L’associazionismo per la pace in Ucraina

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Dall’inizio del conflitto, secondo l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, ci sarebbero già 50.000 profughi, anche se si ipotizza almeno 100.000 persone che avrebbero già trovato rifugio in Romania, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovenia, Lituania, e anche in Moldova, tutti Paesi che al momento hanno sposato la politica delle porte aperte, profilandosi una crisi umanitaria.

Mentre ieri è stata una giornata di tessitura di fili da parte di papa Francesco, che in mattinata si è recato all’Ambasciata della Federazione Russa presso la Santa Sede per incontrare Alexander Avdeev, che lo tiene costantemente informato sul conflitto in Ucraina e si sta adoperando per preparare il secondo incontro tra il papa ed il patriarca di Mosca e di tutta la Russia.

Nel pomeriggio il papa ha telefonato a Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina: ‘Farò tutto quello che posso’. Poi il papa si è informato sulla situazione dei vescovi e dei sacerdoti nelle zone più colpite dall’operazione militare russa e ha ringraziato la Chiesa greco-cattolica ucraina per la sua vicinanza al popolo ucraino.

In particolare, il Papa ha lodato la scelta di rimanere tra la gente e a servizio dei più bisognosi, mettendo anche a disposizione i sotterranei della cattedrale greco-cattolica della Resurrezione di Kyiv per dare rifugio alle persone.

Ed oggi alla Domus Mariae di Roma si svolge l’incontro ‘Per una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari’, promosso da Azione Cattolica, Acli, Movimento dei Focolari, Comunità Papa Giovanni XXIII, Pax Christi, occasione di riflessione e di approfondimento teologico e discernimento voluta dai promotori dell’Appello a favore dell’adesione dell’Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari.

Per questo l’Azione Cattolica Italiana esprime preoccupazione per il popolo ucraino: “A loro ci sentiamo uniti in special modo attraverso il Forum internazionale di Azione cattolica, di cui l’Ucraina è parte in veste di paese osservatore, e la Chiesa greco-cattolico ucraina con cui abbiamo condiviso numerose iniziative”.

L’associazione ha ricordato la necessità di ‘ricucire’ la pace: “Abbiamo da poco celebrato nelle vite delle nostre comunità, attraverso il mese della Pace, un tempo dedicato al ricucire relazioni, sanare strappi per coltivare il desiderio di tessere punti generativi. ‘Ricuciamo la pace’, e quanto si sta consumando in Ucraina in questo momento ce lo richiama drammaticamente, non può restare lo slogan che definisce un momento circoscritto del nostro cammino, ma un impegno di tutti, sempre”.

Infine anche l’Azione Cattolica aderisce all’appello del papa del prossimo 2 marzo: “Accogliamo in tutte le nostre associazioni e in tutte le nostre comunità l’invito di papa Francesco a fare del prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. In preparazione al 2 marzo, il Fiac, su richiesta dei fratelli ucraini e insieme ad una comunità parrocchiale di Lviv, ci invita ad un momento di preghiera previsto per domenica 27 febbraio alle ore 12.15 (ora ucraina) e 11.15 (ora italiana) (link per l’iscrizione e la partecipazione: https://tinyurl.com/moreprayersforpace).

Sull’esempio di quanto proposto dal Fiac condividiamo la preghiera con le tante comunità ucraine che abitano i nostri territori, preghiamo insieme a loro perché non prevalgano il conflitto e la violenza e si possano trovare nuove vie per la pace”.

Mentre le Acli oggi, con altre associazioni, sono nelle manifestazioni per la pace per condannare il ricorso alle armi: “La guerra non è mai dialogo, né prima, né dopo, ma è soltanto una sconfitta per l’umanità. Solo un modo diverso di ripensare il rapporto tra popoli e nazioni e l’umanità costruiscono la pace…

Le Acli, presenti da anni in Ucraina, anche attraverso il Patronato, per accompagnare  chi sceglie di emigrare nel nostro Paese, chiedono all’Unione Europea e all’Italia di aprire senza esitazione le frontiere a chi fugge dalla guerra”.

Infine al Governo italiano le Acli chiedono di facilitare l’ingresso ai familiari delle migliaia di donne e uomini ucraini che lavorano in Italia, curando quotidianamente gli aziani e che sono una risorsa fondamentale per l’Italia: “Ora tocca a noi essere solidali. 

Il primo passo da fare è pertanto cancellare l’Ucraina dall’elenco dei Paesi di origine sicura e permettere un ingresso rapido e protetto a chi scappa dalle bombe. Il nostro impegno, in questo momento, deve scongiurare che si riapra in Europa una ferita come quella dell’ex Iugoslavia ancora oggi aperta”.

Dalla Comunità di Sant’Egidio si eleva un appello per un immediato cessate il fuoco e di proclamare Kiev ‘città aperta’: “Kiev, una capitale di 3.000.000 di abitanti, in Europa, è oggi un campo di battaglia.

La popolazione civile, inerme, vive in una condizione di pericolo, terrore, mentre trova riparo nei rifugi sotterranei. I più deboli, dagli anziani ai bambini, ai senza dimora, sono ancora più esposti. Ci sono già le prime vittime civili”.

Kiev è città della cultura e ‘cara’ ai cristiani: “Kiev è una città santuario per tanti cristiani, in primo luogo per i cristiani ortodossi del mondo intero. A Kiev ha avuto inizio la storia di fede dei popoli ucraino, bielorusso, russo. A Kiev è nato il monachesimo ucraino e russo.

Il grande monastero della lavra delle grotte che sulla collina sovrasta il grande fiume Dnepr è un luogo santo di pellegrinaggio e preghiera millenario. Kiev è una città preziosa per tutto il mondo cristiano”.

Per questo Kiev non deve essere invasa: “Il destino di Kiev non lascia indifferente chi, da oriente e da occidente, guarda con passione e coinvolgimento alla città e alla sua gente. Dopo Sarajevo, dopo Aleppo, non possiamo assistere nuovamente all’assedio di una grande città. Gli abitanti di Kiev chiedono un sussulto di umanità. Il suo patrimonio culturale non può essere esposto al rischio di distruzione. La santità di Kiev per il mondo cristiano esige rispetto”.

L’appello è quello di non colpire gli abitanti: “Imploriamo chi può decidere di astenersi dall’uso delle armi a Kiev, di dichiarare il cessate il fuoco nella città, di proclamare Kiev ‘città aperta’, di  non colpire i suoi abitanti con la violenza delle armi, di non violare una città a cui oggi guarda l’umanità intera. Possa accompagnare questa scelta la ripresa di un percorso negoziale per arrivare alla pace in Ucraina”.

Mentre per l’associazione ‘Aiuto alla Chiesa che Soffre’ la libertà religiosa è in pericolo: “Le politiche discriminatorie delle autorità russe che occupano la Crimea e delle cosiddette Repubbliche di Lugansk e Donetsk, riconosciute da due giorni dalla Russia, hanno causato numerose violazioni della libertà religiosa”.

 In pochi giorni si sono registrate gravi violazioni alla libertà religiosa: “Tali violazioni commesse nella regione ucraina del Donbass, controllata da gruppi armati comandati dalla Federazione Russa, hanno incluso detenzioni e imprigionamenti, torture, confische di proprietà, incluse chiese e sale per incontri, aggressioni fisiche e minacce di violenza, atti di vandalismo, multe e restrizioni alle attività missionarie, alle funzioni religiose, alle cerimonie, ai raduni, e il divieto di formare gruppi religiosi pacifici.

Tra le comunità religiose più colpite figurano la Chiesa ortodossa dell’Ucraina, precedentemente denominata Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev, la Chiesa greco-cattolica ucraina, i cristiani protestanti e i Testimoni di Geova”.

 Per questo il direttore di ‘Aiuto alla Chiesa che Soffre’ Italia, Alessandro Monteduro, ha sottolineato il peggioramento della libertà religiosa nei territori occupati: “La sfida più importante per la libertà religiosa in Ucraina riguarda quindi la situazione nei territori occupati.

Tutto quanto è stato finora descritto si è verificato prima della recente crisi che ha attirato l’attenzione internazionale, e ciò evidenzia un duplice problema: anzitutto il prevedibile peggioramento della situazione relativa alla libertà religiosa a seguito del recente riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk da parte del presidente della Federazione Russa, e in secondo luogo l’ennesima constatazione del generale disinteresse nei confronti delle gravi violazioni di questo diritto fondamentale, a meno che non siano coinvolti rilevanti interessi politici o economici”.

Anche fratel Biagio e tutta la ‘Missione di Speranza e Carità’ saranno in digiuno e preghiera mercoledì 2 marzo in comunione con papa Francesco: “Fratel Biagio (fondatore della Missione di Speranza e Carità di Palermo che ospita in gratuità oltre 500 persone indigenti) sente nel suo cuore, insieme a tutta la Missione, di unirsi all’appello di papa Francesco che ci invita a pregare e a digiunare per far terminare la guerra in Ucraina, che può mettere a rischio tutta l’umanità.

E’ giusto che ci uniamo tutti insieme in digiuno e preghiera con la Santa Chiesa, le varie religioni, i popoli di tutte le Nazioni, tutte le famiglie e tutte le varie professioni per il bene, la pace e la speranza di tutta l’umanità. Facciamo tesoro della storia e non ripetiamo gli stessi errori. Ricordiamo la città di Ninive, che con la penitenza e il digiuno, ottenne misericordia da Dio e si salvò”.

Inoltre all’auditorium della Pontificia Università Antonianum lunedì 28 febbraio alle ore 8:30 si svolgerà un momento di riflessione con il prof. il prof. David-Maria A. Jaeger, che condividerà il ricordo della fuga dalla Cecoslovacchia della propria famiglia a seguito dell’occupazione tedesca, prima dell’esplosione del secondo conflitto mondiale.

Infine AVSI, che opera in Ucraina da dopo il conflitto del 2014 per la ricostruzione del tessuto sociale in collaborazione con l’associazione Emmaus di Kharkhiv, allo scoppio della guerra si è subito attivata per intervenire in aiuto degli ucraini che riescono a fuggire attraversando il confine.

Con le organizzazioni AVSI POLSKA in Polonia, e Asociația FDP-Protagonisti in educatie, in Romania, entrambi soci storici, sta avviando iniziative di primissima emergenza nelle aree frontaliere di Leopoli (Polonia) e Galati (Romania), dove si è registrato già l’arrivo di numerose famiglie dall’Ucraina.

Per sostenere tali interventi di emergenza AVSI chiede il contributo di tutti e lancia una campagna di raccolta fondi ‘Emergenza Ucraina. #HelpUkraine’. Le informazioni e gli aggiornamenti su questa campagna saranno pubblicati in modo costante sul sito all’indirizzo https://www.avsi.org/it/campaign/emergenza-ucraina-helpukraine/88/

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