6^ domenica di Pasqua: in ascolto dello Spirito Santo

Alla vigilia della sua passione e morte Gesù assicura ai suoi la sua presenza nella storia della Chiesa. Sembra una mamma che alla vigilia della sua partenza tranquillizza i figli con amore materno. Il brano del vangelo evidenzia tre momenti: una raccomandazione, un dono e un incoraggiamento materno. A) Un monito o raccomandazione: il segno del vostro vero amore per me si manifesta osservando la mia parola, che è parola del Padre mio; così non sarete mai soli. B) Un dono: Gesù promette ai suoi il dono dello Spirito Santo; questi vi insegnerà a comprendere pienamente il Vangelo, quanto Gesù ha insegnato, a rendere vivo ed operante il Vangelo attraverso la testimonianza.
Lo Spirito Santo non vi lascerà mai soli, da Lui sarete fortificati ed aiutati a comprendere tutti gli insegnamenti di Gesù. Il segno chiaro della sua presenza sarà ‘la pace interiore’; la pace di Cristo Gesù non è quella che si conquista con le armi o con i soldi, ma la pace vera che proviene dalla vittoria sul peccato, sull’egoismo ed aiuta ad amarci come fratelli. La Pentecoste o la discesa dello Spirito Santo segna la continuazione della pasqua cristiana: Gesù si sottrae dai suoi fisicamente per rimanere con essi spiritualmente; così essi dovranno sentirsi sempre responsabili personalmente e in prima persona, sempre fermamente sicuri di non essere soli o abbandonati.
Il dono dello Spirito deve essere accolto con gioia perché ci rassicura; accogliere questo dono è evidenziare il nostro amore e gratitudine verso Gesù che afferma: ‘Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà’. Nella parabola del Buon pastore Gesù aggiunge: ‘Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco, esse mi seguono’.
La parola di Cristo Gesù è una sola: ‘Amare come Cristo ci ha amato’. Ciò che importa al cristiano è la carità, che ha come motore lo Spirito Santo e ci permette di scoprire che tutti costituiamo la famiglia salvata da Cristo Gesù e destinata alla vita eterna.
Per il vero cristiano non ci sono buoni e cattivi ma fratelli e sorelle con le loro debolezze e fragilità per le quali Gesù dirà a Pietro: ‘Li perdonerai settanta volte sette se sbagliano e sono pentiti’. Quando Gesù dice: ‘Se uno mi ama…’ con queste parole non impone nulla, rispetta la libertà di ciascuno, chiede ed invita solo ad aprire la porta del cuore ed instaurare con lui un rapporto di amore. Dio è là dove l’amore non rimane un semplice sentimento vago ma una realtà concreta che permea tutta l’esistenza dell’individuo.
Dio ci ama, l’uomo è l’unico essere per il quale il Figlio di Dio non disdegnò di assumere la natura umana per aprire all’uomo le porte del regno dei Cieli. Dio oggi ci chiede di instaurare con Lui un rapporto di amore così come Egli ci ama. Per questo motivo Gesù istituisce l’Eucaristia: ‘Prendete e mangiate, questo è il mio corpo’: Gesù si fa compagno del nostro viaggio; chi ama non è mai solo: Gesù è sempre accanto a te perché ti conosce, ti pensa e ti ama.
Da qui il terzo momento: C) L’incoraggiamento di Gesù: ‘Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore’. Lo Spirito Santo infatti è dono ma è anche gioia vera. La gioia è qualcosa di divino: non è il piacere, che è solo terreno, effimero ed epidermico; la gioia che Dio conferisce non conosce tramonto, non teme intrighi ed angherie, ma è gioia vera e sicura.
Nella vita potrai incontrare ricchi disperati, sposi tristi, giovani nauseati della vita che ricorrono al suicidio, ma non troverai mai un santo, un amico di Dio triste o disperato. Amico, invoca Maria, madre della Chiesa e nostra, causa della nostra gioia, e lei ti condurrà a Cristo Gesù, frutto benedetto del suo seno.