Laura Degan: vivere la gioia di Cristo

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Laura Degan, nasce a Padova il 13 dicembre 1987. Viene ricordata come una bambina appena nata,  dai folti capelli neri e gli occhi pieni di vita. Laura, infatti, è una bambina vivace: le piace correre, saltare ed arrampicarsi. Una volta, parte di corsa dentro un campo di granoturco, facendo perdere completamente le sue tracce e seminando panico tra i familiari.

In un’altra occasione, giocando a nascondino, trova una tana così perfetta da scomodare la contrada per trovarla. Laura vive, con la sua famiglia, a Cervarese Santa Croce, paesello di mille anime in provincia di Padova ed è amata da tutti.

È il 25 febbraio del 1990, quando la vita della famiglia Degan viene stravolta: la piccola Laura, di soli due anni, è affetta da un tumore grave.  I genitori, quindi, accompagnano la bambina al Santuario di San Leopoldo Mandic, Arrivati al  convento di Santa Croce (Padova), Mamma Paola, con un lembo del saio benedetto di san Leopoldo, accarezza il viso di Laura,  nel punto in cui si è manifestata la malattia.

La piccola, bacia le pantofole del santo, esposte come reliquie e prega ‘nonno Poldo’ di guarirla. Questo gesto, è il primo di una serie, che mostrerà come Laura affronterà ogni giorno della sua dolorosissima malattia affidandosi completamente a Dio.

A  Vago di Lavagno, presso Fratel Vittorino Faccia, discepolo diretto di san Giovanni Calabria, la famiglia Degan assisterà al secondo gesto di affidamento al Cielo, da parte di Laura.  Durante l’Adorazione Eucaristica condotta dal devotissimo frate,  Laura scappa dalle braccia della madre per raggiungere il religioso, mai visto prima, e farsi così accarezzare con l’Ostensorio sul visino malato.

Arriva il giorno  dell’operazione chirurgica. Solo Paola ha il permesso di accompagnare la figlia in sala operatoria; nonostante la pre-anestesia, Laura è davvero molto agitata e inquieta. Quando tutti si arrendono, Laura chiede: “Mamma, cantami l’Ave Maria!”. Paola intona, soave e sorridente, le strofe della preghiera, mentre il suo cuore dentro soffre. Grazie alla potente presenza della Madonna, mamma e figlia trovano la pace e finalmente Laura s’addormenta.

Questo legame tra Laura e la Madonna continuerà nel tempo, soprattutto  nei momenti di particolare dolore. Il primo agosto del 1994, la bimba è coricata a letto ormai da giorni per via dei forti dolori. I famigliari sono convinti che dorma, invece, ad un tratto, la sentono cantare a gran voce l’inno alla Madonna di Czestochowa. Arrivati al piano di sopra, sentono che Laura, oltre a cantare, ripete sempre: “Lascia che io viva vicina a te!”.

È così rapita da quell’amore mistico che, solo dopo molto tempo, si accorge della presenza dei familiari . Chiede subito di esser lasciata sola. Nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1994,  i genitori sentono chiaramente la voce di Laura che sussurra: “Si, sì, va bene, ho capito, va bene”. Mamma Paola,  chiede alla figlia con chi stia parlando.

Con grande naturalezza, la figlia spiega che Gesù Bambino e la Madonnina si sono seduti sul suo lettino, e le hanno accarezzato la fronte perché aveva tanto male. La mamma e la nonna, cercano di avere altri chiarimenti. Pongono domande alla bambina sul contenuto della conversazione  La piccola però risponde che è un segreto, non può dirlo. Può dire che Gesù avrà avuto circa cinque anni e che la Madonnina portava un vestito lungo e grigio.

Le condizioni di salute di Laura di aggravano sempre di più. Mamma Paola  asseconda il desiderio della figlia di ricevere per la prima volta Gesù Eucaristia. Laura ha sei anni e davvero non vede l’ora di fare la Prima Comunione! Mamma Paola chiede consiglio a Padre Daniele Hechic (ora Servo di Dio) che con Laura ha un legame particolare.

Il pomeriggio del 6 luglio 1994 quando arriva dal parroco il permesso di anticipare il sacramento, per  Laura fondamentale. L’emozione della bambina nel ricevere Gesù dentro di sé è indescrivibile.

Da quel momento, Laura riceve la Comunione ogni giorno. Inizialmente partecipa alla messa, poi viene accompagnata in orari più tranquilli, a causa dei suoi problemi di salute.

Dopo l’Eucaristia, Laura fa sempre una sosta alla statua della Madonna. L’aggravarsi della malattia impedisce a Laura di uscire di casa, costringendola a letto. Il parroco di Cervarese e quello di Santa Maria, vanno  a trovarla ogni sera, alternandosi in questo atto d’amore e di tenerezza.

Laura  si lamenta solo se i sacerdoti ritardano, desidera troppo incontrare Gesù nella Comunione e non vede l’ora di riceverla: “Ieri sera a quest’ora era già arrivato!”. La forza dello spirito di Dio in lei, le fa vedere sempre ogni situazione sotto la luce dell’amore, della pace e della speranza, quindi non si lamenta di altro.

Il 10 settembre, alle  quattro del mattino,  Laura chiede di ricevere Gesù. Implora i familiari: “Voglio la Comunione! Voglio la Comunione!”. Laura vuole la Comunione in quel momento. I suoi cari  pensano si tratti di un errore della bambina che, avendo perso la vista, non è più in grado di riconoscere il giorno dalla notte. Non è così, ma lo capiranno più tardi. I familiari chiamano don Rino solo in tarda mattinata e, al suo arrivo, il parroco, li riprende, poichè si rende conto della straordinaria richiesta.

Viste le condizioni del suo volto sfigurato, Laura  riceve l’Eucaristia in un frammento piccolo come un chicco di riso, su un cucchiaino, assieme a qualche goccia d’acqua. Don Rino riesce a soddisfare in tempo il desiderio di Laura. Qualche ora più tardi, le condizioni della bambina precipitano e la sera, la situazione appare grave come mai prima.

Le ultime ore di Laura sulla terra sono nel giorno 11 settembre 1994. La bambina respira a fatica ed il viso è una  piaga  di dolore. L’intera famiglia si addolora, nell’impotenza davanti a tanta implacabile sofferenza. Laura, invece, appare serena, “come illuminata da una luce soprannaturale, abbandonata fiduciosa nelle mani del Padre”.

Nelle ultime ore sulla terra,  Laura più volte si tira su, si mette a sedere sul letto e solleva le braccia verso il Cielo. Laura  abbraccia una Presenza che la assiste e l’abbraccia per prima. Alle 13.50  Paola alza lo sguardo verso il quadro dell’Addolorata, appeso sulla parete della testata del letto, posa un’immagine di Padre Pio, che tanto l’amava, sulla gola della figlia e invoca per lei l’ultima preghiera. Laura esala in quel momento l’ultimo respiro tra le braccia della mamma.

I primi segni della particolarità di Laura, dopo la sua nascita in Cielo si vedono subito: il dolore del distacco è mitigato da un  senso di pace, come se, tutto a un tratto, ‘il cielo si fosse rovesciato sulla terra’. La sofferenza composta è sostituita dalla gioia di Cristo che regna nei cuori. Mamma Paola, chiede al parroco, don Rino, di suonare le campane a festa perché, tutto il paese, sappia che la bambina martire è volata in Paradiso.

Alcuni aneddoti su Laura.

Laura dice di vedere spesso il suo angelo custode e di parlarci. Mamma Paola, un giorno, chiederà qualcosa e Laura  risponderà: “Tu parla con il tuo Angelo, che io parlo con il mio!”.

Laura ama la preghiera del Santo Rosario: lo prega e lo raccomanda ai familiari e a chi le fa visita.

Quando riceve la Comunione, un giorno, un sacerdote, vedendola così piccola, dice che non sa nemmeno cosa sia l’ Eucarestia. Laura, prontamente,  risponde: “È Gesù!”.

L’8 settembre, festa della Natività della Beata Vergine,  mamma Paola chiede: “Dimmi Laura, oggi in Paradiso si fa festa?”. Lei annuisce  e subito risponde: “Oh sì, mamma! Con il Pane degli Angeli!”.Sembra che viva l’immensa gioia di cui parla.

La spensieratezza che la porta ad essere quella che “tutti i guai erano suoi”, come dice la mamma nel video di TV 2000, un modo di dire simpatico per dire che, Laura era piena di vita e  non si tirava mai indietro nei giochi, nelle corse… Amava la vita come dono di Dio  e ogni cosa era bella.

Da Laura si può imparare la vitalità, nonostante tutto, l’accettazione e la semplicità. Leggere la sua storia dà pace al cuore, non solo per come viene raccontata, ma anche per come è lei: una bambina vivace che ha messo tutte le sue forze nella lotta contro la malattia, senza arrendersi perché piena dell’amore di Dio. 

Fonte: Costanza Signorelli 2019 www.lanuovabq.it

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