Pier Giorgio Frassati: un santo per tutti

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“Nel nostro secolo, Pier Giorgio Frassati, che a nome della Chiesa oggi ho la gioia di proclamare beato, ha incarnato nella propria vita queste parole di san Pietro. La potenza dello Spirito di verità, unito a Cristo, lo ha reso moderno testimone della speranza, che scaturisce dal Vangelo, e della grazia di salvezza operante nel cuore dell’uomo. E’ diventato, così, il testimone vivo e il difensore coraggioso di questa speranza a nome dei giovani cristiani del secolo ventesimo”: con queste parole domenica 20 maggio 1990 papa Giovanni Paolo II beatificava Pier Giorgio Frassati, indicandolo quale modello ai giovani.

In occasione del centenario della nascita di san Giovanni Paolo II don Paolo Asolan, consultore del Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’, ha scritto nel ricordo di questa particolare ricorrenza: “Come si salutano due amici che si sono conosciuti e amati veramente soltanto leggendo l’uno dell’altro, o fissando lo sguardo su delle fotografie? E che proprio così si sono riconosciuti l’uno parte della vita dell’altro? Così: in quella gioia segreta e indicibile che è l’attesa di conoscere di persona qualcuno che si ama da sempre? Che forza avrà il desiderio in quel momento e che sorpresa sarà ritrovarsi?”

Don Asolan si è chiesto quale colloquio potesse intercorre tra i due santi, una volta in Paradiso: “Che cosa si saranno detti due amici (due amici così) il giorno che si sono finalmente conosciuti e riconosciuti per sempre, nella luce e nella vita del Cielo? In quel gran mistero che è la comunione dei santi noi lo possiamo soltanto immaginare, per quello che le nostre umane esperienze ci possono concedere.

E, tuttavia, pensarci e rappresentarcelo con gli occhi della fede ci può rendere partecipi di quell’amicizia, cioè di quella vita. Può lasciare anche in noi un benefico influsso, un’impressione che ci dà forma. Cosa, questa, di cui abbiamo certamente bisogno: per rendere bella la nostra esistenza e per metterla a servizio del mondo, quel mondo complicato e secolarizzato in mezzo al quale anche Frassati è passato irradiando tutta la forza della sua carità”.

Nel pomeriggio di quella stessa domenica papa Giovanni Paolo II incontrò alcuni giovani, dopo la celebrazione eucaristica, e disse loro: “Guardando al novello beato non è difficile comprendere che il segreto della santità, universale vocazione dei battezzati, è veramente alla portata di tutti: si tratta di accogliere ogni giorno con amore la volontà del Padre ed essere disponibili a realizzarla senza esitazioni…

Quando il cuore è ricolmo di Dio, la fede si traduce in generoso servizio ai fratelli, specialmente ai più bisognosi, senza che nulla, nemmeno le sofferenze e le prove, mortifichi l’entusiasmo del vero cristiano. Anche in questo, il giovane Frassati è maestro da seguire. In lui il Vangelo diventa solidarietà e accoglienza, si fa attenta ricerca della verità ed esigente impegno per la giustizia.

La preghiera e la contemplazione, il silenzio e la pratica dei sacramenti danno sostanza e tono al suo molteplice apostolato e tutta l’esistenza, vivificata dallo Spirito di Dio, si trasforma in avventura meravigliosa. Tutto diventa offerta e dono, anche la malattia, anche la morte. Questo è il suo messaggio e così egli continua a parlare a tutti, in particolare ai giovani del nostro tempo”.

Un anno prima, domenica 16 luglio 1989, a Pollone papa Giovanni Paolo II, incontrando i familiari di Pier Giorgio, affermò che la fede è stimolo per lo sviluppo sociale, come ha dimostrato l’azione di Frassati: “La fede, vissuta in modo intelligente e generoso, favorisce anche il progresso civile e sociale, perché apre l’animo dei cittadini alla promozione di uno stile di convivenza fondato sull’amore del prossimo, sulla giustizia e sulla solidarietà.

L’esperienza insegna che dall’accettazione volonterosa dei valori evangelici e delle norme etiche che li incarnano non deriva soltanto una adeguata risposta alle insopprimibili esigenze di beni spirituali che pulsano nel cuore umano, ma è stimolato anche il progresso umano nel suo insieme ed è facilitata la partecipazione ad esso da parte di tutti in modo completo e conforme alla dignità della persona”.

Concluse quell’omelia di beatificazione affermando che la santità è fatta da gesti quotidiani: “Tutta immersa nel mistero di Dio e tutta dedita al costante servizio del prossimo: così si può riassumere la sua giornata terrena! La sua vocazione di laico cristiano si realizzava nei suoi molteplici impegni associativi e politici, in una società in fermento, indifferente e talora ostile alla Chiesa.

Con questo spirito Pier Giorgio seppe dare impulso ai vari movimenti cattolici, ai quali aderì con entusiasmo, ma soprattutto all’Azione Cattolica, oltre che alla FUCI, in cui trovò vera palestra di formazione cristiana e campi propizi per il suo apostolato.

Nell’Azione Cattolica egli visse la vocazione cristiana con letizia e fierezza e s’impegnò ad amare Gesù e a scorgere in lui i fratelli che incontrava nel suo sentiero o che cercava nei luoghi della sofferenza, dell’emarginazione e dell’abbandono per far sentire loro il calore della sua umana solidarietà e il conforto soprannaturale della fede in Cristo”.    

(Foto: pubblico dominio)

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