Papa: non dimenticare il Corno d’Africa

fame in Africa
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Papa Benedetto XVI, durante le sue udienze generali del mercoledì, rivolge sempre un invito alla comunità internazionale per non dimenticare l’emergenza Corno d’Africa, anche se dalle nostre parti sembra non arrivare risposte soddisfacenti: “Rinnovo il mio accorato invito alla comunità internazionale perchè continui il suo impegno verso quei popoli e invito tutti a offrire preghiere e aiuto concreto per tanti fratelli e sorelle così duramente provati, in particolare per i bambini che ogni giorno muoiono in quella regione per malattie e mancanza di acqua e di cibo”. Di questi appelli il vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin, ha ringraziato il Papa, anche per il fatto che la Chiesa cattolica ha raccolto quasi 70 milioni di euro. Intanto si possono ancora inviare le offerte alla Caritas Italiana, Via Aurelia 796 – 00165 Roma, utilizzando il conto corrente postale n. 347013 o mediante bonifico bancario su UniCredit Banca di Roma SpA, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 50 H 03002 05206 000011063119, specificando nella causale “Carestia Corno d’Africa 2011”.

 

Ed il Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’, ha lanciato un appello per andare oltre la fase di emergenza, auspicando la creazione di una scuola in ogni villaggio, in modo da offrire una possibilità di sviluppo ai giovani. L’organismo rappresenta il braccio operativo del papa nell’ambito di iniziative umanitarie, intervenendo laddove si siano verificate calamità o si renda opportuno promuovere e stimolare azioni caritative.

 

Comunque i numeri parlano chiaro e sono quelli del rapporto dell’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite. Secondo questi dati, nel Corno d’Africa ci sono attualmente 13 milioni di persone che necessitano di forme di assistenza urgenti per la carestia derivante dalla prolungata siccità che ha mandato in rovina i raccolti e sta sterminando il bestiame. Una situazione giunta al limite se, sempre secondo questo rapporto, milioni di persone non avranno abbastanza cibo né acqua per i prossimi 3-6 mesi. Il territorio maggiormente colpito è quello della Somalia con 4 milioni di persone investite dalla crisi umanitaria su un totale di 7 milioni e mezzo di abitanti; 4 milioni e 600 mila in Etiopia, 3 milioni e 75mila in Kenya e 147mila a Gibuti. Ma non basta: questi ultimi tre Paesi, oltre a essere interessati essi stessi dalla crisi ma in forma meno pervasiva, sono meta dei rifugiati che scappano dalle loro terre per cercare la salvezza.

Nonostante gli sforzi delle associazioni caritative, le condizioni degli abitanti di questa area africana sono gravissime, solo in Somalia centinaia di migliaia di bambini versano in stato di malnutrizione. Proprio dinanzi a questo generale silenzio e disinteresse, la Chiesa chiede un impegno serio e immediato per strappare a una morte certa milioni di persone e per consentire loro un futuro. I disperati in fuga dalla Somalia stanno smarrendo giorno dopo giorno le loro radici e non solo dal punto di vista geografico, per l’obbligato allontanamento dalla loro terra duramente provata dalla carestia e dall’assenza di un governo capace di fronteggiare le emergenze e di rappresentare un credibile interlocutore a livello mondiale. Quello che si sta erodendo è anche il retroterra delle tradizioni e dell’economia locale. Lo attesta la dilagante scelta degli allevatori di vendere i capi di bestiame per comprarsi il cibo necessario per la quotidiana sopravvivenza. Se questa può essere una soluzione valida nell’immediato, domani si rivelerà un boomerang che li lascerà senza più alcuna fonte di sostentamento.

Non a caso il presidente di Cor Unum chiede che questo dramma umanitario venga affrontato percorrendo anche la strada dell’educazione, costruendo scuole non appena sarà conclusa questa difficile fase per garantire a questo popolo istruzione e cultura. Anche perché, se l’Occidente si dimentica della siccità nel Corno d’Africa, il rischio alto di una penetrazione in quelle zone di Al Quaeda esiste e lo dimostra la scoperta dalla Bbc, avvenuta nelle scorse settimane, di un cittadino americano, Abu Abdulla Almuhajir, che si spaccia per ‘un rappresentante umanitario di Al Qaeda’, accompagnato dal portavoce degli Shabaab, Sheikh Ali Mohamud Rage tra la folla del campo profugo somalo di Ala-Yasir, circa 50 chilometri a sudovest di Mogadiscio, che ha distribuito riso, olio, datteri e latte a circa 4mila profughi, latte in polvere e sacchi di grano dotati di una scritta singolare: ‘Campagna di Al Qaeda in omaggio al martire Bin Laden’, ma anche 17mila dollari e un’ambulanza.

Infatti dopo i pesanti combattimenti scoppiati il 20 ottobre a Daynille, alla periferia di Mogadiscio, Medici Senza Frontiere è stata costretta a sospendere la sua campagna di vaccinazione contro il morbillo in corso nella zona. La campagna era stata programmata con una durata di tre settimane, con l’obiettivo di raggiungere 35.000 bambini. Il morbillo sta attualmente scatenando il caos in Somalia: “Finché non si stabilizza la situazione in termini di sicurezza, non sarà possibile riprendere la campagna di vaccinazione, ha spiegato Duncan McLean, coordinatore dei progetti di MSF nel Paese. E quando ciò accadrà, dovremo ripensare completamente la nostra strategia, perché molte persone sono fuggite dalla zone di combattimento. Decine di migliaia di persone vivono nei campi a Daynille, molte da lungo tempo e altre erano arrivate da poco, fuggendo dalle regioni colpite dalla siccità”.

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