La Chiesa celebra la Domenica del mare

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“Questi sono tempi difficili per il mondo, perché abbiamo a che fare con le sofferenze causate dal coronavirus. Il vostro lavoro da marittimi e pescatori è diventato ancora più importante, per assicurare alla grande famiglia umana cibo e altri generi di prima necessità. Di questo, noi vi siamo riconoscenti. Anche perché siete una categoria molto esposta. Negli ultimi mesi la vostra vita e il vostro lavoro sono notevolmente cambiati e avete affrontato (e ancora affrontate) tanti sacrifici, lunghi periodi di lontananza a bordo delle navi senza poter scendere a terra. La lontananza dai familiari, dagli amici e dal proprio Paese, la paura del contagio, tutti questi elementi sono un peso faticoso da portare, ora più che mai. Vorrei dirvi: sappiate che non siete soli e non siete dimenticati”.

Così aveva scritto a giugno papa Francesco ed oggi la Chiesa celebra la Domenica del mare, che avrebbe dovuta essere celebrata in modo gioioso, in vista della ricorrenza del Centenario prevista per il mese di ottobre a Glasgow, in Scozia, ora rinviata al 2021, ma che invece vuole essere una profonda riflessione su come l’industria marittima ha affrontato il duro periodo della pandemia di coronavirus, come ha scritto il prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, card. Peter Kodwo Appiah Turkson:

“La pandemia di COVID-19 ha costretto molti Paesi ad imporre un lockdown completo e a chiudere molte aziende, nel tentativo di impedire la diffusione del virus. Tuttavia, l’industria marittima ha continuato ad operare, aggiungendo così una moltitudine di sfide alla vita già di per sé problematica dei marittimi, mettendoli in prima linea nella lotta contro il coronavirus.

Le navi che trasportano circa il 90% dei prodotti che ci sono necessari per continuare a vivere normalmente in queste circostanze difficili, come i prodotti farmaceutici e le attrezzature mediche, hanno continuato a navigare.

Prima di fermarsi del tutto, l’industria delle crociere ha lottato per convincere i governi e le autorità portuali a tenere aperti i porti ove poter far sbarcare in sicurezza i loro ospiti. Allo stesso tempo, ha cercato freneticamente di trovare il modo di contenere la diffusione dell’infezione tra i passeggeri e gli equipaggi di navi che sono diventate delle incubatrici per il COVID-19”.

Ed ha descritto le difficoltà affrontate in questi mesi di ‘chiusura’: “Di conseguenza, migliaia di marittimi che erano pronti a partire per il necessario avvicendamento sono rimasti bloccati in hotel e dormitori in tutto il mondo, ridotti ad elemosinare da istituti caritativi per le loro esigenze fondamentali come cibo, articoli da toeletta, carte sim…

A causa dell’impossibilità di scendere a terra e dell’accesso limitato al porto per effettuare visite a bordo, i marittimi sulla nave soffrono isolamento e grave stress fisico e mentale che porta molti membri dell’equipaggio sull’orlo della disperazione fino ad arrivare, purtroppo, a suicidarsi.

Abbiamo notizie di molti marittimi con condizioni mediche gravi e potenzialmente letali non correlate al COVID-19. Tuttavia queste necessitano di cure mediche urgenti che, purtroppo, sono state negate o sono state ritardate finché essi hanno dovuto essere trasportati su barelle.

Inoltre, i marittimi tornati a casa dopo un viaggio lungo e drammatico hanno dovuto essere sottoposti a quarantena, o hanno sofferto discriminazione nel proprio Paese perché considerati portatori del coronavirus”.

Inoltre il prefetto del Dicastero ha sottolineato i pericoli affrontati dai marittimi e dai pescatori: “Secondo un rapporto, i primi tre mesi del 2020 hanno visto un aumento del 24% di attacchi e di tentativi di sequestro da parte dei pirati rispetto allo stesso periodo del 2019.

A quanto pare, il coronavirus non ha fermato le rapine a mano armata che continuano ad essere una minaccia per i marittimi aggiungendo ulteriore ansia ed apprensione ad esistenze già sotto pressione per l’incertezza cagionata dal virus.

Oltre alle sopraindicate esperienze dei marittimi, che descrivono una forma pericolosa di sostentamento, dobbiamo ora considerare la reale minaccia di perdere anche questa precaria forma di reddito, perché per molti significherà la perdita totale di guadagno e l’incapacità di assumersi responsabilità sociali e domestiche, come ad esempio il pagamento delle bollette, l’istruzione delle persone a loro carico e il benessere della famiglia”.

Ed infine ha sottolineato che la Chiesa non li abbandonerà: “Nessuno vi abbandonerà: il prossimo mese di agosto l’intenzione della preghiera universale che esprime la grande preoccupazione di papa Francesco per l’umanità e la missione della Chiesa, è dedicata al mondo marittimo. Tutte le comunità cattoliche del mondo saranno invitate a pregare per tutti coloro che lavorano e vivono del mare, tra cui i marittimi, i pescatori e le loro famiglie”.

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