In Libia si muore con l’aiuto dell’Italia

Condividi su...

Nelle settimane scorse la Camera dei Deputati ha approvato ad amplissima maggioranza l’autorizzazione delle missioni militari all’estero, con il sì anche di Fratelli d’Italia che per la prima volta ha votato con la maggioranza che sostiene il governo Draghi. A sollevare i distinguo è stata, come in passato, la missione di cooperazione con la Guardia Costiera libica, con diversi deputati della maggioranza, prima 40 e poi 54, che in due votazioni ne hanno chiesto la sospensione.

Rimane in ogni caso l’impegno del governo, a ‘verificare’ dal prossimo anno, ‘le condizioni per il superamento della suddetta missione’, come chiesto dal Pd. Secondo il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nei negoziati sul Patto europeo su migrazione e asilo è essenziale per l’Italia “raggiungere un compromesso equilibrato sugli aspetti di solidarietà e responsabilità che costituiscono il nucleo centrale del nuovo sistema di gestione dell’immigrazione, attorno al quale ruotano tutte le altre misure”

Per questo mons. Gian Carlo Perego, vescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes, ha paventato “un aumento per i morti in mare come dimostra il fatto che da quando c’è il respingimento, ci sono molti più inabissamenti di barconi. Dall’altro lato, rischiamo che la pagina triste di violenze e di morti nelle carceri libiche continui nell’indifferenza, non solo dell’Italia, ma di tutta l’Europa.

Quindi questo rifinanziamento diventa veramente un segno di poca solidarietà nei confronti dei richiedenti asilo e di non attenzione alla tutela di un diritto fondamentale su cui è fondata anche la stessa Europa. L’Europa continua a non considerare la questione del flusso dei migranti, anzi diventa complice.

Sarebbe stata importante, questa occasione, per ripensare, come avvenne nel 2017, un’operazione come Mare Nostrum. Non solo l’Italia, ma tutta l’Europa sarebbe diventata padrona del Mediterraneo e sarebbe stata capace da una parte di tutelare i richiedenti asilo, e con gli accordi internazionali di far rientrare nei propri Paesi chi non ne ha diritto, e dall’altra anche di riuscire effettivamente a fare in modo che il diritto d’asilo fosse tutelato”.

Ed in un rapporto sulle detenzioni in Libia Amnesty International ha rivelato nuove prove di orribili violazioni dei diritti umani, compresa la violenza sessuale, nei confronti di uomini, donne e bambini intercettati nel mar Mediterraneo e riportati nei centri di detenzione libici.

Il rapporto, intitolato ‘Nessuno verrà a cercarti: i ritorni forzati dal mare ai centri di detenzione della Libia’, mette in luce le terribili conseguenze della cooperazione in corso tra l’Europa e la Libia in tema d’immigrazione e controllo delle frontiere.

Il rapporto rivela inoltre che dalla fine del 2020 la Direzione per il contrasto all’immigrazione illegale (Dcim), un dipartimento del ministero dell’Interno della Libia, ha legittimato le violazioni dei diritti umani, integrando tra le strutture ufficiali due nuovi centri di detenzione dove negli anni scorsi le milizie avevano sottoposto a sparizione forzata centinaia di migranti e rifugiati. Persone sopravvissute a uno di questi centri hanno denunciato che le guardie stupravano le donne e le obbligavano ad avere rapporti sessuali in cambio di cibo o della libertà:

“Questo rapporto getta nuova luce sulla sofferenza delle persone intercettate in mare e riportate in Libia per finire immediatamente in stato di detenzione arbitraria ed essere sistematicamente sottoposte a torture, violenza sessuale, lavori forzati e altre forme di sfruttamento nella totale impunità.

Le autorità libiche, dal canto loro, hanno premiato i responsabili di queste violazioni dei diritti umani attraverso promozioni e l’assegnazione di posizioni di potere. Questo significa una sola cosa: che rischiamo di vedere gli stessi orrori replicarsi ancora”, ha dichiarato Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

Amnesty International chiede agli stati europei, tra cui l’Italia di sospendere la cooperazione con la Libia in tema di controllo dell’immigrazione e delle frontiere. Il rapporto contiene le storie di 53 migranti e rifugiati precedentemente trattenuti in centri ufficialmente posti sotto il controllo del Dcim, 49 dei quali detenuti direttamente dopo essere stati intercettati in mare.

Nella prima metà del 2021 ad al-Mabani sono state portate oltre 7000 persone intercettate in mare. Ex detenuti hanno descritto ad Amnesty International le torture, le condizioni detentive inumane, le estorsioni e i lavori forzati cui erano sottoposti. Alcuni hanno anche riferito di essere stati costretti a subire perquisizioni corporali invasive, umilianti e violente.

L’altro centro di detenzione precedentemente diretto da una milizia e ora integrato nel Dcim è quello di Shara’ al-Zawiya, a Tripoli, cui sono destinate persone in condizioni di vulnerabilità. Ex detenuti hanno raccontato ad Amnesty International che le guardie stupravano le donne e che alcune di loro venivano obbligate ad avere rapporti sessuali in cambio di forniture essenziali come l’acqua potabile o della libertà.

Inoltre tra gennaio e giugno del 2021 le missioni ‘di soccorso’ dei guardacoste libici sostenuti dall’Europa hanno intercettato in mare e riportato in Libia circa 15.000 persone, più che in tutto il 2020. Nei primi sei mesi del 2021 nel Mediterraneo centrale sono morti annegati oltre 700 migranti e rifugiati.

L’Italia e altri stati membri dell’Unione europea hanno continuato a garantire assistenza materiale, come ad esempio motovedette, ai guardacoste libici e stanno lavorando alla creazione di un centro di coordinamento marittimo nel porto di Tripoli, prevalentemente finanziato dal Fondo Fiduciario dell’Unione europea per l’Africa, come ha commentato Eltahawy:

“Nonostante le massicce prove dei comportamenti sconsiderati, negligenti e illegali dei guardacoste libici in mare, e delle sistematiche violazioni dei diritti umani nei centri di detenzione a seguito dell’intercettamento in mare, i partner europei continuano a sostenere i guardacoste libici che riportano a forza le persone in Libia, a soffrire di nuovo quegli stessi abusi da cui erano fuggite”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50