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Società di San Vincenzo De Paoli: vicini alla popolazione del Myanmar colpita dal sisma

La Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV esprime la sua profonda solidarietà alla popolazione del Myanmar, duramente colpita lo scorso 28 marzo dal doppio sisma di magnitudo 7.7 e 6.4. La nostra preghiera accompagna chi soffre per la perdita della propria casa, dei propri affetti e delle proprie certezze.

Attraverso la Confederazione Internazionale della Società di San Vincenzo De Paoli stiamo attivando un canale per fare arrivare in sicurezza le donazioni nelle zone colpite. Il Settore Solidarietà e Gemellaggi nel Mondo ha avviato una raccolta fondi che garantirà un sostegno che, come ci insegna il carisma dei nostri fondatori, sarà volto non solo a rispondere alle emergenze immediate, ma anche ad aiutare le famiglie con azioni strutturali e durature, capaci di favorire la ripresa sociale ed economica del territorio.

Non lasciamo sole le popolazioni duramente colpite dal terremoto: dai il tuo contributo e aiuta tante persone a riaccendere la speranza in Myanmar. Per aderire alla campagna clicca qui: https://www.sanvincenzoitalia.it/donations/terremoto-myanmar/

A Milano festeggiati i primi 100 giorni del Fondo Schuster – Case per la gente

A 100 giorni dall’annuncio in Duomo del 15 dicembre 2024, nell’ambito delle iniziative per celebrare i cinquant’anni di Caritas Ambrosiana, è possibile tracciare un primo bilancio sull’avvio del ‘Fondo Schuster – Case per la gente’. Voluto dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, il progetto nasce con l’obiettivo di affrontare l’emergenza abitativa, un tema sempre più urgente in una metropoli come Milano, così come in altre zone della Diocesi, dove profondi squilibri e disuguaglianze economiche rendono sempre più difficile garantire il diritto alla casa.

In questa prima fase il lavoro si è sviluppato su due fronti: da un lato, sono state rafforzate le alleanze istituzionali con enti pubblici e privati, che hanno messo a disposizione appartamenti e donato risorse economiche; dall’altro, sono state avviate le prime azioni per rendere operativo il Fondo, offrendo ai primi beneficiari nuove possibilità di alloggio e sostegno economico per il pagamento di utenze, affitti arretrati e altre spese per la casa.

Ad oggi sono stati raccolti oltre € 2.000.000. Per avviare il progetto la Diocesi di Milano, che ha affidato alla Caritas Ambrosiana la gestione del Fondo, ha messo a disposizione un milione di euro di risorse proprie. In questi tre mesi, € 500.000 sono stati donati dalla Fondazione ‘Peppino Vismara’; € 150.000 dagli Enti bilaterali di terziario e turismo (espressione di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza e Filcams Cgil Milano, Fisascat Cisl Milano e Metropolie Uiltucs Lombardia); infine, quasi € 400.000 provengono da contributi di privati.

L’iniziativa è sostenuta anche dalle istituzioni pubbliche: Regione Lombardia, tramite l’Aler Milano, ha messo a disposizione 120 appartamenti nel capoluogo. Di questi, è stato selezionato un primo blocco sperimentale di 15 unità, distribuite in diverse zone della città (5 nel quartiere Mazzini, 5 nel quartiere Forlanini-Crescenzago, 2 a Stadera, 1 a Calvairate, 1 a Molise e 1 a Barona). Il Comune di Milano intende contribuire inizialmente con 12 appartamenti situati in via Ricciarelli, cui seguirà la disponibilità di altri alloggi vuoti; sono in corso i confronti tecnici sulle modalità di collaborazione.

Inoltre, sono state messi a disposizione 15 immobili da parrocchie e cittadini, attualmente soggetti a valutazione tecnica, anche in relazione ai lavori di sistemazione che richiedono. Nel frattempo si stanno definendo, e verranno resi noti ai Centri di ascolto territoriali, i criteri di assegnazione delle abitazioni su cui si deciderà di operare.

Infine, a partire dal 1° gennaio il servizio Siloe e l’area Casa di Caritas Ambrosiana hanno selezionato, tra le segnalazioni e le richieste di supporto inviate dai Centri d’ascolto dell’intera Diocesi, 43 casi, ovvero persone o famiglie in stato di bisogno cui sono state concesse erogazioni monetarie, per un valore complessivo di € 85.000 da utilizzare per affrontare spese connesse all’abitazione (utenze, spese condominiali, arretrati affitto, ristrutturazioni…).

“Il Fondo Schuster sta generando grande attenzione su un tema altamente problematico sia a Milano che nei territori della Diocesi – commenta Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana. Sul versante dei contributi a persone e famiglie in difficoltà economica a causa di spese legate alla casa il Fondo offre risorse preziose per rendere ancora più efficace l’aiuto e l’accompagnamento offerti dai Centri d’ascolto territoriali e dal servizio diocesano Siloe. Ma ci stiamo attrezzando al meglio anche su altri versanti, affinché il diritto a un abitare dignitoso sia esigibile non soltanto da chi ha un solido patrimonio e un robusto reddito.

Stiamo stringendo alleanze, con le istituzioni pubbliche e con altri soggetti del mondo imprenditoriale, finanziario e filantropico, affinché gli interventi abbiano senso e durata, e divengano elemento strutturale del nostro agire. Ma soprattutto si qualifichino come stimolo a politiche di settore che evitino la polarizzazione tra città e quartieri per ricchi, e città e quartieri per gli altri ceti sociali. Ci teniamo alla coesione e dunque della sicurezza delle nostre comunità, ma anche alla qualità delle relazioni umane e alla tenuta democratica dei nostri territori”.

Il ‘Fondo Schuster – Case per la gente’ ha l’obiettivo di affrontare il problema dell’emergenza abitativa attraverso tre azioni principali. In primo luogo, si prevede di effettuare lavori di riqualificazione su immobili da destinare a famiglie e individui che incontrano difficoltà nell’accesso a soluzioni abitative a prezzo di mercato, con il 50% delle risorse destinate a questo scopo.

In secondo luogo, il Fondo intende fornire garanzie ai privati che decidono di mettere a disposizione appartamenti a prezzi calmierati, per renderli accessibili a famiglie o individui in difficoltà. A questa finalità verrà destinato il 20% delle risorse. Infine, il Fondo prevede di erogare contributi per supportare le persone in difficoltà economica nelle spese abitative, come affitti, bollette, spese condominiali e interventi di riqualificazione energetica, destinando il 30% delle risorse a queste esigenze.

Per la gestione delle risorse, il Fondo si avvarrà della rete dei Centri di ascolto Caritas, coordinati dal Servizio Siloe, che si occuperanno di individuare le famiglie beneficiarie degli interventi sul territorio della Diocesi. Inoltre, la Fondazione San Carlo, promossa dalla Diocesi e Caritas, collaborerà con altri soggetti per la riqualificazione e la gestione degli appartamenti conferiti al Fondo.

Il Fondo è stato intitolato al card. Ildefonso Schuster nel 70° anniversario dalla sua morte (31 agosto 1954) per ricordare una delle attenzioni principali che caratterizzarono il suo ministero pastorale nel secondo dopoguerra. Tra queste, spicca il progetto della ‘Domus Ambrosiana’, una grande opera di solidarietà che, grazie a una grande raccolta fondi a cui parteciparono anche banchieri e industriali, permise la costruzione di tre quartieri con 239 alloggi a canone accessibile, offrendo agli inquilini anche la possibilità di riscattare la propria abitazione. Obiettivi e meccanismi di funzionamento del Fondo sono illustrati dal sito internet www.fondoschuster.it.

(Foto: Fondo Schuster)

‘Tutti unici, tutti diversi’: il blu della Basilica di Cascia per ‘Dopodinoi’ per persone con autismo

Una luce blu che vuol dire siamo “Tutti unici, tutti diversi”. È quella della Basilica di Santa Rita da Cascia che, per la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo del 2 aprile, torna a riaccendersi per riportare l’attenzione su un disturbo del neurosviluppo sempre più diffuso, in un gesto simbolico che quest’anno si trasforma anche in un’azione concreta, in direzione di un cambiamento culturale verso una reale inclusione La luce blu segna infatti l’avvio della campagna di raccolta fondi per la Festa di Santa Rita del 22 maggio, il cui cuore è Dopodinoi, il primo innovativo progetto di autonomia abitativa, attraverso il cohousing, per persone con disturbi dello spettro autistico in Umbria, a Bastia Umbra (PG).

Promotrice della campagna ‘Un gesto di fede, un dono di grazia’ è la Fondazione Santa Rita da Cascia Ente filantropico ETS, l’organizzazione creata nel 2012 dal Monastero per rendere più strutturate le sue opere di solidarietà. L’obiettivo è raccogliere € 250.000 per i più fragili, in particolare per offrire casa, futuro e inclusione, come partner esclusivo, a 12 giovani con autismo di medio-alto funzionamento della Fondazione ANGSA UMBRIA ETS (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), supportati da personale qualificato, con i relativi benefici per le famiglie e l’intero territorio.

L’iniziativa è un esempio di ‘Durante e Dopo di Noi’, il modello di intervento sociale per preparare i ragazzi con disabilità a un’emancipazione graduale dalla famiglia in vista del ‘Dopo di Noi’, ossia quel momento in cui i genitori non potranno più prendersi cura di loro.

Chi contribuirà al progetto con una donazione minima di € 16 riceverà l’anello della Festa di Santa Rita, inciso con la sua rosa simbolo e la frase ‘Nel giardino di Santa Rita tu sei la rosa prediletta’. E’ già possibile avere maggiori informazioni sul progetto e sostenerlo al link  festadisantarita.org, pagina in cui il 2 aprile la Fondazione lancerà ufficialmente la campagna di raccolta fondi completa con tutte le informazioni, inclusi i dettagli sull’anello.

Secondo i dati di ANGSA Umbria, l’autismo coinvolge a livello globale 1 bambino ogni 60 nati, ma le risposte assistenziali pubbliche e private, in Italia, si concentrano sui minori, trascurando gli adulti, che costituiscono invece la maggioranza di coloro che convivono con questo disturbo. Dopo i 18 anni queste persone ‘scompaiono’ dal sistema, così molti finiscono in istituti psichiatrici o RSA, perdendo salute e abilità acquisite.

Il progetto sostenuto della Fondazione va dunque a colmare un vuoto assistenziale. Tanto più che la struttura individuata, come sottolinea ANGSA Umbria, offre una soluzione innovativa attraverso il cohousing, con un modello pilota che garantisce indipendenza e spazi personalizzati, permettendo allo stesso tempo la vita in comunità e il supporto professionale. Inoltre, il villino con giardino che è stato scelto è situato in un contesto tranquillo ma vicino ai servizi, permettendo ai giovani che lo abiteranno di “stare nel mondo” in uno spazio progettato “a misura di persone con autismo”, come ad esempio elementi di domotica, con la consulenza del Politecnico di Torino.

“I giovani adulti con autismo desiderano indipendenza e felicità, come qualunque altro giovane – afferma Madre Maria Grazia Cossu, Badessa del Monastero e Presidente della Fondazione Santa Rita da Cascia – Noi vogliamo garantire loro questi diritti, non perché fragili ma in quanto esseri umani. Le persone con disabilità intellettiva affrontano sia barriere socio-culturali, radicate nei pregiudizi, sia concrete. Con il nostro progetto ‘Dopodinoi’ intendiamo offrire un supporto economico che avvii un cambiamento culturale per una reale inclusione, riconoscendo la loro diversità come unicità fatta non solo di limiti ma anche di potenzialità da valorizzare. Portiamo così avanti la nostra missione di impatto sulla comunità, al servizio della carità e del bene comune, facendoci portavoci dell’eredità ritiana”.

Secondo la sua missione di contribuire a cambiare lo sguardo sulla disabilità intellettiva, la Fondazione Santa Rita da Cascia ha già sostenuto importanti progetti sul tema, per complessivi € 265.000 a sostegno di oltre 110 persone. A partire dalla stessa ANGSA Umbria, destinando 30mila euro in tre anni al Centro Up di Santa Maria degli Angeli (Assisi), struttura socio-educativa per 30 minori, e donando € 20.000 a ‘La Semente’ di Spello, centro terapeutico-riabilitativo diurno per 18 giovani adulti.

Inoltre, € 45.000, in 3 anni, sono stati destinati alla cooperativa sociale ‘Mio Fratello è Figlio Unico’ di Roma, per sostenere le autonomie lavorative di 5 ragazzi e adulti autistici, impegnati nei lavori di cura della terra, del casale e degli animali. Per l’inclusione attraverso lo sport, sono infine stati destinati € 170.000, per 60 tra bambini, ragazzi e giovani adulti con disabilità intellettiva e autismo, a due realtà d’eccellenza: il Villaggio Lakota di Ammonite (Ravenna), dove l’ippoterapia diventa equitazione integrata e l’Accademia del Remo di Napoli, dove il canottaggio si trasforma in una terapia e uno sport praticato a livello agonistico.

Con le monache di Cascia il ‘futuro è rosa’: sport ed inclusione per le persone con disabilità intellettiva ed autismo

Donare speranza e un futuro rosa a chi ha bisogno d’aiuto, in particolare cambiando lo sguardo sulla disabilità intellettiva e sull’autismo, per una reale inclusione attraverso lo sport. Questo l’obiettivo con cui la Fondazione Santa Rita da Cascia ETS ha lanciato la sua campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi di Natale ‘Il futuro è rosa’, per sostenere i fragili. Si vogliono in particolare supportare due progetti di ippoterapia (Ravenna) e canottaggio terapia (Napoli), per un totale di 60 tra bambini, ragazzi e giovani adulti con disabilità intellettiva, tra cui l’autismo.

La Fondazione vuole raccogliere oltre € 170.000 per due progetti in cui una pratica sportiva, ampiamente usata come terapia complementare, viene declinata in maniera diversa. Presso il Villaggio Lakota di Ammonite, nella campagna ravennate, l’ippoterapia diventa equitazione integrata, in quanto non prevede la presenza di psicologi, fisioterapisti e medici, ma si basa sulla competenza dell’istruttrice, una sportiva che unisce la conoscenza della disabilità alla profonda esperienza del cavallo, ai fini dell’inclusione. Presso la realtà dell’Accademia del Remo di Napoli, una pratica ludico-sportiva come il canottaggio diventa, con un approccio medico-scientifico, una vera terapia e uno sport praticato a livello agonistico.

Chi donerà speranza, sostenendo i più fragili e la disabilità, riceverà a sua volta speranza, con il Vademecum 2025, in un percorso per mantenerla viva durante tutto l’anno. Si tratta di un prezioso strumento che potrà essere utile ogni giorno per annotare appuntamenti, riflessioni e propositi, insieme a date importanti della comunità e messaggi ispiratori delle monache agostiniane del Monastero Santa Rita da Cascia, coloro che nel 2012 hanno deciso di creare la Fondazione per rendere più strutturate le loro opere di solidarietà. La donazione minima richiesta per il vademecum è di € 18, per saperne di più si può cliccare su www.fondazione.santaritadacascia.org.

“In attesa del Natale e del nuovo anno, nell’epoca di disumanizzazione che stiamo vivendo, vogliamo invitare tutti a vivere il 2025 coltivando ogni giorno la speranza, per sé e per gli altri, guardando così al futuro con occhi nuovi. commenta Suor Maria Rosa Bernardinis, Presidente della Fondazione e Madre Priora del Monastero. 

Chi dona permette alla Fondazione di rendere a sua volta reale la speranza che Santa Rita incarna, in sostegno dei più fragili, attraverso i suoi progetti di solidarietà. Una speranza che andrà a supportare in particolare bambini e giovani con disabilità intellettiva, tra cui l’autismo, permettendo loro una reale inclusione attraverso lo sport. Il vero problema sono i pregiudizi e l’incapacità di guardare oltre le etichette che persistono nella nostra società. Spesso, vediamo solo i loro limiti, senza considerarli come essere umani con la loro unicità e le loro potenzialità da rendere reali, offrendo loro le stesse opportunità dei loro coetanei, in modo che si sentano parte integrante e attiva della comunità”.

I progetti testimoniano concretamente questo approccio, permet-tendo ai bambini e giovani adulti cui sono destinati di esprimersi, integrarsi e sviluppare nuove abilità, in contesti economici spesso difficili. Presso il Villaggio Lakota di Ammonite, l’ippoterapia ha già aiutato Elena, 16 anni, a superare la paura degli animali, e Filippo, 14 anni, a sviluppare consapevolezza e maggiore autocontrollo. Nel quartiere napoletano di Soccavo, presso la realtà unica dell’Accademia del Remo, Lorenzo, 30 anni, ha sperimentato un ‘salto quantico’ nel suo sviluppo personale.

I fondi raccolti dalla Fondazione mirano a sostenere i costi delle lezioni e del tondino (la struttura coperta sotto cui svolgerle in caso di freddo e pioggia) per l’ippoterapia, per un contributo triennale di oltre 139mila euro; ai ragazzi del canottaggio si vuole invece destinare un van, per favorire i loro spostamenti in caso di allenamenti e trasferte per le gare, oltre a sostenere i costi dei collaboratori, per un totale di € 31.000.

(Foto: Fondazione Santa Rita da Cascia)

Eraldo Affinati: la scuola è chiamata ad integrare per incontrare la ‘vita’ degli studenti

La scuola è iniziata dopo l’approvazione, nello scorso luglio, alla Camera dei Deputati del decreto legge ‘Scuola’, che ha introdotto importanti novità per quest’anno scolastico 2024/2025, tra le quali il potenziamento del sostegno agli alunni con disabilità, l’inclusione degli studenti stranieri e l’impegno per garantire l’organico docente. Quindi particolare attenzione è dedicata agli studenti di origini straniere, per i quali saranno attivati corsi di italiano obbligatori con docenti dedicati, come ha sottolineato il ministro il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara:

“La lingua è un requisito fondamentale per una vera inclusione. Il nostro obiettivo è una scuola sempre più inclusiva e con standard qualitativi sempre più alti; una scuola in cui siano valorizzati e promossi i talenti di ogni giovane, indipendentemente dalle condizioni di partenza”.

Per capire con quali difficoltà è iniziato questo nuovo anno scolastico abbiamo contattato  Eraldo Affinati, scrittore (ultimo libro ‘Le città del mondo’) ed insegnante, fondatore della ‘Penny Wirton’, scuola gratuita di italiano per immigrati: “Gli anni scolastici sono come il fiume che scorre: l’acqua sembra uguale a quella appena passata, ma in realtà è sempre nuova perché i ragazzi sono diversi e anche le combinazioni nelle classi fra compagni e docenti cambiano.

In queste ultime stagioni stiamo assistendo ad una progressiva mutazione del corpo insegnanti che si sta, seppur lentamente, ringiovanendo. Questo, che rappresenta una buona cosa, ripropone il tema della necessaria formazione in itinere, anche pensando alla rivoluzione digitale che va sostenuta ma anche guidata. Da una parte dobbiamo favorire l’innovazione tecnologica, dall’altra ripristinare le gerarchie di valore all’interno della Rete”.

Dal 2025 classi con un tetto di studenti immigrati ed insegnanti di sostegno: è la strada per integrare meglio?

“La presenza di insegnanti di sostegno linguistico che possano sostenere e accelerare l’inserimento dei ragazzi non italofoni neo-arrivati la considero positiva. Tutto dipenderà però da come sarà realizzata questa azione: ci dovrà essere un coordinamento nei consigli di classe con la creazione di percorsi individualizzati e opportune modifiche ai criteri di valutazione. Ciò passa anche attraverso un lavoro da fare nella testa dei docenti. Quanto al tetto di studenti immigrati, in certe zone del Paese sarà impossibile attuarlo: anche qui l’autonomia dei singoli istituti risulterà decisiva”.

In quale modo la scuola può incontrare la ‘vita’ degli studenti?

“Se la scuola resta un luogo separato dalla vita degli studenti, rischia di trasformarsi in uno spazio specialistico dove si fanno cose astruse e ci si annoia. Troppo spesso gli adolescenti, soprattutto, spendono le loro migliori energie nel pomeriggio, andando al risparmio la mattina. Dovremmo invertire tale tendenza, facendo in modo che per loro la scuola diventi l’intensificazione della vita. Per farlo dovremmo assicurare la continuità didattica. Ed invece anche quest’anno inizieremo con troppi supplenti che a Natale saranno costretti a andar via”.

La scuola è capace di generare la responsabilità nei giovani?

“In certe scuole sì, in altre meno. Non si possono fare discorsi generali e onnicomprensivi. Certo è che tutti i grandi educatori del Novecento, da John Dewey a Maria Montessori, da Alberto Manzi a don Lorenzo Milani, fino a John Partrick Carroll-Abbing, nelle loro pur sostanziali differenze, convergevano su un punto: rendere protagonisti i ragazzi, facendoli uscire da una condizione di pura sudditanza. Al centro ci dovrebbe sempre essere la qualità della relazione educativa: quello che accade in aula non riguarda solo i diretti interessati”.  

La scuola è in grado di contrastare la povertà educativa?

“Spesso ci si lamenta che questo non accade, ma io non sarei così pessimista. In certe regioni italiane gli istituti scolastici sono gli unici punti di riferimento sociale; lo abbiamo visto durante la pandemia. Tuttavia dobbiamo lavorare ancora più a fondo per ricostruire la spezzata alleanza fra scuola e famiglie; soltanto così potremo raggiungere la dimensione del villaggio educativo di cui ha parlato papa Francesco”.

Allora, la scuola ‘Penny Wirton’ può essere un ‘modello’ per quella italiana?

“Più che un modello, direi un stimolo. La nostra impostazione didattica, basata sul rapporto uno ad uno, fra docente e studente, ci consente di superare ogni ansia del risultato. Abbiamo già un rapporto strutturale con la scuola pubblica. Noi infatti insegniamo gratuitamente la lingua italiana agli immigrati: possiamo farlo grazie ai giovani dei Pcto (percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento), cioè quegli studenti delle medie superiori che formiamo quali piccoli docenti dei loro coetanei immigrati. Quando questi ragazzi, dopo aver fatto un’esperienza con noi, tornano nelle loro classi della mattina, possono trasformarsi in testimoni di una nuova scuola. Oggi esistono più di 60 postazioni didattiche in ogni parte d’Italia che si ispirano al nostro stile educativo: firmano un patto d’intesa e, nel rispetto della loro autonomia giuridica e amministrativa, entrano a far parte della rete Penny Wirton”.

Come far emergere la ricchezza dell’ ‘altro’ in modo da arricchire la nostra società?

“L’immigrato non va né criminalizzato, né idealizzato. Va conosciuto. Per farlo noi dobbiamo giocare a carte scoperte, senza rinunciare a ciò che siamo, anzi affermandolo, entrando in azione. Questo vale per ogni rapporto umano. Se noi riuscissimo ad assumere la responsabilità dello sguardo altrui, come dovrebbe fare ogni docente tutte le volte che entra in aula, potremmo contribuire, nel nostro piccolo, al miglioramento dell’umanità. Senza illusioni palingenetiche.

Sapendo che ogni generazione è chiamata a ricominciare da capo e non dobbiamo dare mai niente per scontato. Forse il segreto della Penny Wirton è che non abbiamo nessuna connotazione, nessun colore speciale nella nostra maglietta: mettiamo insieme persone molto diverse le une dalle altre che, se fossero chiamate intorno a un tavolo a discutere di un qualsiasi argomento, magari litigherebbero, tuttavia si riconoscono nell’azione a fondo perduto che noi proponiamo”.

(Foto: Penny Wirton)

Con i Bambini racconta la vita dei bambini in Italia

Nell’agosto 2021 oltre 1.300 minorenni in fuga dall’Afghanistan soli o con le loro famiglie arrivano in Italia attraverso l’operazione ‘Aquila Omnia’ e i corridoi umanitari. Poche settimane dopo l’ong ‘Con i Bambini’, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa, lancia l’iniziativa ‘Con i bambini afghani’ per avviare in tempi rapidi azioni di accompagnamento educativo, dentro e fuori la scuola, e di inclusione di bambini e famiglie. Nasce il progetto ‘Comunità in crescita’ che coinvolge circa 100 enti sociali già impegnati nei territori nell’accoglienza e inclusione e che prende in carico 861 minorenni.

Per questo il presidente dell’ong Marco Rossi-Doria si è chiesto come vivono in Italia questi bambini: “Con il susseguirsi delle emergenze e la velocità con cui purtroppo dimentichiamo facilmente, si mettono in secondo piano altri drammi come quello vissuto dagli afghani. Per fortuna esiste una grande comunità educante nel nostro Paese che si prende cura di oltre 860 bambini e bambine, fuggiti con le famiglie dall’Afghanistan e accolti dall’Italia. Una straordinaria alleanza educativa che vede insieme Istituzioni, Fondazioni e Terzo settore e che rappresenta un orgoglio nazionale”.

In Italia oltre 860 bambine e bambini afghani scappati dalla guerra e dagli orrori di un nuovo regime talebano sono stati inseriti in un percorso di accoglienza e inclusione insieme ai loro genitori, con azioni di accompagnamento educativo dentro e fuori la scuola.

L’iniziativa straordinaria ‘Con i bambini afghani’ promossa da ‘Con i Bambini’ nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ha permesso la nascita, nel 2022, di una grande ‘comunità educante’ attorno al progetto ‘Comunità in crescita’, sostenuto con oltre € 3.200.000 ed ancora in corso.

Sono stati coinvolti 861 minorenni, di cui 138 bambini della fascia 0-3 anni, 122 di età compresa tra 4 e 6 anni, 248 tra 7 -11 anni, 139 tra 12-14 anni, 108 nella fascia di età 15-17 anni. 58, il numero dei ragazzi coinvolti di età compresa tra 18 e 20 anni, a cui si aggiungono 48 altri minorenni.

Di questi giovanissimi, 496 sono in affidamento al padre, 204 alla madre, solo 20 sono affidati ad altri familiari o strutture, 17 ad un tutore e solo 6 a entrambi i genitori (per i restanti 118 il dato non è ancora disponibile). Quasi 400 tra insegnanti e operatori sono coinvolti ad oggi nella realizzazione dei percorsi.

Una vera e propria comunità educante estesa su tutto il territorio nazionale, in grado di lavorare con successo, seppure tra molte difficoltà, per aumentare le possibilità di inclusione scolastica e educativa. Le macro aree, omogenee per numero di minorenni accolti, sono sette: Lombardia (14% dei minorenni), Liguria e Piemonte (10%), Emilia Romagna, Veneto e Friuli (13%), Lazio e Campania (18%), Sardegna e Toscana (7%), Abruzzo, Marche, Molise e Umbria (11%), Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia (27%).

La cabina di regia nazionale è composta da Con i Bambini, il Tavolo minori migranti, Tavolo asilo e immigrazione, AOI e Consorzio Communitas (soggetto responsabile). Complessivamente sono coinvolti circa 100 enti sociali già impegnati nei territori nell’accoglienza, inclusione ed educazione.

Per aumentare l’efficacia dell’inclusione dei minorenni nella comunità, il progetto affianca e sostiene il sistema di accoglienza istituzionale CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria affidati dalle prefetture a enti profit e non profit) e SAI (‘sistema di accoglienza e integrazione’, coordinato dal Ministero dell’Interno in collaborazione con ANCI, progetti affidati dai comuni a enti non profit. La costante cooperazione tra comuni, Ministero Interno e Con i Bambini rappresenta un esempio di sussidiarietà operante.

I percorsi di inclusione dei nuclei famigliari sono estremamente complessi, perché gravati da una generale incertezza e precarietà economica su diversi fronti quali la casa, il lavoro e dunque anche i percorsi educativi e scolastici dei figli.

Il radicamento e la conoscenza del territorio da parte dei tantissimi enti di terzo livello che curano direttamente la realizzazione dei percorsi, pur rappresentando dal punto gestionale una sfida complicata, è certamente uno degli elementi di forza per favorire l’inclusione sociale e l’autonomia dei minori e delle loro famiglie. Il fatto che i partenariati si siano costituiti anche per la pregressa competenza nelle lingue e nelle culture dell’Afghanistan, ha rafforzato la loro capacità di impatto.

Numerosi interventi riguardano le bambine e i bambini dai 3 ai 6 anni e anche i più piccoli (0-2 anni), in particolare attraverso il sostegno alle donne che hanno partorito in Italia, successivamente al forzato allontanamento dall’Afghanistan. L’esigenza di azioni di sostegno alla genitorialità diventa necessaria poiché le fragilità dei nuclei famigliari e le difficoltà riguardanti in particolar modo i figli, assumono una dimensione più grande nel contesto migratorio, aggravato dalla sua dimensione forzata e dall’urgenza di lasciare il proprio ambiente di vita a causa di persecuzioni o del timore di subirle.

(Foto: Con i bambini)

Fanta Sanremo con Action Aid

Con la prima serata del Festival di Sanremo è iniziato anche FantaSanremo, che vede ActionAid come charity partner. Sono stati tanti gli artisti a scegliere il bonus solidale donando al direttore d’orchestra un fiore: Fiorella Mannoia, La Sad, il Volo, Renga e Nek, Bnkr44, Dargen D’Amico, Rose Villain, Santi Francesi, Maninni.

Dalla Terra Santa appelli per la pace

“Continuo a pensare alla grave situazione in Palestina e in Israele, dove tantissime persone hanno perso la vita. Vi prego di fermarvi, in nome di Dio: cessate il fuoco! Auspico che si percorrano tutte le vie perché si eviti assolutamente un allargamento del conflitto, si possano soccorrere i feriti e gli aiuti arrivino alla popolazione di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima.

Gli italiani tornano a donare

Gli italiani hanno ripreso a donare: se il 2020 è stato l’anno in cui la pandemia ha generato una reazione solidale degli italiani ed il 2021 ha registrato difficoltà sia sul fronte dell’impegno economico che di quello del volontariato, nel 2022 si cominciano ad avvertire i primi segnali di ripresa in tutte le dimensioni del dono, anche se i livelli pre-pandemia sono ancora lontani.

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