Paolo De Martino racconta l’amore gratuito di Dio

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Luca è il vangelo dei lontani, dei dubbiosi, degli smarriti. E’ il vangelo della relazione con Dio. Per il lettore il significato del vangelo di Luca può essere sorprendente: perché è rivolto alla persona per come essa è, con la sua storia, con le sue fragilità, i suoi sbagli. L’autore del volume ‘Dio ama gratis. In cammino con Luca’, prof. Paolo De Martino, responsabile dell’Apostolato Biblico nella diocesi di Torino, magistralmente mostra quanto l’evangelista Luca assomigli all’uomo e alla donna contemporanei: Luca proviene e vive in un ambiente lontano dalla spiritualità.

Non ha mai visto Gesù in vita sua, ma è rimasto colpito dalla predicazione dei discepoli, in particolare di Paolo. Luca, che probabilmente sarà stato abituato a sentir parlare di Dio attraverso le immagini della religione greca, è rimasto affascinato dall’annuncio di Paolo che presentava il volto di un padre che si occupa dei propri figli e forse, spinto da lui, dopo alcuni anni di discepolato, accetta di scrivere un resoconto ordinato delle cose accadute nelle prime comunità.

Tramite questa lettura commentata del vangelo di Luca sarà possibile riscoprire il volto di un Dio che viene a cercare ogni persona umana, di ‘Dio che ama gratis’, come pura grazia, senza nulla volere in cambio.

All’autore abbiamo chiesto di spiegarci il motivo per cui ‘Dio ama gratis’: “Dio mi ama alla follia indipendentemente dal mio agire (d’altra parte non è questa la qualità dell’amore dei genitori verso i propri figli?). Dio mi ama prima che io agisca, prima di ogni merito, che io lo sappia o no. Il suo è un amore immeritato, preveniente.

Una certo religiosità, ha fatto insinuare l’idea che Dio ama ma ad alcune condizioni. Ecco la novità portata dal cristianesimo: Dio ama gratuitamente. Verità sconvolgente che costerà la vita a Gesù di Nazareth. Per noi che spesso siamo abituati ad amare, nella speranza di essere amati, questa è davvero una bella notizia”.

Quale approccio ha l’evangelista Luca nel raccontare Gesù?

Quello di Luca è il vangelo dei lontani, dei dubbiosi, degli smarriti.E’ il vangelo della relazione con Dio. In Luca, il peccato diventa l’occasione per la gioia di Dio, le tre parabole del capitolo quindici raccontano proprio questo. Solo abbracciando il figlio disgraziato, perduto e ritrovato, il padre si commuove e fa festa, e non per quello che sta in casa da schiavo.

Solo ritrovando l’unica pecora perduta, il pastore si rallegra, e non per le novantanove che stanno buone chiuse nel recinto. La donna fa festa solo per la moneta perduta, e non per quelle che sono nel suo salvadanaio.

Il peccato è l’unico luogo, dove poter fare esperienza di Dio che è solo misericordia.  L’unico luogo dove incontrare Dio è dove siamo in questo momento: il nostro peccato, la nostra miseria. Sono le nostre fragilità, i luoghi, dove Dio ci fa visita”.

Quale è il volto di Dio raccontato dall’evangelista?

“E’ quello raccontato nella parabola del padre misericordioso. Un padre che ama la libertà del figlio, la provoca, la attende. Non lo lascia arrivare ma gli corre incontro, perché ha fretta di abbracciarlo. Per Dio smarrire anche un solo figlio è una perdita infinita, non ha figli da perdere, Dio.

E’ un padre che non rinfaccia, ma abbraccia; non sa che farsene delle nostre scuse, perché il suo sguardo non vede il peccato del figlio, guarda oltre. Nessun rimprovero, nessun rimpianto, nessun rimorso: è tempo di festa! Dio non è giusto, è di più: è esclusivamente amore, è misericordia. C’è da impallidire davanti a un Dio così”.

Quale è il sogno di Dio?

“La felicità dell’uomo. Qual è il senso profondo del nostro esistere? Essere felici. Cerchiamo e sogniamo solo questo. Siamo mendicanti di felicità. Il mondo ci ricorda ogni giorno che per essere felici, bisogna essere in salute, ricchi, meglio se famosi e stimati. Il Maestro indica ai dodici (e a noi) un’altra strada, quella delle beatitudini.

Parole difficili da mettere in pratica, utopistiche, eppure trasmettono pace perché sono la bella notizia che Dio dona gioia a chi produce amore. Se un uomo si fa carico della felicità di un’altra persona, Dio si fa carico della sua felicità”.

Per quale motivo siamo fatti per il paradiso?

“L’episodio della trasfigurazione ci mostra di che stoffa siamo fatti: a immagine di Dio.Siamo impastati di cielo, siamo fatti per il Paradiso. Abbiamo ridotto il cristianesimo a un’esperienza triste. Il vangelo, al contrario, ci dice che credere può essere splendido.

Noi non siamo ciò che pensiamo di essere, abbiamo bisogno di guardare con uno sguardo diverso la realtà. Siamo molto di più; la nostra vera natura è ben altra, il problema è che non lo sappiamo. La trasfigurazione è lo specchio nel quale è riflesso ciò che potremmo essere se accogliessimo la Parola che c’è donata”.

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