La Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe: vera icona della famiglia cristiana
La famiglia di Nazaret è particolare: in essa si apprende l’amore totale e puro che deve vigere tra i coniugi e tra genitori e figli. La liturgia oggi ci invita a Nazareth dove Gesù proclama il ‘Vangelo della famiglia’. Nel mistero dell’amore di Dio Gesù nasce, cresce e vive in una famiglia; nel disegno divino la famiglia è la comunità mirabile chiamata a rispecchiare la famiglia divina: la Santissima Trinità; i genitori ricevono da Dio il dono dei figli, ma non ne sono padroni; loro compito precipuo è ‘educare’, parola significativa che significa ‘tirare fuori’, fare emergere qualcosa.
Come da un blocco di marmo si tira fuori una statua, così i genitori fanno emergere la personalità del figlio, i talenti che ha ricevuto dal Signore e il progetto che Dio ha avuto nel creare quell’anima a sua immagine. I figli infatti si fanno in tre: i genitori preparano il corpo e Dio infonde l’anima spirituale, immortale. Nel progetto divino ogni uomo ha un ruolo da compiere, un progetto da realizzare.
Il Vangelo oggi presenta Gesù dodicenne: la famiglia di Nazareth è una famiglia, come le altre, dove si sperimentano prove, difficoltà, dolori. La sacra Famiglia ha sperimentato prove terribili come la strage degli innocenti, che costrinse Maria e Giuseppe a dovere emigrare in Egitto per salvaguardare la vita al bambino Gesù.
Oggi la liturgia ci invita a celebrare questa mirabile ‘icona’ in cui Gesù appare al centro dell’affetto e delle premure di Maria e Giuseppe. La casetta di Nazareth è divenuta infatti una vera scuola dove si impara a meditare, ascoltare e a cogliere il significato profondo dell’incarnazione del Verbo eterno; essa ci insegna il silenzio, come affermava il pontefice Benedetto XVI: ‘atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito’.
Il Vangelo oggi ci parla del pellegrinaggio effettuato dalla sacra famiglia a Gerusalemme ed è colta in un momento particolare: non nella vecchiaia o nel giro di nozze ma assieme a Gesù, appena dodicenne, quando è ancora assai vivo il senso di responsabilità per l’educazione dei figli e per la stabilità dell’amore. Maria e Giuseppe sono uniti nell’adempiere ciascuno il proprio ruolo: sono uniti davanti a Dio; prendono parte allo svolgimento della vita sociale; badano con responsabilità alle esigenze del figlio.
Quando Gesù si smarrisce lo cercano per tre giorni e, trovatolo, Maria dolcemente richiama Gesù: ‘Figlio, perchè ci hai fatto questo? tuo padre ed io , angosciati, ti cercavamo’. E Gesù: ‘Perchè mi cercavate? non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio?’ Risposta mirabile: Gesù ha un ruolo, una missione per la quale si è incarnato. Il Vangelo conclude: la sacra famiglia ritornò a Nazareth, Gesù era loro sottomesso e cresceva in età, sapienza e grazia. Nell’opera educativa condizione essenziale è l’amore reciproco dei genitori, questo infatti è il dono più grande che i genitori possono offrire ai figli.
Dice Maria: tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo; un amore congiunto con una unica finalità. Educare infatti non è comandare ma dialogo sincero nel rispetto della personalità dei figli. Educare per Dio e in nome di Dio. La famiglia rimane così la realtà fondamentale a salvaguardia di una società libera e solidale, anche se oggi essa viene sottoposta ad attacchi e sfide come la miseria, la disoccupazione, la mentalità contorta di tanti contrari al dono della vita come l’aborto, l’eutanasia e quell’individualismo esagerato che ignora o strumentalizza il debole.
La famiglia necessita di opportune iniziative sociali, religiose, ecclesiali; ha bisogno del sostegno del Signore, di Gesù grande e misericordioso. La famiglia di Nazareth rimane oggi la vera icona a cui fare riferimento. Il matrimonio è l’alleanza stabile tra l’uomo e la donna, alleanza che impegna alla reciproca fedeltà e poggia sull’affidamento a Dio. La famiglia è la roccia su cui poggia la fiducia dei figli.