Da Rostock a Lubiana per i giovani di Taizè

Il prossimo incontro dei giovani europei, organizzato dalla comunità di Taizé, si svolgerà a Lubiana, come ha annunciato frère Alois: “E poi, tra un anno, ci sarà il 46° incontro europeo. Si svolgerà in un paese in cui le amicizie con Taizé esistono da molto tempo. Eppure, questa capitale europea non ha mai ospitato un tale incontro. Dal 28 dicembre 2023 al 1° gennaio 2024, saremo ricevuti in una città dove i giovani e l’Arcivescovo sono tra noi stasera, nella capitale della Slovenia, Lubiana”.
Mentre nelle catechesi finali ha ringraziato i cittadini e le autorità civili per l’accoglienza: “Siamo molto grati per la calorosa accoglienza che riceviamo in questi giorni a Rostock. Grazie a tutti coloro che hanno scelto di aprire i loro cuori e le loro porte per accoglierci! In un tempo in cui le nostre società sono talvolta così segnate dalla paura, specialmente dalla paura dello straniero, questa generosa ospitalità è un segno di speranza.
Ribadiamo inoltre la nostra profonda riconoscenza alle autorità civili. Hanno sostenuto il progetto dell’incontro europeo e ne hanno sostenuto la preparazione in una bella collaborazione con le Chiese”.
Sottolineando che i cristiani ormai sono una minoranza in quel luogo, il priore di Taizé ha evidenziato il ruolo dei cattolici nella società secondo le ‘indicazioni’ del profeta Michea di ‘praticare la giustizia’: “In questa regione dove sono una minoranza, i cristiani sono consapevoli, forse più che altrove, di essere chiamati al dialogo e alla solidarietà concreta con le gioie e le prove di tutti…
Com’è consuetudine nelle Chiese di questa regione, sono qui sospese delle piccole imbarcazioni, in questa sala trasformata in un luogo provvisorio di preghiera. Sono come un’immagine del futuro della Chiesa. Essa non è più una grande nave fiera di se stessa, ma è come quella piccola barca in cui Gesù stava con i suoi amici. Fu lì, in mezzo alla tempesta, che diede loro il dono della fiducia in Dio”.
E’ un invito a riconoscere la verità: “Più che in passato, vediamo ora chiaramente le insufficienze delle Chiese nelle loro forme istituzionali. E dobbiamo anche riconoscere, e guardare in faccia, il male che a volte è stato fatto all’interno delle nostre comunità cristiane.
In questo senso, anche a Taizé, con i miei fratelli, continuiamo il lavoro di verità iniziata nel 2019, e siamo consapevoli che delle persone sono state abusate nella loro integrità. Vorrei rinnovare il nostro impegno a fare tutto il possibile per garantire che Taizé sia un luogo sicuro per tutti, così come ogni incontro internazionale che organizziamo. E vorrei invitarvi ad aiutarci in questo”.
E’ un invito ad essere ‘popolo di Dio’; e per esserlo è necessaria una conversione: “Come Chiese, siamo chiamati oggi a una profonda conversione. Ciò implica in particolare che tutti quelle e quelli che amano Cristo non rimangano separati, ma si riuniscano. La Chiesa ha certamente bisogno di istituzioni per la continuità nella storia, ma è anche il ‘popolo di Dio’ che va oltre gli schemi istituzionali”.
Essere ‘popolo di Dio’ significa mettersi in ascolto, specialmente, delle persone in sofferenza : “Cominciamo col cercare, con grande inventiva, come agire sempre più in comune tra credenti di tutte le confessioni, e anche con coloro che non appartengono a una Chiesa.
Per essere il ‘popolo di Dio’, dobbiamo metterci in ascolto delle persone ai margini delle nostre società, ascoltare anche le vittime degli abusi e di ogni forma di violenza. Gesù aveva un amore preferenziale per quelle e quelli che erano feriti dalla vita”.
Per essere il ‘popolo di Dio’ è necessario “inventare un volto nuovo della Chiesa. Che diventi una comunità abitata dal fuoco dell’amore dello Spirito Santo, una comunità che segua Cristo vincitore del male, che si faccia vicina a chi soffre, che metta in luce la presenza nascosta di Dio nel mondo. Questa Chiesa dal volto nuovo sarà priva di segni di prestigio e di potere, vivrà con mezzi semplici”.
Per l’occasione ha portato la testimonianza Joachim Gauck, ex-presidente della Repubblica Federale di Germania e nativo di questa città, che ha ricordato la sua storia: “La città in cui vi incontrate è la mia città natale. Sono nato qui nel 1940, durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1945, molte parti della città erano in rovina e la gente era disorientata. Non solo gli edifici sono stati distrutti. Innumerevoli persone erano devastate fisicamente ed emotivamente.
Questa parte della Germania si riprese lentamente. All’oscurità del periodo nazista è seguita una nuova oscurità: invece della libertà, la gente qui si è ritrovata con una nuova dittatura. Anche nella mia famiglia ho vissuto quello che hanno vissuto molte persone in questo Paese: persone innocenti venivano trattate come se fossero colpevoli di un crimine. Furono perseguitati, imprigionati, deportati. La legge era controllata dal regime, mentre i diritti civili si applicavano poco o per niente. Ciononostante sono rimasto qui, e c’era una ragione per questo”.
Ed ha ricordato l’incontro con i giovani della comunità di Taizé: “Ai tempi della scuola, il messaggio cristiano era diventato importante per me, mentre cercavo alternative intellettuali al comunismo repressivo. Da adulto, sono diventato pastore in questa città. Per un certo periodo sono stato pastore dei giovani qui a Rostock, sempre sotto la sorveglianza di membri malintenzionati della nostra polizia segreta, la Stasi.
Fu allora che ebbi il mio primo contatto con i giovani che si erano riuniti con i fratelli di Taizé. Negli anni Ottanta, tra i gruppi giovanili della Chiesa cresceva il desiderio di opporsi in qualche modo alla dittatura. I diritti umani e la pace giocavano un ruolo importante, così come le questioni ambientali. Ho scoperto un desiderio spirituale in molti di questi giovani”.
(Foto: Comunità di Taizè)