Papa Francesco invita a seguire Gesù sulla croce

“Oggi, Domenica delle Palme, nel Vangelo abbiamo ascoltato il racconto della Passione del Signore secondo Luca… Indifeso e umiliato, l’abbiamo visto camminare verso la croce con i sentimenti e il cuore di un bambino aggrappato al collo del suo papà, fragile nella carne, ma forte nell’abbandono fiducioso, fino ad addormentarsi, nella morte, tra le sue braccia”: questo è stato il testo letto prima della recita dell’angelus della Domenica delle Palme, quando papa Francesco Papa è arrivato in piazza san Pietro augurando ‘Buona domenica delle Palme, buona Settimana Santa’.
Nel testo il papa ha evidenziato il tema del dolore: “Sono sentimenti che la liturgia ci chiama a contemplare e a fare nostri. Tutti abbiamo dolori, fisici o morali, e la fede ci aiuta a non cedere alla disperazione, non chiuderci nell’amarezza, ma ad affrontarli sentendoci avvolti, come Gesù, dall’abbraccio provvidente e misericordioso del Padre”.
Inoltre ha ricordato il conflitto in Sudan e nel Libano: “Il 15 aprile ricorrerà il secondo triste anniversario dell’inizio del conflitto in Sudan, con migliaia di morti e milioni di famiglie costrette ad abbandonare le proprie case. La sofferenza dei bambini, delle donne e delle persone vulnerabili grida al cielo e ci implora di agire.
Rinnovo il mio appello alle parti coinvolte, affinché pongano fine alle violenze e intraprendano percorsi di dialogo, e alla Comunità internazionale, perché non manchino gli aiuti essenziali alle popolazioni. E ricordiamo anche il Libano, dove 50 anni fa cominciò la tragica guerra civile: con l’aiuto di Dio possa vivere in pace e prosperità”.
Nella celebrazione eucaristica il card, Leonardo Sandri, vice decano del Collegio Cardinalizio, ha letto l’omelia del papa: “Oggi anche noi abbiamo seguito Gesù, prima con un corteo festoso e poi su una via dolorosa, inaugurando la Settimana Santa che ci prepara a celebrare la passione, morte e risurrezione del Signore. Mentre guardiamo, tra la folla, i volti dei soldati e le lacrime delle donne, la nostra attenzione viene attirata da uno sconosciuto, il cui nome entra nel Vangelo all’improvviso: Simone di Cirene…
Arrivava in quel momento dalla campagna, passava di là, e si è imbattuto in una vicenda che lo travolge, come il pesante legno sulle sue spalle. Mentre siamo in cammino verso il Calvario, riflettiamo un momento sul gesto di Simone, cerchiamo il suo cuore, seguiamo il suo passo accanto a Gesù”.
Ed hanno preso un passante: “Da un lato, infatti, il Cireneo viene obbligato a portare la croce: non aiuta Gesù per convinzione, ma per costrizione. Dall’altro, egli si trova a partecipare in prima persona alla passione del Signore. La croce di Gesù diventa la croce di Simone.
Non però di quel Simone detto Pietro che aveva promesso di seguire sempre il Maestro… Simone di Galilea dice, ma non fa. Simone di Cirene fa, ma non dice: tra lui e Gesù non c’è alcun dialogo, non viene pronunciata una parola. Tra lui e Gesù c’è solo il legno della croce”.
E’ stato un invito a guardare il ‘cuore’: “Per sapere se il Cireneo ha soccorso o detestato l’esausto Gesù, col quale deve spartire la pena, per capire se porta o sopporta la croce, dobbiamo guardare al suo cuore. Mentre sta per aprirsi il cuore di Dio, trafitto da un dolore che rivela la sua misericordia, il cuore dell’uomo resta chiuso. Non sappiamo cosa abiti nel cuore del Cireneo”.
E’ un invito a mettersi ‘nei suoi panni’: “Mettiamoci nei suoi panni: sentiamo rabbia o pietà, tristezza o fastidio? Se ricordiamo che cosa ha fatto Simone per Gesù, ricordiamo pure che cosa ha fatto Gesù per Simone (come per me, per te, per ognuno di noi): ha redento il mondo. La croce di legno, che il Cireneo sopporta, è quella di Cristo, che porta il peccato di tutti gli uomini. Lo porta per amore nostro, in obbedienza al Padre, soffrendo con noi e per noi. E’ proprio questo il modo, inatteso e sconvolgente, col quale il Cireneo viene coinvolto nella storia della salvezza, dove nessuno è straniero, nessuno è estraneo”.
E’ stato un invito a seguire questo Cireneo: “Seguiamo allora il passo di Simone, perché ci insegna che Gesù viene incontro a tutti, in qualsiasi situazione. Quando vediamo la moltitudine di uomini e donne che odio e violenza gettano sulla via del Calvario, ricordiamoci che Dio trasforma questa via in luogo di redenzione, perché l’ha percorsa dando la sua vita per noi. Quanti cirenei portano la croce di Cristo! Li riconosciamo? Vediamo il Signore nei loro volti, straziati dalla guerra e dalla miseria? Davanti all’atroce ingiustizia del male, portare la croce di Cristo non è mai vano, anzi, è la maniera più concreta di condividere il suo amore salvifico”.
Infine un invito ad essere abbracciati dalla misericordia di Dio: “La passione di Gesù diventa compassione quando tendiamo la mano a chi non ce la fa più, quando solleviamo chi è caduto, quando abbracciamo chi è sconfortato. Fratelli, sorelle, per sperimentare questo grande miracolo della misericordia, scegliamo lungo la Settimana Santa come portare la croce: non al collo, ma nel cuore. Non solo la nostra, ma anche quella di chi soffre accanto a noi; magari di quella persona sconosciuta che il caso (ma è proprio un caso?) ci ha fatto incontrare. Prepariamoci alla Pasqua del Signore diventando cirenei gli uni per gli altri”.