Fabio Quadrini racconta la realtà della Sindone

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Per immetterci nella Settimana Santa sabato 1 aprile a Tolentino, in provincia di Macerata, il comitato per il ‘700^ anniversario della morte del Beato Tommaso da Tolentino’, in collaborazione con l’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC), l’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI), Gruppo Scout Tolentino1, Sermit, Azione Cattolica Italiana, ha invitato ad una meditazione il sindonologo, dott. Fabio Quadrini (specializzato negli studi sindonici presso l’Ateneo Pontificio ‘Regina Apostolorum’di Roma) sul tema: ‘La Sindone: immagine della sofferenza dell’Innocente di tutti i tempi’, con l’ostensione della copia della Sindone in scala reale, essendo la reliquia originale conservata nel Duomo di Torino, nell’anniversario della morte del beato Tommaso da Tolentino e compagni, avvenuta a Thane, in India il 9 aprile 1321.

Il termine ‘sindone’ indicava un ampio tessuto, come un lenzuolo, e che se specificato poteva essere di lino di buona qualità o tessuto d’India. Anticamente il termine ‘sindone’ era generico e non collegato alla sepoltura, ma oggi il termine è ormai diventato sinonimo del lenzuolo funebre di Gesù. Essa è un lenzuolo di lino, che reca impressa l’immagine frontale e dorsale del cadavere di un uomo torturato e crocifisso. Secondo la tradizione, la Sindone sarebbe il telo che, citato nei Vangeli, avvolse il corpo di Gesù nel sepolcro.

Al termine dell’incontro abbiamo chiesto al dott. Fabio Quadrini di spiegare cosa ‘dice’ la Sindone: “La Sindone è un lenzuolo di lino delle dimensioni di circa 442 cm x 113 cm. Sulla Sindone è impressa l’immagine frontale e dorsale di un Uomo morto, il quale è stato sottoposto ad una serie di torture, tra cui una feroce flagellazione con un flagrum romano ed una coronazione di spine; nonché sottoposto ad una crocifissione con chiodi nei polsi e nei piedi. Sulla Sindone, inoltre, ci sono tracce dovute tanto all’acqua, quanto al fuoco.

L’incendio avvenuto a Chambéry nel 1532 ha provocato, sul telo sindonico, le principali lesioni: estremamente evidenti, infatti, sono le linee carbonizzate che contornano l’immagine dell’Uomo della Sindone. Dalle analisi scientifiche, risulta che la Sindone ha avvolto certamente un cadavere.

La figura, di questo cadavere, impressa sulla Sindone viene identificata, tecnicamente, con la menzione ‘Uomo della Sindone’. Tuttavia è da notare, con fermezza, come le sofferenze che ha subito quest’Uomo della Sindone, così come risultano dalle analisi tecniche del lenzuolo sindonico, coincidano esattamente con quanto descritto nei Vangeli in merito alla passione e morte di Gesù.

Quando nel 1898 la Sindone fu fotografata per la prima volta, si scoprì che l’immagine si comporta come un negativo fotografico. Le analisi scientifiche del progetto di studi denominato ‘Sturp’ sono giunte a questa conclusione: ‘l’immagine della Sindone è quella di una vera forma umana di un uomo flagellato e crocifisso. Non è il prodotto di un artista’”.

La Sindone è una reliquia od un’icona?

“La Sindone è stata esaminata tramite spettroscopia infrarossa, visibile e ultravioletta; fluorescenza a raggi X; termografia; pirolisi; spettrometria di massa; analisi ‘Raman’ e test microchimici. L’immagine sindonica non è assolutamente dipinta, né stampata, né scaldata da un bassorilievo o strofinata su una scultura.

Inoltre l’esame della trasformata di Fourier dell’immagine impressa sulla Sindone ha permesso di certificare che questa medesima immagine sindonica non possiede alcuna direzionalità: caratteristica, questa, che dovrebbe necessariamente essere presente, qualora l’immagine impressa sulla Sindone fosse stata dipinta con un pennello.

Invece, è scientificamente provato che l’immagine impressa sulla Sindone è dovuta a degradazione per ossidazione e disidratazione delle fibrille superficiali del lino. E’ una sorta di ‘invecchiamento accelerato’ della cellulosa delle fibre del lino: lo stesso effetto che si verifica quando un giornale, o appunto un lenzuolo, rimane esposto al sole, ovvero alla luce.

La presenza occasionale di pigmenti sulla Sindone è dovuta alla pratica delle cosiddette ‘reliquie per contatto’. Molti artisti, infatti, hanno copiato dal vero la Sindone, ed era prassi mettere queste copie a contatto con la Sindone, affinché divenissero più venerabili.

Le analisi scientifiche effettuate sulla Sindone, invece, hanno riscontrato la presenza di sangue umano maschile del gruppo AB, lo stesso rilevato nel Sudario di Oviedo, nonché nel Miracolo Eucaristico di Lanciano. Come già detto, sappiamo cosa sia l’immagine dell’Uomo della Sindone (degradazione per ossidazione e disidratazione delle fibrille superficiali del lino); tuttavia non sappiamo come si sia formata.

L’immagine sindonica, molto probabilmente, così come suffragato da un esperimento scientifico condotto da alcuni fisici dell’ENEA di Frascati, sarebbe scaturita da una radazione ultravioletta direzionale estremamente breve ed estremamente potente. La formazione, ovvero l’origine, dell’immagine dell’Uomo della Sindone, quindi, andrebbe ricercata, con estrema probabilità, precisamente nella luce; dalla luce”.

Per quale motivo la Sindone è immagine della sofferenza di un Uomo?

“La morte dell’Uomo della Sindone, sottoposto, come detto, a torture, ovvero a flagellazione e coronazione di spine, nonché a crocifissione con chiodi nei polsi e nei piedi, è decisamente compatibile con un tipico evento mortale: la rottura del cuore.

La causa della morte dell’Uomo della Sindone, si concilia, specificamente e decisamente, con un emopericardio post-infartuale. Si arriva a dedurre ciò dall’analisi medico-legale della ferita al fianco destro subita dall’Uomo della Sindone, ferita che è stata inferta dopo diverso tempo dalla sua morte.

L’analisi della ferita al costato dell’Uomo della Sindone, infatti, rileva un’immediata fuoriuscita di sangue separato (parte solida -colore rosso separata da parte liquida -colore chiaro-). E tale fuoriuscita è a getto sotto pressione, nonché estremamente abbondante”.

La Sindone è storicamente il lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù?

“La Sindone è manifestamente menzionata nei Vangeli, citata nel Vangelo secondo Matteo al capitolo 27 versetto 59; nel Vangelo secondo Marco al capitolo 15 versetto 46; e  nel Vangelo secondo Luca al capitolo 23 versetto 53. Nel Vangelo secondo Giovanni, invece, il discorso è molto più articolato.

Il Quarto Evangelista, infatti, tanto al capitolo 19, versetto 40, quanto al capitolo 20 versetti dal 5 al 7, così come anche Luca al capitolo 24 versetto 12, usa il sostantivo ὀθόνιον (othònion), termine che la CEI 2008 rende con ‘teli’; termine che intende comprendere tutto il corredo funebre di Gesù, che evidentemente prevedeva altre stoffe, assieme alla Sindone.

La Sindone, poi, viene decisamente menzionata anche in altri documenti storici. Robert de Clari, cronista della IV Crociata, nella sua opera ‘La conquête de Constantinopole’ testimonia per iscritto: ‘…A Costantinopoli c’era una chiesa chiamata Santa Maria delle Blacherne, dove c’era la Sindone in cui Nostro Signore fu avvolto, che ogni venerdì si elevava tutta diritta, cosicché fosse possibile vedere bene la figura di Nostro Signore’. Siamo tra il 9 e il 13 aprile 1204: il termine usato dallo scrittore è esattamente ‘Sydoines’.

Esiste, poi, un altro documento storico, di particolare interesse, grazie al quale è verosimile ammettere non solo la presenza della Sindone a Costantinopoli attorno al X secolo, ma l’identificazione della Sindone con il Mandylion, termine col quale i Bizantini chiamavano l’Immagine di Edessa, immagine sacra che riguardava solo un volto di Cristo.

Questa fonte storica scritta è l’orazione di Gregorio, arcidiacono e referendario della grande chiesa di Costantinopoli (Santa Sofia). Tale orazione è presente nel Codex Vaticanus Graecus 511, risalente proprio al X secolo.

Ecco, in questa orazione l’Immagine di Edessa, giunta nel 944 a Costantinopoli, viene descritta come figura non ridotta al solo volto, ma comprendente quantomeno anche il petto, almeno sino all’altezza del costato. Costato che, tra l’altro, risultava manifestamente ferito”.

Cosa dicono le ricerche condotte sulla Sindone?

“La datazione al radiocarbonio del 1988 (che data la Sindone tra il 1260 e il 1390; che si deve considerare un dato sperimentale tra gli altri; il quale deve essere inserito in un quadro multidisciplinare di studi) è stata messa in dubbio in varie pubblicazioni scientifiche, per numerosi motivi, fin da subito. Cito, a titolo rappresentativo di tutte, una recente pubblicazione scientifica su ‘Archaeometry’ del 22 marzo 2019, nella quale sono stati analizzati i dati grezzi del C14 del 1988.

L’esito di queste analisi ha verificato che i dati ottenuti dalla misura del 1988 sono disomogenei al punto tale da non potersi considerare validi, né tantomeno essere considerati la prova conclusiva che la Sindone è medievale. E’ da riferire, invece, che tre analisi scientifiche, condotte presso l’Università di Padova nel 2013 -analisi FT-IR (spettroscopia all’infrarosso in trasformata di Fourier); -spettroscopia Raman; -analisi meccanica multi-parametrica, datano la Sindone proprio a cavallo dell’epoca di Cristo.

Recentissimo, poi, l’articolo di quattro scienziati del CNR di Bari e uno dell’Università di Padova, pubblicato sulla rivista scientifica ‘Heritage’ il giorno 11 aprile dello scorso anno: ‘… il tessuto (della Sindone di Torino) è molto più antico dei sette secoli proposti dalla datazione al radiocarbonio del 1988. I risultati sperimentali sono compatibili con l’ipotesi che la (Sindone di Torino) sia una reliquia di 2000 anni, come supposto dalla tradizione cristiana…’”.

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