Chiesa: il turismo per uno sviluppo rurale

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Il 27 settembre di ogni anno è il World Tourism Day, la Giornata mondiale del turismo. La Giornata, voluta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha avuto il suo battesimo nel settembre del 1979 e dunque oggi compie 41 anni.  Non è un bel compleanno, però. I dati dell’UNWTO, United Nations World Tourism Organization, l’Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite che monitora e promuove il turismo,  non regalano buone notizie, anzi mostrano con la forza dei numeri il grave impatto che COVID-19 ha avuto sul settore.

La caduta brusca e improvvisa degli arrivi ha messo a rischio milioni di posti di lavoro e imprese. Il bilancio in termini di posti di lavoro è stato pesante. Il massiccio calo della domanda di viaggi internazionali nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2020 si è tradotto in una perdita di 440.000.000 arrivi internazionali e circa $ 460.000.000.000 di entrate, venute a mancare al giro di affari del turismo globale.

Ed il messaggio del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale ferma la sua attenzione sul tema  del rapporto tra turismo e sviluppo rurale: “Il tema scelto dall’OMT prima dell’emergenza COVID-19 per la presente Giornata indica provvidenzialmente una delle strade verso una possibile ripresa del settore turistico.

Essa inizia con l’invito a prendere sul serio e mettere in pratica lo sviluppo sostenibile che, nell’ambito del turismo, significa un interesse maggiore rivolto alle mete turistiche extra-urbane, piccoli villaggi, borghi, strade e luoghi poco noti e meno frequentati: quei luoghi più nascosti da scoprire o riscoprire proprio perché più incantevoli e incontaminati”.

Il dicastero vaticano sottolinea la necessità di promuovere un turismo sostenibile: “La ruralità vive in questi luoghi, lontani dalle vie del turismo delle folle. Si tratta, quindi, della promozione del turismo sostenibile e responsabile che, attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture, riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio; un turismo quindi che favorisce la positiva interazione tra l’industria turistica, la comunità locale e i viaggiatori”.

Questo tipo di turismo può essere importante per l’economia rurale in questo periodo di post Covid: “Tale tipologia di turismo può diventare un volano per sostenere l’economia rurale, che è fatta di agricoltura e, spesso, di aziende familiari, piccole dimensioni, aree marginali e bassi redditi percepiti dalla filiera alimentare. Turismo e agricoltura rurale possono così diventare due componenti essenziali di un mondo nuovo che si auspica di costruire. Un turismo realizzato dalle persone e attraverso le persone”.

Quindi la Chiesa pone la sua attenzione alla realtà agricola: “I piccoli agricoltori, del resto, sono i primi custodi del creato attraverso la loro paziente e faticosa lavorazione della terra. I turisti sono i visitatori che possono diventare sostenitori di un ecosistema, se viaggiano in modo consapevole e sobrio.

Viaggiare verso mete rurali, allora, può voler dire, concretamente, sostenere le produzioni locali, di piccole realtà aziendali agricole, realizzate in modo compatibile con le leggi della natura. Così, un viaggio potrà avere il sapore della storia e aprire il cuore verso l’ampio orizzonte della fraternità e della solidarietà”.

In questo tempo il ‘turismo rurale’ è una modalità relazionale: “Il turismo incontra lo sviluppo se si svolge in modo attento e tranquillo, sostenibile; ciò significa rispettare le pratiche agricole, i ritmi di vita delle popolazioni rurali, apprezzando la genuinità ancora conservata di intere aree interne, facendosi sorprendere dalle mille piccole cose che si possono vedere, scegliendo prodotti agricoli locali…

Il turismo può diventare, proprio in questo periodo, uno strumento di prossimità. Si, il nostro mondo postmoderno ha bisogno di prossimità, cioè di vicinanza nelle relazioni, e, quindi, dei cuori. E il turismo, che in ogni caso prevede il movimento di persone e beni, deve ora mostrare il suo volto trasformativo, come attività ricreativa che faccia crescere lo spirito di fraternità tra i popoli”.

Il messaggio si conclude con tre appelli: “Facciamo appello ai governanti e ai responsabili delle politiche economiche nazionali, affinché promuovano e incentivino il turismo responsabile, attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture…

Ci rivolgiamo in modo particolare ai movimenti ecologisti e a tutti coloro che sono impegnati nella difesa dell’ambiente affinché contribuiscano con la propria opera alla conversione dei cuori verso una sana e corretta ecologia integrale, in cui il valore della persona umana si coniughi con la tutela delle condizioni di vita delle comunità rurali insediate nelle aree marginali…

Ai vescovi e ai responsabili per la pastorale del turismo chiediamo un impegno corale, perché ciascuno, nel proprio territorio, assuma concrete iniziative di aiuto delle attività turistiche. I fedeli e le parrocchie rispondano con sollecitudine e generosità alle esigenze e ai bisogni dei lavoratori del turismo, oggi in difficoltà, e insieme sviluppino reti di prossimità nelle relazioni e nell’aiuto al sostegno del reddito perso”.

(Foto: ceub.it)

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