Da sant’Agostino un invito a mangiare l’Eucarestia

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“In Agostino si rispecchia innanzitutto l’immagine della storia della Chiesa che San Paolo propone a Timoteo: parole che suonano come un testamento sulla bocca dell’apostolo, consapevole dell’imminenza della morte. In verità al discepolo fatto Pastore è affidato innanzitutto il compito dell’annuncio del Vangelo, cuore stesso del mistero cristiano nel suo contenuto e come rivelazione della vittoria della vita sulla morte. E questo in Gesù e per noi, e nel suo accadere come condizione per i fratelli del tesoro di verità che ci è stato donato. L’intera vita di Agostino si svolge attorno a questo dono: il dono del Vangelo, ricevuto e offerto. E’ la prospettiva ecclesiale, ribadita con insistenza da papa Francesco nel nostro tempo: la comunicazione della gioia del Vangelo”.

Questo è stato il centro dell’omelia del card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che venerdì 28 agosto ha presieduto nella basilica di san Pietro in Ciel d’Oro a Pavia il pontificale che ha concluso i riti della Solennità di Sant’Agostino.

Mentre nella celebrazione mattutina il vescovo di Pavia, mons. Corrado Sanguineti, ha fatto riferimento alle difficoltà della gente ad inserire la preghiera nella propria vita: “Proprio mentre avremmo voluto riscoprire l’Eucaristia come cuore della Chiesa, abbiamo sperimentato un tempo prolungato, forse anche troppo, di messe senza popolo, con la fatica di tenere insieme le comunità nell’impossibilità di gesti e appuntamenti consueti.

Dobbiamo riconoscere che è cresciuta la disaffezione alla messa, gesto fondamentale della fede, e rischiamo d’essere un popolo sempre più disperso. Siamo umilmente sinceri: si riempiono le piazze della movida, i luoghi di vacanza e di divertimento, ed è comprensibile un desiderio di svago, di tempi più sereni, condivisi in famiglia e con amici.

Ma non sono in molti a sentire la necessità di venire a Gesù, d’incontrarlo alla mensa della Parola e del Pane di vita, e tutto ciò ci deve interrogare come pastori, come Chiesa: le circostanze di questo tempo fanno venire alla luce una povertà di fede nel vissuto di tanti e ci chiedono, come comunità cristiana, di lasciarci provocare e purificare nel nostro modo d’essere e di testimoniare la vita secondo il Vangelo”.

Ha raccontato il forte legame tra Chiesa ed Eucarestia: “…è la Chiesa che fa l’Eucaristia, perché se non ci sono dei battezzati, credenti nel Risorto, che si raccolgono insieme, intorno al ministro che presiede in nome e in persona di Cristo, non c’è Eucaristia, viene a mancare chi la celebra, chi la riceve, chi l’adora. Ma più profondamente, è l’Eucaristia che fa la Chiesa, che la edifica come corpo vivo del Signore, che nutre e trasforma la nostra vita di credenti.

Una comunità che non celebrasse più o che vivesse l’Eucaristia con trascuratezza, con superficialità, senza coscienza del dono immenso posto nelle sue mani, ben presto si ritroverebbe inaridita e sterile, magari piena di attività, ma priva del cuore che pulsa la vera vita”.

E sant’Agostino ha messo sempre al centro dei suoi trattati l’Eucarestia: “Un primo tratto è la realtà profonda dell’Eucaristia, come sacramento del corpo e sangue di Cristo, sotto i segni umili del pane e del vino, presenza di Cristo nel suo sacrificio, nel dono di sé sulla croce…

Un secondo tratto, che ritorna spesso nella predicazione di Agostino, è l’Eucaristia come sacramento dell’unità della Chiesa, che realizza ed esprime la realtà dell’essere corpo di Cristo, propria dell’Eucaristia e della Chiesa. Nutrendoci dell’unico pane eucaristico, noi diventiamo e cresciamo come un solo corpo, tanto che sull’altare ci siamo noi, il mistero della nostra comunione in Cristo”.

Concludendo l’omelia mons. Sanguineti ha sottolineato che l’Eucarestia spinge alla crescita personale nella Chiesa: “Così, il frutto dell’Eucaristia che celebriamo e riceviamo non è solo un’assimilazione personale a Cristo, un’unione più profonda con lui, pane di vita eterna, ma è anche la crescita della nostra unità in Cristo; perciò l’Eucaristia ci spinge e ci muove a essere membra vive della Chiesa, a non separarci dalla comunità, a crescere nella carità quotidiana, nell’amore fraterno, come prima testimonianza che possiamo dare al mondo”.

Quindi l’invito ad ascoltare il santo ipponense: “Da lui, dalla sua vita che si è lasciata plasmare e trasformare in un dono d’amore a Cristo e al suo popolo, proprio dal sacramento eucaristico, impariamo a ripartire sempre, nel nostro cammino personale e di comunità, dall’Eucaristia, soprattutto in questo tempo ancora carico d’incertezza e di preoccupazioni, aiutiamo le nostre famiglie, i bambini e i ragazzi, i giovani e gli anziani, a riscoprire la gioia di poter stare a mensa con Cristo, ricevendo il pane sostanzioso e insostituibile della sua parola e del suo corpo, offerto per noi e donato a noi”.

(Foto: Diocesi di Pavia)

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