Papa Francesco ha ricordato la gentilezza di Benedetto XVI

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“E parlando della gentilezza, in questo momento, il pensiero va spontaneamente al carissimo Papa emerito Benedetto XVI, che questa mattina ci ha lasciato. Con commozione ricordiamo la sua persona così nobile, così gentile.

E sentiamo nel cuore tanta gratitudine: gratitudine a Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo; gratitudine a lui, per tutto il bene che ha compiuto, e soprattutto per la sua testimonianza di fede e di preghiera, specialmente in questi ultimi anni di vita ritirata.

Solo Dio conosce il valore e la forza della sua intercessione, dei suoi sacrifici offerti per il bene della Chiesa”: in questo modo papa Francesco ha ricordato nei Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, recitando ‘Te Deum’ il papa emerito Benedetto XVI, deceduto oggi.

L’omelia del papa ha precisato il significato della nascita da una donna: “Quando, nella pienezza del tempo, Dio si è fatto uomo, non è venuto nel mondo piombando dall’alto dei cieli; è nato da Maria. Non è nato in una donna ma da una donna. E’ essenzialmente diverso: vuol dire che Dio ha voluto prendere la carne da lei.

Non l’ha usata, ma ha chiesto il suo ‘sì’, il suo consenso. E con lei ha cominciato il lento cammino della gestazione di una umanità libera dal peccato e piena di grazia e di verità, piena di amore e di fedeltà. Un’umanità bella, buona e vera, a immagine e somiglianza di Dio, eppure intessuta con la nostra carne offerta da Maria; mai senza di lei; sempre con il suo consenso; nella libertà, nella gratuità, nel rispetto, nell’amore”.

Questa è la ‘via’ scelta da Dio per manifestarsi al mondo: “E questa è la via che ha scelto Dio per entrare nel mondo, per entrare nella storia, questo è il modo. E questo modo è essenziale, essenziale quanto il fatto stesso di essere venuto. La maternità divina di Maria (maternità verginale, verginità feconda) è la via che rivela l’estremo rispetto di Dio per la nostra libertà. Lui che ci ha creato senza di noi non vuole salvarci senza di noi”.

Dio è nato per riconciliare l’umanità: “Questo suo modo di venire a salvarci è la via sulla quale pure invita noi a seguirlo, per continuare insieme a Lui a tessere l’umanità nuova, libera, riconciliata. Questa è la parola: umanità riconciliata. E’ uno stile, un modo di relazionarsi con noi da cui derivano le molteplici virtù umane di una convivenza buona e dignitosa. Una di queste virtù è la gentilezza, come stile di vita che favorisce la fraternità e l’amicizia sociale”.

L’omelia del papa è concentrata sulla gentilezza come fattore di dialogo: “La gentilezza è un fattore importante della cultura del dialogo, e il dialogo è indispensabile per vivere in pace, per vivere da fratelli, che non sempre vanno d’accordo, è normale, ma che però si parlano, si ascoltano e cercano di comprendersi e di venirsi incontro…

Ebbene, la gentilezza fa parte del dialogo. Non è solo questione di ‘galateo’; non è questione di ‘etichetta’, di forme galanti… No, non è questo che intendiamo qui parlando di gentilezza. Si tratta invece di una virtù da recuperare e da esercitare ogni giorno, per andare controcorrente e umanizzare le nostre società”.

La gentilezza è un antidoto contro le patologie moderne: “Queste ‘malattie’ della nostra vita quotidiana ci rendono aggressivi, ci rendono incapaci di chiedere ‘permesso’, oppure ‘scusa’, o di dire semplicemente ‘grazie’. Le tre parole così umane della convivenza: permesso, scusa, grazie.

Con queste tre parole si va avanti nella pace, nell’amicizia umana. Sono le parole della gentilezza: permesso, scusa, grazie… Però, grazie a Dio, ci sono ancora persone gentili, che sanno mettere da parte le proprie preoccupazioni per prestare attenzione agli altri, per regalare un sorriso, una parola di incoraggiamento, per ascoltare qualcuno che ha bisogno di confidarsi e di sfogarsi”.

(Foto: Santa Sede)

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