A Locri la Chiesa propone una Quaresima di ‘conversione ecologica’

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Vivere la Quaresima ‘come riscatto da ogni forma d’indifferenza e come tempo di conversione ecologica’ sono le indicazioni che il vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, ha affidato alla comunità diocesana, per superare l’indifferenza verso Dio, ‘che rischia di essere estromesso dagli interessi della nostra società’.

‘Protesi alla gioia pasquale sulle orme di Cristo Signore! Seguiamo l’austero cammino della santa Quaresima’: questo versetto dell’inno della liturgia delle ore del venerdì della I settimana di Quaresima traccia il cammino da fare in questo tempo forte dell’inno liturgico:

“Viene come opportunità per andare incontro al Signore Risorto, passando attraverso la sua passione e morte. Con Lui possiamo ritrovare fermenti di vita nuova, al di là di ogni emergenza sanitaria, sociale ed economica. Con Lui possiamo condividere l‟esperienza del deserto, vincere il male che aggredisce la nostra esistenza e partecipare alla luce sfolgorante della gloria pasquale”.

Nonostante tutto mons. Oliva esorta a vivere una vita nuova: “Ci guida la speranza che in questa drammatica situazione, possiamo ritrovare il senso della nostra vita ed il suo orizzonte ultimo. Siamo esortati a vivere una vita nuova, sapendo che la Quaresima non è un tempo vuoto da riempire, ma un cammino di speranza sulle orme del Cristo risorto, che si rivela nella storia del chicco di grano, che ‘se caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto’.

Il richiamo non è alla morte, ma alla vita che rinasce. La gloria del Signore non è il morire, ma il portare molto frutto. Tra le tante criticità di questo tempo, la vera sfida è condividere le fragilità di ogni uomo. Nessuno deve sentirsi solo di fronte al disagio psicologico, economico e spirituale che sta vivendo. I malati, i poveri, gli anziani, i disabili, le famiglie ridotte in povertà sono le categorie che più c’interpellano”.

Citando Madeleine Delbrel e Max Pezzali il vescovo della Locride invita a non cedere alla disperazione: “Quando domina l‟incertezza e la paura, ci sostiene la consapevolezza che la forza per superare le difficoltà può venire solo dalla speranza, che porta a guardare avanti con fiducia e coraggio. Senza arrendersi. Si aprono nuovi orizzonti di vita, che ci riscattano dalla paura che tutto possa procedere come sempre, senza possibilità di una svolta”.

Nella lettera risuona l’appello del profeta Gioele a ritornare a Dio: “E’ richiamo a ‘qualcosa di nuovo’, che può accadere, ad una novità che ci fa tornare a sperare, che ci riporta ad assaporare la bellezza dell‟incontro con Dio…

Un appello ad una inversione rotta, alla conversione del cuore, che ci consente di aprire gli occhi sulle tante emergenze del nostro territorio. E’ un ‘qualcosa di nuovo’ che penetra in tutta la nostra vita, nelle sue relazioni fondamentali con Dio e con gli altri, ma anche con l’ambiente.

‘Un qualcosa di nuovo’ che ci dona la speranza che anche il cuore più indurito possa rinnovarsi e cambiare, che c’è un antidoto a quel invisibile virus che spaventa”.

Dopo aver ringraziato coloro che si sono adoperati per alleviare le difficoltà del prossimo mons. Oliva invita a ‘combattere’ l’indifferenza: “L’indifferenza è un grave virus, che, chiudendoci in noi stessi, non ci fa vedere chi ci sta accanto, ci fa dimenticare che siamo sulla stessa barca… 

Se vogliamo costruire una vera umanità non basta il vaccino o i vaccini che immunizzano dal covid-19. C’è bisogno di quell’umanità, che ravviva la convinzione che abitiamo un mondo senza frontiere, ove la fratellanza è esigenza ineludibile.

Questo mondo, che è il nostro mondo, invoca un vaccino speciale, quello della carità, che viene da Dio, e ci stimola a prenderci cura gli uni degli altri, soprattutto di quanti la società considera come un peso”.

Quindi un invito a vivere la Quaresima “come riscatto da ogni forma d’indifferenza, come tempo di conversione dell’io al noi. E’ bello sentirci Chiesa, che insieme cerca le risposte alle domande sollevate da questo tempo di pandemia.

Una Chiesa che si fa compagna di strada di coloro che incontra, di quanti s’interrogano sul senso della vita e della morte, che sente propri i problemi, le gioie e speranze dell‟uomo di oggi”.

Un invito a testimoniare il Vangelo attraverso le ‘buone pratiche’: “E’ bello comunicarci e scambiarci ogni ‘segno di speranza’, ogni ‘buona pratica’, fatta di solidarietà, di amicizia sociale, di vicinanza nei confronti degli anziani, dei malati o delle persone sole, delle famiglie in difficoltà.

Scopriremo ‘frammenti di Vangelo’, che ci libereranno dal male oscuro dell‟indifferenza e della noncuranza, che inquina le nostre relazioni con Dio, con il prossimo e col creato”.

Quindi la Quaresima è un ‘allenamento’ alla sequela del Vangelo: “Sia la Quaresima una palestra che ci aiuti a superare l’indifferenza verso Dio, che rischia di essere estromesso dagli interessi della nostra società. Molta gente non cerca più il Signore.

Sempre meno persone si dichiarano credenti e appartenenti alla Chiesa, la frequenza alla pratica religiosa si è ridotta. Le statistiche parlano con sempre maggiore insistenza dell‟emergere delle prime genera-zioni senza Dio, di una società ove la fede è sempre meno rilevante nella vita della gente.

Ecco allora l’urgenza di ridare più spazio a Dio, per riscoprirlo nella quotidianità della nostra casa, per superare il pregiudizio che l’esperienza di Dio si possa circoscrivere nel tempio o nel luogo sacro”.

Nella parte conclusiva della lettera il vescovo dedica un pensiero alla Locride: “Più volte è stato detto e scritto che la Locride è una terra meravigliosa, un vero giardino. E lo è.

Dio l’ha dotata di un bel mare, di un microclima straordinario, di colline ridenti e soleggiate, di piccoli caratteristici borghi con una loro storia e cultura e soprattutto con tante tradizioni popolari che delineano con originalità la sua identità.

Eppure la mano dell’uomo non è sempre rispettosa dell’ambiente e della casa comune, ne deturpa la bellezza. Si registrano cumuli di rifiuti domestici e commerciali, elettronici o industriali, detriti di demolizioni, lungo le strade, nei pressi delle fiumare, lungo le coste, nelle aree montane”.

Ma allo stesso tempo mons. Oliva richiama gli abitanti al senso civico: “Senza la partecipazione attiva e la collaborazione dei cittadini, e soprattutto senza vero amore per la natura che ci accoglie, non basta il lavoro di raccolta e smaltimento degli operatori ecologici, che faticano tanto e spesso sono in molti a lamentare di non essere ben retribuiti o di ricevere la paga mensile con molto ritardo. Cosa che crea disagio alla già debole economia familiare.

Vorrei rivolgere a tutto il popolo di Dio l‟invito a vivere la Quaresima come tempo di conversione ecologica. Una ‘conversione ecologica’ che esige una presa di coscienza della necessità di cambiare gli stili di vita, di vivere nella sobrietà e di riappropriarsi dell’essenziale della vita, senza perdersi nel superfluo o in un consumismo ossessivo, di fermarsi a gustare ed apprezzare la bellezza che ci circonda”.

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