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Bruno Racine: la relazione attraverso l’arte al Padiglione della Santa Sede a Venezia
Gli artisti Maurizio Cattelan, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret e la partecipazione speciale del critico Hans Ulrich Obrist all’interno del public program: saranno questi i protagonisti del Padiglione della Santa Sede alla 60. Biennale di Venezia, fino al 24 novembre. Realizzato all’interno del Carcere Femminile della Giudecca (in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia), avrà per titolo ‘Con i miei occhi’.
Nella presentazione del padiglione della Santa Sede il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del dicastero per la Cultura e l’Educazione, ha spiegato la scelta del luogo veneziano: “Non è un caso che la Santa Sede abbia scelto di presentare il suo padiglione alla Biennale di Venezia (nell’anno in cui questa celebra la sua sessantesima edizione) in un luogo apparentemente inaspettato, come lo può essere il Carcere femminile dell’Isola della Giudecca. E non è certo un caso che il titolo del padiglione, ‘Con i miei occhi’, voglia focalizzare la nostra attenzione sull’importanza di come costruiamo il nostro sguardo sociale, culturale e spirituale, di cui siamo tutti responsabili”.
Insieme al card. José Tolentino de Mendonça erano presenti il dott. Giovanni Russo, capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia della Repubblica italiana; il dott. Paolo Maria Vittorio Grandi, Chief Governance Officer Intesa Sanpaolo; la dott.ssa Chiara Parisi ed il dott. Bruno Racine, curatori del Padiglione della Santa Sede a Venezia.
A lui abbiamo chiesto di spiegarci il motivo per cui la Santa Sede partecipa con un padiglione all’esposizione d’arte: “Papa Francesco ha voluto rilanciare il dialogo tra gli artisti e la Chiesa. La Santa Sede ha già partecipato in passato alla Biennale Arte, ma l’intenzione oggi è di avere una presenza sistematica in grado di incarnare questo dialogo con un messaggio potente”.
‘Con i miei occhi’: in quale modo l’arte può contribuire a costruire uno sguardo sociale?
“L’arte e la fede hanno in comune, in modo diverso tra loro, la capacità di cambiare il nostro sguardo sulla realtà e sull’altro. Con questo progetto, si mette in atto questo cambiamento di prospettiva per tutti i soggetti coinvolti, dagli artisti alle detenute, così come per il pubblico”.
Alla costruzione del padiglione hanno partecipato anche le detenute: in quale modo l’arte può contribuire ad instaurare una relazione?
“Insieme agli artisti abbiamo voluto coinvolgere attivamente le detenute nel progetto, in modo che la loro partecipazione contribuisse alla loro evoluzione personale e allo stesso tempo aiutasse a cambiare lo sguardo dei visitatori sulla realtà umana di un carcere”.
‘Stranieri ovunque’: l’arte può ‘abbattere’ la linea di confine?
“Entrare in un carcere è come attraversare un confine. I confini non spariranno mai, ma non devono essere barriere invalicabili. In questo modo il Padiglione della Santa Sede è in sintonia con il tema della Biennale Arte 2024. Il titolo di questa edizione è tratto da un’opera del collettivo artistico ‘Claire Fontaine’, che tra l’altro partecipa anche al Padiglione della Sante Sede”.
In quale modo un luogo può essere un messaggio?
“In questo caso specifico il luogo porta con sé un’intensità storica ed umana che entra in dialogo con l’arte. E’ il contrario del famoso ‘white cube’, lo spazio neutro e impersonale che spesso ospita l’arte contemporanea”.
Papa Francesco visiterà la Biennale di Venezia: come può essere fecondo il dialogo tra arte e fede?
“Il dialogo è fecondo quando è basato sul rispetto reciproco. Come sostiene il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede e commissario del Padiglione della Santa Sede per la Biennale di Venezia, l’arte non deve essere una cassa di risonanza per la Chiesa, ma nella sua autonomia di linguaggio può aprire nuovi orizzonti per tutti”.
(Foto: Biennale di Venezia)
Venerdì Santo: sulla croce Io Sono
Oggi pomeriggio nella Basilica Vaticana papa Francesco ha presieduti nella Basilica Vaticana la celebrazione della Passione del Signore, ma la riflessione è stata svolta dall predicatore della Casa Pontificia, card. Raniero Cantalamessa, sul tema ‘Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono’, parola “che Gesù pronunciò al termine di una accesa disputa con i suoi contraddittori… Dice semplicemente ‘Io Sono’, senza specificazione. Ciò dà alla sua dichiarazione una portata assoluta, metafisica”.
Il card. Cantalamessa ha sottolineato che Gesù offre una nuova visione di Dio, che si manifesta al mondo sulla croce: “Siamo dinanzi a un totale rovesciamento dell’idea umana di Dio e, in parte, anche di quella dell’Antico Testamento. Gesù non è venuto a ritoccare e perfezionare l’idea che gli uomini si sono fatti di Dio, ma, in certo senso, a rovesciarla e rivelare il vero volto di Dio. L’idea di Dio che Gesù è venuto a cambiare, purtroppo, ce la portiamo tutti dentro, nel nostro inconscio”.
Dio sulla croce si mette a ‘disposizione’ dell’uomo: “Ci vuole poca potenza per mettersi in mostra; ce ne vuole molta, invece, per mettersi da parte, per cancellarsi. Che lezione per noi che, più o meno consciamente, vogliamo sempre metterci in mostra! Che lezione soprattutto per i potenti della terra!”
Il mistero della Croce è preceduto dal kerygma: “All’inizio c’è sempre il kerygma, cioè la proclamazione del mistero della Croce, visto ogni volta in una delle sue infinite virtualità e in rapporto ai problemi storici ed esistenziali del momento; da esso scaturisce ogni volta la parenesi, cioè l’applicazione morale alla vita del cristiano, sul modello delle Lettere paoline, specie di quella ai Romani”.
La Passione narra che la morte è vinta: “La sua morte era stata vista da una grande folla e aveva coinvolto le massime autorità religiose e politiche. Da risorto, Gesù appare soltanto a pochi discepoli, fuori dai riflettori. Con ciò ha voluto dirci che dopo aver sofferto, non bisogna aspettarsi un trionfo esteriore, visibile, come una gloria terrena. Il trionfo è dato nell’invisibile ed è di ordine infinitamente superiore perché è eterno! I martiri di ieri e di oggi ne sono la prova”.
La Resurrezione, al contrario della crocifissione, avviene nel ‘silenzio: “La risurrezione avviene nel mistero, senza testimoni… Dopo aver sofferto non bisogna aspettarsi un trionfo esteriore, visibile, come una gloria terrena. Il trionfo è dato nell’invisibile ed è di ordine infinitamente superiore perché è eterno! I martiri di ieri e di oggi ne sono la prova”.
Ecco il motivo per cui attraverso la croce Gesù salva: “Vieni tu che sei anziano, malato e solo, tu che il mondo lascia morire nella miseria, nella fame, o sotto le bombe; tu che per la tua fede in me, o la tua lotta per la libertà, languisci in una cella di prigione; vieni tu, donna, vittima della violenza. Insomma tutti, nessuno escluso: Venite a me e io vi darò ristoro!”
Riflessione che rispecchia le meditazioni di papa Francesco della Via Crucis al Colosseo, dove si sottolinea il cammino di preghiera verso il Calvario compiuto da Gesù, che chiede di vegliare: “Una cosa sola ci hai domandato: restare con te, vegliare. Non ci chiedi l’impossibile, ma la vicinanza. Eppure, quante volte ho preso le distanze da te! Quante volte, come i discepoli, anziché vegliare ho dormito, quante volte non ho avuto tempo o voglia di pregare, perché stanco, anestetizzato dalle comodità, assonnato nell’anima. Gesù, ripeti ancora a me, a noi tua Chiesa: ‘Alzatevi e pregate’. Svegliaci, Signore, destaci dal torpore del cuore, perché anche oggi, soprattutto oggi, hai bisogno della nostra preghiera”.
Proprio per questa compassione per il mondo Gesù salva nella ripetizione di quattordici invocazioni: “Signore, ti preghiamo come i bisognosi, i fragili e i malati del Vangelo, che ti invocavano con la parola più semplice e familiare: con il tuo nome. Gesù, il tuo nome salva, perché tu sei la nostra salvezza. Gesù, sei la mia vita e per non perdere la rotta nel cammino ho bisogno di te, che perdoni e rialzi, che guarisci il mio cuore e dai senso al mio dolore…
Gesù, prima di morire dici: ‘è compiuto’. Io, nella mia incompiutezza, non potrò dirlo; ma confido in te, perché sei la mia speranza, la speranza della Chiesa e del mondo. Gesù, ancora una parola voglio dirti e continuare a ripeterti: grazie! Grazie, mio Signore e mio Dio”.
(Foto: Santa Sede)
Rondine a Marsiglia per il grande incontro del Mediterraneo alla presenza di papa Francesco
Anche una delegazione di Rondine Cittadella della Pace partecipa all’evento di Marsiglia che vede un nuovo ciclo di incontri tra i vescovi e i giovani del Mediterraneo e una nuova occasione di confronto sul tema delle migrazioni. I Rencontres Méditerranéens ‘Mosaico di Speranza’ in corso fino al 24 settembre, in conclusione vedrà anche l’intervento di Rondine nella sessione conclusiva che anticipa l’atteso incontro con papa Francesco.
Da Torino a Genova: in festa per san Giovanni Battista
Sabato 24 giugno molte città italiane hanno festeggiato il patrono san Giovanni Battista, l’unico Santo, insieme alla Vergine Maria, di cui si celebra il giorno della nascita terrena (24 giugno), oltre a quello del martirio (29 agosto). E’ patrono dei monaci, battezzò Gesù nelle acque del fiume Giordano, morì martirizzato ed è chiamato il ‘Precursore’ perché annunciò la venuta di Cristo. Celebre l’episodio in cui sussultò di gioia nel grembo della madre, Elisabetta, quando ricevette la visita di Maria.
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II Domenica di Pasqua: la domenica della divina misericordia
Gesù è veramente risorto! Quest’annuncio ancora oggi ci coinvolge tutti come singoli e come società. E’ un annuncio che conferisce pace e gioia ma non cessa di essere un mistero d’accogliere con fede e amore. Siamo cristiani perché Cristo è veramente risorto; Egli è il Dio con noi. Gesù aveva dato l’annuncio della sua risurrezione attraverso le pie donne, che si erano recate al suo sepolcro, e sono divenute ambasciatrici di Cristo.
Dal Marocco un originale cammino sinodale
Era l’altra domenica a fine ottobre, subito dopo la messa, quando siamo partiti. Come inviato dall’assemblea, era un piccolo gruppo di studenti universitari subsahariani di Beni Mellal (Marocco) con le suore Chantale e Clotilde. Più di due ore di viaggio verso le alture del Medio Atlante. Un cammino sinodale originale su per i monti, in minibus.
Ci hanno accompagnato nella riflessione e nello scambio le frasi più belle dell’enciclica ‘Laudato si’. Le parole di papa Francesco preparano, così, la nostra mente a questo incontro sorprendente, una vera esperienza spirituale… Ci aspettava, infatti, ‘lo spettacolo naturale più bello del Marocco’: le cascate di Ozoud (che vuol dire mulino, in berbero, per la presenza di una dozzina di molini per l’olio).
Cascate spettacolari di un’altezza di 110 m, che spesso si rivestono di un bell’arcobaleno. L’acqua e i suoi vapori cadono davanti ai nostri occhi in una vallata dove il verde della vegetazione contrasta con il terreno rossastro attorno, in un’oasi di uliveti, di mandorli e di fichi. Una vera meraviglia!
Nella nostra testa risuonano, però, le parole di papa Francesco: ‘La terra, la nostra casa, sembra diventare sempre più un immenso deposito di immodizia!’ Ma qui, spalancando gli occhi, la sua visione delle cose ci tocca e ci parla: ‘Tutto l’universo materiale è espressione dell’amore di Dio, del suo eccessivo affetto verso di noi. La terra, l’acqua, le montagne, tutto è carezza di Dio!’
Ancora immobili per questo stupore, qualcosa intanto ci accarezza, per davvero, la schiena e il viso… Sono le piccole scimmie che appaiono all’improvviso, a decine, e addomesticano i visitatori di questo luogo magico. Viene in mente, allora, quella bella osservazione della ‘Laudato si’: “Per la tradizione giudaico-cristiana dire ‘creazione’ è più che dire natura, perché è un progetto dell’amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e un significato!”.
Così, perso in mezzo a questo immenso Atlante, il nostro piccolo gruppo è invitato oggi a contemplare,… che è sempre stupirsi di qualcosa più grande di sé. Tuttavia, l’amara osservazione del papa sulla nostra società dei consumi, dal cuore incapace di meravigliarsi o di contemplare, ci intristisce non poco… ‘Più il cuore di una persona è vuoto, più oggetti ha bisogno di comprare, possedere e consumare’.
Soulaymane, una giovane guida berbera, socialmente impegnata, ci prende quasi per mano per mostrarci e contemplare questi luoghi… Così, Tanaghmelt, un antico e delizioso villaggio berbero, un mulino tradizionale, una cooperativa di tappeti berberi femminili, un centro di economia sociale, ci hanno aperto le loro porte e il loro mistero. Per dirci come cultura locale, economia, attività, uomini e natura,… tutto qui è tenuto insieme in una sinergia e un rispetto invisibili. Come la trama di un tappeto.
Infine, sulla via del ritorno, ci tornava continuamente in mente una domanda dell’enciclica del papa: “La natura è piena di parole d’amore, ma come ascoltarle in mezzo a un rumore costante, una distrazione permanente e ansiosa, o un culto dell’apparenza?” Sì, domanda vera, provocante.
Don Alberico Capitani: missionario grazie all’adorazione eucaristica
Da Puerto Madryn, in Argentina, a Tolentino, in Italia; ma prima è avvenuto da Tolentino, in Italia, a Puerto Madryn, in Argentina: abbiamo incontrato nella parrocchia ‘Santa Famiglia’ don Alberico Capitani, missionario ‘fidei donum’ della diocesi di Macerata, mentre racconta la missione ai parrocchiani, dopochè i ragazzi e le ragazze di questa parrocchia hanno scritto alcuni messaggi augurali ai ragazzi ed alle ragazze della parrocchia argentina, dove domenica prossima riceveranno il sacramento della confermazione, ricambiati a loro volta.
La trasparenza per gli enti di terzo settore nel libro di Luca Gori e Giulio Sensi
La trasparenza è stato un tema centrale nel processo di riforma del terzo settore ed è un orizzonte con cui le 360.000 istituzioni non profit presenti in Italia si misurano giorno per giorno con obblighi e adempimenti, ma anche possibilità di rendicontare le proprie attività per costruire relazioni di collaborazione e fiducia con enti pubblici, aziende, donatori e comunità in cui operano.