P. Cantalamessa: Cristo indica la vita eterna

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Nel pomeriggio nella basilica di san Pietro si è svolta la celebrazione della Passione nel Venerdì Santo presieduta da Papa Francesco, in cui il predicatore pontificio, p. Raniero Cantalamessa ha riflettuto sul valore della croce e sulla morte di Gesù ed a gridare a Dio per chiedergli aiuto.

Infatti nell’omelia p. Cantalamessa che “non è Dio che con il Coronavirus ha scaraventato il pennello sull’affresco della nostra orgogliosa civiltà tecnologica… Dio è alleato nostro, non del virus! ‘Io ho progetti di pace, non di afflizione’, dice nella Bibbia. Se questi flagelli fossero castighi di Dio, non si spiegherebbe perché essi colpiscono ugualmente buoni e cattivi, e perché, di solito, sono i poveri a portarne le conseguenze maggiori. Sono forse essi più peccatori degli altri? 

No! Colui che  un giorno pianse per la morte di Lazzaro, piange oggi per il flagello che si è abbattuto sull’umanità.  Sì,  Dio ‘soffre’, come ogni padre e ogni madre. Quando un giorno lo scopriremo, ci vergogneremo di tutte le accuse che gli abbiamo rivolte in vita.  Dio partecipa al nostro dolore per superarlo. Lasciamo un mondo più ricco di umanità”.

Nell’omelia p. Cantalamessa ha sottolineato  anche i frutti di solidarietà e di unione fra le persone che si sono manifestati in questo tempo difficile: “Quando mai, a nostra memoria, gli uomini di tutte le nazioni si sono sentiti così uniti, così uguali, così poco litigiosi, come in questo momento di dolore? Il virus non conosce frontiere.

In un attimo ha abbattuto tutte le barriere e le distinzioni: di razza, di religione, di ricchezza, di potere. Non dobbiamo tornare indietro, quando sarà passato questo momento. Come ci ha esortato il Santo Padre, non dobbiamo sciupare questa occasione. Non facciamo che tanto dolore, tanti morti, tanto eroico impegno da parte degli operatori sanitari sia stato invano”.

Ed ha invitato i giovani a gridare contro gli armamenti: “Gridatelo con tutta la forza, voi giovani, perché è soprattutto il vostro destino che si gioca. Destiniamo le sconfinate risorse impiegate per gli armamenti agli scopi di cui, in queste situazioni, vediamo l’urgenza: la salute, l’igiene, l’alimentazione, la lotta contro la povertà, la cura del creato. Lasciamo alla generazione che verrà un mondo, se necessario, più povero di cose e di denaro, ma più ricco di umanità”.

Il predicatore pontificio ha concluso l’omelia con l’esortazione a guardare a Gesù: “Guardiamo a colui che è stato innalzato per noi sulla croce. Adoriamolo per noi e per tutto il genere umano. Chi lo guarda con fede non muore. E se muore, sarà per entrare in una vita eterna.

Anche noi , dopo questi giorni che speriamo brevi, risorgeremo e usciremo dai sepolcri che sono ora le nostre case. Non per tornare alla vita di prima come Lazzaro, ma per una vita nuova, come Gesù. Una vita più fraterna, più umana. Più cristiana!”.

Poi si è levata la preghiera universale per la Chiesa, per il Papa, per gli ordini sacri e tutti i fedeli, per i catecumeni, per l’unità dei cristiani, per gli ebrei, per i non cristiani, per coloro che non credono in Dio, per i governanti, per i tribolati, per coloro che soffrono per l’attuale epidemia, con l’invocazione di papa Francesco:

“Dio onnipotente ed eterno, provvido rifugio dei sofferenti, guarda con compassione le afflizioni dei tuoi figli che patiscono per questa epidemia; allevia il dolore dei malati, da’ forza a chi si prende cura di loro, accogli nella tua pace coloro che sono morti e, per tutto il tempo di questa tribolazione, fa’ che ciascuno trovi conforto nella tua misericordia”.

Prima dell’Adorazione della Croce papa Francesco ha telefonato alla conduttrice di ‘A Sua immagine’, Lorena Bianchetti, ricordato coloro che hanno sacrificato la propria vita nella ‘lotta’ contro il coronavirus: “Penso al Signore crocifisso e le tante storie degli uomini crocifissi da questa pandemia.

Penso ai medici, agli infermieri, suore, sacerdoti, morti al fronte come soldati. Hanno dato la vita per amore. Resistenti come Maria sotto le croci, loro e le loro comunità negli ospedali, curando gli ammalati. Forse anche ci sono crocifissi che muoiono per amore e questo pensiero mi viene in questo momento”.

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