Papa Francesco inaugura il presepe in piazza san Pietro

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Ieri papa Francesco ha inaugurato il presepe e l’albero di Natale in piazza san Pietro, affermando che per incontrare Gesù bisogna raggiungerlo  dove sta, dunque occorre abbassarsi, farsi piccoli per entrare in quella stalla dove è nato il Figlio di Dio e dopo aver espresso la sua gratitudine per i doni natalizi (con un pensiero speciale rivolto agli artigiani del legno, ai ragazzi di Rosello e a quanti hanno coltivato l’abete nel vivaio di Palena), il papa ha parlato dell’albero e del presepe come segni che affascinano tutti:

“L’albero e il presepe sono due segni che continuano ad affascinare piccoli e grandi. L’albero, con le sue luci, ricorda Gesù che viene a rischiarare le nostre tenebre, la nostra esistenza spesso rinchiusa nell’ombra del peccato, della paura, del dolore. E ci suggerisce un’ulteriore riflessione: come gli alberi, così anche gli uomini hanno bisogno di radici. Poiché solo chi è radicato in un buon terreno, rimane saldo, cresce, ‘matura’, resiste ai venti che lo scuotono e diventa un punto di riferimento per chi lo guarda”.

Però l’albero ha necessità di avere radici: “Ma, cari, senza radici nulla di ciò avviene: senza basi salde si rimane traballanti. È importante custodire le radici, nella vita come nella fede. A questo proposito l’Apostolo Paolo ricorda il fondamento nel quale radicare la vita per restare saldi: dice di rimanere ‘radicati in Gesù Cristo’. Ecco che cosa ci ricorda l’albero di Natale: essere radicati in Gesù Cristo”.

Mentre il presepe ricorda la ‘vera ricchezza’ del Natale: “E veniamo così al presepe, che ci parla della nascita del Figlio di Dio fattosi uomo per essere vicino a ciascuno di noi. Nella sua genuina povertà, il presepe ci aiuta a ritrovare la vera ricchezza del Natale, e a purificarci da tanti aspetti che inquinano il paesaggio natalizio”.

Il presepe richiama a Natale in cui Dio si fa intimo all’uomo: “Semplice e familiare, il presepe richiama un Natale diverso da quello consumistico e commerciale: è un’altra cosa; ricorda quanto ci fa bene custodire dei momenti di silenzio e di preghiera nelle nostre giornate, spesso travolte dalla frenesia.

Il silenzio favorisce la contemplazione del Bambino Gesù, aiuta a diventare intimi con Dio, con la semplicità fragile di un piccolo neonato, con la mitezza del suo essere adagiato, con il tenero affetto delle fasce che lo avvolgono”.

Il Natale è un invito a non dimenticare le radici e la contemplazione, essenza del cristianesimo: “Radici e contemplazione: l’albero ci insegna le radici, il presepio ci invita alla contemplazione. Non dimenticare questi due atteggiamenti umani e cristiani.

E se vogliamo festeggiare davvero il Natale riscopriamo attraverso il presepe la sorpresa e lo stupore della piccolezza, la piccolezza di Dio, che si fa piccolo, che non nasce nei fasti dell’apparenza, ma nella povertà di una stalla”.

E per accogliere Gesù occorre ‘abbassarsi’: “E per incontrarlo bisogna raggiungerlo lì, dove Egli sta; occorre abbassarsi, occorre farsi piccoli, lasciare ogni vanità, per arrivare dove Lui è. E la preghiera è la via migliore per dire grazie di fronte a questo dono d’amore gratuito, dire grazie a Gesù che desidera entrare nelle nostre case e nei nostri cuori.

Sì, Dio ci ama così tanto da condividere la nostra umanità e la nostra vita. Non ci lascia mai soli, è al nostro fianco in ogni circostanza, nella gioia come nel dolore. Anche nei momenti più brutti, Lui è lì, perché Lui è l’Emmanuele, il Dio con noi, la luce che illumina le oscurità e la presenza tenera che ci accompagna nel cammino”.

(Foto: Santa Sede)

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