Lorenzo Cerquetella racconta la situazione della diocesi di Macerata

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Nella visita pastorale delle vicarie della diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, immediatamente sospesa a causa del coronavirus, mons. Nazareno Marconi aveva chiesto di ‘mettere a fuoco’ il significato della parola ‘sinodo’:

“In definitiva la sua funzione fondamentale si può riassumere accostandola alla pia pratica dell’esame di coscienza. E’ un esame della coscienza ecclesiale dettato dal Vescovo ad un comunità locale, parrocchia o unità pastorale, che potrebbe partire dall’esortazione di Ireneo da Lione (+ 202): ‘Cristiano, diventa ciò che sei’, da rileggere in maniera comunitaria ‘Parrocchia, unità Pastorale, Chiesa locale, diventa ciò che sei’.

Il primo passo è perciò una rinnovata presa di coscienza di ciò che siamo come Chiesa. Della nostra coscienza ecclesiale che deve crescere. Infatti siamo spesso delle comunità affettive, dei gruppi di amici, delle specie di pro-loco con sensibilità religiosa più spiccata, delle onlus più o meno organizzate, ma quanto manca ancora ad una vera e piena coscienza ecclesiale? Il percorso biblico che abbiamo fatto credo ci aiuti a mettere a fuoco alcuni elementi”.

Però poi è arrivato anche nella regione il coronavirus e dall’inizio dell’epidemia sono morte 599 persone, di cui 398 maschi e 201 femmine e nel 95,6% dei casi le vittime presentavano patologie pregresse e l’età media è di 80 anni. La situazione è difficile soprattutto nelle case di riposo, come è successo a Cingoli.

Per comprendere meglio la situazione nella diocesi di Macerata abbiamo contattato il diacono Lorenzo Cerquetella, direttore della Caritas diocesana: “Anche il territorio della nostra Diocesi sta vivendo il dramma e il dolore per la perdita di tanti amici e conoscenti, anche nostri collaboratori e cristiani impegnati. La situazione della Casa di riposo di Cingoli è stata portata dai media a livello nazionale. Ma abbiamo perdite a Macerata, Treia, Tolentino…”.

In tale situazione in quale modo la diocesi è vicina alla gente?

“La diocesi è vicina alle persone in tanti modi: il Vescovo ha scritto una preghiera di affidamento alla Madonna della Salute e a p. Matteo Ricci, apostolo della Cina, che viene recitata ogni giorno. EmmetV, il canale della diocesi, trasmette ogni giorno la messa che il vescovo celebra ogni giorno dall’episcopio come pure  tante parrocchie si sono organizzate per trasmettere momenti di preghiera e di riflessione. I sacerdoti stanno vicino, come possono, a chi è nel dolore. E’ stato molto apprezzato il gesto del vescovo che si è recato in pellegrinaggio al cimitero di Macerata a benedire tutti i defunti.

La Caritas diocesana è impegnata su più fronti: preparazione e consegna pacchi alimentari a chi è in difficoltà, mediante l’Emporio della solidarietà. Costante contatto con tutti i comuni per coordinare  insieme gli interventi da fare a favore dei più deboli utilizzando i fondi straordinari messici a disposizione di Caritas Italiana”.

In questo tempo quaresimale come prepararsi a vivere la Pasqua?

“Prepararsi a vivere la Pasqua nel modo tradizionale è impossibile, tuttavia stiamo assistendo ad un rinnovato interesse delle persone verso il sacro e le iniziative della Chiesa. La diocesi sta predisponendo un ausilio per mettere i nostri cristiani in condizione di vivere e celebrare i riti della Settimana Santa pur rimanendo a casa”.

Lo scorso anno mons. Marconi ha scritto una lettera sulla speranza, ‘Celebrare la speranza’, a proposito di un territorio colpito dal sisma: “Si tratta di ricentrare correttamente la nostra azione pastorale su ciò che è davvero fondamentale per la crescita dalla fede del popolo di Dio, in modo particolare di quello che vive nelle nostre parrocchie e che incontriamo nelle nostre chiese, ferite, ma non distrutte dal terremoto, oppure nelle soluzioni di fortuna con cui stiamo cercando di testimoniare l’amore alla liturgia domenicale”. In questo periodo cosa significa celebrare la speranza?

“Celebrare la speranza in questo tempo è andare oltre ogni speranza rimanendo attaccati a Gesù che ci dice, come agli Apostoli impauriti per la tempesta, ‘Non temete IO sono con voi’.

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