Internazionale

Siria, è ufficiale: padre Francois Mourad è stato ucciso in un agguato

A ventiquattr’ore dall’evento, sono state confermate le tragiche modalità dell’uccisione di padre Francois Mourad, avvenuta ieri a Ghassaniehm, nella provincia di Idlib, all’interno del convento di Sant’Antonio, dove il religioso si era rifugiato negli ultimi tempi. Padre Mourad è caduto durante un assalto compiuto da guerriglieri islamisti. A farlo, parlando con l’agenzia di stampa Asianews, è stato lo stesso Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, che ha aggiunto che l’uccisione di padre Mourad è stato un “duro colpo per i frati della Custodia francescana”. La conferma arriva dopo che per diverse ore, nella giornata di ieri, erano circolate due versioni del delitto: per la prima si sarebbe trattato di una pallottola vagante che avrebbe colpito il religioso, per la seconda di un commando vero e proprio messo in atto da ribelli islamisti contro il convento.

Più di 90 milioni raccolti per la Chiesa che soffre. Il rapporto ACS

In oltre 65 anni di storia, mai la fondazione pontificia aveva raggiunto un simile traguardo: nel 2012 i benefattori di Aiuto alla Chiesa che Soffre hanno donato 90.789.588 euroNonostante la crisi economica – che nel 2011 aveva causato una riduzione delle offerte a “soli” 82,1 milioni di euro – l’incredibile raccolta, effettuata attraverso le 17 sedi nazionali di ACS ed il quartier generale di Königstein in Germania, ha permesso il finanziamento di 5.604 progetti in 140 Paesi. Un successo a cui ACS-Italia ha contribuito con gli oltre 2milioni e 300mila euro donati dai suoi 22mila benefattori.

L’episcopato brasiliano: giusto il grido delle strade

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Niente giustifica la violenza e la distruzione: hanno affermato, venerdì scorso, i vescovi brasiliani in una nota sugli scontri che stanno coinvolgendo la loro nazione, esprimendo solidarietà a quanti, soprattutto giovani, manifestano contro la ‘corruzione, l’impunità e la mancanza di trasparenza’, purché tutto si svolga in modo pacifico. Il punto di vista dei vescovi è stato illustrato dal presidente della conferenza episcopale, il cardinale arcivescovo di Aparecida, Raymundo Damasceno Assis.

Bosnia, semi di speranza nonostante le proteste

Non accenna a placarsi l’onda delle contestazioni che ormai da settimane sta investendo la Bosnia Erzegovina. Le manifestazioni hanno ormai raggiunto il carattere di una vera e propria protesta nazionale che ha come epicentro Sarajevo. E’ li, nel cuore dei Balcani occidentali, davanti al Parlamento che in Bosnia ha assunto, per molti, i connotati di corruzione e malgoverno, che tutto ha inizio una decina di giorni fa. Un protesta trasversale nata dalla società civile sarajevese e presto allargatasi a macchia d’olio per tutto il Paese con il coinvolgimento di diverse città quali Mostar e Banja Luka.

Corea del Nord: il Rosario si recita usando i fagioli

«Riteniamo che almeno diecimila nordcoreani continuino a coltivare la fede cattolica nel profondo del loro cuore. Ma è difficile credere che possa esistere una chiesa sotterranea in Corea del Nord». Padre Lee Eun-hyung è il segretario generale della Commissione per la Riconciliazione del Popolo Coreano, organismo nato nel 1999 in seno alla conferenza episcopale coreana. In una conversazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre il sacerdote sudcoreano descrive le tragiche condizioni della popolazione in Corea del Nord e racconta dei suoi tre viaggi, l’ultimo nel 2011, nella capitale nordcoreana. «Ogni volta che sono stato a Pyongyang ho celebrato messa nella Chiesa cattolica di Jangchung, l’unica riconosciuta dal regime. Vi erano sempre molte persone sedute nei banchi, ma non posso dire se fossero davvero cattolici, perché mi era severamente proibito avvicinarli e parlare con loro». Padre Lee spiega che quella di Jangchung è una chiesa alquanto singolare: la comunità è guidata da un laico che tutte le domeniche celebra la liturgia della parola. «Non potrebbe essere altrimenti perché non mi risulta che vi sia alcun sacerdote in Corea del Nord». Il numero di cattolici rimasti nel Paese asiatico è pressoché impossibile da determinare. «Le autorità parlano di tremila fedeli, ma non sappiamo se il dato è attendibile né in che modo sia stato calcolato».

La Turchia al bivio

Sospesa tra le due rive del Bosforo. E già la connotazione geografica dice molto di una Turchia scossa dalle proteste di piazza Taksim. Su una riva la laicità, sull’altra il laicismo. Su una riva la volontà di una democrazia partecipativa, sull’altra il doppio rischio di una deriva laicista o islamista. Sospesa tra autoritarismo e anarchia. Tutto questo è oggi la Turchia. Le proteste turche sembrano essere venute fuori dal nulla. Un giorno c’era un relativamente piccolo numero di dimostranti che protestavano contro la perdita di uno dei pochi spazi verdi rimasti ad Instanbul, il Gezi Park. Il giorno dopo, la folla era cresciuta in maniera esponenziale, e si confrontava con la polizia che rispondeva con tutto il repertorio antisommossa, centinaia di persone erano state detenute e un certo disappunto era cresciuto in tutta la Turchia.

È Pasqua a Shanghai. Kirill dice Messa nella cattedrale ortodossa, e spera in una resurrezione della sua chiesa in Cina

Si è conclusa con un Messa nella cattedrale ortodossa di Shanghai la visita del patriarca russo ortodosso Kirill in Cina. E non è un dato di poco conto, per l’ortodossia russa che cerca di essere riconosciuta tra le religioni ufficiali della Cina e che molto ha investito in questo primo, storico viaggio. Una spinta per il riconoscimento ufficiale che sa molto di realpolitik, e che serve al Dipartimento degli Affari Religiosi di Cina di legittimare il suo operato: non solo Kirill, incontrando tutti i membri del governo, ha riconosciuto che gli interlocutori del partito sono ineludibili, ma – in cinque giorni di visita – non ha mai fatto cenno al problema della libertà religiosa in Cina.

Le relazioni tra Cina e Russia passeranno attraverso la Chiesa ortodossa?

Per la prima volta, un patriarca ortodosso russo va in Cina. Kirill, patriarca di tutte le Russie, ha cominciato il 10 maggio il giro del Paese della Grande Muraglia che lo porterà domani a dire Messa ad Harbin, nella cattedrale Pokorvsky, e poi a Shanghai, da dove ripartirà il 15. Ma la visita di Kirill non punta solamente ad inserire il cristianesimo ortodosso tra le religioni ufficialmente riconosciute dallo Stato cinese. Rappresenta anche il segno di un legame rinnovato e forte tra la Cina e la Russia. La prima, preoccupata di contenere l’avanzata statunitense nell’area Asia-Pacifico. La seconda, ansiosa di diventare ancora più protagonista dello scacchiere internazionale.

Emergenza rifugiati siriani: cresce il rischio epidemie, soprattutto fra i bambini. L’allarme dell’Ordine di Malta

“Nelle mie visite a domicilio incontro persone che vivono in scantinati, dormono su letti di cartone improvvisati”, spiega Rouba Azize, del gruppo dei coordinatori dei soccorsi di emergenza per i profughi e assistente sociale nel Centro di Khaldieh. “Le condizioni igieniche sono terribili e costituiscono una minaccia per la salute di tutti. Molti bambini soffrono di infezioni della pelle e sono in aumento alcune malattie infettive, come la rosolia”, dice ancora Azize. I rifugiati siriani coinvolti nel programma di visite a domicilio hanno ricevuto kit per l’igiene personale, coperte e materassi. Secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, sono circa 7 milioni i Siriani ad avere bisogno immediato di aiuti umanitari, fra questi 4 milioni e mezzo sono i profughi all’interno del Paese, che fuggono dalle aree teatro degli scontri armati. Tra le molte situazioni di miseria, uno scantinato di 200 metri quadrati nella regione di Zgharta, vicino a Khaldieh. Una stanza buia e umida dove vivono stipate circa 100 persone. “Il bisogno è enorme. Molte sono le malattie e il rischio di epidemie tra i rifugiati è molto alto”, racconta Miladia Hamati Aoun, una delle infermiere di Khaldieh.

A fine marzo, il Centro medico ha condotto una campagna di vaccinazione di tre giorni per le decine di bambini e ragazzi rifugiati, contribuendo a proteggerli contro malattie come la poliomielite. Ai bambini sono stati inoltre somministrati integratori di vitamina A, come misura di prevenzione. “I rifugiati sono molto grati per l’aiuto ricevuto” conclude Aoun. “Possa Dio proteggere voi, la vostra famiglia e la vostra casa” mi ripetono spesso. “Questa benedizione ha un significato molto particolare, considerando quello che stanno vivendo. Molti di loro hanno perduto membri della propria famiglia e la loro casa”. Da luglio 2012 il Malteser International, grazie al supporto di partner locali come la ONG turca Blu Crescent, ha fornito soccorso umanitario a più di 24.000 profughi in Siria, Turchia e Libano, distribuendo migliaia di kit di emergenza e igiene, stufe e coperte. Squadre di distribuzione sono impegnate nel trasporto di aiuti alimentari (tra cui cibo per l’infanzia) dalla Turchia ai distretti siriani di A’Zaz, Afrin e Al Bab, una regione rurale a nord di Aleppo in mano all’opposizione. Gli aiuti alimentari serviranno a sfamare 750 famiglie e 500 bambini per 5 mesi. In Turchia inoltre il Malteser International sostiene una scuola nel distretto di confine di Kilis, frequentata da 1.350 bambini siriani, nel tentativo di restituire loro una vita normale.

 

Foto: Malteser International-Andrea Krogmann Dozens

Una risoluzione europea per difendere libertà di coscienza e di religione in Europa

Libertà di coscienza e libertà religiosa in Europa sono minacciati. E per questo motivo, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato a larga maggioranza una risoluzione sulla protezione delle comunità di fronte alla violenza. La risoluzione 1928 (Safeguarding human rights in relation to religion and belief and protecting religious communities from violence) doveva essere destinata a proteggere le minoranze religiose fuori dal contesto europeo. Ma alla fine il Consiglio ha deciso di dedicarla anche a quanto avviene dentro i confini dell’Europa. E questo anche come conseguenza degli arresti indiscriminati compiuti in Francia nei confronti dei manifestanti della Manif pour tous, contro la legge che permette agli omosessuali di sposarsi e di adottare i figli. Un fatto, questo, che è stato solo l’ultimo di una escalation di attentati alla libertà religiosa anche nella vecchia Europa.

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