L’esemplificativo caso delle diocesi argentine di Mar del Plata, Salta e Orán

Condividi su...

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.01.2024 – Vik van Brantegem] – Ospite a distanza nel salotto di Fabio Fazio sulla Nove [QUI], Papa Francesco ha detto che ha intenzione di visitare l’Argentina, dove non ha più messo piede dopo la partenza per partecipare al Conclave che lo ha eletto. Pare che c’è una certa necessità lì, della sua presenza fisica (anche se la sua presenza a distanza c’è sempre, e pure forte). Nel giro di 2 giorni, sul Bollettino della Santa Sede sono apparse notizie in riferimento alla Diocesi di Mar del Plata e all’Arcidiocesi di Salta (a capo della provincia ecclesiastica di cui fa parte anche la Diocesi di Orán). Iniziamo con il caso Salta-Orán (con i scandali Zanchetta e Cargnello), per poi passare al caso della Diocesi di Mar del Plata (che ha avuto tre vescovi in tre mesi).

Il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato che il Santo Padre Francesco ha ricevuto oggi in Udienza Mons. Mario Antonio Cargnello, Arcivescovo metropolita di Salta (Argentina). Di Cargnello ci siamo occupato già due anni fa, il 22 aprile 2022, con l’articolo Il caso Cargnello. Nuovo scandalo ecclesiastico in Argentina. Monache di clausura denunciano per violenza di genere l’Arcivescovo di Salta [QUI], di come la massima autorità ecclesiastica della provincia di Salta, la provincia più cattolica dell’Argentina, era stata accusata niente di più e niente di meno di violenza di genere. E come se non bastasse, che la denuncia arrivava da monache di clausura.

Mons. Cargnello è uno dei predecessori (dal 7 aprile 1994 al 24 giugno 1998) di Mons. Gustavo Oscar Zanchetta [QUI] al governo pastorale della Diocesi di Orán e co-consacrante del suo successore Mons. Luis Antonio Scozzina, O.F.M. (che secondo le testimonianze al processo in Argentina ha fatto di tutto per insabbiare il caso Zanchetta). La Diocesi di Orán fa parte della provincia ecclesiastica di Salta.
Quattro mesi dopo della nomina di Mons. Gabriel Antonio Mestre, Vescovo di Mar del Plata (in carica dal 18 luglio 2017) il 28 luglio 2023 ad Arcivescovo metropolita di La Plata (succedendo a Mons. Víctor Manuel Fernández, in carica dal 2 giugno 2018 e il 1º luglio 2023 nominato Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede), il Papa il 21 novembre 2023 ha eletto a Vescovo di Mar del Plata, Mons. José María Baliña (il 26 marzo 2022 era stato nominato Vescovo ausiliare di Buenos Aires, ricevendo l’ordinazione episcopale il 18 giugno successivo). Baliña il 13 dicembre 2023 ha rinunciato e nel contempo il Papa ha eletto al suo posto il Vescovo ausiliare di San Juan de Cuyo, Mons. Gustavo Manuel Larrazábal, C.M.F. (foto di copertina), che a sua volta ha rinunciato ieri, il 17 gennaio 2024, un mese e quattro giorni dopo. Larrazábal avrebbe dovuto prendere possesso domenica prossima, 20 gennaio in occasione di una Celebrazione Eucaristica, prevista alle ore 18.00 nella cattedrale dei Santi Pietro e Cecilia. Nel contempo alla comunicazione della sua rinuncia, il Papa ha nominato Amministratore apostolico sede vacante di Mar del Plata, Mons. Ernesto Giobando, S.I., Vescovo ausiliare di Buenos Aires.

Singolare, nella comunicazione pubblicato sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede: “Il Santo Padre ha disposto che S.E. Mons. Gustavo Larrazabal, C.M.F., seguirá come Vescovo Ausiliare di San Juan de Cuyo conservando la Sede titolare Buslacena”), l’uso del verbo “seguirà”, che fa pensare alla fonte come spagnola, ma riportato male, visto che correttamente sarebbe dovuto essere “seguirà siendo” (continuerà ad essere), non “seguirá come”.

Solo una settimana prima, il 9 gennaio 2024, la Nunziatura Apostolica in Argentina aveva diffuso un Comunica stampa, con cui informava: “Il Santo Padre e la Santa Sede hanno piena fiducia nella persona di S.E. Mons. Gustavo Manuel Larrazábal, Vescovo eletto di Mar del Plata. Ci rammarichiamo delle voci che circolano e che non hanno alcun fondamento”.

Diversi media argentini hanno fatto eco ad una presunta preoccupazione in diversi settori della diocesi “essendo venuti a conoscenza di denunce tempestivamente presentate” anni fa contro il vescovo eletto. Secondo le informazioni mediatiche, queste denunce, presentate da una donna di Mar del Plata che attualmente vive nella città di Buenos Aires, sono legate ai reati di molestie e abuso di potere, presumibilmente esercitati da Larrazábal tra il 2007 e il 2013.

In quel periodo, Larrazábal è stato Vicario provinciale dei Claretiani (2002-2012) e Vicario parrocchiale di Corazón de María (1997-2000) e di San Jorge in Florencio Varela (2000-2001).

I giornalisti argentini hanno raccolto testimonianze di persone molto vicine alla donna che ha denunciato il vescovo. “Ha ancora paura e preferisce non parlare alla stampa di questo trauma che ha dovuto vivere”, ha detto una delle fonti ascoltate. Allo stesso modo, è stato chiarito che la donna, che svolge compiti in un’organizzazione molto vicina alla Chiesa, “si è già esposta in modo tempestivo e ha vissuto momenti molto difficili”.

La donna, 56 anni, ha riferito che i fatti sono avvenuti a Buenos Aires tra il 2007 e il 2013, dopodiché, il 25 febbraio 2013 Larrazábal fu trasferito nell’Arcidiocesi di Mendoza, dove era nato nel 31 gennaio 1961. Tutto ciò non ha impedito che la Santa Sede venisse in sua difesa e facesse sì che Papa Francesco lo ha sostenuto strenuamente fino alla fine.

Al momento della sua nomina a Vescovo ausiliare di San Juan de Cuyo il 26 marzo 2022, la stampa locale di Mendoza ha scritto che aveva «un rapporto stretto e una comunicazione fluida con Papa Francesco, al punto che lo stesso Bergoglio lo chiama spesso per chiedere consigli».

Ancora prima, il 13 febbraio 2022, il sito Diario Uno scrisse: «Una data, due destinazioni. Gustavo Larrazábal non dimenticherà mai il 25 febbraio 2013. Quel lunedì iniziò il viaggio verso la sua nuova destinazione sacerdotale: Mendoza. E Bergoglio si preparava a volare a Roma, al conclave che il 13 marzo lo avrebbe eletto successore di San Pietro. “Ci siamo salutati in modo molto naturale. Mi ha augurato buona fortuna a Mendoza e mi ha detto che quando sarebbe tornato dal Vaticano sarebbe venuto a trovarmi e bevuto il vino”, ricorda Larrazábal, che ha un rapporto permanente con Papa Francesco. “Gli scrivo e-mail e lui risponde o mi chiama direttamente. Qualche tempo fa, un giorno, mi chiese i dati di un vescovo che aveva nominato per Bariloche. Senza tanto protocollo, gli piace il rapporto diretto con le persone, come sempre».

La lettera di “spiegazioni” ai fedeli che non spiega niente

Tre giorni prima della prevista presa di possesso, Mons. Gustavo Larrazábal ha comunicato la sua rinuncia ai fedeli di Mar del Plata con una lettera, di cui riportiamo di seguito il testo nella nostra traduzione italiana dallo spagnolo:

«San Juan, 17 gennaio 2024
Cari fratelli e sorelle:
Condivido con voi che dopo un processo di discernimento e di preghiera svolto con molta coscienza, sono giunto alla conclusione che non è opportuno assumere il governo pastorale della Diocesi di Mar del Plata e ho presentato le mie dimissioni a Papa Francesco, che con grande comprensione le accettò. Per questo motivo continuerò il mio servizio come Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di San Juan.
Uniti nella preghiera per tutta la Chiesa.
Padre Vescovo Gustavo Larrazábal».

Dimissioni volontarie?

Lo strumento delle “dimissioni volontarie” di vescovi, è stato utilizzato più volte in passato per nascondere ciò che in realtà è una rimozione. È quanto accaduto a Mons. Manuel Ureña, Arcivescovo emerito di Saragozza, il quale, dopo aver annunciato le sue dimissioni per motivi di salute, ha dichiarato il giorno successivo di essere in perfette condizioni. Più scandaloso è stato il caso di Mons. Gustavo Zanchetta, di cui erano state annunciate le dimissioni da Vescovo di Orán, anche per motivi di salute, quando in realtà era stato oggetto di una denuncia per abusi sessuali su seminaristi, per la quale è stato infine condannato al carcere, ma non prima di aver ricevuto uno strano appoggio personale da parte del Papa, che per lui aveva creato anche un incarico ad hoc in Vaticano.

Una glossa
La fragilità della Santa Sede nella verifica previa sui candidati vescovi


«Se Mons. Larrazábal ha problemi di “molestie”, non va bene come vescovo effettivo ma come ausiliare sì? I poveri fedeli di San Jaun de Cuyo se lo devono tenere? Ci si chiede quale sia il criterio seguito per queste nomine, se sono effettivamente controllati e verificati i candidati oppure, come purtroppo sembra ultimamente avvenire, affidate al mero arbitrio» (MessainLatino-MiL).

Non è detto che passa un tempo tranquillo, il Nunzio Apostolico a Buenos Aires. Tuttavia, non è la prima volta che un vescovo eletto si trova al centro di uno scandalo prima ancora di assumere il governo pastorale della diocesi assegnata. Non è un mistero perché questo accade gli ultimi anni con maggiore frequenza che in passato, quando era la Congregazione per i Vescovi, che dopo una rigorosa fase di indagine previa, con il coinvolgimento in loco della Nunziatura Apostolica, in cui si pesavano i pro e contro di ogni candidato, sottoponeva al Papa una terna di nomi per ogni nomina.
L’attuale Papa invece, bypassando la Congregazione, decide autonomamente sull’elezione di nuovi vescovi – come si vede – spesso senza verificare l’idoneità delle persone scelte da lui in piena autonomia.
Anche Franca Giansoldati, sull’edizione online de Il Messaggero di oggi, osserva che anche questa vicenda fa affiorare la fragilità – almeno negli ultimi anni – del processo delle verifiche previe sui possibili candidati vescovi, evitando di arrivare a testa-coda del genere come è successo a Mar del Plata.

Il dossier arrivato sul tavolo del Papa sul Vescovo Larrazabal – che lo ha poi costretto a rinunciare alla nomina – fa venire in mente altri casi, scrive Giansoldati:
«Tra tutti, forse il più emblematico è avvenuto in Italia. Si tratta della designazione del nuovo ausiliare di Palermo che era stata scelta dal Papa nella persona di un frate cappuccino psicoterapeuta molto potente e molto chiacchierato, padre Giovanni Salonia. Anche in questo frangente la nomina già annunciata dalla Santa Sede era poi stata successivamente ritirata senza mai fornire spiegazioni ufficiali.
Il cappuccino in questione – Salonia – è stato in seguito processato da un tribunale italiano per abusi. Nel capo di imputazione si leggeva: “Nella veste di psicoterapeuta e nello stesso tempo di sacerdote costringeva la suora, una sua paziente, a compiere e subire atti sessuali” in diversi incontri tra il 2009 e il 2013. Per la giustizia italiana quella storia si è risolta. Padre Giovanni Salonia è stato scagionato. I suoi avvocati si sono battuti per il «non luogo a procedere per la tardività della querela e perché il fatto non sussiste». I magistrati hanno accolto solo la prima ipotesi, cioè quella relativa ad una denuncia arrivata fuori tempo massimo. “Querela tardiva – scriveva il giudice Daniela D’Auria – il merito della questione oggetto del procedimento non può essere esaminato”. La vittima, infatti, aveva denunciato solo nel 2017, dopo diversi anni e dopo aver preso coscienza che “non devono esistere terapie psicologiche che prevedono contatti intimi tra psicoterapeuta e paziente, e che questi sono severamente vietati non solo dal codice penale ma anche dalle regole deontologiche”. Per la legge italiana la denuncia della religiosa essendo stata fatta in ritardo è così decaduta. “È da considerarsi tale in quanto sporta dopo oltre 5 anni dai fatti”.
Davanti ai magistrati italiani il religioso Salonia ha sempre rigettato la versione della suora. Anche se nell’interrogatorio aveva confermato di avere avuto in passato una relazione con un’altra sua ex paziente e che proprio per questo era stato parallelamente denunciato in Vaticano. Nell’interrogatorio aveva spiegato – stando agli atti – di avere potuto parlare personalmente con il Papa «moltissime volte» a Santa Marta, sulle voci malevole che arrivavano contro di lui, contenute in lettere piene di accuse che naturalmente lo avrebbero ostacolato a diventare vescovo.
Dalle carte che Il Messaggero ha potuto consultare si legge che Papa Francesco lo convocò per dirgli che erano arrivate lettere sul suo conto che parlavano di abusi. Secondo Salonia il Pontefice gli disse: “Ce l’hanno con te e ti massacreranno sui giornali anche se non c’è niente di vero”. Salonia allora gli suggeriva di non essere consacrato vescovo e il Papa aggiungeva: “Queste lettere rendono difficile consacrarti, anche se non c’è niente di reato”.
L’avvocato del frate, il penalista Pierpaolo Dell’Anno, all’epoca spiegò che la vicenda di padre Salonia “può forse inquadrarsi all’interno delle lotte intestine vaticane suscitate dalla sua nomina a vescovo ausiliario di Palermo”.
Tuttavia per il caso di Palermo, come per quello più recente di Mar del Plata sorge il dubbio che forse i meccanismi per i controlli dei candidati all’episcopato dovrebbero essere rispettati o effettuati meglio» [QUI].

Caso Salonia

Sul caso Salonia abbiamo riportato l’inchiesta giornalistica dal titolo inGiustizia Vaticana che parte dal caso Salonia, a cura di Angelo Di Natale, pubblicata sul sito InSiciliaReport.it in sette parti dal 14 ottobre al 25 novembre 2023 a cadenza settimanale [QUI].

Poi sul caso Salonia vi è da dire che, malgrado le accuse fondate di abusi sessuali su delle religiose, continua a girare imperterrito per l’Italia a fare conferenze su conferenze e questo grazie alla protezione del Papa e dell’Arcivescovo di Palermo.

Come è stato documentato da Angelo Di Natale nella sua inchiesta, il frate con l’ausilio sempre dell’Arcivescovo di Palermo è riuscito a metter su un processo canonico farlocco e far condannare Don Nello Dell’Agli fino al ridurlo allo stato laicale. E tutto perché questo sacerdote aveva avuto il coraggio di denunciare le malefatte del frate quando si seppe la sua nomina a vescovo ausiliare. Il fatto gravissimo è che al sacerdote fu negato il sacrosanto diritto naturale di appello. E questo grazie alla gravissima complicità dei Superiori del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, in particolare dell’allora Segretario, l’Arcivescovo José Rodríguez Carballo, O.F.M., i quali chiesero al Papa di approvare il decreto del tribunale di prima istanza in forma specifica, cioè senza possibilità alcuna di appello. È una modalità questa che si applica ai decreti di condanna di ecclesiastici che si macchiano del reato di abusi sessuali su minorenni. Furono insomma legate le mani dal Papa.

Inoltre, l’aver riportato la rinuncia di Salonia ad intrighi interni del Vaticano è un’assurda e ridicola giustificazione di comodo, giusto per non accettare la realtà dei fatti: il Papa gli aveva imposto  di rinunciare a divenire Ausiliare perché le accuse di abuso di potere e sessuali su una religiosa erano troppo evidenti. Il resto sono stati tentativi maldestri per far passare come innocente un uomo che non lo era affatto.

Tutto questo per chiarire la dolorosa e vergognosa vicenda di un frate che non ha scrupoli a rovinare le persone e che tanto male sta facendo alla Chiesa.

Free Webcam Girls
151.11.48.50