2014: Papa Francesco scomunica la ‘ndrangheta. 2020: Cosa è cambiato nella Chiesa?

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A quasi sei anni dal 21 giugno 2014 – il giorno in cui Papa Francesco in Calabria, in una durissima omelia contro la ‘ndrangheta, durante la Santa Messa a Sibari davanti a 200.000 mila fedeli, scomunicò coloro che fanno parte della n’drangheta, che “è adorazione del male” – mi sono sentito chiedere oggi da un amico: “Cosa è cambiato in termini di amministrazione dei sacramenti alle persone e alle famiglie mafiose? Nessuno ne parla”.
La questione ha provocato la mia curiosità e mentre mi sono dovuto occupare di diverse altre cose, mio amico ha fatto qualche ricerca.

Video di Kaos kalabro da TeleMiaLaTv: “Preti e mafiosi”, 21 gennaio 2013

Video di True Trap: Indagine sulla ‘ndrangheta (infinito crimine), 9 giugno 2018

Il Procuratore capo di Catanzaro, Dott. Nicola Gratteri.

Il Procuratore capo di Catanzaro, Dott. Nicola Gratteri – da sempre in prima linea nella lotta per la legalità – e il giornalista Antonio Nicaso, in un video raccontano la realtà della più potente holding criminale del mondo. Dal Santuario di Polsi, dove ogni anno si sono riuniti i vertici delle cosche, al Porto di Gioia Tauro, il principale punto di accesso del traffico di cocaina nel Mediterraneo, fino all’Aspromonte e ai comuni della Locride insanguinati dalle faide e dove l’omertà è legge.
Calabria, ‘ndrangheta. Allarme attentato: la minaccia è grave e seria. Massima protezione per Nicola Gratteri a causa di nuove minacce delle cosche al procuratore, sotto scorta da oltre trenta anni. Per gli inquirenti i boss hanno già ingaggiato il killer, ha riferito Alessia Candito su Repubblica.it del 22 gennaio 2020: “Gli uomini di San Leonardo di Cutro sono stati intercettati mentre parlavano di Gratteri come di “un morto che cammina” che “farà la fine di Falcone”.

Quindi, è notizia di questi giorni che il Procuratore capo di Catanzaro è nuovamente nel mirino, per cui gli è stata incrementata la scorta. Gratteri ora gira su un Suv corazzato con il livello di blindatura massimo, invece su semplici auto blindate. Sorveglianza rafforzata, percorsi pianificati con attenzione, dispositivo di protezione aumentato: la sua vita è inevitabilmente cambiata, perché c’è reale pericolo di vita per l’uomo che ha fatto della ricerca della verità una scelta di campo, sin dal 1989, da quando gli era stata assegnata la scorta.
Scrive Alessia Candito: “Il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato in prefettura a Catanzaro ha immediatamente potenziato il dispositivo di protezione – scorta, dotazioni, sorveglianza – attorno al magistrato. In via precauzionale, sono stati cancellati tutti gli impegni in luoghi o situazioni potenzialmente pericolose, a partire dagli incontri pubblici. La preoccupazione però rimane. Ufficialmente nessuno conferma, per tutti la situazione è sotto controllo. Ma si segue una pista concreta. Secondo quanto filtra, gli investigatori sanno già che un killer sarebbe stato incaricato della missione. A preoccupare però non è semplicemente il singolo progetto di morte, ma il piano in cui si potrebbe inserire e quelli che si sospetta siano i mandanti. Secondo indiscrezioni, Gratteri non sarebbe finito nel mirino di una singola cosca e il pericolo di un attentato potrebbe non essere circoscritto ad una singola provincia calabrese. L’ipotesi è che si tratti del colpo di coda un intero sistema di potere, ramificato in ogni ambito, dalla politica alla magistratura, che ha compreso di essere sotto l’attacco incrociato delle due procure antimafia calabresi, che ormai lavorano in stretta sinergia. Per questo l’allarme è generalizzato, ma allo stesso tempo si punta a mantenere un basso profilo. Perché l’obiettivo di questa nuova stagione di tensione – si ragiona – potrebbe essere duplice: creare una minaccia concreta o usare la concreta minaccia per allontanare magistrati e investigatori “scomodi” dalla Calabria. Della lista, Gratteri potrebbe essere l’obiettivo numero uno. “È un momento delicato, estremamente delicato” commentano fonti qualificate. Ed è significativo perché anche in passato le minacce non sono mancate”. (…) Qualche anno fa invece un attentato è stato sventato sulla strada per Crotone ed anche i suoi familiari sono stati più volte oggetto di velate minacce. Episodi singoli circoscritti ad una singola area o clan. Adesso però la questione sarebbe diversa. Un intero mondo si starebbe muovendo per evitare il crollo dei pilastri su cui si fonda. A partire dal consenso, perché dopo anni di inerzia, in duemila sono scesi in piazza a sostegno della procura di Catanzaro, finita al centro di attacchi politici e mediatici all’indomani dell’inchiesta Rinascita Scott. E per un sistema che per decenni ha barattato spiccioli e favori in cambio di una generalizzata ignavia, è un’allarmante novità”.

Conferenza stampa dell’Operazione “Scott-Rinascita” – L’Arcivescovo di Camerino-San Severino Francesco Massara – il “supremo” Luigi Mancuso.

Nicola Gratteri lo denuncia da molto tempo: “Mafia potente, ormai si è infiltrata dappertutto”. A margine dell’operazione anti n’drangheta “Scott-Rinascita”, che aveva visto 334 persone in fermo di polizia (molte posizioni delle quali riviste poi da tribunale del riesame), ha denunciato la quasi completa assenza dei giornalisti e dei media a carattere nazionale alla Conferenza stampa post-operazione. Il fatto che hanno ignorato la notizia trova purtroppo riscontro nella realtà. È molto strano che la seconda operazione ” anti-mafia” della storia italiana, l’operazione Rinascita Scott, che in termini di numeri è seconda solo al maxi processo antimafia di Palermo degli anni novanta. È molto strano che la seconda operazione antimafia della storia italiana non trova posto nei media nazionali e neanche nei media cattolici, in quanto è emerso dalle indagini che al centro delle decisioni dei capi dell’n’drangheta vi sono figure cattoliche, tra cui anche alcuni parroci, poiché nei locali di alcune parrocchie si svolgevano incontri dei capi locali dell’n’drangheta, senza dimenticare il ruolo strategico che il Santuario di Polsi ha sempre avuto sin dagli anni sessanta, come luogo nel quale, venivano ad incontrarsi tutti i capi dell’n’drangheta, da tutto il mondo. In Calabria come nel resto dell’Italia, ci sono molti giornalisti ed e insolito che nessuno abbia fatto un solo articolo su fatti realmente accaduti e poco o quasi mai raccontati dai media.

Papa Francesco: preti, uomini e donne della ‘ndrangheta “sono scomunicati”. Le parole chiare che chiedeva la gente ferita dalla criminalità in Calabria, Papa Francesco le ha prounciato nell’ultima tappa della sua Visita Pastorale alla Diocesi di Cassano all’Jonio, la più piccola delle diocesi calabresi, durante la sua omelia per la Santa Messa nella spianata dell’area ex Insud a Sibari, frazione del comune di Cassano all’Ionio in Calabria, che fu una delle più importanti città della Magna Grecia sul mar Ionio. La ‘ndrangheta ha detto Papa Francesco, è “adorazione del male e disprezzo del bene comune”, è un “male” che “va combattuto, va allontanato”, anche dalla Chiesa che “deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere”. E ha pronunciato a braccio anche la sentenza che tanti invocavano: gli appartenenti alla ‘ndrangheta “non sono in comunione con Dio, sono scomunicati”.

“Un’espressione che non era prevista nel testo ufficiale e nemmeno nell’integrazione che era stata distribuita poco prima che il pontefice iniziasse a parlare e che già conteneva i passaggi più duri nei confronti dei mafiosi. Termini che, probabilmente, Francesco ha maturato nel corso della sua giornata calabrese. E per i quali anche il premier Matteo Renzi lo ha ringraziato su Twitter. ‘Matteo Renzi @matteorenzi Ringrazio Papa Francesco per la visita in #Calabria. E per le sue parole. Credo che questa visita resterà nel cuore non solo dei calabresi 20:15 – 21 giu 2014″, ha scritto Andrea Gualtieri su Repubblica.it, 21 giugno 2014.
“Mai più atrocità sui bambini, mai più vittime di ‘ndrangheta”, il Papa aveva sussurrato, incontrando in mattinata nel carcere di Castrovillari le nonne di Cocò Campolongo, il bimbo di 3 anni ucciso e poi bruciato. Alle due donne Papa Francesco ha detto parole di conforto: “Prego continuamente per lui, non disperate”.

Dopo le parole inequivocabili pronunciate da Papa Francesco a Sibari, i vescovi calabresi hanno ribadito che la ‘ndrangheta è negazione del Vangelo, il 17 luglio 2014 nella Basilica di Paola, riunitisi alla ricerca di un unico indirizzo pastorale e di una linea di azione comune da proporre alla comunità di fedeli, dopo l’anatema lanciato dal Papa a Sibari e dopo la processione della Madonna delle Grazie a Tresilico di Oppido Mamertina, col gesto di omaggio alla casa del vecchio boss Peppe Mazzagatti (Video 1 Video 2).

Sulla questione del Santuario di Polsi, è ritornato il 2 settembre 2019 il Vescovo di Locri-Gerace, S.E.R. Mons. Franco Oliva: “Per me è ingeneroso continuare a collegare questo luogo di culto alla ‘ndrangheta, azzerando quanto da anni si sta facendo per recuperare la sua vera identità. Polsi è semplicemente un santuario, non è la chiesa della ‘ndrangheta”. L’ha detto nella sua omelia in occasione della festa della Madonna della Montagna celebrata i nel santuario di Polsi. Parole che riferivano indirettamente a quanto giorni prima al Senato dal Presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, che ha definito quello di Polsi “il santuario cui la ‘ndrangheta ha deciso di consegnarsi”, dopo che varie inchieste hanno dimostrato come in passato, a Polsi, si svolgessero summit di ‘ndrangheta.
Nella sua omelia Mons. Oliva ha affermato:“È un santuario da amare, da custodire, da tutelare da ogni interesse ed interferenza esterna. È un luogo sacro che vuole offrire ai tanti pellegrini che lo visitano momenti di silenzio, di preghiera. Un luogo dove è possibile riscoprire il rispetto per la natura, il valore della riconciliazione con Dio e con i fratelli. La società civile ha tutto l’interesse che sia questo e che ci si adoperi sempre più nell’affermare e tutelare questa identità. Le nostre comunità, l’intera società ha bisogno di luoghi, ove poter riscoprire i valori alti della pace, della solidarietà e del perdono. Essi sono polmoni di spiritualità, di cui tutti e l’intera società abbiamo bisogno. Quanto vorrei che Polsi divenisse simbolo del riscatto morale della nostra gente, che non accetta più di restare al di fuori delle agende politiche. E’ nelle attese di tutti poter arrivare al santuario di Polsi da ogni dove, sani e malati, giovani ed anziani. Si deve poter venire qui senza rischiare la vita. Una nuova strada, più sicura e percorribile, è il simbolo del riscatto di Polsi. A riguardo possiamo dire, come annunciato lo scorso anno, che siamo sulla buona strada. C’è un finanziamento, c’è una volontà politica. Ma occorre passare dalle parole ai fatti. Vigiliamo perché non accada, come talvolta è accaduto, che i finanziamenti stanziati, vadano distratti, sperperati, mal spesi, senza giungere alla conclusione dell’opera. Presteremo la massima attenzione. La realizzazione dell’opera nei tempi giusti significherà la vittoria della buona amministrazione sulle forze disgregatrici, criminali e mafiose”.
“Perdona, Signore – ha concluso il Vescovo di Locri-Gerace – quanti hanno profanato questo santuario, rinsaldando vincoli di complicità criminali. Perdona quanti non sono venuti qui per pregare. Perdona quanti hanno strumentalizzato questo luogo sacro, quanti si sono serviti dell’immagine di Maria senza amarla veramente”.

L’Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e Amministratore apostolico di Fabriano-Matelica, S.E.R. Mons. Francesco Massara il 23 dicembre 2019 durante la riapertura della chiesa della Beata Mattia di Matelica.

C’è stato una cena di ‘ndrangheta a casa del parroco di Limbadi, un paesino del Vibonese, Don Franco Massara, oggi Arcivescovo di Camerino- San Severino Marche, e non sarebbe stato l’unico incontro, ha scritto Marialucia Conistabile il 22 dicembre 2019 sulla Gazzetta del sud Online: “I due volti della ’ndrangheta vibonese che si presenta da una parte distinta e in doppiopetto; dall’altra ‘casual’. Due facce della stessa medaglia che l’inchiesta ‘Scott-Rinascita’ ha fotografato portando alla luce da una parte gli intrecci ed i rapporti tra ‘poteri forti’, ovvero fra i pezzi da 90 della ’ndrangheta e i livelli apicali praticamente in ogni settore della società civile; dall’altra il coacervo di locali e ’ndrine dedite ad attività meno ‘raffinate’ (traffico di droga, estorsioni, usura, danneggiamenti, omicidi). Da quanto emerge dalle oltre mille pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip distrettuale Barbara Saccà a carico di 334 indagati – ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola -, sul finire dell’agosto del 2017 una riunione si sarebbe addirittura svolta a casa del parroco di Limbadi a cui avrebbero preso parte il ‘supremo’ Luigi Mancuso, i suoi fedelissimi, l’avvocato Giancarlo Pittelli e anche Saverio Razionale. All’epoca a guidare la parrocchia del centro del Vibonese ‘feudo’ dei Mancuso era don Franco Massara (il quale non risulta tra le persone indagate) che si era insediato cinque mesi prima, dall’ottobre del 2018 Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e in seguito nominato anche Amministratore apostolico della Diocesi Fabiano-Matelica. Ma di incontri ce ne sarebbero stati altri visto che, sempre nell’ordinanza, si fa riferimento a un colloquio tra Pittelli e Giovanni Giamborino (per gli inquirenti il trait d’union con Luigi Mancuso) avvenuto il 7 settembre del 2017, in cui il secondo chiede al primo chi fossero stati i partecipanti dell’incontro dell’1̊ agosto 2017 al che il professionista avrebbe risposto: «… il prete di Limbadi»”.
Il terzo riferimento, questa volta a differenza dei precedenti proprio con nome e cognome, arriva da un’altra intercettazione telefonica, riferisce sempre La Gazzetta del Sud. A parlare ancora una volta è Pitteli, che sta conversando col boss Saverio Razionale. Quest’ultimo in pratica chiede come poter muoversi per far restare il figlio, medico, al Gemelli di Roma. L’altro risponde: «Curati a don Franco Massara». E dopo un po’ aggiunge: «Ora glielo diciamo a Luigi [Mancuso], così chiama don Franco… perché lui… questo Franco.. ora Franco Massara è quello che mi ha fatto avere a me la tessera del Vaticano».
L’Arcivescovo Francesco Massara – ha riferito la stampa locale – ha preferito non commentare: “Sono sereno e con coscienza retta”, le uniche parole che ha rilasciate.

Mons, Francesco Massara in una trasmessione di TV2000.

Don Franco Massara (Drapia, 1º luglio 1965), che è stato a San Giovanni in Laterano per tanti anni, è stato da Papa Francesco eletto Arcivescovo di Camerino-San Severino Marche il 27 luglio 2018, mentre era parroco di Limbadi (dopo aver guidato per 9 anni la comunità di Vazzano, per poi trasferirsi a Roma e rivestire per ben 13 anni importanti incarichi presso la Santa Sede) e il 26 luglio 2019 nominato Amministratore apostolico di Fabriano-Matelica.

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