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Papa Francesco esalta Pio VII

800 pellegrini giunti a Roma dalle diocesi di Cesena-Sarsina, Tivoli, Savona-Noli ed Imola sono stati ricevuti in udienza da papa Francesco a 200 anni dalla morte di papa Pio VII – Barnaba Chiaramonti, a 200 anni dalla morte, avvenuta nel 1823, definendolo ‘esempio di buon pastore’ in questa domenica dedicata alla parabola del buon pastore:

“Papa Chiaramonti è stato ed è per tutti noi un grande esempio di buon pastore che dà la vita per il suo gregge. Era un uomo di notevole cultura e pietà, era pio. Monaco, Abate, Vescovo e Papa, in tutti questi ruoli ha sempre mantenuto intatta, anche a costo di grandi sacrifici, la sua dedizione a Dio e alla Chiesa.

Come nel drammatico momento del suo arresto quando, a chi gli offriva una via di fuga dalla prigionia in cambio di compromessi circa le sue responsabilità pastorali, rispondeva: ‘non dobbiamo, non possiamo, non vogliamo’, confermando, a prezzo della sua libertà personale, quanto aveva promesso di fare, con l’aiuto di Dio, il giorno della sua elezione”.

Ed ha ricordato tre valori importanti della sua vita, quali la testimonianza, la misericordia e la comunione, di cui papa Pio VII è sempre stato un sostenitore: “Papa Pio VII ne è stato un convinto sostenitore e difensore in tempi di lotte e divisioni feroci. I disordini causati dalla rivoluzione francese e dalle invasioni napoleoniche avevano prodotto e continuavano a fomentare spaccature dolorose, sia all’interno del popolo di Dio che nelle sue relazioni col mondo circostante: ferite sanguinanti sia morali che fisiche. Anche il Papa pareva dovesse esserne travolto. E invece, con la sua pacata e tenace perseveranza nel difendere l’unità”,

Per questo papa Pio VII è stato sempre attento a non lacerare la comunità: “Ne emerse una comunità materialmente più povera, ma moralmente più coesa, forte e credibile. E il suo esempio sprona noi ad essere, nel nostro tempo, anche a costo di rinunce, costruttori di unità nella Chiesa universale, in quella locale, nelle parrocchie e nelle famiglie: a fare comunione, a favorire la riconciliazione, a promuovere la pace, fedeli alla verità nella carità!”

E’ questa la testimonianza offerta nella carità: “Uomo di indole mite, Papa Chiaramonti è stato un annunciatore coraggioso del Vangelo, con la parola e con la vita… E di fatto egli ha realizzato questo suo ideale di profezia cristiana, vivendolo e promuovendolo con dignità nella buona e nella cattiva sorte, sia a livello personale che ecclesiale, anche quando ciò lo ha portato a scontrarsi con i potenti del suo tempo”.

Infine la misericordia verso i più deboli attraverso le iniziative sociali: “Nonostante i pesanti ostacoli posti alla sua opera dalle vicende napoleoniche, Papa Pio VII concretizzò la sua attenzione per i bisognosi distinguendosi per alcune riforme e iniziative sociali di ampia portata, innovative nel suo tempo, come la revisione dei rapporti di ‘vassallaggio’, con conseguente emancipazione dei contadini poveri, l’abolizione di molti privilegi nobiliari, delle ‘angherie’, delle regalie, dell’uso della tortura e l’istituzione di una cattedra di chirurgia presso l’Università La Sapienza per il miglioramento dell’assistenza medica e l’incremento della ricerca”.

Per questo era intelligente e furbo: “Era un uomo molto intelligente, molto pio e furbo. Sapeva portare avanti anche la sua prigionia con furbizia. A volte mandava dei messaggi nascosti nella biancheria; e così riusciva a guidare la Chiesa, tramite la biancheria! Ed è una cosa bella: è un uomo intelligente, furbo e che vuole portare avanti il compito di governare che il Signore gli aveva dato, questo è bello”.

Ma anche ‘grande’ (definito così da papa Francesco) nella carità: “Era anche un uomo di carità, come dimostrò poi, in ambito diverso, nei confronti dei suoi persecutori: pur denunciandone senza mezzi termini gli errori e i soprusi, cercò di mantenere aperto con loro un canale di dialogo e soprattutto offrì sempre il suo perdono. Fino a concedere ospitalità negli stati della Chiesa, dopo la restaurazione, proprio ai familiari di quel Napoleone che pochi anni prima lo aveva fatto incarcerare e chiedendo per lui, ormai sconfitto, un trattamento mite nella prigionia”.

Queste sono le caratteristiche segnalate da papa Francesco, che anche oggi non si devono dimenticare: “Cari fratelli e sorelle, sono molti i valori a cui ci richiama la memoria del Servo di Dio Pio VII: l’amore per la verità, l’unità, il dialogo, l’attenzione agli ultimi, il perdono, la ricerca tenace della pace, e quella furbizia evangelica che il Signore ci raccomanda.

Ci farà bene meditarli, farli nostri e testimoniarli, perché in noi e nelle nostre comunità crescano lo stile di mansuetudine e la disponibilità al sacrificio. Ma questo non vuol dire che siamo stupidi, no, quella non è mansuetudine. Mansuetudine sì, ma furbi come il Signore ci raccomanda. Semplici come la colomba ma furbi come il serpente”.

(Foto: Santa Sede)

IV Domenica di Pasqua: Gesù è il buon Pastore

Nel primo discorso al popolo ebreo l’apostolo Pietro evidenzia a chiare parole: ‘Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso’. All’udire queste parole la folla chiede a Pietro: ‘Cosa dobbiamo fare?’ L’apostolo Pietro risponde con una parola: ‘Convertitevi, cioè pentitevi del passato e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo’.

Papa Francesco agli imprenditori: siate come il buon Pastore

Un discorso ampio e articolato, quello che papa Francesco, prima del viaggio apostolico in Kazakistan,  ha rivolto agli imprenditori italiani, ricevendo in Aula Paolo VI 4.600 membri di Confindustria in occasione dell’annuale assemblea, conclusasi in Vaticano, affermando che il tempo attuale non è facile:

4^ domenica di Pasqua: Gesù è il buon Pastore

Gesù ci propone il Regno con l’immagine dl buon pastore. Nel suo messaggio tre verbi evidenziano il rapporto tra il pastore e le sue pecore: io le conosco, mi ascoltano, mi seguono. Dio conosce le sue pecorelle nei misteri dolorosi e gaudiosi,  nelle debolezze e fragilità e nelle virtù e valori insiti nel cuore di ciascuno.

Mons. Delpini consegna al patrono ambrosiano le speranze dei milanesi

“Siamo qui a onorare il nostro patrono e a portare davanti all’altare del Signore le nostre preghiere, per interpretare i talenti e le speranze della gente che abita qui con la responsabilità di rappresentare tutti i milanesi, i lombardi e coloro che sono venuti nelle nostre terre da lontano”: si è aperto con questo auspicio il Pontificale per la festività di sant’Ambrogio di mons. Mario Delpini.

XVI Domenica: Una pastorale che è servizio a amore

La Liturgia evidenzia due temi: una invettiva contro i pastori infedeli e il passaggio ad una relazione nuova, stabile e sistematica tra Pastore e il suo gregge. Nel primo tema si evidenzia la presenza nel gregge di pastori fedeli e pastori infedeli che disperdono il gregge. Pastore infatti non è solo la guida spirituale ma chiunque guida il popolo; è pastore infedele quando questi dimentica che guidare, comandare significa servire, vivere ed adoperarsi per gli altri.

4^ domenica; Chi è Gesù? ‘Io sono il buon Pastore’!

Chi è Gesù?  Domanda legittima alla quale l’apostolo Pietro aveva dato una risposta: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente; domanda alla quale nel brano del Vangelo è Gesù stesso che si autodefinisce ‘Io sono il buon Pastore’: immagine suggestiva quella del Pastore buono che conosce le sue pecorelle, le chiama per nome, le conduce fuori e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce.

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