P. Moschetti racconta il coronavirus a Castel Volturno

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L’emergenza sanitaria per la pandemia di Coronavirus rende particolarmente difficile la vita nella comunità di immigrati di Castel Volturno, in provincia di Caserta, dove le persone contagiate finora sono 6 e una è deceduta. Le condizioni già precarie per gli oltre 10.000 africani, su una popolazione totale di 26.000, sono aggravate dalla quarantena e dalla povertà, come ha raccontato p. Daniele Moschetti, missionario comboniano:

“Il sindaco qui ha sempre voluto l’esercito in strada. La polizia controlla tutti, ma se la gente non va a lavorare non ha soldi e quindi non mangia. Noi comboniani assistiamo alcune persone tossicodipendenti; c’è ad esempio una donna italiana he da tempo è tra le nostre preoccupazioni, e in questi giorni è in astinenza.

Noi comboniani siamo chiusi in casa, io esco solo per andare al Centro Fernandes, dove sono rimasti una quindicina di immigrati e alcuni anziani ammalati. Lì ci sono ancora le suore filippine, dico messa nella cappella la domenica e la trasmetto via facebook”.

Il lavoro agricolo è svolto quasi esclusivamente dagli africani, l’etnia più numerosa, mentre gli  indiani si occupano delle stalle e delle fattorie per la produzione di mozzarelle di bufala. Ora non lavora più nessuno: “Qui c’è la fame vera. Gli immigrati non possono più uscire dalle loro case per racimolare quello che occorre per sfamarsi.

In più le abitazioni sono fatiscenti, in molte non c’è nemmeno l’acqua ed è impossibile rispettare le norme igieniche. Inoltre, gli stranieri non sanno cosa stia realmente succedendo perché molti non hanno la televisione e non sono informati sull’emergenza sanitaria. E c’è da tener conto del fatto che non tutti conoscono l’italiano”.

Di fronte a tale situazione p. Boschetti lancia un appello, descrivendo la situazione: “L’emergenza sanitaria per la pandemia di Coronavirus rende ancor più dura la vita della popolazione italo-africana che nell’area di Castel Volturno già sopportava il peso di problemi irrisolti da tempo: non hanno una rete familiare, si sentono distanti dalle  istituzioni territoriali, non hanno accesso alla residenza pur pagando un fitto.

Sono impiegati nell’agricoltura, nella filiera bufalina, nell’edilizia e d’estate sulle spiagge, ristoranti e pizzerie. Le condizioni di quanti hanno bisogno di sostegno sono aggravate dalla quarantena e dalla povertà  in uno dei comuni più a rischio di tensioni del Sud d’Italia. Anche i bisogni della popolazione non iscritta all’anagrafe che sono migliaia devono essere soddisfatti”.

In questo territorio di 26.000 abitanti: “Vi sono migliaia di cittadini italiani e stranieri che sono domiciliati in un’area di 27 km di lunghezza, oggettivamente grande e complessa da amministrare. Tante difficoltà ed emergenze, però, sono rese ancora più drammatiche dalla cieca burocrazia e dalla precarietà dei permessi di soggiorno. Auspichiamo quindi che si pensi anche a forme urgenti di regolarizzazione dei soggiorni e del lavoro. Rispondere a questi bisogni primari, vuol dire anche combattere contro le mafie e lo sfruttamento!”

Nel frattempo il Comitato Castel Volturno Solidale ha attivato un c/c bancario per eventuali offerte: Caritas di Capua – Iban: IT 75 C 0898774840000000335908 – Causale: Covid-19 Castel Volturno.

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