Papa Francesco invita a nascere dall’alto

Papa Francesco guarda
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“Con questa catechesi iniziamo a contemplare alcuni incontri raccontati nei Vangeli, per comprendere il modo in cui Gesù dona speranza. In effetti, ci sono incontri che illuminano la vita e portano speranza. Può accadere, per esempio, che qualcuno ci aiuti a vedere da una prospettiva diversa una difficoltà o un problema che stiamo vivendo; oppure può succedere che qualcuno ci regali semplicemente una parola che non ci fa sentire soli nel dolore che stiamo attraversando. Ci possono essere a volte anche incontri silenziosi, in cui non si dice niente, eppure quei momenti ci aiutano a riprendere il cammino”: ancora dal Policlinico Gemelli, in via di ripresa, papa Francesco ha iniziato una nuova catechesi dell’Udienza generale, riguardanti gli incontri di Gesù.

Ed ha iniziato con l’incontro di Gesù con Nicodemo, narrato nel capitolo 3 del vangelo dell’apostolo Giovanni: “Comincio da questo episodio perché Nicodemo è un uomo che, con la sua storia, dimostra che è possibile uscire dal buio e trovare il coraggio di seguire Cristo. Nicodemo va da Gesù di notte: un orario insolito per un incontro.

Nel linguaggio di Giovanni, i riferimenti temporali hanno spesso un valore simbolico: qui la notte è probabilmente quella che c’è nel cuore di Nicodemo. E’ un uomo che si trova nel buio dei dubbi, in quell’oscurità che viviamo quando non capiamo più quello che sta avvenendo nella nostra vita e non vediamo bene la strada da seguire”.

Tale incontro è fondamentale nel vangelo giovanneo, che basa il suo racconto sulla ricerca della luce, anche se non comprende le parole di Gesù: “Nicodemo cerca dunque Gesù perché ha intuito che Lui può illuminare il buio del suo cuore. Tuttavia, il Vangelo ci racconta che Nicodemo non riesce a comprendere subito ciò che Gesù gli dice. E così vediamo che ci sono tanti fraintendimenti in questo dialogo, e anche tanta ironia, che è una caratteristica dell’evangelista Giovanni”.

Non le comprende, perché non riesce ad ‘uscire’ dai suoi pensieri: “Nicodemo non capisce quello che Gesù gli dice perché continua a pensare con la sua logica e le sue categorie. È un uomo con una personalità ben definita, ha un ruolo pubblico, è uno dei capi dei giudei. Ma probabilmente i conti non gli tornano più. Nicodemo sente che qualcosa non funziona più nella sua vita. Avverte il bisogno di cambiare, ma non sa da dove cominciare”.

Questo processo capita a tutti: “Se non accettiamo di cambiare, se ci chiudiamo nella nostra rigidità, nelle abitudini o nei nostri modi di pensare, rischiamo di morire. La vita sta nella capacità di cambiare per trovare un modo nuovo di amare. Gesù parla infatti a Nicodemo di una nuova nascita, che è non solo possibile, ma addirittura necessaria in alcuni momenti del nostro cammino”.

Il cambiamento inizia nel momento in cui Nicodemo capisce il significato della Parola di Gesù: “A dire il vero, l’espressione usata nel testo è già di per sé ambivalente, perché anōthen (ἄνωθεν) può essere tradotto sia ‘dall’alto’ sia ‘di nuovo’. Piano piano, Nicodemo capirà che questi due significati stanno insieme: se lasciamo che lo Spirito Santo generi in noi una vita nuova, nasceremo un’altra volta. Ritroveremo quella vita, che forse in noi si stava spegnendo”.

Ecco il motivo per cui il papa ha scelto questa figura: “Nicodemo ce la farà: alla fine egli sarà tra coloro che vanno da Pilato per chiedere il corpo di Gesù! Nicodemo è finalmente venuto alla luce, è rinato, e non ha più bisogno di stare nella notte”.

E’ un invito a non farsi spaventare dai cambiamenti: “Da una parte ci attraggono, a volte li desideriamo, ma dall’altra preferiremmo rimanere nelle nostre comodità. Per questo lo Spirito ci incoraggia ad affrontare queste paure. Gesù ricorda a Nicodemo (che è un maestro in Israele) che anche gli israeliti ebbero paura mentre camminavano nel deserto… Solo guardando in faccia quello che ci fa paura, possiamo cominciare a essere liberati”.

Quindi la libertà arriva attraverso il Crocifisso, che permette di rinascere: “Nicodemo, come tutti noi, potrà guardare il Crocifisso, Colui che ha sconfitto la morte, la radice di tutte le nostre paure. Alziamo anche noi lo sguardo verso Colui che hanno trafitto, lasciamoci anche noi incontrare da Gesù. In Lui troviamo la speranza per affrontare i cambiamenti della nostra vita e nascere di nuovo”.

Inoltre in questo giorno il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio al papa in occasione del 12^ anniversario dell’inizio del pontificato: “A tale riguardo, desidero richiamare gli spunti inediti di riflessione che il Suo alto Magistero ha posto al centro del dibattito in seno a importanti consessi multilaterali: alla Conferenza delle parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, al Vertice G7 presieduto dall’Italia, al G20, Vostra Santità ha portato un vibrante richiamo alla riscoperta della speranza, all’accantonamento di logiche di forza e di prevaricazione, a quelle istanze di rinnovamento dischiuse da un uso etico delle nuove tecnologie. Mentre al livello internazionale sembrano affievolirsi le ragioni del Diritto e di una corretta articolazione della convivenza tra gli Stati, la Sua voce è e resta più che mai necessaria”.

Ed ha ricordato il gesto dell’apertura della Porta santa in un carcere: “L’apertura della Porta Santa presso il carcere romano di Rebibbia all’inizio dell’anno giubilare, nonché la decisione di innalzare nei prossimi mesi agli onori degli altari Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati (figure molto amate, anche dalle giovani generazioni) ispirano nei miei concittadini viva gratitudine nei confronti del Vescovo di Roma, di cui tutti avvertiamo la particolare sollecitudine per l’Italia”.

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