia sono stati inseriti nella lista testi del maxi processo Rinascita-Scott, nel quale, tra gli altri imputati, sono presenti esponenti del clan Mancuso. Il maxi processo è tuttora in corso presso l’aula bunker di Lamezia Terme [QUI].

Lasciatemelo dire: è una vera pagliacciata inutile

Il Vescovo Luigi Renzo esercita la propria autorità nel 2017, in forza al codice di diritto canonico, in particolare disponendo con decreto di revoca – formale e ufficiale – l’approvazione dello statuto, fatta dal suo predecessore, della fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”.

Ci chiediamo come mai il Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea non eserciti la sua autorità anche nel 2021, nei confronti dei due sacerdoti che si trovano sotto la sua giurisdizione, Don Maccarone e Don De Luca, imputati a processo penale, mai raggiunti da un provvedimento disciplinare canonico formale e ufficiale [QUI].

Il Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, nel 2020 sollecitando con una notifica – formale e ufficiale – ha richiamato a comportamenti uniformi il Popolo di Dio, perché gli era venuto all’orecchio, che qualcuno di propria iniziativa senza autorizzazione, ha portato in processione su camioncino la statua del santo patrono [QUI]: “Sperando che prevalga sempre il buon senso pastorale se avete idee migliori fatele presenti”.

Eccellenza Reverendissima,
in forza al codice di diritto canonico, sarebbe gradito un provvedimento disciplinare – formale e ufficiale – nei confronti dei due sacerdoti in questione, che – come emerso – hanno assunto condotte incompatibili con il sacerdozio. Se non le dovesse essere ancora giunto all’orecchio, i predetti risultano essere imputati a processo penale presso il tribunale di Vibo Valentia, dal 21 gennaio 2021. Altresì, il loro magistero è tuttora annoverato nel sito web della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. Territorio ecclesiastico sotto la sua diretta autorità come ordinario.
Le idee migliori le facciamo presenti.
Firmato
Il Popolo di Dio

Tropea è eletto il borgo dei borghi del 2021. Tropea è una perla rara. È fatta di perle rare la Calabria che ci piace.

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