San Giovanni Paolo: un papa nella storia

San Giovanni Paolo II
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Wojtyła si occupò di temi sociali: scrisse due encicliche sulle distorsioni delle dottrine capitaliste e comuniste, richiese più volte a tutti gli Stati di rispettare la libertà religiosa dei propri cittadini, scrivendo anche una lettera al segretario delle Nazioni Unite di allora. Nel 1983 promulgò la nuova versione del Codice di diritto canonico. Il 2 dicembre 1984 confermò la prassi del sacramento della confessione, condannando la pratica della confessione comunitaria.

Con la costituzione apostolica Pastor Bonus del 1988 stabilì l’organizzazione della Curia Romana e i compiti dei vari dicasteri. Il 13 maggio 1981 subì un attentato quasi mortale da parte del turco  di Mehmet Ali Ağca, il quale gli sparò due volte in piazza San Pietro, pochi minuti dopo l’arrivo  del papa  per un’udienza generale. L’uomo colpì all’addome Wojtyła, ferendolo gravemente. Dopo un intervento di 5 ore e 30 minuti, il papa sopravvisse.

Due anni dopo, nel Natale, Il pontefice volle andare ad incontrare il suo attentatore in carcere e dargli il suo perdono mentre Ali Ağca venne in seguito condannato all’ergastolo dalla giustizia italiana per attentato a Capo di Stato estero. Nel 2000 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi concesse la grazia ad  Ali Ağca, il quale fu estradato dall’Italia e  condotto nel carcere di massima sicurezza di Kartal (Turchia), nel quale stava scontando la pena di dieci anni di reclusione per l’assassinio di un giornalista, avvenuto nel 1979. Ali Ağca non ha mai voluto rivelare in modo chiaro la verità e ha ripetutamente cambiato versione sulla dinamica della preparazione dell’attentato.

Un altro tentativo di assassinio di Giovanni Paolo II avvenne a Fatima, a quasi un anno di distanza dal precedente.  Il 12 maggio 1982, un uomo riuscì a colpire di striscio il papa con una baionetta, prima di essere fermato dalla sicurezza.  Era un sacerdote spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn, il quale si opponeva alle riforme del Concilio Vaticano II e definiva il papa un “agente di Mosca”. Fu condannato a sei anni di prigione ed espulso dal Portogallo. Un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede analizzò l’attentato, mettendolo in relazione con l’ultimo dei Segreti di Fátima.

L’attentato è avvenuto nel giorno della ricorrenza della prima apparizione della Madonna ai pastorelli di Fatima e Giovanni Paolo II, convinto che fosse stata la mano della Madonna a deviare il  colpo e a salvargli la vita, volle che l’ogiva del proiettile fosse incastonata nella corona della statua della Vergine a Fatima.

Per il 1983-1984, il papa indisse il Giubileo straordinario della redenzione e quello dei Giovani, che ebbe il suo culmine il 15 aprile 1984, Domenica delle Palme. Quel giorno si presentarono trecentomila giovani, cifra decisamente inconsueta per l’epoca. Pur essendoci una  concomitanza con l’Anno internazionale della Gioventù indetta dall’ONU, il papa diede lo stesso  appuntamento ai giovani per l’anno successivo. L’incontro del 31 marzo 1985 a Roma,  segnò l’istituzione delle Giornate mondiali della gioventù. 

Da allora, le GMG si svolsero ogni due anni, in una città del mondo scelta dal Papa. Dopo quella a Roma, esse si svolsero a  Buenos Aires nel 1987 e a Santiago di Compostela  nel 1989. Con il passare degli anni, queste giornate divennero incontri dall’importanza sempre maggiore. La GMG del 1991 si svolse a Czestochowa (Polonia) e nel 1993 a Denver. Nel 1995 fu la volta di Manila, alla presenza di quattro o cinque milioni di persone, il più grande raduno umano della storia.  Nel 1997 i giovani si radunarono a Parigi per tornare poi a Roma nel 2000. L’ultima GMG presieduta da papa Wojtyla fu quella di Toronto (Canada) nel 2002.

Il 22 ottobre 1993, il pontefice confermò la regola del celibato ecclesiastico nella Chiesa latina. Disse in proposito: ‘bisogna ardire, mai ripiegare’. Nello stesso anno visitò la Sicilia, che viveva  un  periodo segnato dalle tragiche vicende riguardanti i delitti mafiosi (i più celebri quelli di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) e, ad Agrigento, pronunciò il discorso   di accusa a Cosa nostra. Presso la Valle dei Templi, il 9 maggio, il Papa disse:

 «Dio ha detto una volta: ‘Non uccidere’: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio! (..) Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte. Qui ci vuole la civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!»

Era il 9 maggio 1993 quando papa Wojtyla pronunciò la celebre scomunica ai mafiosi alla Valle dei Templi. Un discorso accorato, quello di Giovanni Paolo II, sviluppato durante il periodo stragista voluto da Cosa Nostra. Giovanni Paolo II pronunciò a braccio le parole contro i mafiosi, espressione della “cultura della morte”, esse vennero spontanee dal suo cuore. Nella Valle dei Templi, il 9 maggio 1993, il Papa santo si lasciò ispirare da quella folla che in Lui vedeva speranza perché riflesso della luce di Dio. Aggrappato al Crocifisso, unico balsamo per sanare le ferite di vite spezzate dalla mafia, Wojtyla tuonò contro i trafficanti di morte.

«Questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, devono capire che non si permette uccidere innocenti! Dio ha detto una volta: “Non uccidere”: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!  Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!»

Mai un papa – prima di Karol Wojtyla – si era mai rivolto con tanta forza profetica contro la mafia e qualsiasi altra forma di violenza. La svolta, una domenica mattina nella Valle dei Templi di Agrigento, durante la Messa celebrata dal pontefice nel suo secondo pellegrinaggio in terra di Sicilia, dove pronuncerà, a braccio, forse il più memorabile discorso dell’intero pontificato destinato a cambiare la storia della pastorale ecclesiale nei confronti del potere mafioso e delle organizzazioni malavitose non solo nell’isola siciliana, ma in tutto il meridione (camorra e ‘ndrangheta in testa) e in qualsiasi altra parte del mondo.

Quel 9 maggio del ’93 – una splendida domenica mattina di venticinque anni fa illuminata da un sole ormai estivo che rese ancora più bella e colorata la suggestiva spianata archeologica agrigentina – è la data della seconda tappa del nuovo pellegrinaggio di Karol Wojtyla in Sicilia, che già aveva visitato per la prima volta, a Palermo, nel 1982, l’anno dopo l’attentato in piazza San Pietro dove fu gravemente ferito dal terrorista turco Alì Agca.

Un pellegrinaggio di tre giorni, dal sabato 8 al lunedì 10 maggio, iniziato con la visita a Trapani e concluso a Caltanissetta, con decine di incontri, celebrazioni, discorsi, in mezzo ad ali di folla festanti che tributano al papa polacco una accoglienza calorosa ed entusiastica ed a tratti anche commovente, tanto – come confiderà Wojtyla in seguito ai suoi collaboratori – da farlo sentire uno di loro, un papa “siciliano”.

Un sentimento che lo accompagnerà per tutta la durata del viaggio e che nella indimenticabile tappa alla Valle dei Templi gli darà la forza per pronunziare quello che sarà universalmente ricordato come la più forte, incisiva, severa condanna papale contro la mafia, un anatema, senza se e senza ma, lanciato per mettere all’indice le occulte forze del male che opprimono la Sicilia e tutte le altre forme di violenze malavitose presenti altrove.

La mafia rispose alle parole di Wojtyla con gli attentati alla Chiesa di San Giorgio al Velabro e presso la Basilica di San Giovanni in Laterano.  Diversamente da chi profetizzava già la fine del mondo, nella  benedizione Urbi et Orbi del nuovo millennio, il papa parlò di pace:

«Sul quadrante della storia scocca un’ora importante: inizia in questo momento l’anno duemila, l’anno che ci introduce in un nuovo millennio. Per i credenti è l’anno del Grande Giubileo. Buon Anno a tutti voi, uomini e donne di ogni parte della terra!: Buon Anno a tutti nella luce che da Betlemme si irradia sull’intero universo! Vi auguro un anno ricco di pace: la pace annunciata dagli Angeli nella Notte Santa; la pace di Cristo, che per amore si è fatto fratello di ogni essere umano! Vi auguro un anno sereno e felice: vi accompagni la certezza che Dio ci ama.

Il 30 aprile 2000 canonizzò Suor Faustina Kowalska e istituì la Festa della Divina Misericordia. Il 17 agosto 2002 nel santuario della Divina Misericordia di Cracovia-Łagiewniki affidò il mondo alla Divina Misericordia.

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