Il mese di maggio e il Coronavirus: se pregare Maria nel dolore è il segreto dei santi

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La situazione che stiamo vivendo può suscitare delle domande: perché questo male? Perché questa sofferenza? Perché questo virus? Perché la caducità della vita, la morte, i lutti? Perché la solitudine, lo smarrimento, l’angoscia? Potremmo andare avanti a lungo.

A volte noi cristiani cerchiamo di ‘ovattare’ queste domande, dicendo che è meglio dare un senso alla sofferenza, che trovarne la causa. Che dobbiamo impegnarci per generare il bene, invece di chiederci da dove venga il male. Ci diciamo che non sappiamo perché soffriamo, ma sappiamo che Gesù soffre con noi.

Vero che dare un senso alla sofferenza è importante, anzi, fondamentale. Verissimo che bisogna generare il bene, sempre, in ogni dove, per sovrastare il male. Vero anche che Gesù soffre con noi.

Chi ha un rapporto intimo con Cristo avrà fatto esperienza di ciò, senza bisogno che io adduca delle prove. Per chi non l’ha fatta, non basterebbero tutte le prove del mondo. Dio si incontra, non si dimostra. Ma la domanda rimane: perché c’è il male? Dio è felice di vederci soffrire? Lo vuole? Certamente no. Anzi, con coraggio, noi cristiani siamo chiamati a pronunciare che Dio è amore e che da Lui può procedere solo il bene, anche quando la tentazione di accusarlo è grande.

Il male ha un’altra causa. Non sviamo la domanda. Una risposta c’è. Non è mia, io attingo semplicemente dalla teologia cattolica. L’origine del male non è il caso, è qualcuno. È un essere personale: è Satana, il demonio, il maligno; maestro di inganni, autore e inventore di ogni bruttura, di ogni cosa che nuoce all’uomo. Dio aveva piani diversi per il mondo, di bene, solo di bene.

C’era ‘l’albero della vita’ in mezzo al giardino in cui era stato posto l’uomo, come ci racconta la Genesi. Il male che ci opprime, primo tra tutti il peccato, viene dalla separazione da Dio. Viene dal cosiddetto ‘peccato originale’.

Non possiamo entrare nel merito della questione qui, ma era importante accennarlo, perché può liberare dalla diffidenza verso Dio sapere che ogni espressione del male non viene da Dio ma è una conseguenza di quella prima, profonda, lacerante apertura al male.

E il male è qualcosa di tragico, che degrada, oscura, corrode, corrompe il cuore, la mente, il corpo. L’epidemia da Coronavirus, che sta disturbando il mondo intero in questo momento ne è un esempio, è una delle tante manifestazioni chiare di un male che si abbatte sulla vita umana.

Eppure, anche qualora questo o un altro male portino dolore e morte, nulla può strapparci dall’amore di Dio, un amore eterno, che può entrare nella nostra vita (così come è ed ora!) e durare oltre questa vita, se noi non glielo permettiamo.

Dio è più creativo e più potente di Satana. Ed è venuto al mondo per ricominciare tutto daccapo. Se confidiamo in Gesù, la nostra croce sarà solo una “collocazione provvisoria”; questo virus sarà solo una collocazione provvisoria e, prodigio misterioso, come ogni croce potrà diventare, nelle mani del Signore, strumento di salvezza, come lo è stata la Sua.

Qualcuno potrebbe dubitare e chiedersi: sarà vero, tutto questo? Di questi tempi possono sembrare anacronistici, irrealistici i discorsi dei credenti. “Sì, sì, pregate, parlate, intanto le persone muoiono. Intanto in ospedale ci stanno i medici”.

Non vogliamo passare per ingenui, ma se riusciamo a mettere da parte cinismo e disfattismo, c’è una verità che può darci grande consolazione: la nostra storia personale, la nostra esistenza, la nostra anima non sono in mano a un maledetto virus e nemmeno si esaurisce con la salute del corpo.

Abbiamo una meta ben più grande, che possiamo iniziare a pregustare già qui sulla terra. Il Paradiso. Che non è un dove irraggiungibile ed etereo, è piuttosto uno stato di vita, uno stato di amore, di comunione tra le anime e Dio, che inizia qui e si completa nell’eternità.

(Fine prima parte)

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