Dio non rifiuta nessuno

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Oggi di scena nel brano del Vangelo il lebbroso guarito: una persona disperata, che ha perduto tutto: Lavoro, famiglia, amici e dignità; tale era considerato un ammalato di lebbra. Un uomo legalmente rifiutato da Dio e dalla società, costretto dalla legge a vivere ai margini  della società con il compito di non avvicinare,  né essere avvicinato da alcuno nell’Antico Testamento la lebbra era sinonimo di peccato; il lebbroso. Era un vero appestato. Mosè aveva prescritto che il lebbroso era impuro e doveva essere allontanato e segregato lontano dalla casa e dal popolo.

Questo lebbroso, invece, calpestando la legge, si avvicina a Gesù e la sua speranza è legata ad un se:  “Se vuoi, Gesù, puoi guarirmi”. La risposta di Gesù è stupenda, è divina. “Sì, lo voglio, sii purificato”.  Gesù lo guarisce e lo fa toccandolo con la mano: lo voglio. Gesù supera la prescrizione della legge con la misericordia di Dio ed instaura veramente tempi nuovi.

Gesù rovescia la concezione della ‘santità’ evidenziando che la radice del male non sta in ciò che uno tocca o mette in bocca, non sono le mani sporche che contaminano l’uomo, ma ciò che esce dalla bocca, ciò che proviene dal cuore. 

La legge era stata data per mezzo di Mosè, la grazia invece oggi proviene solo da Cristo, e la grazia è l’amore misericordioso di Dio. Questa domenica chiude ed apre un periodo liturgico nuovo: la quaresima, tempo forte, tempo di riflessione, di conversione vera che porta alla pasqua di risurrezione. 

A buon ragione la lebbra è sinonimo di peccato; e l’episodio del Vangelo va letto alla luce della Pasqua: si chiude così l’antica alleanza, che ha come riferimento la legge, ed inizia l’era della Fede in Gesù, l’unica che conferisce la grazia.

Gesù è quel buon samaritano della parabola, dove ormai non c’è più l’amino e il nemico, ma l’uomo creato ad immagine di Dio per il quale Gesù è morto in croce ed ha aperto le porte del Regno. Perché si possa verificare la guarigione occorre imitare il lebbroso del Vangelo, il quale egli stesso va incontro a Cristo Gesù chiedendo la guarigione.

Il lebbroso non si accontenta di vivere in privato la sua malattia, rompe con la prescrizione legale e si avvicina a Gesù e lo supplica. Gesù premia la sua fede: lo voglio, sii purificato. E la lebbra scomparve. 

La Pasqua, amici/e carissimi, è ormai vicina: mercoledì inizia la quaresima; periodo forte dell’anno liturgico che ci sprona ad una vera conversione del cuore, a riconoscerci peccatori, confessare i nostri peccati e chiedere a Gesù di guarirci, di purificarci.  

Il peccato, amici carissimi, è la lebbra dell’anima  e Cristo Gesù si è incarnato, è morto in croce per salvarci, per riaprire le porte del Regno. Come allora Gesù non disse ai lebbrosi: siete tutti guariti, ma solo a chi si alzò, andò incontro a Gesù e si prostrò chiedendo la grazia, così  anche oggi Gesù non dice all’umanità. Siete tutti salvi.

La salvezza è personale e riguarda l’uomo nella sua libertà di scelta. Si salva chi si vuole salvare, chi ha l’umiltà di riconoscersi peccatore e implora la grazia. Come al lebbroso ancora oggi Gesù ripete al peccatore pentito: “lo voglio, vai  e mostrati al sacerdote e fai quello che prescrive la legge”.

E’ solo Cristo Gesù che assolve, è Cristo che perdona i peccati, è Lui solo che ha il potere di guarire, ma Gesù disse ai suoi apostoli. “andate, a chi rimetterete i peccati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi”. 

E’ la più grande stupidità la dottrina del ‘superuomo’ di nicciana memoria; non esiste il superuomo, esiste solo l’uomo con la sua fragilità. Della lebbra, che è il peccato, ieri come oggi, se sei pentito dinanzi a Dio, se implori la grazia di essere purificato, troverai Cristo  Gesù nella persona del suo ministro che ti accoglie e nel nome di Dio ti purifica. 

E’ necessario oggi riscoprire la coscienza del peccato e la necessità di chiedere perdono. L’uomo forte, consapevole di Sé, onesto, sa di essere fragile, debole, peccatore perché è proprio dell’uomo sbagliare.

Il lebbroso guarito  per la gioia non poté conservare per sé la sua guarigione e si allontanò divulgando la notizia; così, amici carissimi, riconciliati con Dio, liberati dai peccati, si alleggerisce la nostra tensione e si realizzano le parole del salmo: ‘rallegratevi ed esultate nel Signore, voi tutti retti di cuore e gridate di gioia’.

(Foto: La Domenica)

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