Papa Leone XIV al Celam: le famiglie per un nuovo modello di società
“Sono lieto di accogliervi oggi nella casa di Pietro, la casa della Chiesa, dove dovremmo sentirci tutti come un’unica grande famiglia riunita attorno al fuoco del suo amore. Avete dialogato in questi giorni seguendo un metodo sinodale, riflettendo su alcune questioni attuali che riguardano la vita familiare. Vivere la sinodalità in famiglia richiede di ‘camminare insieme’, condividendo dolori e gioie, instaurando un dialogo rispettoso e sincero tra tutti i suoi membri, imparando ad ascoltarci a vicenda e a prendere le decisioni familiari che sono importanti per tutti”: questa mattina papa Leone XIV ha ricevuto i partecipanti all’incontro giubilare promosso dal Celam per il futuro della famiglia, indica il modello perfetto della Sacra Famiglia.
Ricordando le conseguenze derivanti dalle guerre ha proposto per la riflessione tre parole, di cui la prima è stata ‘giubileo’: “Nell’Antico Testamento, il Giubileo evocava un ritorno: un ritorno alla terra, alla condizione originaria dell’uomo libero, alle origini della giustizia e della misericordia di Dio. Oggi, dobbiamo leggere questo ritorno come una chiamata a tornare al centro della nostra vita, a Dio stesso, al Dio di Gesù Cristo”.
Quindi il giubileo è anche un richiamo all’essenza della fede: “Il Giubileo ci invita anche a riflettere sulle nostre radici: sulla fede ricevuta dai nostri genitori, sulla preghiera perseverante delle nostre nonne mentre recitavano il rosario, sulla loro vita semplice, umile e onesta che, come lievito, ha sostenuto tante famiglie e comunità. In loro abbiamo imparato che Gesù è la Via, la Verità e la Vita. In Lui troviamo la nostra vera gioia: la gioia di sapere di essere a casa, nel luogo a cui apparteniamo”.
Però esso è anche un richiamo alla speranza: “Il Giubileo della Speranza è un cammino verso l’incontro con quella Verità che è Dio stesso. All’inizio della sua missione, Gesù descrive questo Giubileo come un anno di grazia e, dopo la Risurrezione, chiama i discepoli a ‘tornare in Galilea’. Non dobbiamo cadere nel pericolo di basare la nostra vita sulle sicurezze umane e sulle aspettative mondane. In ambito sociale, potremmo tradurre questa tentazione come il tentativo di ‘arrangiarsi’, come diceva il recentemente canonizzato san Pier Giorgio Frassati”.
Quindi è stato un richiamo a non cedere alle minacce che ledono la dignità: “Siamo anche consapevoli che oggi esistono reali minacce alla dignità della famiglia, come i problemi legati alla povertà, alla mancanza di lavoro e di accesso ai sistemi sanitari, agli abusi sui più deboli, alle migrazioni e alla guerra. Le istituzioni pubbliche e la Chiesa hanno la responsabilità di ricercare modi e mezzi per promuovere il dialogo e rafforzare quegli elementi della società che favoriscono la vita familiare e l’educazione dei suoi membri”.
Per un nuovo modello di società, quindi, è fondamentale, la compartecipazione della famiglia: “E’ fondamentale promuovere la corresponsabilità e la leadership delle famiglie nella vita sociale, politica e culturale, promuovendo il loro prezioso contributo alla comunità. In ogni figlio, in ogni marito e moglie, Dio ci affida a suo Figlio, a sua Madre, come ha fatto con san Giuseppe, per essere, insieme a loro, fondamento, lievito e testimone dell’amore di Dio tra gli uomini”.
In questo senso l’indicazione di san Paolo VI a guardare la Santa Famiglia è fondamentale: “San Paolo VI, nella sua celebre omelia a Nazareth, ci esortava a seguire l’esempio della Sacra Famiglia, accompagnando e sostenendo gli altri nel silenzio, nel lavoro e nella preghiera, affinché Dio compia in loro il disegno d’amore che ha loro riservato. E’ l’amore che si incarna in ogni vita nata alla fede dal battesimo e consacrata ‘per annunciare quest’anno di grazia’ a tutti coloro che incontreranno Gesù nell’Eucaristia e nel sacramento del perdono, che lo seguiranno nella sua missione di sacerdote, di padre cristiano o di consacrato, fino all’incontro definitivo, fino alla meta della nostra speranza”.
E la conclusione è affidata ad un pensiero di sant’Agostino: “Cari fratelli e sorelle, la conclusione di questa riflessione non può che essere un richiamo all’impegno e a quella gioia traboccante che riempì i discepoli nell’incontro con Gesù Risorto e li spinse ad annunciare il suo nome su tutta la terra. Sant’Agostino definiva questo ‘giubilo’ come un’esultanza inesprimibile e propria, in modo speciale, dell’Ineffabile”.
(Foto: Santa Sede)



























