“Mai più violenza! Mai più guerra!” I leader religiosi ad Assisi si “impegnano” per la pace!

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“Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono e vita, amore”. E’ stato questo l’impegno per la pace che Benedetto XVI ha fatto risuonare ad Assisi, nella piazza San Francesco, a conclusione della giornata di “riflessione e preghiera” che ha riattualizzato e ha riproposto il vero significato dello “Spirito di Assisi”. A venticinque anni dal grande incontro con Giovanni Paolo II, anche oggi le grandi religioni si sono incontrate nella città del poverello. Con un cero in mano a simboleggiare la fiamma dell’impegno, ognuno ha detto il suo “Si”, e ha scambiato il suo gesto “di pace” all’altro, mentre il coro intonava un sottofondo musicale che era già un programma, la “Preghiera semplice”. A nome dei trecento partecipanti, provenienti da oltre cinquanta nazioni, quindici dichiarazioni di “Impegno comune per la pace”, in tante lingue e accenti diversi. Che sono risuonate nel cuore di Assisi per tutto il pomeriggio, dopo una intensa mattinata, un pasto frugale, definito dal cardinale Tauran, “espressione del nostro desiderio di purificazione e vicinanza a chi soffre” e dopo la preghiera personale nelle celle della casa di accoglienza dei francescani. Ma soprattutto dopo il pellegrinaggio insieme, cui hanno partecipato tutte le delegazioni, che si sono unite ad un grande corteo formato soprattutto da giovani, partito nel primo pomeriggio da Santa Maria degli Angeli.

“Nel silenzio che si è fatto preghiera – ha detto il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso – e nel pellegrinaggio che ci ha resi viandanti in cammino verso la Verità, siamo giunti all’ultima parte della celebrazione”.  “Ciascuno di noi – ha aggiunto – ritornando a casa sua, abbia a cuore di esserne testimone: la pace è possibile, ancora oggi!”.

I rappresentanti delle grandi religioni – c’erano tutte le chiese cristiane, gli ebrei, i buddisti, gli induisti, gli animisti africani e diverse confessioni musulmane, mancavano però i sunniti egiziani di al Azhar e all’ultimo momento hanno dato forfait anche quelli che fanno capo alla dinastia giordana – non hanno pregato insieme ognuno a loro modo come nell’86 ma insieme si sono impegnati perché “si edifichi e si consolidi, sul fondamento della giustizia, un mondo di solidarietà e di pace”, come recitava il tema della giornata. “Noi, persone di tradizioni religiose diverse, non ci stancheremo di proclamare che pace e giustizia sono inseparabili e che la pace nella giustizia è l’unica strada su cui l’umanità può camminare verso un futuro di speranza. Siamo persuasi che in un mondo con confini sempre più valicabili, distanze ravvicinate e relazioni facilitate da una fitta rete di comunicazioni, la sicurezza, la libertà e la pace non potranno essere garantite dalla forza, ma dalla fiducia reciproca. Dio benedica questi nostri propositi e doni al mondo giustizia e pace”.

“Raccolti qui ad Assisi, abbiamo insieme riflettuto sulla pace, dono di Dio e bene comune dell’intera umanità – ha detto il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I – Pur appartenendo a tradizione religiose diverse, affermiamo che per costruire la pace è necessario amare il prossimo”.

Ma l’“impegno” è stato anche contro “la violenza e il terrorismo”, come detto dal vescovo luterano Mounib Younan; per “educare le persone a rispettarsi e stimarsi”, ha aggiunto il Sikh Taunjit Singh Butalia; a “promuovere la cultura del dialogo”, ha continuato il Metropolita Aleksandr del Patriarcato di Mosca. C’è stato anche l’“impegno” a “difendere il diritto di ogni persona umana a vivere una degna esistenza” del reverendo battista John Upton; ma anche quello a “dialogare con sincerità e pazienza” del musulmano Mulana Mohammed Zubair Abid; “a perdonarci vicendevolmente degli errori e i pregiudizi del passato e del presente” proferito dal metropolita Siro-Ortodosso Mar Gregorios; così come quello “a stare dalla parte di chi soffre nella miseria e nell’abbandono” giunto dal taoista Wai Hop Tong. “Noi ci impegniamo a fare nostro il grido di chi non si rassegna alla violenza ed al male”, ha detto il buddista Phra Phommolee, seguito dal Sinto-Giapponese Tsunekiyo Tanaka, che ha espresso l’impegno “ad incoraggiare ogni iniziativa che promuova l’amicizia fra i popoli”; dall’ebrea Betty Ehrenberg, che ha chiesto “uno sforzo ai responsabili delle Nazioni” perché “si edifichi e si consolidi sul fondamento della giustizia un mondo di solidarietà e di pace”. L’“impegno” è giunto anche dal non credente Guillermo Hurtado, che si è detto pronto “a costruire un mondo nuovo in cui il rispetto della dignità di ogni uomo, delle sue aspirazioni interiori come pure della libertà di agire in forza delle proprie convinzioni sia alla base della via sociale”.

E’ toccato invece al cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ricordare che “non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza perdono”. “Rechiamo pace ai vicini ed ai lontani – ha ammonito -, alle creature ed al creato”.

Al termine dell’incontro, il Papa e i capi delle delegazioni hanno sostato davanti alla tomba di San Francesco accompagnati dal custode del Sacro convento Padre Giuseppe Piemontese che aveva accolto Papa Benedetto XVI davanti l’ingresso della Basilica Inferiore.

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