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25 aprile: il contributo dei cattolici alla liberazione dell’Italia

Dopo l’8 settembre e fino al termine della guerra (e magari anche oltre, considerando gli strascichi di violenza successivi al 25 aprile), una scelta si impose a moltissimi italiani ‘servire’ nelle file della Repubblica sociale italiana (Rsi) oppure ‘passare’ in montagna; si impose a un grande numero di preti, sul se e sul come accettare e coprire le decisioni dei propri fedeli oppure ottemperare o meno alle esigenti richieste delle parti in campo; si impose ancora a molte donne e molte religiose, e in tal caso maturò un autentico volontariato resistenziale (o viceversa fascista repubblicano).

Alla luce delle nuove sensibilità e delle più recenti ricerche risulta elevato il numero dei cristiani che operarono per salvare tutti coloro che si trovavano in pericolo, senza badare troppo alle appartenenze religiose o politiche. Al panorama organizzativo e solidale già noto si sono aggiunti i recuperi di figure finora trascurate: da Odoardo Focherini a padre Placido Cortese e a Giovanni Palatucci (per citare solo tre tra le tante vittime cristiane della propria generosità verso i perseguitati), o di nuovi ‘Giusti tra le nazioni’ come l’ex podestà di Cagliari Vittorio Tredici.

Lo stesso Giuseppe Dossetti nell’immediato dopoguerra si rivolgerà al suo maestro di spiritualità, don Dino Torreggiani, contestandogli amichevolmente: ‘Ci avete fatto lavorare molto, ma non ci avete educato a capire il fascismo’. Anche Giuseppe Lazzati lasciò trasparire la sua critica temporalmente successiva verso chi ‘insegnava la indifferenza della chiesa per i regimi politici’.

Con la Resistenza i cattolici maturano un nuovo progetto democratico, che può essere sintetizzato nella solenne affermazione di Teresio Olivelli ne ‘Il ribelle’: “Siamo dei ribelli: la nostra è anzitutto una rivolta morale. Contro il putridume in cui è immersa l’Italia svirilizzata, asservita, sgovernata, depredata, straziata, prostituita nei suoi valori e nei suoi uomini… La nostra rivolta non data da questo a quel momento, non va contro questo o quell’uomo, non mira a questo o quest’altro punto del programma: è rivolta contro un sistema e un’epoca, contro un modo di pensiero e di vita, contro una concezione del mondo. Mai ci sentimmo così liberi come quando ritrovammo nel fondo della nostra coscienza la capacità di ribellarci alla passiva accettazione del fatto brutale”.

L’apporto dei cattolici alla Resistenza è stato molto importante, come ha sottolineato lo storico Vittorio Emanuele Giuntella: “La presenza dei cattolici militanti nella Resistenza è… assai più frantumata e sfugge ad una rilevazione numerica, o a una sistematica classificazione, come si è tentato di fare da più parti, con intenti denigratori o apologetici, nella polemica successiva. Nella condizione storica e geografica della Resistenza non si avrà mai abbastanza attenzione alla casualità dell’adesione a una formazione, o all’altra, per la vicinanza topografica, il prestigio goduto, la omogeneità (ex alpini, paesani della stessa valle, ceti sociali identici), l’urgenza della scelta, prescindendo dall’assunzione o meno dell’ideologia, che ispirava la formazione nella quale si entrava”.

Quindi la rete capillare delle parrocchie fu fondamentale; ed i sacerdoti pagarono questo schierarsi: più di 200 furono uccisi dai nazifascisti, in rappresaglie ed in esecuzioni sommarie, per punire, in maniera esemplare, la loro collaborazione con i partigiani. Durante i mesi della Resistenza, pur nell’unità d’intenti per raggiungere l’obiettivo della fine della guerra e dell’oppressione nazifascista e lavorare per un futuro di progresso e di democrazia, emersero alcune fondamentali differenze tra i cattolici e i comunisti, sul comportamento durante la guerra ma anche sul dopo.

Per questo l’Azione Cattolica Italiana ha ‘lanciato’ nel 2020 un portale intitolato ‘Biografie Resistenti’, un progetto curato dall’Isacem-Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI. Il lavoro, in continua opera di aggiornamento, ha previsto una prima fase di censimento di soci, socie e assistenti di Azione cattolica che hanno partecipato attivamente e in vario modo alla lotta di liberazione nazionale e, successivamente, la schedatura dei nominativi individuati attraverso la descrizione dei dati biografici essenziali.

Come dimostrano cifre e testimonianze raccolte nella documentazione archivistica dell’Isacem, i tesserati dell’Azione Cattolica morti nella Resistenza (tra laici e ecclesiastici) furono 1.481: tra essi si contano 112 medaglie d’oro, 384 medaglie d’argento, 358 medaglie di bronzo, alle quali bisogna aggiungere un numero non definito di altre onorificenze militari e il titolo di ‘giusto fra le nazioni’. A questi vanno inoltre sommati tutti quelli che, pur non ottenendo un’onorificenza, parteciparono alla lotta contro l’occupante come combattenti, staffette, cappellani militari o membri dei Comitati di liberazione nazionale locali.

Sottolineando il contributo dei cattolici alla Resistenza il prof. Paolo Trionfini, direttore dell’Isacem e docente incaricato di Geopolitica contemporanea alla Lumsa di Roma, ha ribadito che l’incontro dei soci dell’Azione Cattolica con papa Francesco nel giorno della Liberazione è una data che invita a riflettere sul significato di Resistenza: “Come potevano i cattolici che avevano deciso di imbracciare un’arma sentirsi sicuri nella loro scelta, quando anche la condanna della violenza continuava a essere il tratto distintivo, tanto più che iniziava una guerra civile? In effetti, su questo punto, si aprì uno dei casi di coscienza più angoscianti e tormentati per i cattolici, perché chi era convinto della necessità e della giu­stezza della causa resistenziale rimaneva, tuttavia, perplesso sull’uso della violenza che necessariamente la guerra partigiana implicava.

Le risposte a tali interrogativi e dubbi non furono univoche all’interno del mondo resistenziale. Per rimanere a esponenti dell’Ac, Giuseppe Dossetti, ad esempio, fin dal settembre del 1943, si dichiarò personalmente contrario all’uso delle armi, senza per questo voler condizionare altri tipi di scelta. Il riminese Alberto Marvelli, beatificato nel 2004, fu contrario non solo alla violenza ma anche alla partecipazione alla Resistenza, prodigandosi per alleviare le sofferenze materiali e morali della popolazione. La maggior parte dei cattolici che fece la scelta dì militare nelle formazioni partigiane si convinse, comunque, dell’inevitabilità dell’uso delle armi, cercando, per quanto possibile, come avrebbe ricordato Ermanno Gorrieri, di umanizzare gli aspetti più crudi della guerra partigiana”.

Infine l’Associazione Nazionale Partigiani Cattolici ANPC) ha ricordato che la Costituzione Italiana nasce dalla Resistenza: “La Resistenza ha fondato la Costituzione, baluardo di diritti e di doveri per una nazione capace di autodeterminarsi e dedicare la propria sovranità per ripudiare la guerra e ogni discriminazione. L’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani è ancora qui e sempre ci sarà per continuare una battaglia pacifica a difesa dei valori della libertà e della democrazia e quindi contro ogni forma di razzismo, antisemitismo e apologia di regimi illiberali e criminali”.

Per tale associazione la Resistenza non potrà essere dimenticata dalla storia: “Esprimiamo solidarietà agli ebrei italiani e in particolare agli ebrei romani che continuano a essere offesi dopo le atrocità subite dal regime fascista delle leggi razziali. La ‘Resistenza ora è sempre’ è il manifesto di un impegno che non potrà mai venire meno e al quale educare le giovani generazioni che, lontane dai fatti storici, devono sentirsi protagoniste di un futuro costruito per dire mai più alla guerra.

Il 25 aprile 2024 è alla vigilia di una importante convocazione elettorale per eleggere il Parlamento europeo. I nostri martiri hanno combattuto e sognato patrie in pace in una Europa in pace: a loro forti del loro esempio e della loro eredità tocca il destino di dobbiamo essere non pacifisti ma operatori di pace”.

(Foto: Azione Cattolica Italiana)

L’Azione Cattolica Italiana accoglie il papa ‘A braccia aperte’

Venerdì 19 aprile è stato presentato l’incontro dell’Azione Cattolica Italiana, che aprirà i lavori della XVIII Assemblea nazionale elettiva dell’Ac, ‘Testimoni di tutte le cose da lui compiute’, con papa Francesco, che si svolgerà giovedì 25 aprile 2024 in piazza San Pietro alla presenza di 50.000 persone, provenienti da tutte le diocesi italiane con l’invito ‘A braccia aperte’ per una giornata di dialogo in seno alla Chiesa ma aperta alla partecipazione di tutti coloro che vorranno esserci per fare un’esperienza viva di Chiesa sinodale, come ha sottolineato  il presidente nazionale  dell’Azione cattolica italiana Giuseppe Notarstefano:

”Abbiamo voluto vivere questo incontro nella dimensione ordinaria, in un tempo in cui la questione della democrazia e delle sue sfide è sotto gli occhi di tutti. Lo viviamo come un’espressione di vita democratica che coinvolge soprattutto i ragazzi. Ricordo che i nostri responsabili sono frutto di un percorso di elezione democratica che vedrà il suo culmine nell’elezione dei nuovi organi durante l’Assemblea generale che seguirà l’incontro con il papa.

In questo tempo complicato e difficile per l’intera vita della Chiesa, noi guadiamo con grande fiducia all’impegno che tutti noi di Ac possiamo porre verso la comunità. Siamo molto preoccupati per la guerra, alla quale ci stiamo forse rassegnando. Noi di Ac vogliamo ribadire che la pace deve essere il nostro obiettivo e che occorre tessere quell’artigianato di pace di cui parla papa Francesco”.

Mentre l’Assistente ecclesiastico generale dell’Associazione, mons. Claudio Giuliodori, ha ricordato lo stretto legame dell’Azione Cattolica Italiana con i papi: “Questo evento è frutto di una consuetudine che lega l’Ac ai pontefici. Con papa Francesco la tradizione di legame con la Santa Sede si è consolidato attraverso tanti incontri; l’incontro per i 150 anni dell’Azione Cattolica. Siamo in attesa delle parole del papa perché sono sempre parole che stimolano e provocano.

Vogliamo esprimere la vicinanza al pontefice sui temi a cui lui tiene molto. Vogliamo affiancarlo nel cammino sinodale della Chiesa in Italia e lo slogan, A braccia aperte, vuole essere traduzione plastica di questo camminare insieme come comunità consapevole di dover procedere in maniera sinergica valorizzando le diversità e andando incontro a uomini e donne di questo tempo. L’enciclica ‘Fratelli Tutti’ è la piattaforma di questo evento di piazza con il papa”.

La vicinanza al papa è sottolineata anche dal messaggio dei vescovi italiani con l’invito a stare in ‘prima linea’: “Attendiamo da voi la testimonianza cristiana nell’ambito sociale e politico, ora tanto urgente. Ripercorrendo la storia dell’Azione Cattolica in Italia, molte conquiste sociali sono state ottenute proprio grazie ai vostri padri e alle vostre madri. Numerosi soci hanno lasciato una traccia umana e cristiana ancora valida per il nostro tempo. Basta ricordare la bellezza della vita del beato Pier Giorgio Frassati per capire che oggi bisogna coltivare la passione evangelica in ciascuno”.

E’ un invito ad uscire dalla mediocrità sull’esempio del beato Frassati: “La mediocrità non appartiene alla nostra fede. Frassati lascia questo messaggio forte: il Vangelo è vita in ciascuno di noi. Bisogna vivere la forza del lieto annuncio quotidianamente. Guardate alla sua testimonianza, mentre percorriamo la strada della sinodalità nelle nostre comunità. Siamo consapevoli del supporto che date al Cammino sinodale delle Chiese in Italia e di questo vi siamo grati, così come per la cura con cui accompagnate la formazione di un laicato maturo e responsabile, capace di assumere le sfide ecclesiali e sociali del nostro tempo. Riecheggiano, però, le parole del beato Frassati: vivere, non vivacchiare!”

Però l’incontro si svolgerà in una data simbolo dell’Italia democratica e per questo Neri Marcorè leggerà alcuni brani per ricordare la Resistenza dei cattolici, che hanno partecipato alla lotta partigiana contro il Nazifascismo e per la liberazione dell’Italia, come ha ribadito il presidente Notarstefano:

“La data del 25 aprile ci dà la possibilità di ricordare un progetto che è stato messo in campo dall’Associazione e in particolare dall’Istituto Paolo VI, in cui viene trattata la storia del movimento cattolico: ‘Biografie resistenti’ progetto curato da storici e studiosi, ma anche aperto agli iscritti  all’associazione. Sacerdoti e laici e soprattutto giovani di Ac come Tina Anselmi che dentro le sue fila hanno maturato scelte importanti che sono state a volte persino scelte di martirio come quella di Gino Pistoni”.

Durante la conferenza stampa, inoltre, sono stati presentati i dati del Bilancio di sostenibilità 2024, in cui è stato evidenziato che l’associazione è in crescita: dopo il calo di soci/e dovuto alla pandemia di Covid 19, per il secondo anno consecutivo si è registrato un + 3,7% di iscritti sull’anno precedente, superando quota 200.000 (221.598). I responsabili associativi sono 38.111 per un totale stimato di 5.000.000 di ore donate per l’associazione ogni anno. Gli educatori e gli animatori dei ragazzi e giovani di Ac sono circa 42.000, per un totale di 7.500.000 di ore donate.

Significativa anche la cifra dei soci impegnati nel volontariato (circa 20.000), nel sindacato e nelle associazioni (circa 1.500), in politica (circa 2.500) ed il numero degli assistenti ecclesiastici nelle diocesi e nei territori (6.900).

Per questo ad inizio aprile l’Azione Cattolica Italiana ha vinto il secondo premio del contest sui bilanci di sostenibilità promosso da ‘Buone Notizie’, l’inserto del Corriere che racconta le buone pratiche e il bene esistente in giro per il Paese, e da ‘NeXt – Nuova Economia per Tutti’, associazione nazionale di promozione sociale che ha l’ambiziosa mission di cambiare dal di dentro i modelli economici dominanti.

Sono state più di 250 le realtà iscritte alla terza edizione del premio (+49% al 2023), suddivise in varie categorie (grandi, medie, piccole aziende ed enti del Terzo Settore), a significare come il tema interessi sempre più realtà del Paese e come stia diventando importante raccontare e misurare il proprio impegno e i propri sforzi nell’azione non finanziaria. I pilastri della rendicontazione restano quelli ormai riconosciuti a livello internazionale, gli ESG, che delineano in maniera dettagliata il concetto di sostenibilità: l’attenzione verso l’ambiente (environmental), il sociale (social) e la governance.

Ritirando il premio, il vicepresidente nazionale per il settore adulti, Paolo Seghedoni, ha espresso soddisfazione per il traguardo raggiunto: “Siamo molto contenti perché l’Ac ha cominciato tempo fa questo percorso sulla strada della sostenibilità. Il miglioramento che c’è stato nel documento premiato quest’anno non riguarda solo la rendicontazione, ma soprattutto il dinamismo che ci ha portati ad uscire dalla nostra zona di comfort e che sta diventando sempre di più radicato nei territori in cui abitiamo e in cui viviamo”.

(Foto: Alessia Giuliani)

Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale di Azione Cattolica: occorre prendersi cura della vita

Da un anno l’Azione Cattolica Italiana ha intrapreso il percorso verso la celebrazione della XVIII Assemblea nazionale, in programma a Roma dal 25 al 28 aprile, attraverso un processo sinodale di partecipazione da parte di tutti soci, ragazzi giovani e adulti, in quasi tutte le diocesi italiane e in oltre 4500 realtà parrocchiali e interparrocchiali. Un processo possibile grazie all’impegno quotidiano dei suoi oltre 38.000 responsabili associativi e dei circa 7000 assistenti presenti ad ogni livello della vita associativa:

“Un tessuto associativo fatto di volti che abbiamo incontrato da vicino, di storie che abbiamo accolto, di fatiche che abbiamo abbracciato, di interrogativi con cui ci siamo misurati, lo abbiamo fatto insieme a tutta la Presidenza nazionale nei tanti incontri avvenuti lungo tutto il Paese.

Sono state occasioni preziose in cui abbiamo contemplato con stupore la resilienza di una vita associativa che sa ripensarsi proprio come cura di persone e di relazioni, sfuggendo alla tentazione del funzionalismo e alla trappola di un efficientismo privo di anima e di prospettive”, ha sottolineato il presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, prof. Giuseppe Notarstefano, docente di statistica alla Lumsa di Roma, autore del libro ‘Verso noi. Prendersi cura della vita di tutti’.

L’invito del presidente nazionale è quello di vivere la complessità nella ‘logica comunitaria’ alla ricerca di soluzioni a sfide che sempre più accomunano: “La vita comunitaria richiede il riconoscimento della pluralità e della varietà come valore più che come problema, occorre pertanto ripensare meccanismi e dispositivi sociali che siano più in grado di sostenere la capacità di tenere insieme il pluralismo senza per questo rassegnarsi ad immaginare la vita in comune come composizione di differenze esposta alla violenza, alla barbarie, alla lotta per la sopravvivenza.

Il ben-vivere delle comunità è ordinato ad una regolazione condivisa all’accessibilità e alle risorse per poter vivere; ogni forma di concentrazione, sia delle risorse sia del potere di regolazione, diventa una minaccia per il buon vivere di tutti, creando disuguaglianze e mettendo sempre più in contrapposizione le persone. Tanto la tecnologia quanto la finanza sono indubbiamente dei dispositivi sociali che influiscono pesantemente nella produzione di disuguaglianze, divenendo sempre più determinanti di conflitti sociali”.

Perché il ‘ben-vivere’ ha bisogno della cura?

 “Il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo sollecita una profonda conversione spirituale globale, ecologica e pastorale. Siamo chiamati a uscire dalla crisi, affrontando insieme la sua complessità. La prospettiva sinodale rigenera pertanto la vita ecclesiale, ma anche quella sociale e civile. L’Azione Cattolica, incoraggiata da papa Francesco è chiamata a favorire un cammino sinodale non astratto né autoreferenziale, ma si propone come spazio di cura, di accompagnamento fraterno e di servizio nella gratuità.

L’Azione Cattolica è chiamata a sincronizzare vite sempre più frammentate ed ‘in movimento’; l’associazione è impegnata nella paziente e umile tessitura di un ‘noi più grande’, per una nuova cultura dell’alleanza. Allora, eccola davanti a noi la città che sale, che cresce e si espande, diventa attrattiva per ogni uomo e ogni donna di questo pianeta”.

In quale modo è possibile prendersi cura della vita di tutti?

“Bisogna riconoscere che il ‘noi’ rappresenta la bellezza della comunità. Il grande ‘sogno’ di Giorgio La Pira di ricostruire il cammino della famiglia umana; la bellezza di sentirsi ‘tutti fratelli’ intorno ad una grande mensa. In questo tempo, così frammentato, in cui prevale un senso individualistico del vivere, credo che sia importante ricominciare a lavorare per una nuova tessitura dei legami; una tessitura che sia fraterna e capace di includere tutte le persone e costruire relazioni significative di cura. Allora, prendersi cura significa avere a cuore la vita degli altri. Credo che questo sia anche il compito della nostra associazione”.

In quale modo l’Azione Cattolica Italiana può educare alla cura?

“La stessa Azione Cattolica è esperienza di fraternità, in quanto è un luogo dove si cresce vivendo insieme. Le riunioni od il fare gruppo sono alcune modalità in esprimiamo il desiderio di crescere e di vivere insieme. Questo è anche un modo per educarsi e prendersi cura attraverso esperienze vive, accompagnandosi nella vita di fede, nella vita della comunità; così nel passaggio dei momenti ‘difficili’ della vita, dall’adolescenza alla vita adulta, alla costruzione di una vita di famiglia. In questi passaggi l’associazione cerca di esserci e di farsi compagnia per le persone”.

I cattolici sono ‘attrezzati’ per prendersi cura?

“La cura di cui parliamo non è specialistica e tanto meno quella sanitaria. Questa cura nasce dalla condivisione; è una cura che ha come cuore l’Eucarestia, che corrisponde a ‘date voi stessi da mangiare’, che Gesù dice ai discepoli quando di fronte ai discepoli che si sentono senza risorse nel rispondere alla richiesta delle persone.

Cosa vuol dire questo episodio evangelico? Vuol dire di trovare il modo di condividere quello che avete e farlo diventare ricchezza per tutti. In questo senso penso che la cura sia la bellezza di una vita donata e condivisa, che nell’associazione si sperimenta attraverso una crescita di condivisione e di gratuità, dedicando tempo tra i ragazzi e tra gli adulti. E’ una storia di gratuità, che attraversa la fatica, diventando un’esperienza di gioia”.

Quale fede è necessaria per la vita quotidiana della cura?

“Credo che sia importante riscoprire il valore del tempo, perché la cura ha bisogno di tempo. In una società che corre velocemente dobbiamo saperci fermare per donarci del tempo. Del resto lo afferma la sapienza della Chiesa: l’anno liturgico è un’alternanza di momenti intensi e belli, in cui il Signore ci chiede di andare in disparte con Lui. Dobbiamo avere questa capacità in questo tempo così complicato di aiutare le persone a fermarsi per gustare la bellezza di rimanere con Lui e farlo dentro l’esperienza della comunità. Allora prendersi cura è dare del tempo, che significa scoprire la bellezza del tempo donato agli altri”.

(Tratto da Aci Stampa)

Dall’Azione Cattolica Italiana ‘la Chiesa che sogniamo’

E’ stato il presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Giuseppe Notarstefano, a tracciare un bilancio dell’Incontro nazionale delle presidenze diocesane dell’associazione, svoltosi a Castel Gandolfo nelle scorse settimane, sulla Chiesa sinodale ‘La Chiesa che sogniamo’, a cui hanno preso parte anche il presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, ed il segretario generale, mons. Giuseppe Baturi.

Papa Francesco invita a seguire l’esempio di Armida Barelli

“Beatissimo Padre, carissimo papa Francesco, è davvero grande la gioia di poterLa incontrare in questa giornata di ringraziamento per la beatificazione di Armida Barelli. Ed è con enorme emozione che Le porgo il saluto di tutti i presenti, giunti in migliaia da tutte le parti d’Italia (e non solo), segno dell’affetto e della devozione che ci lega alla beata, e che supera i confini nazionali.

Gli studenti dell’Azione Cattolica per cambiare la realtà

“E’ vero questo? Voi siete capaci di cambiare la realtà? State attenti, eh. C’è una realtà buona, che ti fa abbassare, quando sei in orbita. Ma c’è una realtà cattiva, e questa va cambiata”: lo ha detto papa Francesco agli studenti dell’Azione Cattolica Italiana in un breve video che è stato registrato la mattina di sabato 25 marzo in occasione dell’udienza a mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’AC italiana e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, riferendosi ad una sorta di duplice ‘realtà’: quella ‘buona’ che ci riporta con i piedi per terra, in atteggiamento umile, e quella che invece risucchia in un vortice di negatività, che appiattisce nel comune pensare: ‘si è sempre fatto così’.

Mons. Claudio Giuliodori è il nuovo assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica

Ieri papa Francesco ha nominato come nuovo assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana, mons. Claudio Giuliodori, vescovo emerito della diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, presidente della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, pesidente del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, presidente della Commissione Giovani del CCEE – Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa ed assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Soddisfazione è stata espressa dalla presidenza nazionale di Azione Cattolica per questa nomina:

Il monaco benedettino Luca Fallica è abate di Montecassino

Ieri papa Francesco ha nominato ‘abate territoriale’ dell’Abbazia di Montecassino il monaco benedettino Luca Fallica, priore del Monastero della Santissima Trinità in Dumenza (Varese), nato il 27 luglio del 1959 a Ripatransone (AP). Ha vissuto i primi anni della sua vita ad Ascoli Piceno e alla fine del 1971 con la famiglia si è trasferito ad Ancona.

Padre Ambrosoli, il beato che guariva le ferite di corpo e anima

Il medico p. Giuseppe Ambrosoli, missionario in Uganda dal 1956 per 31 anni, è stati beatificato nella solennità di Cristo Re, a Kalongo, vicino Gulu, nella terra dove è morto il 27 marzo 1987, lasciando un ospedale che ha voluto come polo di cura sanitaria e come centro di accoglienza. Era nato a Ronago, in provincia di Como. A celebrare la beatificazione a Kalongo è stato il nunzio apostolico in Uganda mons. Luigi Bianco: “Questa sua risposta alla chiamata missionaria ha portato frutti importanti in termini di affratellamento di popoli”.

Papa Francesco ai giovani di Azione Cattolica: sapete fare rumore nelle parrocchie

A Roma i giovani italiani dell’Azione Cattolica Italiana sono arrivati per incontrarsi sul significato di essere Chiesa nei confronti del mondo, a partire dalle sue cellule vitali, le parrocchie, e sui problemi degli uomini contemporanei, in particolare dei giovani come loro, che la vita mette sulla strada di ciascuno, come ha detto il presidente nazionale nell’incontro con papa Francesco:

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