Ai funerali dell’ambasciatore Attanasio: la vita non è perduta

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Si sono celebrati ieri, dopo quelli di Stato a Roma, a Limbiate, in provincia di Monza, i funerali di Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo ucciso in un agguato insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e al loro autista congolese, presieduti da mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano: “…credo che la parola più significativa è quell’oasi di celebrare la Messa e chiedere al Signore di consolare i vivi e accogliere nella sua gloria colui che è andato via così”.

All’inizio della cerimonia funebre i genitori dell’ambasciatore hanno reso omaggio ‘al sacrificio del carabiniere Vittorio Iacovacci, che ha pagato con la vita’ il tentativo di proteggerlo attraverso un messaggio letto da un amico: “Caro figlio siamo distrutti dal dolore, ma dobbiamo essere forti per stare accanto a Zakia e alle nostre tre splendide nipotine”.

All’inizio dell’omelia l’arcivescovo ambrosiano ha ricordato che il bene rimane sempre alla presenza del Signore: “Viene poi il momento in cui ciascuno sta solo, alla presenza del Signore. Finiscono i clamori, tacciono le parole, la gente radunata si disperde e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore. Sono dimenticate le imprese, risultano insignificanti gli onori, i titoli, i riconoscimenti e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore. Perde interesse la cronaca, le parole buone e le parole amare, la retorica e le celebrazioni e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore”.

Riprendendo il vangelo della liturgia l’arcivescovo ha immaginato un dialogo tra Gesù e l’ambasciatore ucciso: “Il Signore dirà: ‘Da dove vieni, Luca, fratello?’. E Luca risponderà: ‘Vengo da una terra in cui la vita non conta niente; vengo da una terra dove si muore e non importa a nessuno, dove si uccide e non importa a nessuno, dove si fa il bene e non importa a nessuno. Vengo da una terra in cui la vita di un uomo non conta niente e si può far soffrire senza motivo e senza chiedere scusa!’.

Il Signore dirà: ‘Non dire così, Luca, fratello mio. Io scrivo sul libro della vita il tuo nome come il nome di un fratello che amo, di un fratello che mi è caro, che desidero incontrare per condividere la vita e la gioia di Dio! non dire così fratello. Io ti benedico per ogni bicchiere d’acqua, per ogni pane condiviso, per ospitalità che hai offerto. Vieni benedetto del Padre mio e ricevi in eredità il regno preparato per te fin dalla creazione del mondo’”.

Ha ricordato che i puri di cuori erediteranno i cieli: “E il Signore dirà ancora: ‘Perché piangi, Luca, fratello mio?’ E Luca risponderà: ‘Piango perché piangono le persone che amo; piango perché restano giovani vite che hanno bisogno di abbracci e di baci, di coccole e di parole vere e forti e non sarò là per asciugare le loro lacrime e condividere le loro gioie; piango perché dopo il clamore scenderà il silenzio, dopo la notorietà arriverà l’oblio: chi si prenderà cura delle giovani vite che io non vedrò camminare nella vita’.

E il Signore dirà: ‘Non dire così, Luca, fratello mio. Io manderò lo Spirito Consolatore, Spirito di sapienza e di fortezza, Spirito di verità e di amore e si stringeranno in vincoli d’affetto invincibile coloro che ti sono cari e nessuno sarà abbandonato e io stesso tergerò ogni lacrima dai loro occhi, e i vincoli di sangue, i vincoli di affetto, i vincoli di amicizia saranno più intensi e più veri, più liberi e più lieti. La tua partenza non diventerà una assenza, la tua presenza nella gioia del Padre non sarà una distanza. Non piangere più, Luca, fratello mio!’.

Ed Aibi ha ricordato il lavoro dell’ambasciatore per le adozioni a distanza: “L’Italia ha una lunga tradizione diplomatica nella gestione degli accordi bilaterali in tema di adozione internazionale. Il nostro Paese detiene infatti  il prestigioso primato del maggior numero di accordi firmati e ratificati al mondo!

Nel 2019, a valle della promulgazione della legge, l’Italia aveva ospitato grazie alla mediazione dell’ambasciatore Attanasio, un’importante delegazione di alti funzionari della Repubblica Democratica del Congo, proprio allo scopo di un confronto mirato alla stipula di un accordo di collaborazione.

Il lavoro quindi era proseguito e grazie alle qualità diplomatiche dell’ambasciatore, profondo conoscitore delle dinamiche del continente africano, le autorità congolesi avevano infine deciso dare il via ad una reciproca collaborazione con il nostro Paese.

Di questo l’ambasciatore non ne faceva mistero. Poche settimane fa in un incontro con Ai.Bi., per parlare delle sinergie da mettere in campo per la ripresa delle adozioni nel Paese, Luca Attanasio esprimeva infatti la speranza che l’Italia riuscisse ad essere la prima a riprendere la propria attività nella Repubblica Democratica del Congo”.

Per Aibi Attanasio era un diplomatico che credeva fermamente nel suo lavoro: “Non aveva paura di svolgere la propria attività proprio in quei luoghi dove la maggior parte delle persone, per questioni di sicurezza e di difficoltà del contesto non si avvicina. Sabato, pochi giorni prima di essere ucciso, l’ambasciatore carico della sua consueta energia ed entusiasmo aveva incontrato i missionari saveriani a Bukavu, in Sud Kivu.

Insieme al responsabile del Programma alimentare mondiale (Pam), Rocco Leone, al console Alfredo Lorusso e al carabiniere Vittorio Iacovacci, si era infatti confrontato con i missionari sulla situazione attuale nel Paese”.

Ed infine un appello al ministro degli Esteri per firmare l’accordo sulle adozioni internazionali: “Le famiglie adottive italiane, da sempre felicissime di accogliere i minori abbandonati provenienti dal continente africano, rivolgono pertanto un accorato appello al Ministro degli Affari Esteri Luigi di Maio affinché questo suo grande sforzo non resti vano e venga subito firmato l’accordo bilaterale sulle adozioni internazionali dell’Ambasciatore Attanasio.

Chiediamo al Ministro di farsi carico al più presto della nomina del nuovo ambasciatore italiano in Congo che possa seguire le orme di Luca Attanasio, testimoniando con la sua opera che, non perché un luogo non sia sicuro, ci si deve allora girare dall’altra parte, ma è proprio lì che si deve arrivare!

La Repubblica Democratica del Congo deve oggi divenire Paese prioritario per la politica estera dell’Italia. I tempi sono maturi per l’apertura di un ufficio dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo  a Kinshasa. Le famiglie italiane attendono di poter abbracciare i bambini soli e abbandonati della Repubblica Democratica del Congo, donargli il loro affetto e la possibilità di rinascere nuovamente figli”.

(Foto: Diocesi di Milano)

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