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Benedizione Apostolica di papa Francesco per il saggio ‘La Comunicazione Creativa per lo sviluppo socio-umanitario’ di Biagio Maimone  

Nelle migliori librerie e in tutti gli store online è disponibile il saggio del giornalista Biagio Maimone intitolato ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’, che propone la necessità di un nuovo modello comunicativo che ponga al centro la relazione umana ed, ancor più, l’emancipazione morale ed umana della società odierna.

Il libro ha ricevuto la Benedizione Apostolica di Sua Santità Papa Francesco tramite la Segreteria di Stato a firma dell’Assessore, mons. Roberto Campisi, con le seguenti parole: ‘Sua Santità assicura un ricordo nella preghiera e, mentre auspica che la società così come la Chiesa si avvalgano di una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la paressia nel parlare, che non separi mai la verità dalla carità, invoca l’intercessione della Santa Vergine Maria e di cuore imparte la Benedizione Apostolica, con l’augurio di ogni bene nel Signore’.

“Nel mio saggio ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’  ho voluto porre in luce la necessità di creare un modello comunicativo che tenga conto  dell’importanza indiscutibile dell’uso appropriato della parola, superando quelle distorsioni, ormai consuete, che la rendono veicolo di offese, di menzogne, nonchè di calunnie, che ledono la dignità umana dell’interlocutore.

Possiamo constatare come spesso i mass media, i social molto di più, veicolano messaggi i cui contenuti sono pervasi dalla violenza e dall’odio sociale, dall’intento di screditare e porre sul rogo chi ritengono essere un avversario.

Ciò che emerge è il farsi strada di una subcultura della comunicazione che rischia di impoverire sempre più la relazione umana, in quanto i messaggi che essa veicola sono diseducativi. Nel mio testo, che intende contrastare tale impoverimento culturale e la sua nocività, si rimarca che la parola è vita  in quanto deve generare la vita nelle sue espressioni più nobili e spirituali, in quanto essa penetra nelle coscienze individuali e collettive e se è sorretta dalla violenza e dalla menzogna, crea una coscienza umana che è guidata da disvalori che impoveriscono i singoli individui e, conseguentemente, l’intera collettività ed il contesto sociale.

La parola vitale è la parola foriera di quella bellezza spirituale che deve reggere le fondamenta della nostra società perché viva la pace e l’amore, senza cui il nostro universo perde le sue leggi per poi  perdere il significato stesso dell’esistere”.

Umanizzare il linguaggio affinché sia veicolo della ‘Pedagogia della Vita’ definisce il significato autentico del mio impegno giornalistico, che sono certo possa essere condiviso da chi fa della comunicazione lo strumento mediante cui giungere al mondo interiore di chi ascolta, al fine di arricchirlo e non  impoverirlo attraverso un uso distorto e, pertanto, nocivo del linguaggio.

L’epoca contemporanea pone in luce un crescente smarrimento di naturale  spirituale e morale, che si riflette sulla relazione umana, sulle relazioni tra gli Stati e i Continenti dell’intero universo, generando conflitti , nonché povertà morale e materiale. Ne è testimonianza l’insorgere continuo di conflitti in numerosi territori del mondo.

Quel che manca è la ‘Cultura Umana’, la ‘Cultura della Fratellanza Umana’ e  la ‘Cultura’ intesa come conoscenza profonda della realtà e del significato autentico del valore dell’essere umano, in quanto soggetto pensante, nel cui mondo interiore vivono i valori che gli  attribuiscono un valore regale rispetto a tutte le altre creature ed, ancor più, rispetto alle cose” ha dichiarato Biagio Maimone, il quale ha sottolineato inoltre:

“La cultura umana consente di cogliere la bellezza depositata nell’interiorità della persona, generata dallo splendore divino che alberga nell’animo umano. E’ compito di chi comunica porre al centro la ‘Cultura Umana’ ed, in tal modo, rimarcare il valore supremo dell’essere umano, che lo distingue dalle cose materiali.  Per tale motivo intendiamo promuovere partendo dai rudimenti della conoscenza, quell’arte che già Fromm rivendicava come valore supremo, che è l’arte di amare. Occorre insegnare, pertanto, ad amare. Occorre, pertanto, comunicare l’amore.

Ed ecco la necessità di fare in modo che la nostra pedagogia comunicativa sia tesa al recupero dei valori dell’arte e della spiritualità, entrambi appartenenti alla sfera etica e morale della vita dell’individuo, necessari per alimentare e far progredire ogni dimensione della vita umana. Si tratta di ritrovare la bellezza morale attraverso la comunicazione, che diviene, innanzitutto, insegnamento morale, talmente incisivo da poter migliorare l’interazione umana.

In veste di Direttore della Comunicazione dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, fondata da mons. Yoannis Lahzi Gaid, già segretario personale di papa Francesco, ho avuto la possibilità di fare esperienza della bellezza interiore, cogliendola nell’impegno di coloro che si prodigano a favore dei bambini abbandonati e poveri, di coloro che vivono nella povertà, di quanti non godono i loro fondamentali diritti sociali, umani e civili.

Ho avuto modo e avrò modo di comunicare la solidarietà concreta  impegnandomi sul piano giornalistico a favore dei contenuti del Documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace  Mondiale e la Convivenza Comune’, sottoscritto, il 4 febbraio 2019, da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb. Il suddetto Documento  ha dato vita a numerosi frutti, dei quali ho avuto l’onore, grazie a mons. Yoannis Lahzi Gaid, che in me ha riposto fiducia, di poter scrivere, collaborando, in tal modo, nell’impegno della loro divulgazione.

Ho avuto la possibilità anche di poter scrivere relativamente alla realizzazione della Casa della Famiglia Abramitica, edificata nella città di Abu Dhabi, che è uno tra i progetti più rilevanti in quanto pone le basi del dialogo  interreligioso creando uno spazio fisico, un territorio comune su cui sono stati edificati tre luoghi di culto diversi (Chiesa, Sinagoga e Moschea), posti l’uno accanto all’altro, in ciascuno dei quali si praticano religioni diverse, le quali si interfacciano reciprocamente per dialogare su ogni tema della vita religiosa ed umana.

Altrettanto rilievo rivestono i seguenti progetti: l’Orfanotrofio ‘Oasi della Pietà’, che è stato inaugurato il 5 maggio 2024 nella città Il Cairo, i Convogli medici, l’Ospedale Pediatrico ‘Bambino Gesù del Cairo’, primo Ospedale del Papa fuori dall’Italia, la ‘Scuola della Fratellanza Umana’ per le persone portatori di disabilità, la Catena dei Ristoranti della Fraternità Umana ‘Fratello’, che offre pasti gratuiti alle famiglie bisognose egiziane. Anche di essi ho potuto scrivere ampiamente ed esserne molto felice.

Dedico il mio libro, pertanto, a Monsignor Gaid Yoannis Lahzi per la  fiducia che ha riposto in me e, nel contempo, a Sua Santità Papa Francesco, in quanto promotore della  realizzazione dei progetti per i quali ho potuto collaborare nell’impegno di divulgazione, che ha visto l’opinione pubblica destinataria di un’informazione inerente all’impegno del dialogo interreligioso, promosso, in via prioritaria, dalla Chiesa Cattolica e dalla religione musulmana sunnita.

La vita non può essere un campo di battaglia, ma l’incontro amorevole e fraterno di ogni essere umano. Perché sia così è necessario diffondere  messaggi che ricreino la consapevolezza smarrita del valore sacro di ogni persona. In tal modo la bellezza, intesa come espressione magnifica dei valori spirituali e morali, tornerà (come ho scritto nel libro di cui sopra) ad illuminare ogni ambito dell’esistenza: La Bellezza – non vi è dubbio – tornerà ad essere il volto magnifico della vita. La forza prorompente della Bellezza, che la Parola ha il dovere di trasmettere, sconfigge ogni male! E’ scritto nel Vangelo, è scritto nel cuore degli uomini di Buona Volontà ed è scritto nelle trame vitali dell’esistenza, che nessuno potrà mai distruggere perché esse appartengono alla Vita e la Vita è la ragione stessa dell’esistere umano”.

Settimana della Lingua Italiana nel mondo: Biagio Maimone presenta il suo saggio a New York

Il giornalista Biagio Maimone presenterà, martedì 15 ottobre, alle ore 17.30, nella Sala Conferenze dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, a Park Avenue, il suo saggio intitolato ‘La Comunicazione Creativa per lo sviluppo socio-umanitario’, edito dalla Casa Editrice TraccePerlaMeta.

Il libro sta riscuotendo molto interesse in quanto propone la necessità di fondare un nuovo modello comunicativo che ponga al centro la relazione umana ed, ancor più, l’emancipazione morale ed umana della società odierna. Il libro ha ottenuto il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di New York ed è stato inserito nel programma delle iniziative per l’edizione 2024 della Settimana della Lingua Italiana nel mondo il cui tema quest’anno è ‘L’italiano e il libro: il mondo fra le righe’.

La metropoli statunitense rappresenta la prima tappa internazionale del giornalista il quale intende presentare la sua opera letteraria nelle principali città europee e negli Emirati Arabi. Secondo Maimone, Il dialogo è la condizione imprescindibile per realizzare la pace ed esso vive se chi comunica utilizza la ‘parola vitale’, tale in quanto  genera la vita e non il conflitto.

La comunicazione è vitale, pertanto, quando fa sgorgare dal cuore umano l’amore per la ‘Bellezza’, che è l’espressione di un disegno di amore insito nell’interiorità di ogni persona, da proiettare nella realtà per emanciparla e renderla una dimora accogliente per tutti, nella quale non vi è posto per la violenza e la conseguente esclusione. L’Amore per la ‘Bellezza’,  da veicolare attraverso la comunicazione, la parola scritta e parlata,  inevitabilmente, conduce all’amore per i deboli, per gli ultimi, al fine di renderli forti, inclusi, risvegliando in loro la gioia di vivere.

L’amore per la ‘Bellezza’ si prefigge la diffusione di quella ‘Parola’ capace di veicolare la ‘Pedagogia della Pace’, che crea ponti di umanità e quel dialogo che fa vivere le differenze, accogliendole in un progetto di vita: “Nel mio saggio ho voluto porre in luce la necessità di creare un modello comunicativo che tenga conto dell’importanza inconfutabile dell’uso appropriato della parola, superando quelle distorsioni, ormai consuete, che la rendono veicolo di offese, di menzogne, nonché di calunnie, che ledono la dignità umana dell’interlocutore e di ascolta o legge.

Possiamo constatare come spesso i mass media, i social molto di più, veicolano messaggi i cui contenuti sono pervasi dalla violenza e dall’odio sociale, dall’intento di screditare e porre sul rogo chi ritengono essere un avversario. Ciò che emerge è il farsi strada di una subcultura della comunicazione che rischia di impoverire sempre più la relazione umana, in quanto i messaggi che essa trasmette sono diseducativi.

Nel mio testo, che intende contrastare tale impoverimento culturale e la sua nocività, si rimarca che la parola è vita  in quanto deve generare la vita nelle sue espressioni più nobili e spirituali, perchè essa penetra nelle coscienze individuali e collettive e, se è sorretta dalla violenza e dalla menzogna, crea una coscienza umana che è guidata da disvalori che impoveriscono i singoli individui e, conseguentemente, l’intera collettività ed il contesto sociale.

Umanizzare il linguaggio affinché sia veicolo della ‘Pedagogia della Vita’ definisce il significato autentico del mio impegno giornalistico, che sono certo possa essere condiviso da chi fa della comunicazione lo strumento mediante cui giungere al mondo interiore di chi ascolta, al fine di arricchirlo e non  impoverirlo attraverso un uso distorto e, pertanto, nocivo del linguaggio. L’ epoca contemporanea pone in luce un crescente smarrimento di natura spirituale e morale, che si riflette sulla relazione umana, sulle relazioni tra gli Stati e i Continenti dell’intero universo, generando conflitti, nonché povertà morale e materiale. Ne è testimonianza l’insorgere continuo di conflitti in numerosi territori del mondo.

Quel che manca è la ‘Cultura Umana’, la ‘Cultura della Fratellanza Umana’ e  la ‘Cultura’ intesa come conoscenza profonda della realtà e del significato autentico del valore dell’essere umano,  in quanto soggetto pensante, nel cui mondo interiore vivono i valori che gli  attribuiscono un valore regale rispetto a tutte le altre creature ed, ancor più, rispetto alle cose” ha dichiarato Biagio Maimone, il quale ha sottolineato inoltre:

“La cultura umana consente di cogliere la bellezza depositata nell’interiorità della persona, generata dallo splendore divino che alberga nell’animo umano. E’ compito di chi comunica porre al centro la ‘Cultura Umana’ ed, in tal modo, rimarcare il valore supremo dell’essere umano, che lo distingue dalle cose materiali. Per tale motivo intendiamo insegnare, partendo dai rudimenti della conoscenza, quell’arte che già Fromm rivendicava come valore supremo, che è l’arte di amare. Occorre insegnare, pertanto, ad amare. Occorre, pertanto, comunicare l’amore.

Ed ecco la necessità di fare in modo che la nostra pedagogia comunicativa sia tesa al recupero dei valori dell’arte e della spiritualità, entrambi appartenenti alla sfera etica e morale della vita dell’individuo, necessari per alimentare e far progredire ogni dimensione della vita umana.

Si tratta di ritrovare la bellezza morale attraverso la comunicazione, che diviene, innanzitutto, insegnamento morale, talmente incisivo da poter migliorare l’interazione umana.

Ho avuto la possibilità anche di poter scrivere relativamente alla realizzazione della Casa della Famiglia Abramitica, edificata nella città di Abu Dhabi, che è uno tra i progetti più rilevanti in quanto pone le basi del dialogo interreligioso creando uno spazio fisico, un territorio comune su cui sono stati edificati tre luoghi di culto diversi (una Chiesa, una Sinagoga e una Moschea), posti l’uno accanto all’altro, in ciascuno dei quali si praticano religioni diverse, le quali si interfacciano reciprocamente per dialogare su ogni tema della vita religiosa ed umana.

Altrettanto coinvolgente è stato per me poter scrivere relativamente ai seguenti progetti: l’Orfanotrofio ‘Oasi della Pietà’, che è stato inaugurato il 5 maggio 2024 nella città Il Cairo, i Convogli medici, l’Ospedale Pediatrico ‘Bambino Gesù del Cairo’, primo Ospedale del Papa fuori dall’Italia, la ‘Scuola della Fratellanza Umana’ per le persone portatrici  di disabilità, la ‘Catena dei Ristoranti della Fraternità Umana’, denominata ‘Fratello’, che offre pasti gratuiti alle famiglie bisognose egiziane. Poter contribuire alla loro conoscenza è stato per me motivo di grande felicità.

Dedico il mio libro, pertanto, a mons. Yoannis Lahzi Gaid per la fiducia che ha riposto in me e, nel contempo, a Sua Santità Papa Francesco, in quanto promotore della  realizzazione dei progetti, per i quali ho potuto collaborare nell’impegno di divulgazione, che ha visto l’opinione pubblica destinataria dell’informazione inerente l’impegno connesso all’affermazione del dialogo interreligioso, promosso, in via prioritaria, dalla Chiesa Cattolica e dalla religione musulmana sunnita.

Ritengo che comunicare la pedagogia dell’amore, del rispetto della dignità umana e del valore della vita spirituale sia compito primario dei mass media, degli operatori che in essi riversano le proprie energie. La dimensione socio-umanitaria della vita non può essere sottovalutata da una comunicazione priva di ‘anima’, in quanto la società rischia di regredire verso la barbarie, in cui dominerà  la violenza in tutte le sue forme. La vita non può essere un campo di battaglia, ma l’incontro amorevole e fraterno di ogni essere umano. Perché sia così è necessario diffondere  messaggi che ricreino la consapevolezza smarrita del valore sacro di ogni persona”.

Biagio Maimone ai Festival del libro ‘BA Book’, libro dedicato a papa Francesco

Il giornalista Biagio Maimone parteciperà al Festival del Libro e dell’Editoria ‘Ba Book’, che si tiene dal 12 al 19 maggio,  a Busto Arsizio. Presenterà, sabato 18 maggio, alle ore 20.30, nella Biblioteca Comunale – Sala Monaci, il suo saggio  intitolato ‘La Comunicazione Creativa per lo sviluppo socio-umanitario’. Sarà moderatrice Annamaria Folchini Stabile .

Biagio Maimone ha dedicato il libro, edito dalla Casa Editrice TraccePerlaMeta di Annamaria Folchini Stabile e Paola Surano, a Sua Santità Papa Francesco e a Monsignor Yoannis Lazhi Gaid.

Per partecipare è necessario farlo al seguente link https://affluences.com/comune-di-busto-arsizio/biblioteca-di-busto-arsizio/reservation?type=5013&date=2024-04-19.

Il Festival del libro, organizzato dall’Amministrazione Comunale e dall’Associazione Amici della Biblioteca Capitolare, vuole essere un significativo tributo al libro e al mondo dell’editoria,  in tutte le sue possibili declinazioni. Tra i personaggi più noti che hanno partecipato alla rassegna vi sono Serena Bortone, Marina Di Guardo (madre dell’influencer Chiara Ferragni), il giornalista Biagio Maimone, l’editorialista Aldo Cazzullo, l’economista Carlo Cottarelli, il volto televisivo Daniele Bossari, l’attore Vinicio Marchioni, il conduttore radiofonico Luca Bianchini, il critico cinematografico Gianni Canova e la psicoterapeuta Stefania Andreoli.

Il Festival del libro, che è in corso da domenica 12 maggio, alle ore 10.30, ai Molini Marzoli,  con Ezio Guaitamacchi, si concluderà domenica 19 maggio. Biagio Maimone è direttore della Comunicazione dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, il cui presidente è mons. Yoannis Lahzi Gaid, già Segretario personale di Sua Santità Papa Francesco. Il suo libro sta riscuotendo molto interesse in quanto propone la necessità di fondare un nuovo modello comunicativo che ponga al centro la relazione umana ed, ancor più, l’emancipazione morale ed umana della società odierna.

Sulla scorta della constatazione delle innumerevoli comunicazioni distorte,  veicolate da numerosi media e mezzi di comunicazione, compresi i social, forieri di sottocultura che non può essere consentita in quanto impoverisce la società civile deteriorando le relazioni umane, Biagio Maimone ritiene che non sia più rimandabile la necessità di far vivere un linguaggio scevro da menzogne, da offese e dal turpiloquio.

Per tale motivo,  rimarca l’importanza dell’utilizzo creativo della parola, tale da generare dialogo e non conflitto, tale da essere foriera di vita e relazione umana, affinchè  essa sia al servizio dell’emancipazione morale e spirituale della società odierna. Biagio Maimone ha affermato:

“Ho scritto ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’, ora in tutte le librerie, con l’intento di porre in luce la necessità non più rimandabile di rivedere l’uso del linguaggio e, più precisamente, della parola. Possiamo constatare come spesso i mass media, i social ancora di più, veicolino messaggi  i cui contenuti sono pervasi dalla violenza e dall’odio sociale, dall’intento di screditare e porre sul rogo chi ritengono essere un avversario.

Ciò che emerge è il farsi strada di una subcultura della comunicazione che rischia di impoverire sempre più la relazione umana, in quanto i messaggi che essa veicola sono diseducativi. Nel mio testo, che intende contrastare tale impoverimento culturale e la sua nocività, si rimarca che la parola è vita  in quanto deve generare la vita nelle sue espressioni più nobili e spirituali.

E’ mio intento rimarcare il valore centrale della Parola educativa, della Parola  che crea relazioni umane improntate al rispetto reciproco, al rispetto della sacralità della dignità umana, che, pertanto, non può essere umiliata con offese e menzogne. Rimarcando la necessità dell’utilizzo della parola vitale si vuole, nel contempo, porre al centro il valore fondante della Verità, che sicuramente ha il potere di condurre verso dimensioni migliorative dell’esistenza umana.

La parola vitale è la parola foriera di quella bellezza spirituale che deve reggere le fondamenta della nostra società perché viva la pace e l’amore, senza cui il nostro universo perde le sue leggi per poi  perdere il significato stesso dell’esistere”.

Percorso a tappe sul libro ‘L’arte di rovinare i matrimoni’. Parte 1: il fidanzamento

Quando ho scritto  ‘L’arte di rovinare i matrimoni. La missione di un giovane apprendista diavolo’ (Mimep Docete, 2023) avevo in mente volti e nomi concreti, di persone a cui, purtroppo, è stata rubata la gioia coniugale, di persone sposate a cui è finito il vino sulla tavola e ora si ritrovano con un pugno di cenere in mano, dopo essersi procurate, nella coppia, ferite profondissime.

Pensavo anche a tutte le volte che io stessa mi lascio rubare dal Nemico la capacità di essere una sposa salda, amorevole, proprio come accade, d’altro canto, a mio marito, perché il peccato è il più grande ostacolo alla comunione sponsale. Oggi vorrei iniziare un breve itinerario a tappe, per riflettere con voi su alcuni aspetti della vita matrimoniale, sulle sue gioie e sulle sue fatiche.

Infatti, mi sono resa conto che tanti fallimenti avvengono perché non si hanno gli strumenti adeguati, perché non si è consapevoli di cosa significhi avventurarsi in un progetto di vita definitivo, che punti al per sempre. Spesso non si è capito che occorre essere anzitutto ‘persone risolte affettivamente’, che non elemosinano attenzioni e affetto, ma al contrario sono libere di dire dei no al momento giusto e capaci di dono gratuito di sé. Solo così è possibile tirare insieme i remi di una barca impegnativa come la famiglia.

Non è facile vivere come coppia, ma non è neppure una questione di fortuna. Si tratta di aver capito come funziona un matrimonio e di aver acquisito le armi per abbattere i nemici interni ed esterni alla nostra relazione; si tratta di sapere che il male è sempre pronto ad intaccare la nostra famiglia per distruggerla, poco alla volta. Eppure, possiamo vincere, se abbiamo le consapevolezze necessarie.

Dunque, oggi, prendendo spunto dal romanzo che utilizza come espediente narrativo una scuola ambientata all’inferno (dove dei demoni si specializzano per rovinare più matrimoni possibili), affronteremo il primo punto per costruire una relazione solida: un buon fidanzamento, che è, in fondo, la prima pietra della casa che costruiremo sopra. Come abbiamo vissuto/stiamo vivendo il nostro fidanzamento? Questa è una domanda di vitale importanza.

Alice e Luca, protagonisti del mio libro, si fidanzano con le idee molto chiare su ciò che vogliono dalla vita e su dove investire le loro migliori energie. Vivono il fidanzamento in modo sano, fruttuoso. Alcuni esempi? Sono missionari insieme, sono una coppia disponibile all’incontro con gli altri, fanno parte di una bella comunità, non si isolano, hanno imparato a dialogare e a chiedersi scusa. Hanno rispetto del corpo dell’uno e dell’altra, non lo vedono come un oggetto da cui trarre piacere, ma come tempio sacro di un’anima immortale. Tutto questo li porta a dire un ‘sì’ maturo davanti all’altare.

Proprio ieri mi è capitato di discutere con una persona che sosteneva come la convivenza prematrimoniale sia essenziale per conoscere bene una persona e garantire, così, che la storia funzioni. Eppure, è sotto agli occhi di tutti il fatto che vivere sotto lo stesso tetto per un tot di mesi o di anni, di per sé, non è garanzia di un futuro prospero.

Nella mia esperienza e in quella di tanti amici, posso dire che il vero nodo della questione è individuare eventuali nuclei di morte della relazione e lavorarci. E’ imparare a parlare sul serio, a comunicare ciò che si ha nel profondo dell’anima, a fare pace davvero, dopo un litigio; è imparare a capire il punto di vista dell’altro, senza pretendere di avere sempre ragione. E’ creare un’intimità di cuore, che nasca dal mettere a nudo i propri sentimenti, prima che il proprio corpo; è rispettare l’altro non solo a parole, ma nei fatti; è guardarlo nella sua interezza e non ridurlo a una parte del suo aspetto fisico.

Il primo mattone di un matrimonio solido, dunque, è un fidanzamento vissuto responsabilmente, facendo cioè un buon discernimento. Voi lo state facendo? Avete capito quanto importante sia questa fase della relazione? Non puoi diventare medico senza una laurea, frutto di studio e sacrificio. Non puoi guidare l’auto senza la patente, segno che ti sei fatto insegnare da qualcun altro come si sta in strada.

E chi ti sta insegnando a stare in una relazione d’amore? Chi ti ha mostrato cosa sia realmente un matrimonio? Da quale scuola stai imparando ad amare l’altro? Come vedremo nei prossimi appuntamenti, aver impostato bene il fidanzamento non basta, ma di certo è il primo passo!

Pietro Morello si racconta tra arte e volontariato

Nello scorso dicembre a Tolentino (residenza di allestimento), in provincia di Macerata, Pietro Morello ha debuttato a teatro con ‘Non è un concerto’, per la prima volta sul palcoscenico in uno spettacolo pensato per raccontare esperienze di vita vissute tra note musicali, missioni umanitarie e attività negli ospedali con i bambini, tutte accomunate da un unico fil rouge: la felicità. Prodotto da Compagnia della Rancia e Midriasi, con la regia di Mauro Simone, lo spettacolo è stato rappresentato anche al teatro Alfieri di Torino, città natale di Pietro, da dove ha proseguito nei teatri di Roma, Firenze, Bologna e Milano…

Nato nel 1999 a Torino, Pietro Morello è un artista e creator italiano e con il suo motto ‘la felicità è una scelta’, a soli 24 anni conquista ed ispira ogni giorno milioni di persone che lo seguono sui social (3.700.00 follower su TikTok, 410k su IG, 390K su YouTube) e che si sono appassionate alle sue esperienze in qualità di operatore umanitario in giro per il mondo, che ha scelto di dedicare la sua vita alla cura e al sostegno dei bambini che si trovano in difficoltà nelle zone di guerra.

Il suo percorso inizia nel 2020, quando inizia a condividere sui social i suoi contenuti che spaziano dalla musica alle attività di volontariato. Le note per lui diventano un mezzo, un’espressione per trasmettere il valore dei diritti umani. Nel 2021 è selezionato come presentatore del pre-show di X Factor per TikTok, conducendo gli spettatori dietro le quinte dello show canoro più famoso del mondo in diretta sul profilo TikTok ufficiale del programma.

Ad agosto dello stesso anno si reca a Nairobi, nella discarica più grande dell’Africa, per dedicarsi alle famiglie e ai bambini che vivono nello slum di Korogocho. Successivamente è nominato dalla città di Torino ‘Ambasciatore di Torino nel mondo’ ed insignito del prestigioso premio per la Pace e i Diritti Umani ‘Giorgio La Pira per la pace’. Inoltre crea all’interno dell’ospedale Regina Margherita di Torino uno spazio settimanale in cui porta la musica all’interno del reparto oncologico per i bambini malati ed i loro genitori.

Nel 2022 pubblica il libro ‘Io ho un piano’, dove racconta il suo percorso come operatore umanitario ed è riconfermato come presentatore principale del pre-show di X Factor sul canale ufficiale del programma su TikTok. Inoltre in occasione dell’Eurovision Song Contest 2022 di Torino è ‘world ambassador’ per TikTok (selezionato insieme ad altri 19 in tutto il mondo), partecipando come host alle puntate pensate in occasione del festival.

Perché non è un concerto?

“Non è un concerto, perché è una serie di storie non connesse tra loro; storie di bambini incontrati nelle zone di guerra o negli ospedali. Il corso di musicoterapia mi ha portato a raccontare queste storie sul palco. Anche sul palco sono solo un ambasciatore: riporto le storie che mi hanno raccontato i bambini, le loro risposte alle grandi questioni, quelle che io non avrei saputo dare. Io suono al pianoforte e, vicino a me, ci sono anche una violoncellista e un fisarmonicista.

Ci sono poi video per immergere le persone nel racconto: le luci delle sale operatorie, i suoni delle sirene ed il silenzio della paura. Perché in guerra non ci sono eroi: ti tremano le ginocchia, sei terrorizzato. Ma io sento che devo andare là. Una volta, in Congo, ero stato ferito alla schiena, non avevo disinfettanti né un telefono che prendesse la linea. Ero disperato e ho chiesto a José, il bimbo che era con me, come facesse lui quando aveva paura: io penso, penso, penso così forte finché non penso ad altro. Ti va di giocare a palla?”.

Chi è un creator?

“Un creator è colui che fa contenuti ed in qualche modo racconta esperienze. Ci sono molti livelli nel mondo dei creator: chi lo fa nella musica e chi nei videogiochi”.

I social network possono essere un mezzo di comunicazione?

“La mia speranza è proprio che i miei followers vadano oltre: il fine ultimo è far sì che i valori che cerco di passare, arrivino al cuore delle persone. Sarebbe fondamentale far capire alle persone che strumenti abbiamo a disposizione: i social sono una macchina straordinaria, una macchina infernale che può essere cambiata in un mezzo di trasmissione culturale, un nuovo divulgatore, utile a cambiare la società attuale. Non è facile ma se lo capissero tutti sarebbe la rivoluzione perfetta. Io voglio regalare l’arte vera, io faccio arte, vorrei che la gente tornasse ad apprezzarla per quello che è, cancellando i contorni da show da milioni di euro e via dicendo”.

A giovani che sognano di fare l’influencer cosa direbbe?

“Che stanno sbagliando sogno, è un bel lavoro ma non può essere un fine. Se lo è, è malato, se arrivi a 100.000 follower ne vuoi 1.000.000, poi 4.000.000 ed avanti all’infinito diventando deleterio per salute e felicità. Direi di avere invece voglia di comunicare qualcosa e usare i social come mezzo e non come scopo. Se no ti schianti”.

Quale ‘piano’ ha Pietro Morello?

“Il piano è quello di raccontare a più persone possibili ciò che possa portare ad essere felici: cercare di essere felice per raccontarlo alle persone. Vivendo in un contesto famigliare molto propositivo ho sempre avuto voglia di aiutare, anche da bambino volevo donare a chi ne aveva bisogno, sia dal punto di vista della cultura che delle cose di primaria necessità, ho respirato sempre quest’aria, diciamo che è stata una conseguenza del mio background. Inoltre avevo voglia di partire, di cambiare, di avventura, di conoscenza; ho fatto la prima missione al confine tra Romania e Ucraina, una volta lì ho capito di volerlo fare spesso, sempre più spesso. Adesso capisco che tutto quello che di bello abbiamo nella nostra vita è merito nostro, non dobbiamo perderci nemmeno per un secondo.”.

Per quale motivo si è recato a Korogocho?

“E’ uno dei primi posti raggiunti nell’Africa centrale per fare aiuto umanitario. In particolare io faccio il volontario con l’associazione ‘Una mano per un sorriso’, con la quale difendiamo i diritti per l’infanzia. Da anni vado in Kenya, a Korogocho, uno slum della periferia di Nairobi: lì c’è la discarica più grande dell’Est Africa ed i bambini ci vivono dentro, cercando qualcosa da rivendere per pochi dollari al mese. Siamo molto sotto le condizioni igieniche necessarie alla sopravvivenza e, affiancando il lavoro di ‘Una mano per un sorriso’, una onlus italiana che sviluppa progetti umanitari rivolti alla difesa dei diritti dell’infanzia, cerco di tirar fuori questi bambini da quel contesto aberrante, coinvolgendoli in un percorso di scolarizzazione.

E funziona: i bimbi riescono a emergere. Joseph, per esempio, quando l’abbiamo trovato nella discarica aveva già 9-10 anni: non parlava, se non una lingua tutta sua, che sussurrava appena. Oggi, dopo solo due anni, Joseph canta, è molto più sicuro di sé, sa leggere e scrivere. Una gioia indescrivibile. Poi vado spesso in Congo, dove le problematiche sono altre: quella è una zona di guerra e lì, con l’associazione ‘Okapia’, sto seguendo un progetto legato alle miniere, veri tunnel della disperazione, dove i bambini vanno a grattare cercando i rimasugli d’oro di cui una volta le miniere erano ricche. Entrare in quelle gallerie sotterranee è stato straziante ed il mondo non può permettere che le persone stiano lì a bivaccare e a rischiare la loro vita. Non si può far finta di non sapere”.

Per quale motivo un’artista fa il volontariato?

“In realtà io ho iniziato prima di fare l’artista, perché sono un operatore umanitario eppoi mi si è aperto il mondo dei social. C’è una cosa che io dico spesso e che è diventato il mio slogan di vita: fate volontariato! Fare volontariato significa concedersi una formazione, che spesso è anche gratuita, ed esercitare quella formazione per capire dove vuoi andare nella vita, cosa vuoi essere un domani. Io ho provato a farlo e mi sono accorto che mi fa stare benissimo e che questo è ciò che voglio fare un domani, anche se magari non avrò un lavoro vero e proprio con i bambini, ma cercherò il modo per dedicarmi a loro. Il volontariato ti da un indirizzo di vita. Tutte le persone, senza nessun genere di distinzione, possono fare volontariato in Italia e ti permette di scoprire nuove cose, che altrimenti ti precludi, quindi fate volontariato, ovunque e in qualunque ambito”.

Quale messaggio di bellezza può lanciare la musica?

“La musica è un veicolo con cui poter parlare con se stessi e con gli altri e può aiutarci ad instaurare un buon rapporto”.

(Foto: Compagnia della Rancia)

A Venezia la Biennale d’Arte: Stranieri Ovunque

Fino a domenica 24 novembre, ai Giardini e all’Arsenale di Venezia è ospitata la 60^ Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo ‘Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere’, a cura di Adriano Pedrosa e prodotta dalla Biennale di Venezia. Dal 2021 La Biennale ha avviato un percorso di rivisitazione di tutte le proprie attività secondo principi consolidati e riconosciuti di sostenibilità ambientale. Anche per il 2024 l’obiettivo è quello di ottenere la certificazione della ‘neutralità carbonica’, conseguita nel 2023 per tutte le attività programmate dalla Biennale: la 80^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, i Festival di Teatro, Musica e Danza ed, in particolare, la 18^ Mostra Internazionale di Architettura, che è stata la prima grande Mostra di questa disciplina a sperimentare sul campo un percorso tangibile per il raggiungimento della neutralità carbonica, riflettendo essa stessa sui temi di decolonizzazione e decarbonizzazione.

Il titolo ‘Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere’ è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Queste opere consistono in sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole ‘Stranieri Ovunque’. L’espressione è stata a sua volta presa dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni 2000 combatteva contro il razzismo e la xenofobia in Italia, come ha spiegato Adriano Pedrosa:

“L’espressione ‘Stranieri Ovunque’ ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri”.

Il termine italiano ‘straniero’, il portoghese ‘estrangeiro’, il francese ‘étranger’ e lo spagnolo ‘extranjero’ sono tutti collegati sul piano etimologico rispettivamente alle parole ‘strano’, ‘estranho’, ‘étrange’ ed ‘extraño’, ovvero all’estraneo. Viene in mente ‘Das Unheimliche’ di Sigmund Freud, Il perturbante nell’edizione italiana, che in portoghese è stato tradotto con ‘o estranho’, lo strano che, nel profondo, è anche familiare. Secondo l’American Heritage e l’Oxford English Dictionary, il primo significato della parola ‘queer’ è proprio ‘strange’ (‘strano’), pertanto la Mostra si svilupperà e si concentrerà sulla produzione di ulteriori soggetti connessi: l’artista queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk o popular; l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra. La produzione di questi quattro soggetti sarà il fulcro di questa edizione e andrà a costituire il Nucleo Contemporaneo”.

Inoltre il direttore ha sottolineato i due elementi fondamentali dell’esposizione: “Nel corso della ricerca sono emersi in modo piuttosto organico due elementi diversi ma correlati che sono stati sviluppati fino a imporsi come leitmotiv di tutta la Mostra. Il primo è il tessile, esplorato da molti artisti coinvolti, a partire da figure chiave nel Nucleo Storico, fino a molti autori presenti nel Nucleo Contemporaneo… Tali opere rivelano un interesse per l’artigianato, la tradizione e il fatto a mano, così come per le tecniche che, nel più ampio campo delle belle arti, sono state a volte considerate altre o straniere, estranee o strane… Un secondo elemento è rappresentato dagli artisti, molti dei quali indigeni, legati da vincoli di sangue… Anche in questo caso la tradizione gioca un ruolo importante: la trasmissione di conoscenze e pratiche da padre o madre a figlio o figlia oppure tra fratelli e parenti”.

La Mostra sarà affiancata da 88 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 4 i Paesi presenti per la prima volta alla Biennale Arte: Repubblica del Benin, Etiopia, Repubblica Democratica di Timor Leste e Repubblica Unita della Tanzania. Nicaragua, Repubblica di Panama e Senegal partecipano per la prima volta con un proprio padiglione.

Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, è a cura di Luca Cerizza, con il progetto Due qui / To hear dell’artista Massimo Bartolini, che include contributi appositamente ideati da musiciste/i e da scrittrici/scrittori.

Il Padiglione della Santa Sede, promosso dal Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, Cardinale José Tolentino de Mendonça, avrà luogo nella Casa di reclusione femminile di Venezia alla Giudecca. La mostra ha come titolo ‘Con i miei occhi’ ed è a cura di Chiara Parisi e Bruno Racine, con la collaborazione del Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Il card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede e Commissario del Padiglione, ha affidato la curatela di ‘Con i miei occhi’ a due dei più importanti curatori del panorama artistico internazionale, Chiara Parisi e Bruno Racine, che hanno chiamato a partecipare otto artisti: Maurizio Cattelan, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret.

Il progetto espositivo, con l’allestimento e la produzione affidati allo studio COR arquitectos e Flavia Chiavaroli, si distingue per la convivenza di una comunità artistica che nasce sfidando le convenzioni, un’entità nuova che riflette la diversità e l’unità di vite lontane. Ogni iniziativa, dai workshop alle installazioni, dalla danza al cinema, dalla performance alla pittura, è espressione di questa energia condivisa, in linea con l’urgenza del dialogo poliedrico proposto da papa Francesco.

Le visite al Padiglione, su prenotazione, condotte dalle detenute-conferenziere, sfideranno il desiderio di voyeurismo e di giudizio verso artisti e detenute stesse, erodendo i confini tra osservatore e osservato, giudicante e giudicato, per riflettere anche sulle strutture di potere nell’arte e nelle istituzioni.

Per Chiara Parisi, la forza del progetto risiede nella sua idea di fondo: “In un angolo sorprendente del mondo, artisti e detenute uniscono le forze espressive in un’insolita collaborazione, la realtà penitenziaria e l’illimitata espressione artistica si incontrano e si seducono: questo è il cuore del Padiglione della Santa Sede alla Biennale Arte 2024, un progetto con un’incredibile narrazione visiva.

Con i miei occhi ci invita a esplorare le storie e i desideri di chi vive dentro il carcere attraverso progetti, workshop, opere, poesie, e spazi vitali come palestre e giardini… Il percorso attraverso il Padiglione, senza telefoni e senza documenti, permetterà alle detenute di guidare i visitatori ‘con i loro occhi’, rivelando come bellezza e speranza siano tessute nella vita quotidiana e come la necessità della libertà persista nella complessità e nella criticità della vita”.

Bruno Racine parte da una domanda che cerca risposta: “Come si può interpretare oggi il concetto di ‘padiglione nazionale’ storicamente tramandato? La peculiarità della Santa Sede, uno Stato singolare, privo di una scena artistica nazionale, ci ha spinto a sperimentare una formula nuova. La Casa di reclusione femminile della Giudecca è stata la risposta. La scelta del luogo, dunque, è un manifesto, uno statement. Artisti di varie origini e senza distinzioni di fede si uniscono in questo luogo per testimoniare un messaggio universale di inclusione, collaborando strettamente con le detenute e arricchendo il progetto con il loro lavoro artistico e relazionale.

Il visitatore è invitato a immergersi in questa esperienza poetica intensa, privato dei suoi dispositivi digitali e guidato da detenute formate, affrontando così un viaggio che sfida preconcetti e apre nuove prospettive sull’arte come mezzo di espressione e connessione umana. Anche se è vietato scattare fotografie, confidiamo che questa esperienza possa rimanere nella memoria del visitatore…con i suoi occhi”.

Infine il Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria attraverso le parole del Capo Dipartimento Giovanni Russo ha espresso grande felicità per la collaborazione: “L’arte è un mezzo di comunicazione efficace e potente, capace di esplorare il linguaggio delle emozioni in tutte le sue sfumature; un mezzo di comunicazione sociale capace di veicolare una testimonianza della nostra umanità e della nostra diversità. L’innovativa idea della Santa Sede di allestire un Padiglione all’interno della Casa di reclusione femminile di Venezia rende orgogliosa tutta l’Amministrazione Penitenziaria, che si riconosce appieno nei valori espressi dalla Chiesa e nel suo impegno per la salvezza di ogni persona, orientando la sua bussola verso l’indirizzo e la formazione delle coscienze”.

(Foto: Marco Cremascoli)

Suor Oberto racconta i 100 anni delle Pie Discepole del Divin Maestro

“Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Pie Discepole di Divin Maestro, che celebrano il centenario di fondazione: possa questa ricorrenza essere uno stimolo per rinsaldare gli ideali religiosi e per esprimere in modo sempre più generoso la dedizione a Dio e ai fratelli”: così al termine dell’udienza generale dello scorso 7 febbraio papa Francesco ha espresso il desiderio che il centenario sia occasione di dedizione a Dio.

Le Pie Discepole del Divin Maestro sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio, fondato ad Alba (Cuneo) dal beato Giacomo Alberione (1884-1971): dopo aver istituito il ramo maschile e quello femminile dei paolini, volle dare inizio a un ramo di religiose di vita contemplativa che supportasse con la preghiera (soprattutto mediante l’adorazione eucaristica) l’apostolato dei padri e delle suore.

Il 10 febbraio 1924 il beato cuneese diede inizio alla congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro ed il 3 aprile 1947 mons. Luigi Maria Grassi, vescovo di Alba, eresse canonicamente le Pie Discepole in congregazione di diritto diocesano.

Quindi partendo dal saluto papale, a suor Marie Joseph Oberto, componente della congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro e referente dell’équipe della postulazione della famiglia paolina, chiediamo di spiegarci cosa significa dedicare la vita a Dio: “Quando papa Francesco ha augurato che il Centenario sia uno stimolo ‘per esprimere in modo sempre più generoso la dedizione a Dio e ai fratelli’, il pensiero è andato alla Dedicazione di una Chiesa: l’edificio diventa luogo per accogliere chi vuole incontrare Dio, comunicare con Dio. Quindi essere persone dedicate a Dio e ai fratelli è essere a tempo pieno la dimora di Dio, dialogare con Lui ed essere luogo di accoglienza, di contagio per chi avviciniamo”.

In quale modo comunicare l’amore di Dio attraverso la bellezza?

“Nella Genesi la creazione è danza della vita, una sinfonia scritta dalla Parola, ritmata dal ‘vide che era cosa bella/buona’! Dio Creatore è Bellezza e ‘il più bello tra i figli dell’uomo’, cantato dal salmo 44 è Gesù, il Verbo incarnato. Nella nostra missione valorizziamo la bellezza intesa come armonia della vita e via di evangelizzazione. E secondo la nostra Regola di vita ‘nel volto e nella voce del Signore Crocifisso e Risorto contempliamo la Bellezza che salva il mondo e non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e ascoltato, perciò comunichiamo l’amore incondizionato di Dio per l’umanità anche attraverso la via della bellezza che promuove l’incontro fra la fede cristiana e le culture del nostro tempo’”.

Nel messaggio quaresimale il papa ha scritto che azione è anche fermarsi in preghiera: come è possibile?

“Un contributo sulla ministerialità nella Chiesa di tutto il popolo di Dio e quindi anche della donna, è stata la proposta di un Convegno interdisciplinare, svoltosi dal 28 gennaio al 3 febbraio: ‘La voce della donna nei ministeri della Chiesa. Un dialogo sinodale’ con obiettivo di ascoltare, con attenzione e rispetto, la voce delle donne in una Chiesa ministeriale e missionaria, in stile sinodale e in dialogo con le altre confessioni cristiane; approfondire il tema e la prassi dei ministeri ecclesiali, in particolare quelli esercitati dalle donne nella Chiesa di ieri e di oggi, secondo gli specifici contesti culturali; avviare processi di trasformazione e generativi che favoriscano scelte coraggiose per la nostra missione nella vita della Chiesa”.

Dove si fonda la vostra spiritualità?

“Il Mistero pasquale del Signore Gesù è il cuore della nostra spiritualità apostolica. Lo viviamo in comunione con la Chiesa, nell’itinerario dell’anno liturgico e in tutti gli ambiti della vita quotidiana, alimentandoci alle sorgenti di una spiritualità radicata nell’ascolto della Parola di Dio, nel Mistero eucaristico e nella vita liturgica”.

Qual è l’eredità carismatica del beato Giacomo Alberione?

“Papa Francesco ha ricordato che ‘la differenza non è tra progressisti e conservatori, ma tra innamorati e abituati’. Il beato Giacomo Alberione nel 1924, aveva detto che le Pie Discepole sono nate per l’Adveniat regnum tuum e per vivere questo programma evangelico ha dato una luce valida anche per l’inculturazione nel tempo e nella storia, per non confondere il carisma con le opere di un determinato tempo storico: ‘Da un solo amore nascono i tre apostolati che sono diretti ad un unico fine: l’amore a Gesù che vive nell’Eucaristia, l’amore a Gesù che vive nel sacerdozio, l’amore a Gesù che vive nella Chiesa… e da Gesù Maestro sono illuminati, sono  nutriti, sono guidati’. E a chi chiedeva, dai vari luoghi di missione, che cosa si doveva fare, la risposta era: le invenzioni dell’Amore… inventare, moltiplicare le invenzioni dell’Amore”.

Chi era Madre Scolastica?

“Dal suo ingresso nella nascente Comunità paolina in Alba, Orsola Rivata, che nel 1924 prenderà il nome di suor Scolastica, è stata ‘collaboratrice in Cristo’ di don Alberione che l’ha gradualmente formata e coinvolta per dar vita alle Pie Discepole del Divin Maestro. E’ colei che ha creduto con tenacia e perseveranza quando ancora nulla si vedeva, è la ‘prima fra molte’ che nei 100 anni di storia hanno seguito e servito Gesù Maestro Via, Verità e Vita.

Madre Scolastica è una donna innamorata del Signore e quindi dei fratelli e delle sorelle, una donna che vive la sinfonia del silenzio, che ha imparato a tenere il mondo e tutte le sue vicende con le mani alzate, perché tutti abbiano la vita e la vita in abbondanza.

In occasione del centenario, si è realizzata (in via Portuense 739 – Roma) un’esposizione multimediale e interattiva: ‘Madre Scolastica un percorso oltre il tempo’, per farla sentire come proposta viva e possibile per la santità cristiana nell’oggi (si può visitare prenotando giorno e orario: percorsomadrescolastica@gmail.com). Inoltre, ispirato alla sua vita, è stato proposto l’Oratorio sacro: ‘Voce e silenzio’, con testi e musiche del maestro Marcello Bronzetti ‘ilFedeleAmato’ www.youtube.com/watch?v=UTJNT2LCWTE”.

In cosa consiste la mostra?

“La mostra si svolge in tre momenti. Nel primo incontriamo Orsola che non è ancora entrata nella famiglia paolina, nel secondo vediamo il suo incontro con don Alberione che la invita a fondare con lui una nuova famiglia. Ciò che guida Orsola, che nel frattempo è diventata suor Scolastica, è sempre questo sguardo fisso a Gesù. Una volta che la congregazione vive la sua cittadinanza nella chiesa, nel terzo momento, passiamo a contemplare quello che le Pie Discepole hanno compiuto nei loro cento anni di storia vivendo le direttive di suor Scolastica collaborando in Cristo con don Alberione”.

(Tratto da Aci Stampa)

A papa Francesco e a mons. Yoannis Lazhi Gaid dedicato il saggio ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’

Nello shop on line della Casa Editrice TraccePerlaMeta https://shop.tracceperlameta.org/manualistica/la-comunicazione-creativa-per-lo-sviluppo-socio-umanitario-biagio-maimone-270.html, in tutti gli store online e nelle migliori librerie è disponibile il saggio di Biagio Maimone intitolato ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’, che propone la necessità di un nuovo modello comunicativo che ponga al centro la relazione umana ed, ancor più, l’emancipazione morale ed umana della società odierna.

“Nel mio saggio ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’ ho voluto porre in luce la necessità di creare un modello comunicativo che tenga conto  dell’importanza indiscutibile dell’uso appropriato della parola, superando quelle distorsioni, ormai consuete, che la rendono veicolo di offese, di menzogne, nonchè di calunnie, che ledono la dignità umana dell’interlocutore.

Umanizzare il linguaggio affinché sia veicolo della ‘Pedagogia della Vita’ definisce il significato autentico del mio impegno giornalistico, che sono certo possa essere condiviso da chi fa della comunicazione lo strumento mediante cui giungere al mondo interiore di chi ascolta, al fine di arricchirlo e non  impoverirlo attraverso un uso distorto e, pertanto, nocivo del linguaggio.

L’epoca contemporanea pone in luce un crescente smarrimento di naturale  spirituale e morale, che si riflette sulla relazione umana, sulle relazioni tra gli Stati e i Continenti dell’intero universo, generando conflitti e povertà morale e materiale. Ne è testimonianza l’insorgere continuo di conflitti in numerosi territori del mondo.

Quel che manca è la ‘Cultura Umana’, la ‘Cultura della Fratellanza Umana’ e la ‘Cultura’ intesa come conoscenza profonda della realtà e del significato autentico del valore dell’essere umano,  in quanto soggetto pensante, nel cui mondo interiore vivono i valori che gli  attribuiscono un valore regale rispetto a tutte le altre creature ed, ancor più, rispetto alle cose” ha dichiarato Biagio Maimone, il quale ha sottolineato:

“La cultura umana consente di cogliere la bellezza depositata nell’interiorità della persona, generata dallo splendore divino che alberga nell’animo umano. E’ compito di chi comunica porre al centro la ‘Cultura Umana’ ed, in tal modo, rimarcare il valore supremo dell’essere umano, che lo distingue dalle cose materiali.

In veste di Direttore della Comunicazione dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, fondata da mons. Yoannis Lahzi Gaid, già Segretario personale di papa Francesco, ho avuto la possibilità di fare esperienza della bellezza interiore, cogliendola nell’impegno di coloro che si prodigano a favore dei bambini abbandonati e poveri, di coloro che vivono nella povertà, di quanti non godono i loro diritti sociali, umani e civili fondamentali.

Ho avuto modo e avrò modo di comunicare la solidarietà concreta  impegnandomi sul piano giornalistico a favore dei contenuti del Documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’, sottoscritto, il 4 febbraio 2019, da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb.

Il suddetto Documento  ha dato vita a numerosi frutti, dei quali ho avuto l’onore, grazie a mons. Yoannis Lahzi Gaid, che in me ha riposto fiducia, di poter scrivere, collaborando, in tal modo, nell’impegno di divulgazione. Ho avuto la possibilità anche di poter scrivere relativamente alla  realizzazione della Casa della Famiglia Abramitica, edificata nella città di Abu Dhabi, che è uno tra i progetti più rilevanti in quanto pone le basi del dialogo  interreligioso creando uno spazio fisico, un territorio comune su cui sono stati edificati tre luoghi di culto diversi (Chiesa, Sinagoga e Moschea), posti l’uno accanto all’altro, in ciascuno dei quali si praticano religioni diverse, le quali si interfacciano reciprocamente per dialogare su ogni tema della vita religiosa ed umana.

Altrettanto rilievo rivestono i seguenti progetti: l’Orfanotrofio ‘Oasi della Pietà’, i ‘Convogli medici’, l’Ospedale Pediatrico ‘Bambino Gesù del Cairo’, primo ‘Ospedale del Papa’ fuori dall’Italia, la ‘Scuola della Fratellanza Umana’ per le persone portatori di  disabilità, la Catena dei Ristoranti della Fraternità Umana ‘Fratello’, che offre pasti gratuiti alle famiglie bisognose egiziane. Anche di essi ho potuto scrivere ampiamente ed esserne molto felice.

Dedico il mio libro, pertanto, a Monsignor Gaid Yoannis Lahzi per la  fiducia che ha riposto in me e, nel contempo, a Sua Santità Papa Francesco, in quanto promotore della  realizzazione dei progetti, per i quali ho potuto collaborare nell’impegno di divulgazione, che ha visto l’opinione pubblica destinataria di un’informazione inerente all’impegno del dialogo interreligioso promosso, in via prioritaria, dalla Chiesa Cattolica e dalla religione musulmana sunnita.

Ritengo che comunicare la pedagogia dell’amore, del rispetto della dignità umana e del valore della vita spirituale sia compito primario dei mass media, degli operatori che in essi riversano le proprie energie. La dimensione socio-umanitaria della vita non può essere sottovalutata da una comunicazione priva di ‘anima’, in quanto la società rischia di regredire verso la barbarie, in cui dominerà  la violenza in tutte le sue forme. 

La vita non può essere un campo di battaglia, ma l’incontro amorevole e fraterno di ogni essere umano. Perché sia così è necessario veicolare messaggi che ricreino la consapevolezza smarrita del valore sacro di ogni persona. In tal modo la bellezza, intesa come espressione magnifica dei valori spirituali e morali,  tornerà – come ho scritto – ad illuminare ogni ambito dell’esistenza: la Bellezza – non vi è dubbio – tornerà ad essere il volto magnifico della vita.

La forza prorompente della Bellezza, che la Parola ha il dovere di trasmettere, sconfigge ogni male! E’ scritto nel Vangelo, è scritto nel cuore degli uomini di Buona Volontà ed è scritto nelle trame vitali dell’esistenza, che nessuno potrà mai distruggere perché esse appartengono alla Vita e la Vita è la ragione stessa dell’esistere umano”.

‘La Comunicazione Creativa per lo sviluppo socio-umanitario’ è il saggio  del giornalista Biagio Maimone

Nello shop on line della Casa Editrice TraccePerlaMeta

https://shop.tracceperlameta.org/manualistica/la-comunicazione-creativa-per-lo-sviluppo-socio-umanitario-biagio-maimone-270.html e, nei prossimi giorni, nelle migliori librerie e in tutti gli store online è disponibile il saggio di Biagio Maimone intitolato ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’, che propone la necessità di un nuovo modello comunicativo che ponga al centro la relazione umana ed, ancor più, l’emancipazione morale ed umana della società odierna.

Sulla scorta della constatazione delle innumerevoli comunicazioni distorte veicolate dai media e da tutti i mezzi di comunicazione, compresi i social, foriere di sottocultura che non può essere consentita in quanto impoverisce la società civile deteriorando le relazioni umane, Biagio Maimone ritiene che non sia più rimandabile la necessità di far vivere un linguaggio scevro da menzogne, da offese e dal turpiloquio.

‘La Comunicazione diventa futuro’ è lo slogan che identifica l’impegno di Biagio Maimone. Egli ritiene, infatti,  che il futuro per essere finalizzato al progresso umano debba far propria una nuova modalità di comunicare che veicoli la pedagogia della vita, della pace, della fratellanza umana, della parola vitale che educa le coscienze dei singoli affinché essi si dirigano sulla strada della vera emancipazione umana, oltre l’impoverimento morale ed anche materiale.

Egli, pertanto, pone in risalto l’importanza della cultura umana da riversare nel contesto della comunicazione ampiamente intesa affinché si pongano le fondamenta di un nuova e migliorativa modalità di trasmettere informazioni affinché esse arricchiscano sempre più l’universo interiore di coloro che le recepiscono alimentandolo con verità e valori morali e spirituali, senza i quali l’essere umano viene deprivato di quei contenuti che ne fanno un soggetto pensante capace di costruire un mondo accogliente in cui viva la legalità e la fratellanza umana e quella bellezza che sgorga dall’animo di chi si è nutrito di cultura umana, unica cultura che consente il miglioramento delle relazioni umane e lo sviluppo socio-umanitario.

Per Biagio Maimone occorre superare  gli stereotipi che sorreggono la comunicazione, sia quella giornalistica, sia quella di ogni altro media, nonchè quella istituzionale, necessariamente legata ai vari ambiti della vita umana e sociale, al fine di creare un nuovo modello comunicativo che prenda le mosse dai suoni, dai colori e dalle voci legati al sentimento, scaturenti dall’interiorità e dalla spiritualità umana.

Dare voce agli infiniti linguaggi depositati nell’intimo di ognuno egli ritiene debba essere l’intento del nuovo comunicatore, animato dalla finalità primaria di educare all’apprendimento di un linguaggio che fondi le sue radici nei valori insiti nell’animo umano. Il linguaggio dovrà divenire, pertanto, vettore di valori e non di offese ed insulti, come sovente si verifica.

Partendo dal linguaggio, ripulito dal desiderio di ferire e ridimensionare l’altro, si potrà anche ricreare la relazione umana, rendendola scevra da conflitti lesivi della dignità dell’interlocutore per orientarla all’ascolto autentico, che è creativo di benefici reciproci. Non meno rilevante sarà la forma che tale nuovo linguaggio dovrà assumere per essere vera espressione del mondo interiore, in cui vivono i valori umani.

Tale forma non potrà che essere la forma che rimanda sia al suono musicale, in quanto esso crea il senso della melodia, intesa come coinvolgimento all’unisono delle varie sensibilità umane, forza reale del linguaggio penetrante e convincente, sia al suono della poesia, da intendersi come modalità sublime di quella dimensione altamente creativa, proprio in quanto sorretta dai valori umani,  che la comunicazione di elevato livello non può esimersi dal fare propria.

Biagio Maimone definisce tale processo comunicativo ‘Comunicazione creativa della dimensione socio-umanitaria’, che potrà essere utilizzato dagli operatori degli Uffici Stampa, dai giornalisti e da chiunque si prefigga l’obiettivo di  rendere la comunicazione una professione di elevato valore morale e sociale. Altisonante ed indicativa di un preciso  impegno concreto è la sua affermazione:

“La Bellezza – non vi è dubbio – tornerà ad essere il volto magnifico della vita. La forza prorompente della Bellezza, che la Parola ha il dovere di trasmettere, sconfigge ogni male! E’ scritto nel Vangelo, è scritto nel cuore degli uomini di Buona Volontà ed è scritto nelle trame vitali dell’esistenza, che nessuno potrà mai distruggere perché esse appartengono alla Vita e la Vita è la ragione stessa dell’esistere umano”.

Partendo da tali principi, riportati nel quarto di copertina del suo libro, Biagio Maimone si accinge a divulgare i contenuti della nuova corrente filosofica a cui egli ha voluto dar vita, denominata ‘Comunicazione socio-umanitaria’.

A Roma il XLIV Convegno Bachelet: per una (r)esistenza democratica

“Percorriamo un tornante della storia in cui certamente è necessario vigilare perché la democrazia continui ad esistere. Non possiamo viverla come un fatto scontato, instaurato una volta per tutte – così il presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto per lo studio dei problemi sociali e politici ‘Vittorio Bachelet’, Franco Miano.

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