Da Pescara un impegno condiviso contro l’odio, per rammendare il mondo

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Con grande entusiasmo e partecipazione si è concluso il GariwoNetwork 2024, evento che ha riunito centinaia di persone a Pescara, presso l’Auditorium Flaiano e gli spazi dell’Aurum, per due giornate di riflessione, dialogo e impegno. Una manifestazione che, partendo dal tema del ‘rammendare il mondo’, ha chiamato a raccolta giovani, educatori, intellettuali e referenti della rete internazionale dei Giardini dei Giusti per confrontarsi su come affrontare le sfide del nostro tempo: divisioni, odio, ingiustizie e crisi ambientale.

I rappresentanti di oltre 80 giardini dei Giusti (compresi quelli in Ruanda e Polonia) e circa 700 persone che hanno assistito alla plenaria e a gli altri momenti della due-giorni hanno vissuto un GariwoNetwork storico per tanti motivi, tra cui:

a) la prima volta lontano da Milano, in un’area culturalmente sempre più viva come quella della costa abruzzese, dove i partecipanti sono stati accolti in maniera encomiabile dal Comune di Pescara e dal suo sindaco, dalla Fondazione PescaraAbruzzo e da tutte le persone coinvolte nell’organizzazione. A Pescara – grazie anche all’instancabile lavoro di Oscar Buonamano, consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e ambasciatore di Gariwo proprio nella città abruzzese, nascerà un nuovo Giardino dei Giusti che fungerà da raccordo per tante altre realtà del centro-sud intenzionate ad entrare nella rete di Gariwo;

b) durante il Network di Pescara è stato firmato un memorandum d’intesa tra l’Ufficio del Consigliere speciale delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio e la Fondazione Gariwo: da oggi lavoreranno congiuntamente per prevenire i genocidi attraverso progetti educativi e i Giardini dei Giusti.

L’evento si è aperto nell’Auditorium Flaiano con una plenaria di grande intensità. Le parole di benvenuto del sindaco di Pescara, Carlo Masci, hanno evocato la metafora del pescatore che, all’alba, ricuce le reti strappate per continuare a pescare: un’immagine perfetta per descrivere il lavoro quotidiano dei Giusti, che curano le ferite dell’umanità. Il presidente della Fondazione Gariwo, Gabriele Nissim, ha inviato un messaggio di grande significato, nonostante la sua assenza per motivi di salute:

“Oggi viviamo in un mondo in crisi un mondo che ha perso l’idea di collaborazione, segnato dal ritorno di nazionalismi e autocrazie. I Giardini dei Giusti, oggi, possono essere la base per ricostruire una nuova utopia, come è accaduto nel passato. Non sono monumenti, ma strumenti educativi per prevenire quegli strappi che poi, con fatica, vanno rattoppati”.

Le parole di Alice Wairimu Nderitu, special adviser delle Nazioni Unite per la prevenzione dei genocidi, hanno arricchito ulteriormente il dibattito. Sebbene impossibilitata a partecipare, ha inviato un messaggio, letto da Simona Cruciani, in cui ha ricordato il potere universale dei Giusti. “I Giusti – ha scritto Nderitu – con le loro azioni riuniscono e aggiustano le parti spezzate del mondo, ispirando il bene in luoghi anche molto lontani da noi. I principi su cui si fonda il concetto di Giusto sono universali e ci rimandano alla Carta delle Nazioni Unite, alla Convenzione per la Prevenzione e la Punizione del Crimine di Genocidio e alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”.

La mattinata si è conclusa con la partecipazione appassionata degli studenti, che hanno rivolto numerose domande agli ospiti presenti, dimostrando un forte interesse per il ruolo dei Giusti e il loro valore educativo. Nel pomeriggio, i workshop intitolati “La scelta” hanno esplorato temi cruciali come i Giusti dell’ambiente, i Giusti dello sport e la filosofia dei Giusti. Filippo Giorgi, climatologo e premio Nobel per la Pace nel 2007 con IPCC, ha sottolineato che “non c’è giustizia sociale senza giustizia ambientale”, mentre Joanna Borella, allenatrice e presidente di A.S.D. Bimbe nel Pallone, ha raccontato come smontare il razzismo nello sport, promuovendo inclusione e abbattendo pregiudizi. Chiudendo la giornata, Erminio Maglione, ricercatore in Storia della filosofia, ha spiegato qual è la filosofia dei Giusti: “Il Giusto è un silenzioso quanto pervicace presidio contro gli orrori che possono nascere nell’uomo”.

La seconda giornata ha visto i lavori proseguire presso l’Aurum, con il laboratorio dedicato ai referenti della Rete dei Giardini dei Giusti. Grazie alla guida esperta dei facilitatori di JoyLab, i partecipanti hanno discusso e condiviso buone pratiche per rafforzare la rete globale dei Giardini. Questo momento di scambio ha rappresentato una straordinaria opportunità per generare nuove idee e sinergie.

Nel pomeriggio, la tavola rotonda conclusiva, intitolata “Ogni persona può rammendare il mondo”, ha riunito ospiti di spicco: Eraldo Affinati, scrittore e cofondatore della scuola Penny Wirton; Simona Cruciani delle Nazioni Unite; Claudia Mazzucato, docente di Diritto penale; Franco Vaccari, presidente di Rondine Cittadella della Pace; e Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione Pescarabruzzo. Moderati da Oscar Buonamano, gli interventi hanno intrecciato storie, riflessioni e testimonianze che hanno toccato profondamente il pubblico.

Eraldo Affinati ha ricordato che ‘non dobbiamo idealizzare il Giusto’, portando esempi di ragazzi ordinari che, con azioni concrete, rammendano il tessuto sociale: Michelle, una giovane madrelingua che insegna italiano a minori non accompagnati, e Giorgio, uno studente ribelle che si trasforma in un pedagogo nei progetti della Penny Wirton. Per Affinati, è fondamentale riconoscere e valorizzare chi si assume responsabilità in contesti difficili.

Claudia Mazzucato ha parlato del legame tra Giusti e giustizia riparativa, definendo quest’ultima come ‘un rammendo che unisce i lembi spezzati, tessendo relazioni, persino tra nemici’. Ha ammonito contro i pericoli del giustizialismo, sottolineando che ‘anche la giustizia, se portata all’estremo, può diventare radicalizzazione’.

Franco Vaccari ha presentato il lavoro di riconciliazione di Rondine, ricordando che “finché l’altro è solo un nemico non si rammenda niente, perché non ci consideriamo della stessa stoffa. Dire sì alla pace è la vera svolta per il cambiamento”.

L’evento si è chiuso con l’intervento di Martina Landi, direttrice generale di Gariwo, che ha portato i saluti del presidente Nissim, assente per motivi di salute, e ha ringraziato tutti i partecipanti per aver contribuito a due giorni di straordinaria intensità: “Il Giusto non giudica, non soppesa. Il Giusto cura. Ed è grazie a questa cura che possiamo costruire un mondo migliore”.

In apertura lo storico Marcello Flores ha descritto le caratteristiche dei discorsi dell’odio: “Ecco, i discorsi di odio oggi hanno le stesse caratteristiche: si fondano al tempo stesso su un’idea di inevitabile discriminazione; su una convinzione che non è di tutti, ma solo di poche minoranze, ma che contagia anche una maggioranza. Lo vediamo, cresce il razzismo, cresce l’antisemitismo e crescono anche tutte quelle forme di odio e avversione verso gruppi di persone ritenute responsabili del nostro disagio o dei nostri mali collettivi.

Questi sentimenti vengono, poi, cavalcati anche dai Governi e dai singoli politici. Anche del nostro Paese, ci sono esponenti politici che, a volte, usano esattamente le stesse parole, pur con qualche piccola modifica, che Hitler aveva usato nel Main Kampf contro gli ebrei. E queste parole d’odio le rivolgono a determinati gruppi di persone”.

Contro tali discorsi le azioni che ognuno può intraprendere: “Ognuno di noi può fare qualcosa, ognuno di noi, nel proprio quotidiano, a partire dalla propria famiglia, nel proprio mondo di lavoro, quando incontriamo altre persone, ma ancora di più quando siamo sui social. È possibile e doveroso intervenire ogni volta che c’è un accenno, anche solo un accenno da parte di qualcuno, a un linguaggio d’odio. Questo è fondamentale, perché, se non c’è questa reazione immediata che mette alla berlina coloro che fanno queste affermazioni, il rischio è che invece, poi, quelle affermazioni si propaghino”.

(Foto: Gariwo)

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