Polverone estivo

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Dopo l’uscita di alcuni nomi di politici si è sollevato, come al solito nel periodo agostano, un gran polverone risoltosi nel nulla. Non voglio sminuire il caso, ma non si può sempre chiamare a responsabilità le istituzioni pubbliche senza richiamare la responsabilità civica personale davanti al bene comune, come afferma il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa al n^ 167:

“Il bene comune esige di essere servito pienamente, non secondo visioni riduttive subordinate ai vantaggi di parte che se ne possono ricavare, ma in base a una logica che tende alla più larga assunzione di responsabilità. Il bene comune è conseguente alle più elevate inclinazioni dell’uomo, ma è un bene arduo da raggiungere, perché richiede la capacità e la ricerca costante del bene altrui come se fosse proprio”.

Occorre tenere conto di questo enunciato per poter comprendere quello che è successo riguardo il bonus dell’Inps erogato per sostenere chi era in difficoltà del periodo dell’emergenza pandemica, come ha affermato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, in audizione in commissione Lavoro alla Camera, riguardo ai nomi dei parlamentari che hanno fruito del bonus: “La notizia non è uscita né direttamente né indirettamente dal sottoscritto e chiunque afferma qualcosa del genere lo fa per fini che sfuggono, fantasiosi… Io sono amareggiato per questa storia. L’Inps in questo caso è una vittima non un carnefice, che sia chiaro”.

D’altronde non si può fare di ogni ‘erba un fascio’ e saper distinguere tra chi è in politica al servizio del ‘bene comune’ ed ha un’ ‘indennità’ garantita dalla Costituzione Italiana ai nn^ 67-69: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato… I membri del Parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge”;

e chi è in politica al servizio del ‘bene comune’, ricevendo solo il ‘gettone di presenza’ per il ruolo svolto con passione civica, perché vive giornalmente della propria attività. I primi, in nome dei principi costituzionali repubblica e della Dottrina Sociale della Chiesa, non avrebbero nemmeno dovuto effettuare la domanda; mentre i secondi, se sussistevano i requisiti richiesti, ne hanno completamente diritto.

Non reggono nemmeno le giustificazioni addotte (che non si possono qualificare come pensiero), perché è evidente che il ‘sistema’ Inps, che è un Istituto di Previdenza Sociale, ha ‘retto’; come Istituto di previdenza sociale ha erogato sempre nei momenti di difficoltà prestazioni a tutti coloro che lo chiedono, basandosi sulla veridicità delle proprie dichiarazioni, salvo che in un secondo momento effettuare il controllo sull’effettiva spettanza.

Cosa che è stata fatta, scoprendo la ‘malafede’ di chi non ne aveva diritto, cosa molto grave e senza giustificazioni, in quanto hanno giurato fedeltà alle leggi ed agli ordinamenti democratici dello Stato.  

Giustamente le rappresentanze sindacali dell’Inps hanno affermato le linee intraprese per sostenere chi si trova in difficoltà economiche: “Nell’emergenza di quest’anno, pari forse soltanto a quella di una guerra, l’Istituto ha dato prova di produttività e competenza anche nel saper gestire milioni di pratiche realizzando in fretta applicazioni software e procedendo rapidamente a sostenere milioni di cittadini anche inventandosi un lavoro agile con mezzi inizialmente goffi.

Solo poche settimane fa, ricordiamo, l’Istituto ed il nostro Presidente venivano accusati di mantenere troppa burocrazia e di rallentare, con troppi controlli, l’erogazione delle prestazioni. Oggi si lamenta che i controlli eseguiti a posteriori servono per mettere sulla gogna qualche nome illustre. Come se a giustificarsi debba essere chi scopre un comportamento scorretto e non chi lo compie”.

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